di J. A. Monard
Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 2019
Introduzione
“Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio” (Ebrei 11:3). Sin dal suo primo capitolo, la Bibbia ci presenta Dio che chiama le cose all’esistenza per mezzo di una semplice parola: “Dio disse…” (Genesi 1:3, 6). “Egli parlò, e la cosa fu” (Salmo 33:9). La fede si inchina davanti all’autorità di questa parola onnipotente e non ha bisogno di alcuna spiegazione scientifica o filosofica. Per fede, comprendiamo.
I primi versetti del Vangelo di Giovanni ci presentano in modo maestoso la gloria del Figlio di Dio, Colui che è “la Parola” di Dio. Veniamo così a sapere che tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui. Egli è, per così dire, l’artefice di Dio nell’opera della creazione, come confermano i primi versetti della Lettera agli Ebrei. Essi ci insegnano inoltre che il Signore “sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza” (Ebrei 1:3). Questa dichiarazione conferma il fatto che il Creatore agisce in modo permanente nella creazione.
Le Scritture attirano la nostra attenzione sulla testimonianza universale e costante che la creazione costituisce per ogni essere umano. “I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l’opera delle sue mani” (Salmo 19:1). La creazione tutta, dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, manifesta la potenza e la saggezza di Dio. “Quanto sono numerose le tue opere, SIGNORE! Tu le hai fatte tutte con sapienza; la terra è piena delle tue ricchezze” (Salmo 104:24). Perciò, anche in assenza di qualsiasi rivelazione scritta di Dio, l’uomo è responsabile di cogliere la gloria divina nella creazione, e di sottomettersi al Creatore. “Le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, essendo percepite per mezzo delle opere sue” (Romani 1:20).
Allontanatosi da Dio, l’uomo ha cercato in ogni modo di mettere da parte la testimonianza della creazione. Uno dei successi di Satana a questo proposito è stata l’elaborazione di teorie all’apparenza scientifiche che pretendono di spiegare l’esistenza di numerose specie di esseri viventi (animali o piante) grazie ad un processo di trasformazione progressiva. Non ci soffermeremo sui difetti di questa teoria, ma sottolineiamo qui di seguito due punti essenziali del racconto di Genesi 1.
1 – Dio crea, cioè chiama all’esistenza, piante e animali “secondo la loro specie” (espressione ripetuta più volte). Questo esclude l’idea di diversificazione delle specie per via di trasformazioni, come sostengono le teorie evoluzioniste. (*)
2 – Dio crea l’uomo in modo del tutto distinto rispetto agli animali. L’uomo è unico nel suo genere. Dio l’ha creato a Sua immagine e somiglianza, e gli ha affidato una posizione di autorità sul resto della creazione (v. 26 e 28). Il capitolo successivo precisa: “Dio il SIGNORE formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente” (Genesi 2:7). Dunque, l’uomo non è il discendente di nessun animale, che si tratti di una scimmia antropomorfa o altro. Le somiglianze biologiche tra certi animali e l’uomo non devono turbarci: del resto, non abbiamo tutti lo stesso Creatore?
Le leggi della natura
Osservando l’universo nel quale vivono, e utilizzando le facoltà intellettuali che il Creatore ha dato loro, gli uomini si sono resi conto che la natura obbedisce a determinate leggi. I fenomeni si svolgono non in modo caotico e arbitrario, ma seguendo delle regole delle quali poco a poco si è preso coscienza e si è cercato di formulare.
_________
(*) Possiamo precisare che il verbo ‘creò’ si riferisce alla materia, agli animali e all’uomo, non alle piante.
La scoperta, la formulazione, la verifica e l’applicazione di quelle regole costituiscono ciò che chiamiamo scienza. Gli uomini che vi si sono dedicati, sempre alla ricerca di nuove scoperte, cercano di perfezionare le loro teorie e di comprendere sempre meglio il funzionamento dell’universo. Tuttavia, la definizione delle leggi della natura resta in molti casi pur sempre un’approssimazione, talvolta sufficiente per comprendere quello che osserviamo nella pratica, ma che spesso non spiega la realtà profonda delle cose. D’altronde, è lecito pensare che la complessità delle leggi della natura superi ogni formulazione completa.
