Il riposo di Dio

Giampiero Bulleri

Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 11-2013

Ebrei cap. 4

Come molte o forse tutte le benedizioni che Dio ci ha donato, la salvezza, la giustizia ecc., anche “il riposo” può essere considerato sia dal punto di vista sempre parziale dell’uomo, sia da quello divino che è completo e perfetto.

Crediamo che Ebrei cap. 4 presenti il riposo esattamente per quello che dice, cioè il riposo di Dio.

Anche il lato ‘umano’ è vero ed è biblico, e mette in contrasto due condizioni: quella conosciuta prima come peccatori e quella conosciuta come credenti. Eravamo ingiusti ed ora siamo giustificati e giusti, eravamo perduti ed ora siamo salvati. Chi era religioso faceva delle opere per andare verso Dio, ma ora ha messo di darsi da fare e ha accettato per fede l’opera che il Salvatore ha fatto, e ha creduto che è stato Dio a venire in grazia verso di lui. Ma, nella pratica, il riposo e la pace che realizza sono piuttosto variabili, perché il nostro cuore è instabile.

Per questo motivo è importante afferrare che solo il lato divino ci offre la piena misura di quanto Egli voglia benedirci portandoci a considerare la giustizia come giustizia di Dio, la salvezza come salvezza di Dio, il riposo come riposo di Dio.

L’opera della croce è degna di Dio, Lo rivela, Lo glorifica e suggella il Suo lavoro d’amore in favore delle Sue creature.

Dio si può eternamente riposare, ma in Ebrei 4 non si tratta, come invece troviamo in Genesi  2:3, di Dio che “si riposò da tutta l’opera che aveva creata e fatta” (aveva smesso di lavorare), ma di Dio che si riposerà nell’opera che avrà creata e fatta.

E’ bello avere il Signore che partecipa alle nostre sofferenze, che interviene con compassione per consolarci, ma questo significa solo introdurre le Sue cure nelle nostre difficoltà e potrebbe farci dimenticare che Egli vuole condividere con noi le Sue glorie, la Sua gioia, i grandi ed eterni risultati che scaturiscono dalla Sua morte.

Il senso pieno della parola ‘comunione con Dio’ si realizza quando i Suoi doni e le Sue promesse sono identificate nel Donatore che, come dicevamo, vuole condividere con noi il Suo regno, la Sua gloria, il Suo riposo.

In Ebrei cap. 4 troviamo un parallelo fra Israele nel deserto e i credenti in viaggio verso il cielo. In Canaan, Israele ha combattuto battaglie umane, carnali, ma noi dobbiamo affrontare battaglie contro potenze spirituali; in quelle battaglie Dio intervenne per aiutarli, e lo fa anche con noi… ma lottare non è riposare.

Siamo deboli e circondati da infermità, e per questo abbiamo “un grande Sommo Sacerdote”; ma nemmeno questo è riposo.

Abbiamo un’illustrazione del “riposo” pensando a un muratore che lavora per costruire la propria casa. La costruisce secondo i propri gusti e le proprie esigenze, e per questo lavora con gioia, avendo davanti a sé il risultato (Isaia 53). Quando ha terminato il lavoro, lo osserva soddisfatto, lo definisce ‘buono’, e conosce un certo tipo di “riposo” perché smette di lavorare. Ma è solo quando va ad abitare in quella casa che davvero si riposa nel lavoro che ha compiuto.

Quando il tabernacolo fu costruito ci fu molto da lavorare. Poi fu consacrato e Dio ne prese possesso. Lui solo lo abitava, ma subito dopo chiamò uomini a entrarvi. Quando Salomone costruì il Tempio avvenne la stessa cosa.

Dio è il primo ad entrare nel riposo, ma poi chiama altri, cioè noi credenti, a entrare nel Suo riposo, nella Sua casa, nel Suo regno.

In linea di massima, crediamo si possa dire che Dio interviene in grazia in situazioni imperfette, ma non abita, non si riposa, se non in quello che risponde pienamente al Suo cuore (Cristo), in un  lavoro perfettamente completato.

Se abita oggi nei  singoli credenti è perché la loro salvezza è totale e perfetta.

Se abita nella Chiesa è perché essa è formata solo da figli di Dio, che Lui vede perfetti perché sono ‘in Cristo’.

Anche quando abiterà con gli uomini (nel millennio) lo farà solo sulla base del sangue del Nuovo Patto.

Ma quando, nella totale perfezione, ci chiamerà al Suo riposo nel cielo, comprenderemo che veramente nel “Suo tempio tutto esclama: Gloria!”  (Salmo 29:9).

Oggi Dio, tramite lo Spirito Santo, lavora nel mondo, e i figli di Dio sono chiamati a lavorare. Questo non è un luogo di riposo, è il luogo di lavoro del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo e dei credenti (Giovanni 5:17, 14:31, 1 Corinzi 12:11, Tito 3:1).

Sotto certi aspetti, il “riposo di Dio” nell’eternità non è diverso, nel suo carattere, da quello del passato.

Dopo che Dio ebbe prima creato e poi fatto un lavoro che lo ha visto Creatore per chiamare l’universo all’esistenza e, successivamente, intervenire per trarre dal caos la terra e prepararla per l’uomo (è la differenza che passa fra creazione e fondazione della terra), dopo aver posto l’uomo come Suo rappresentante sull’opera delle sue mani, Dio si riposò.

In futuro, Dio introdurrà ancora l’Uomo (Cristo, non Adamo) nella “nuova creazione”, assoggettando a Lui ogni cosa. Solo allora, nella nuova creazione, la creazione di Dio (Apocalisse 3:14), Egli si riposerà con gioia infinita.

 

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