Dio dona – Ricevere da Lui

di M. Allovon

“Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre degli astri luminosi” (Giacomo 1.17).
“L’uomo non può ricevere nulla se non gli è dato dal cielo” (Giovanni 3:27).

Ricevere in modo naturale
Il bambino appena nato riceve da sua madre e da suo padre quello che gli occorre per vivere: il latte, i vestiti, le cure, la protezione, ma ancora di più l’affetto e gli insegnamenti. Tutto gli sembra dovuto e piange per chiedere. Non sa ancora dire grazie, ma sa riconoscere subito coloro che lo nutrono; è sensibile alla voce dei suoi genitori e si  affeziona e si affida a loro incondizionatamente.
Tramite la relazione naturale tra bambini e genitori, Dio ci ha dato un’immagine toccante della relazione tra l’uomo e Dio che gli ha dato la vita. Chiediamoci se davvero sappiamo riconoscerLo come Colui che dona, e se riceviamo tutto come proveniente da Lui. Egli è Colui “che ci fornisce abbondantemente di ogni cosa perché ne godiamo” (1 Timoteo 6:17).
Noi riceviamo molto più del nutrimento e senza averlo domandato a Dio “che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa” (Atti 17:25). L’aria che respiriamo, di cui non possiamo fare a meno, è sempre a nostra disposizione ed è assicurata a miliardi di creature attraverso un formidabile meccanismo sul quale non si può intervenire se non solo limitatamente per danneggiarlo. Perché la vita sia possibile, riceviamo con un perfetto equilibrio anche il giorno e la notte, il freddo e il caldo, la pioggia ed il vento.
Noi però non siamo solo esseri materiali, ma abbiamo ricevuto la capacità di vedere, di sentire, di pensare e di parlare e non potremmo esistere e vivere altrimenti. Da quando Dio ha creato l’uomo, gli ha voluto parlare mostrandogli un cammino di benessere nell’obbedienza. L’uomo però, piuttosto che gioire nella pace dei doni ricevuti, ha desiderato avere anche quello che Dio non gli ha dato e così ha disobbedito, trascinando tutta la sua discendenza sotto il peccato e la ribellione contro Dio.

Ricevere le chiamate di Dio
In tutte le epoche ed in diverse maniere Dio ha fatto delle comunicazioni agli uomini. Se è giusto ricevere come provenienti da Lui i beni materiali, quanto più è necessario ascoltarLo quando chiama.
Dio non ha abbandonato la Sua creatura ribelle nel peccato lontana da Lui, ma ha sempre cercato di ricondurre a Sé coloro che si sono allontanati. Già attraverso la voce dei profeti chiama: “Fuori di me non c’è altro Dio, Dio giusto, e non c’è Salvatore fuori di me. Volgetevi a me e siate salvati, voi tutte le estremità della terra! Poiché io sono Dio” (Isaia 45:21-22). “Ascoltatemi, o gente dal cuore ostinato, che siete lontani dalla giustizia!” (Isaia 46:12). “Porgete l’orecchio e venite a me; ascoltate e voi vivrete” (Isaia 55:3). “Il Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi. Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che ogni popolo seguisse la propria via, senza però lasciare se stesso privo di testimonianza, facendo del bene, mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere, dandovi cibo in abbondanza, e letizia nei vostri cuori” (Atti 13:15-17).
Il Signore Gesù chiama: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” (Matteo 11:28). Oggi l’Evangelo proclama a tutti il perdono dei peccati. “Noi dunque” dichiara Paolo “facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio” (2 Corinzi 5:20).

Ricevere il dono supremo di Dio
Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). “In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio: che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo” (1 Giovanni 4:9).
Noi eravamo dei peccatori perduti, totalmente lontani da Dio, ma Lui si è avvicinato a noi, le Sue creature, mandando il Suo unigenito Figlio nel mondo. “È venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio” (Giovanni 1:11-12). Ricevere o non ricevere il Figlio unico che Dio ha mandato è quindi il criterio che stabilisce la condizione di ognuno: “Chi crede nel Figlio ha vita eterna, chi invece rifiuta di credere al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui” (Giovanni 3:36).
Donando Suo Figlio Dio ci offre gratuitamente la salvezza e spinge tutti a riceverla. “È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8-9). Non abbiamo fatto niente per meritarci quello che Dio dona. “Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile” (2 Corinzi 9:15). Conosciamo “il dono di Dio” (Giovanni 4:10)? Abbiamo accettato Gesù come Salvatore?
Tra Lui e tutti quelli che lo hanno ricevuto si forma un legame vitale: “Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo” (1 Giovanni 5:11). Chi crede nel Signore Gesù non riceve soltanto la salvezza che Dio dona, ma riceve una Persona. Il Signore dice: “Chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato” (Matteo 10:40).