Di fatto, la parola scienza comprende conoscenze e attività sensibilmente differenti tra loro. Da un lato, vi sono scienze che descrivono con grande precisione il comportamento della natura nell’ambiente che ci circonda. Queste scienze sono alla base della tecnologia e delle apparecchiature di cui ci serviamo continuamente, dalle semplici lampadine agli orologi, i telefoni, le automobili, ecc. Il funzionamento di tali oggetti di uso comune è possibile grazie al fatto che la natura ubbidisce a certe leggi che gli uomini hanno imparato a conoscere e ad utilizzare. Questo utilizzo, se avviene nel rispetto del Creatore e della creazione, non è contrario alla volontà di Dio. Rientra nel quadro dell’ordine che è stato dato all’inizio: “…riempite la terra, rendetevela soggetta” (Genesi 1:28).
Ma ci sono poi le cosiddette scienze che sono il risultato degli sforzi dello spirito umano nel cercare di penetrare i misteri di ambiti la cui osservazione si fa difficile, frammentaria e indiretta, spesso impossibile. Le teorie diventano allora assai fragili e le vediamo nascere, confrontarsi con altre per qualche tempo, e poi morire. È a questa categoria che appartengono le scienze che cercano di spiegare l’uomo e la creazione. Non lasciamoci turbare dalle loro speculazioni.
Ma torniamo a ciò che riguarda più direttamente noi cristiani. La creazione – quella creazione che rende testimonianza della gloria di Dio – non consiste solamente nelle cose innumerevoli e meravigliose che essa contiene, ma anche nelle leggi che condizionano la loro stessa esistenza e che governano il loro funzionamento. Le leggi della natura fanno parte della creazione allo stesso modo delle cose create. Il funzionamento stesso dell’universo è, anch’esso, una testimonianza della saggezza e della potenza di Dio.
Tutto questo appare evidente da molti passi che evocano l’esistenza di quelle leggi e della gloria di Dio che dobbiamo leggervi. Dio chiede a Giobbe: “Puoi tu, a suo tempo, far apparire le costellazioni e guidare l’Orsa maggiore insieme ai suoi piccini? Conosci le leggi del cielo?” (Giobbe 38:32, 33). La saggezza di Dio si è manifestata “quando diede una legge alla pioggia e tracciò la strada al lampo dei tuoni” (28:26).
Il libro dei Salmi, con un linguaggio poetico, presenta la gloria di Dio nel funzionamento della creazione, come il movimento maestoso e regolare attribuito al Sole: “Egli esce da un’estremità dei cieli e il suo giro arriva fino all’altra estremità; nulla sfugge al suo calore” (Salmo 19:6). Dio “ha fatto la luna per stabilire le stagioni; il sole conosce l’ora del suo tramonto” (Salmo 104:19). Queste leggi sono così stabili che Dio le prende ad esempio quando parla della Sua fedeltà verso il Suo popolo (Geremia 31:35, 36 e 33:25, 26).
Molti credenti, per via della loro professione e dei loro studi, vengono in contatto con le meraviglie della natura messe in evidenza dalla ricerca scientifica. Possano tutti scoprire e ammirare la grandezza e la gloria di Colui che ha ordinato ogni cosa con una saggezza perfetta! Siano incoraggiati dai numerosi passi biblici che mettono tutto questo in evidenza! Tra i tanti, citiamo Giobbe 36:24-37; 18; 38:22-30 per quanto riguarda i fenomeni atmosferici; Giobbe 39, 40, 41 e Salmo 104:10-31 per le meraviglie della creazione animata.
Quando pensiamo allo sviluppo di un embrione, condividiamo lo stupore di Davide: “Sei tu che hai formato le mie reni, che mi hai intessuto nel seno di mia madre. Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l’anima mia lo sa molto bene. Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra” (Salmo 139:13-15).
