I figli di Samuele

di Allan Retallik

Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 10-2005

E’ un grande dolore per dei credenti che hanno cercato di allevare i propri figli secondo gli insegnamenti del Signore, accorgersi che essi rifiutano di attenersi alle istruzioni ricevute, e hanno un cammino che non è “secondo pietà”. Nella Bibbia ci vengono presentati molti di questi casi, di cui parecchi nella storia dei re di Israele e di Giuda. Ezechia, ad esempio, conosciuto per la sua fedeltà e la sua umiltà, ebbe come successore il figlio Manasse, che fu di così cattivo esempio per la nazione, che Dio dovette eseguire un severo castigo sulle tribù di Giuda e Beniamino per mezzo di Nabucodonosor, re di Babilonia.

Un esempio incoraggiante.

Nei primi capitoli del primo libro di Samuele leggiamo che Anna pregò per avere un figlio promettendo che l’avrebbe consacrato a Dio; e com’è incoraggiante vedere che il bambino che nacque ascoltava con interesse la voce del Signore (1 Samuele 2:21). Alla fine del cap. 3 leggiamo che “Samuele cresceva e il Signore era con lui e non lasciò andare a vuoto nessuna delle sue parole”. Inoltre, nell’ultimo versetto di questo capitolo è detto che il Signore si rivelava a Samuele per mezzo della sua parola. Molto tempo dopo, verso la fine della sua vita, egli poté dire al popolo: “Io vi ho guidati fin dalla mia giovinezza fino a questo giorno. Eccomi qui, rendete a mio riguardo la vostra testimonianza, in presenza del Signore e in presenza del suo unto. A chi ho preso il bue? A chi ho preso l’asino? Chi ho derubato? Chi ho offeso? Da chi ho accettato regali per chiudere gli occhi sul suo comportamento? Io vi restituirò ogni cosa!” (1 Samuele 12:2,3). E il popolo non poté far altro che rispondere così: “Tu non ci hai derubati, non ci hai maltrattati e non hai preso nulla dalle mani di nessuno”.

Un esempio deludente.

Tuttavia, nel cap. 8 dello stesso libro leggiamo che i figli di Samuele, che egli aveva nominato giudici al suo posto, “non seguivano le sue orme, ma si lasciavano sviare dall’avidità, accettavano regali e pervertivano il giudizio” (v. 3). Gli Israeliti erano scontenti di quei giudici, anche se l’alternativa che proponevano – quella di avere un re – non avrebbe risolto il problema. Questo stato di cose deve aver ricordato a Samuele la situazione che c’era in Israele quando lui era bambino. A quel tempo Eli, sacerdote che temeva Dio, aveva due figli malvagi. Invano un uomo di Dio l’aveva avvisato dicendo: “Io onoro quelli che mi onorano, e quelli che mi disprezzano saranno disprezzati” (2:30). Più tardi Dio dovette affidare questo messaggio al giovane Samuele: “Gli ho predetto che avrei esercitato i miei giudizi sulla sua casa per sempre, a causa dell’iniquità che egli ben conosce, poiché i suoi figli hanno attirato su di sé la maledizione ed egli non li ha sgridati” (3:13). Possiamo supporre che Samuele avesse fatto del suo meglio per evitare il grave errore di Eli; eppure i suoi figli non erano fedeli al Signore.

Curarsi del futuro dei figli ma con saggezza.

Molti genitori devono ammettere che, pur impegnandosi a servire il Signore, concedono ai figli troppa libertà nel conformarsi al mondo; e quando il loro cammino acquista un carattere mondano o non li riprendono, come fece Eli, o addirittura scusano la loro cattiva condotta.

Cercare per i propri figli le migliori scuole e i migliori insegnanti al fine di dar loro una buona posizione nel mondo del lavoro è più che legittimo. Però può capitare che si sottovalutino i rischi e le dannose conseguenze che certe attività professionali potrebbero comportare: eccessivo impegno di tempo, lontananza dalla famiglia, partecipazione ad eventi mondani, e molto altro ancora. Tutto ciò potrà influenzare e minare la loro fede. In questi casi non ci si deve sorprendere se le cose non vanno come si era previsto e sperato.

Un altro grave pericolo è l’indifferenza che i genitori mostrano verso i problemi che i figli incontrano durante la crescita ed anche la mancanza di fiducia dei figli verso i loro genitori; purtroppo dobbiamo ammettere che in questo campo abbiamo tutti commesso qualche errore e forse non ce ne siamo nemmeno resi conto.

Insegnamento ed esempio.

Il Salmo 78 rivolge insegnamenti solenni ai giovani genitori. Al popolo d’Israele viene ricordata la bontà di Dio verso loro, fin dalla loro chiamata come popolo di Dio, e come i padri dovevano far conoscere ai propri bambini ciò che essi stessi avevano appreso dai loro genitori,. Il motivo era “perché ponessero in Dio la loro speranza e non dimenticassero le sue Dio, ma osservassero i suoi comandamenti” (Salmo 78:7). Molti di loro non furono esempi da seguire; infatti il versetto seguente li avverte di non essere “come i loro padri, una generazione ostinata e ribelle, una generazione dal cuore incostante, il cui spirito non fu fedele a Dio”. Tutti i genitori dovrebbero poter  usare le stesse parole che l’apostolo Paolo rivolge ai suoi figli spirituali: “Siate miei imitatori”!