Ricevere la Parola di Dio per mezzo della fede
Dio può utilizzare strumenti diversi per attirare la nostra attenzione e per condurci  a Sé, ma in tutti i casi è per la fede, credendo nella Sua Parola, che siamo salvati e riceviamo la vita eterna. La fede è fondata sulla Parola di Dio: “La fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo” (Romani 10:17).
Dopo aver annunciato l’Evangelo ai Tessalonicesi, Paolo scrive : “Quando riceveste da noi la parola della predicazione di Dio, voi l’accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio” (1 Tessalonicesi 2:13). Accettando questa Parola, entriamo nella sfera della rivelazione divina che racchiude in un immenso panorama ciò che nessun uomo ha mai visto e che, altrimenti, sarebbe per noi sconosciuto.
Avvicinandosi così a Dio, nella Sua luce, scopriamo anche le profondità del nostro essere interiore. Ricevendo Cristo come Salvatore, ho riconosciuto i miei peccati per i quali ha subito il giudizio al mio posto. Ora capisco che cosa significa “il peccato che abita in me” e comprendo quanto siano ampie le conseguenze della morte di Cristo alla croce per liberarmi dal dominio del peccato.

Ricevere lo Spirito Santo
La parte che Dio dona a chi ha ricevuto il Signore Gesù come personale Salvatore è più elevata e più ricca di quella dei credenti delle epoche che hanno preceduto la Sua venuta su questa terra. In occasione degli ultimi incontri con i discepoli, il Signore Gesù annuncia che li stava per lasciare, ma sarebbe venuto lo Spirito Santo per essere per sempre con loro ed in loro (Giovanni 14:17). Poco prima di essere elevato in cielo, ha detto loro: “Voi sarete battezzati in Spirito Santo fra non molti giorni” (Atti 1:5) ed è quello che è accaduto il giorno di Pentecoste. Da allora, tutti i credenti ricevono questo dono meraviglioso. “Avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso” (Efesini 1:13).

Le funzioni dello Spirito Santo nei credenti sono numerose e hanno un valore immenso. Prima di tutto è Lui che ci dà coscienza della nostra relazione con Dio come Padre. “Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio. Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo” (Romani 8:16-17). “Vedete quale amore ci ha manifestato il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio! E tali siamo. Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, ora siamo figli di Dio” (1 Giovanni 3:1-2). In questa relazione con Lui, siamo uniti a Cristo, come ha chiesto a Maria di dire ai discepoli il giorno della Sua risurrezione: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro” (Giovanni 20:17).
Parlando della venuta dello Spirito Santo, il Signore aveva detto ai Suoi: “Vi insegnerà ogni cosa” e: “Vi guiderà in tutta la verità” (Giovanni 14:26; 16:13) e tramite lo Spirito Santo Dio ci rivela “l’immensa ricchezza della sua grazia” (Efesini 2:7). Per comprendere la completa rivelazione di Dio contenuta nel Nuovo Testamento, abbiamo bisogno dell’azione dello Spirito Santo in noi: “Le cose … che mai salirono nel cuore dell’uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano.  A noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito, perché … ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate” (1 Corinzi 2:9-12).

Ricevere la rivelazione divina
Il re Salomone riconosceva che l’uomo non può “comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta” (Ecclesiaste 3:11). Senza la rivelazione divina, l’uomo vaga nei suoi pensieri. Crede di sapere molto, ma sugli argomenti essenziali la sua conoscenza non ha valore. “Il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza” (1 Corinzi 1:21). Dio dice: “Io farò perire la sapienza dei saggi e annienterò l’intelligenza degli intelligenti” (1:19).
Quando il Figlio di Dio è venuto sulla terra, non è stato ricevuto dalle persone istruite, ma dalle persone semplici, dai piccoli di questo mondo. “Gesù, mosso dallo Spirito Santo, esultò e disse: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli!” (Luca 10:21). Che possiamo essere disposti ad accettare con gioia la posizione di “piccoli fanciulli” davanti a Lui ed a ricevere quello che Lui dice, come fanno loro, con semplicità e fiducia. Per mezzo del profeta Isaia, Dio dichiara: “Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri” (Isaia 55:9).
Per i credenti, la fede in ciò che Dio rivela è il fondamento per comprendere tutte le cose: “Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; così le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti” (Ebrei 11:3).
Quando il Signore annunciava le Sue sofferenze ai discepoli, la Sua morte e la Sua risurrezione, essi non comprendevano, perché i loro pensieri erano concentrati su loro stessi e su Israele. Non avevano creduto che una parte di quello che l’Antico Testamento annunciava era riguardo al Messia. Le parole del Signore erano semplici e chiare “ma essi non capivano le sue parole e temevano d’interrogarlo” (Marco 9:32). Anche quando Lo hanno visto risuscitato è stato difficile per loro credere a quello che vedevano, ma “aprì loro la mente per capire le Scritture” (cfr. Luca 24:36-45).
Attraverso l’intelligenza naturale, benché anche questa sia un dono di Dio, l’uomo non può entrare nelle cose divine. Per questo occorre una “intelligenza spirituale” (Colossesi 1:9). Il Salmista aveva già potuto dire: “La rivelazione delle tue parole illumina; rende intelligenti i semplici” (Salmo 119:130) e Paolo incoraggia Timoteo così: “Considera quel che dico, perché il Signore ti darà intelligenza in ogni cosa” (2 Timoteo 2:7).
Per mezzo della fede e per l’azione dello Spirito Santo in noi, riusciamo a comprendere i propositi divini rivelati nelle Scritture. Pur senza comprendere nella loro profondità che cosa siano veramente la risurrezione, il ritorno del Signore per portare con sé i credenti o la Sua apparizione in gloria, riceviamo con gioia queste comunicazioni divine attendendo il momento in cui il nostro Salvatore “trasformerà il corpo della nostra umiliazione rendendolo conforme al corpo della sua gloria” (Filippesi 3:21).