La potenza e la saggezza del Dio creatore, unite al Suo amore meraviglioso, costituiscono un grande incoraggiamento per il fedele. L’uomo di fede si affida a un Dio che mostra la Sua grandezza e la Sua bontà nella creazione e per il quale non c’è niente di troppo difficile. “Non avete riflettuto sulla fondazione della terra? Egli è assiso sulla volta della terra, da lì gli abitanti appaiono come cavallette” (Isaia 40:21, 22 – vedere anche v. 26-31). “Ah, Signore, DIO! Ecco, tu hai fatto il cielo e la terra con la tua gran potenza e con il tuo braccio steso; non c’è nulla di troppo difficile per te” (Geremia 32:17).
Alcuni hanno pensato che il Creatore, dopo aver avviato l’universo, abbia lasciato che esso si evolvesse secondo le leggi da Lui create, ma senza occuparsene più. La Scrittura ci mostra che non è per nulla così. Dio dirige e coordina tutto quello che accade in modo naturale nella creazione, in vista del compimento dei Suoi disegni; e poi interviene, tutte le volte che gli sembra bene, per produrre una serie di avvenimenti non conformi alle leggi della natura. In questo caso Egli opera dei miracoli. In un caso e nell’altro sta a noi discernere la Sua mano. Tuttavia, i miracoli propriamente detti sono accadimenti che sfuggono alle leggi della natura.
Riprendiamo questo discorso con qualche dettaglio in più.
La mano di Dio negli avvenimenti naturali
Per nutrire il Suo servo Elia, costretto a fuggire dalla collera di Acab, Dio ordina a dei corvi di nutrirlo presso il torrente di Cherit. Mattino e sera, gli uccelli portavano al profeta pane e carne. Tutto questo accadeva in modo naturale – o quasi – ma i corvi obbedivano a Dio e il servitore di Dio veniva nutrito (1 Re 17:2-6).
In una battaglia, un arciere lancia una freccia a caso (1 Re 22:34). La freccia, senza aver bisogno di infrangere le leggi della natura, si infila proprio in una fessura nella corazza del re Acab, travestito da soldato semplice. È chiaro che Dio ha voluto così. Infatti, qualche ora prima un profeta aveva predetto al re che sarebbe morto in quella battaglia (v. 17 e segg.).
Eliu parla a Giobbe del modo in cui Dio agisce negli eventi atmosferici. “Egli attira in alto le gocce d’acqua; dai vapori che egli ha formato stilla la pioggia. Le nubi la spargono, la rovesciano sulla folla dei mortali” (Giobbe 36:27-28). Tramite questi fenomeni naturali, Dio compie la propria volontà, in amore o in giudizio: “Con tali mezzi egli punisce i popoli e dà loro cibo in abbondanza” (v. 31). Il fulmine sembra cadere casualmente qua e là, ma il credente può avere fiducia che Dio, se lo ritiene, “si riempie di fulmini le mani e li lancia contro gli avversari” (v. 32; 37:2-5). In questi brani del Libro di Giobbe è Dio che dice alla neve“cadi sulla terra! Lo dice alla pioggia, alla pioggia torrenziale…” (37:6). Anche le nubi, “da lui guidate, vagano nei loro giri per eseguire i suoi comandi sopra la faccia di tutta la terra; le manda come flagello, oppure come beneficio alla sua terra, o come prova della sua bontà” (v. 12, 13).
I cataclismi naturali – cicloni, tsunami, inondazioni o altro – non accadono senza la Sua volontà: “Egli trattiene le acque, e tutto inaridisce; le lascia andare, ed esse sconvolgono la terra” (Giobbe 12:15). Di fronte a questi fatti terribili, coloro che confidano in Dio sanno che “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio” (Romani 8:28).