I danni delle critiche.

C’è una cattiva abitudine che accomuna molti genitori. A volte, quando la famiglia è riunita, ad esempio a tavola per i pasti, il padre o la madre iniziano a criticare altri credenti, magari proprio quelli che, durante le riunioni, hanno parlato in assemblea con lo scopo di edificare i fratelli. Anche se vediamo delle debolezze in alcuni credenti, sarebbe bene che ne parlassimo solamente con gli interessati, perché esprimere giudizi negativi in presenza dei figli indebolisce la loro fiducia nei fratelli e nelle sorelle, e anche nella Parola di Dio, e può contribuire ad allontanare il loro cuore dal Signore. Perché così spesso dimentichiamo l’esortazione di stimare gli altri più di noi stessi?

Vogliamo pensare che Samuele abbia evitato questi errori. Egli fu istruito da Dio stesso e aveva a cuore i suoi interessi. Era un uomo di preghiera e svolse il suo incarico di “giudice” con fedeltà. Leggiamo delle sue visite regolari attraverso il paese, e come nessuno potesse accusarlo di ingiustizia o di egoismo.

Non smettere di pregare.

Leggiamo in 1 Samuele 7:15 che egli fu giudice d’Israele per tutto il tempo della sua vita che fu una vita di servizio e di pietà.. Anche quando il popolo commise l’errore di volere un re, come le nazioni vicine, egli dice: “Lungi da me il peccare contro il Signore cessando di pregare per voi! Anzi, io vi mostrerò la buona e diritta via” (1 Samuele 12:23).

Questa è sicuramente una lezione per quanti di noi hanno figli adulti, che cercano di allevare i loro figli, sottoposti oggi ad pressione mondana che influenza negativamente la vita spirituale con modalità sconosciute alla scorsa generazione. Non smettiamo di pregare per loro, ed anche di insegnare la buona e retta via. Non sempre i nostri consigli saranno bene accetti, ma almeno la nostra coscienza sarà tranquilla. Naturalmente i nostri eventuali interventi andranno fatti con uno spirito di amore e umiltà, senza esaltare noi stessi, ma piuttosto comportandoci noi stessi in modo da essere loro di esempio.

La fede e l’ubbidienza sono “personali”.

Dal racconto di Samuele vediamo che non sempre la vita di pietà dei genitori è una garanzia per la crescita spirituale dei figli; i genitori non possono “credere” per loro né “scegliere” per loro.  Cionondimeno devono parlare loro delle cose del Signore e fare in modo di essere di buon esempio!

Dio ha dato a tutte le sue creature una volontà che può essere usata o per dare gloria a Lui o per rifiutare di obbedire alla sua Parola. Questo lo sappiamo, ma quando vediamo nei nostri bambini le manifestazioni della vecchia natura, e in particolare quando vediamo le nostre debolezze e le nostre caratteristiche negative riprodotte in loro, è sempre umiliante e avvilente. Con quanto piacere Eva avrà tenuto fra le braccia quella piccola creatura esclamando: “Ho acquistato un uomo con l’aiuto del Signore”! E quanto dolore e quanta delusione deve aver provato quando proprio lui fu l’esecutore del primo omicidio della storia!

Fratelli e sorelle, gridiamo a Dio continuamente per i nostri figli e per i nostri nipoti con sempre maggior ardore poiché i giorni sono malvagi, ed essi hanno bisogno di questo “riparo” della preghiera attorno a loro. Questa parola “riparo” è stata usata da Satana riguardo a Giobbe, il quale pregava ogni giorno per i suoi figli. L’accusatore disse a Dio: “Non l’hai forse circondato di un riparo, lui, la sua casa, e tutto quello che possiede?” (Giobbe 1:10).

Una vita pia non è un’eredità che possiamo passare ai nostri figli: la fede e l’ubbidienza sono personali. Tuttavia siamo esortati a insegnare “al ragazzo la condotta che deve tenere” (Proverbi 22:6), e ad allevare i nostri bambini “nella disciplina e nell’istruzione del Signore” (Efesini 6:4), non dimenticando che il nostro esempio li influenzerà molto più delle nostre parole. Spesso, visitando credenti anziani li sentiamo dire: “Mio padre era un credente meraviglioso. Ringrazio Dio per ciò che ho imparato da lui!”. Se i nostri figli, come quelli di Samuele, non camminano nella via del Signore, umiliamoci davanti a Lui e chiediamogli se e dove abbiamo sbagliato nel nostro compito, in modo da essere anche capaci di aiutare quanti incontrano gli stessi problemi; ma soprattutto preghiamo perché i loro occhi possano essere aperti e i loro cuori toccati dall’amore del Signore. Vi è forse qualcosa che sia troppo difficile per Lui?

 

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