Ricevere e custodire
Dio ha rivelato “le insondabili ricchezze di Cristo” (Efesini 3.8). L’apostolo Paolo aveva la missione di farle conoscere fra le nazioni. Egli desiderava ardentemente che coloro che avevano ricevuto tale tesoro entrassero sempre meglio nella comprensione della rivelazione divina e pregassero affinché il Signore illuminasse gli occhi del loro cuore (Efesini 1:18). Era anche preoccupato per il modo in cui queste ricchezze erano manifestate nella vita pratica dei credenti: “Io dunque, … vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta” (Efesini 4:1).
Il Signore Gesù stesso aveva già insistito sulla necessità di mettere in pratica le Sue parole (Matteo 7:24-27) e Giacomo dice solennemente: “Mettete in pratica la parola e non ascoltatela soltanto, illudendo voi stessi” (Giacomo 1:22).
Beati piuttosto quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica!” (Luca 11:28). Ad una delle sette chiese dell’Asia il Signore esprime così la Sua approvazione: “Pur avendo poca forza, hai serbato la mia parola” e “Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch’io ti preserverò dall’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero” (Apocalisse 3:8, 10). Ad un’altra chiesa deve dire: “Ricordati dunque come hai ricevuto e ascoltato la parola, continua a serbarla e ravvediti” (3:3).

Domandare e ricevere
Il Signore ha detto: “Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Matteo 7:9 -11). Che strano l’atteggiamento di un uomo che sa donare cose buone a suo figlio e che non riconosce il suo Creatore e tutto quello che riceve da Lui! Apprezzare ciò che riceviamo e la bontà di Colui che dona, ci insegna e ci incoraggia a chiedere. Il Signore ha detto: “ Chiunque crede riceve” (Matteo 7:8) e: “Chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa” (Giovanni 16:24). Dio non è soltanto un grande donatore che si compiace di dare, ma desidera che gli si chieda quello che a Lui piace donare.
Dio afferma che “se domandiamo qualche cosa secondo la sua volontà, egli ci esaudisce. Se sappiamo che egli ci esaudisce in ciò che gli chiediamo, noi sappiamo di aver le cose che gli abbiamo chieste” (1 Giovanni 5:14-15). “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno” (Ebrei 4:16).

Ricevere, rendere grazie e donare
Le risorse della grazia di Dio sono infinite. “Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?” (Romani 8:32). “Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia” (Giovanni 1:16).
Dio dona liberalmente; ricevere quello che dona esprime la nostra dipendenza davanti a Lui e questo Lo onora, ma non dimentichiamo di “rendere grazie”. Questa espressione, così spesso utilizzata nella Bibbia per identificare la riconoscenza verso Dio, indica che Gli si rende qualcosa a motivo di quello che la Sua grazia ci ha donato. È, prima di tutto, lo slancio del cuore che riconosce la bontà di Dio e i doni che fa ed è anche quello che la mano offre a Dio in riconoscenza, come diceva Davide: “Noi ti abbiamo dato quello che dalla tua mano abbiamo ricevuto” (1 Cronache 29:14).
In ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Tessalonicesi 5:18). La grazia ricevuta in Cristo produce delle affezioni e il desiderio spontaneo di offrire a Dio. “Per mezzo di Gesù, dunque, offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome. Non dimenticate poi di esercitare la beneficenza e di mettere in comune ciò che avete; perché è di tali sacrifici che Dio si compiace” (Ebrei 13:15-16).
Lodiamo Dio nella verità e rendiamoGli grazie, ma dobbiamo anche donare a coloro che ci circondano e sono nel bisogno. Il Signore stesso ha detto: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20:25) e “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Matteo 10:8).

Tradotto e adattato da Le Messager Evangélique (Edition Bibles et Littérature Chrétienne)

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