Facciamo attenzione a non notare la mano di Dio solo quando si tratta di avvenimenti dolorosi. L’apostolo Paolo attira la nostra attenzione sulla “testimonianza” costante del Dio creatore che fa “del bene, mandandovi dal cielo pioggia e stagioni fruttifere e saziando i vostri cuori di cibo e di letizia” (Atti 14:17). Nulla è troppo piccolo perché Dio non possa occuparsene; nutre gli uccelli e riveste i fiori con abiti meravigliosi (Matteo 6:26-29), e un passero non cade senza il Suo volere (Matteo 10:29).
Il pensiero che il nostro stesso respiro è nelle mani di Dio dovrebbe condurci a comprendere meglio la nostra totale dipendenza da Lui (Giobbe 12:10; Daniele 5:23; Atti 17:25).
I miracoli
La mano di Dio opera anche in modo soprannaturale, miracoloso. Per il credente, questo non rappresenta alcuna difficoltà. Colui che ha la potenza di creare l’universo e di farlo funzionare secondo le leggi che Egli stesso ha stabilite, ha ovviamente la potenza di intervenire nel corso delle cose naturali perché si svolgano a volte in modo diverso dal consueto. La Bibbia ci riporta numerosi miracoli compiuti da Dio o da Gesù Cristo, e il credente sottomesso alla Parola li accetta così come sono raccontati. Degli uomini del mondo, e talvolta anche dei credenti, hanno cercato di dare una spiegazione logica ai fatti miracolosi come se questo potesse servire a rendere la Bibbia più credibile. In realtà, al di là delle apparenze, simili sforzi stimolano piuttosto l’incredulità, rischiando di spingere le anime a mettere più o meno in dubbio la realtà di quello che la scienza, o la ragione umana, non riescono a spiegare.
In molti passi, i miracoli ci sono presentati come testimonianze particolari della potenza di Dio, come segni evidenti della presenza e dell’intervento di Dio. Nel caso del Signore Gesù, essi sono presentati come prove della Sua divinità (cfr. Giovanni 5:36; 10:38; 15:24; 20:30, 31).
In certi interventi di Dio riportati nell’Antico Testamento può risultare difficile capire se si tratta di un miracolo propriamente detto, oppure se Dio non abbia utilizzato dei mezzi naturali per raggiungere un Suo scopo. D’altra parte non è poi così importante saperlo. Certi fatti riportati dalle Scritture sono in evidente contraddizione con quanto conosciamo delle leggi della natura: che il sole e la luna si fermino in mezzo al cielo per circa un giorno intero (che poi si sia fermata la terra non ha importanza ai fini del risultato – Giosuè 10:12-14), oppure che l’ombra sia retrocessa di dieci gradini (2 Re 20:10) sono cose del tutto incomprensibili e inspiegabili per noi, così come il fatto che il Signore e Pietro abbiano potuto camminare sulle acque (Matteo 14:24-33). Questi e molti altri esempi ci mostrano che il Creatore non è per nulla costretto ad agire, nella Sua creazione, secondo le leggi che gli uomini sono riusciti a scoprire.
In alcuni racconti di fatti miracolosi Dio introduce talvolta degli elementi di spiegazione, anche se questo non significa necessariamente che ci dia una spiegazione scientifica di quello che accade. Per esempio, in occasione dell’attraversamento del Mar Rosso, ci viene riportato che l’Eterno “fece ritirare il mare con un forte vento orientale, durato tutta la notte, e lo ridusse in terra asciutta” (Esodo 14:21). È una spiegazione. Però è anche detto che “le acque formavano come un muro alla loro destra e alla loro sinistra” (v. 29), e qui siamo di fronte a un evidente miracolo.
L’opera di Dio che fa tutto
Abbiamo appena visto in che modo la Scrittura mette in evidenza la mano di Dio sia nel corso degli avvenimenti naturali (che si svolgono secondo le leggi della natura, stabilite da Lui), sia in quelli soprannaturali o miracolosi.
Segnaliamo ora altri due aspetti dell’azione di Dio nelle cose che avvengono, sia in quelle riportate nella Bibbia sia in quelle delle quali noi stessi siamo testimoni.
1 – Dio utilizza degli uomini come strumenti per il compimento dei Suoi disegni. Utilizza coloro che agiscono come Suoi servitori coscienti e obbedienti, ma anche i malvagi, che agiscono per il desiderio di potere o di ricchezza o per soddisfare qualche loro concupiscenza. Due delle terribili sventure capitate a Giobbe furono opera degli elementi naturali; altre due, di briganti. Nello spirito di sottomissione che l’ha caratterizzato, Giobbe ha ricevuto ogni cosa dalla mano di Dio (cfr. Giobbe 1:21; 2:10).
Parlando ai suoi fratelli dell’orribile azione che avevano compiuta contro di lui, Giuseppe ha detto loro: “Voi avevate pensato del male contro di me, ma Dio ha pensato di convertirlo in bene per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso” (Genesi 50:20, cfr. 45:7, 8). Persino nella crocifissione di Cristo, l’estrema malvagità degli uomini non ha fatto altro che compiere “il determinato consiglio e la prescienza di Dio” (Atti 2:23). Cionondimeno, la responsabilità dell’uomo rimane totale, anche quando compie “tutte le cose” che la volontà e il consiglio di Dio “avevano prestabilito che avvenissero” (Atti 4:28). Per la ragione umana questo è difficile da accettare, ma tutta la Parola ci mostra che è proprio così.
2 – L’occhio della fede discerne con facilità la mano di Dio negli avvenimenti che l’uomo definirebbe fortuiti. Pensiamo, ad esempio, a quella giovane moabita andata a spigolare nel campo che si rivelerà “per caso” essere quello di Boaz, l’uomo che aveva “diritto di riscatto” su di lei (Rut 2:3). Ricordiamoci ancora di quella freccia lanciata “a caso”, ma che ha raggiunto lo scopo preciso voluto da Dio (1 Re 22:34). Consideriamo lo straordinario concorso di circostanze che, nel libro di Ester, porta all’innalzamento di Mardocheo, alla liberazione dei Giudei e alla condanna dei suoi nemici. Da questi esempi comprendiamo che ciò che per l’uomo è solo una casualità, concorre al compimento dei progetti di Dio. “Si getta la sorte nel grembo, ma ogni decisione viene dal SIGNORE” (Proverbi 16:33).
Alcuni credenti esprimono a volte la loro fede in Dio che ha tutto nelle Sue mani dicendo: “Il caso non esiste”. Capiamo cosa vogliono dire; eppure, si tratta di una semplificazione che mette da parte un aspetto delle cose. L’accadimento dei fenomeni naturali fa continuamente intervenire dei processi casuali. Per esempio, i semi prodotti dalle piante sono portati dal vento o dagli uccelli e vengono disseminati qua e là; a seconda della natura del suolo e delle condizioni atmosferiche, produrranno o meno delle nuove piante, che forse giungeranno a maturazione e che si distribuiranno sul terreno in modo del tutto imprevedibile.
La scienza, in modo particolare nell’ultimo secolo, è stata costretta a introdurre il concetto di casualità nella descrizione dei fenomeni. A livello dell’infinitamente piccolo, le leggi della natura si esprimono spesso in termini probabilistici. Che Dio tenga la Sua mano su tutto ciò che accade è certo, ma alcuni fenomeni sono casuali, almeno per quanto l’uomo può afferrare.
I diversi fatti che accadono giornalmente sotto i nostri occhi fanno intervenire contemporaneamente i processi naturali, la volontà dell’uomo e persino il lavoro infaticabile di Satana. Il cristiano ha però la gioia di sapere, grazie alla testimonianza delle Scritture, che in definitiva è Dio che ha il controllo su tutto. In questo groviglio ci risulta impossibile distinguere con chiarezza quello che è l’intervento diretto di Dio e ciò che proviene dalla natura, dall’uomo o persino da Satana; nonostante questo, la fede riceve ogni cosa come proveniente dalla mano di Dio.
Il Predicatore (l’Ecclesiaste) così conclude: “Quando ho applicato il mio cuore a conoscere la saggezza e a considerare le cose che si fanno sulla terra,… allora ho scrutato tutta l’opera di Dio e ho visto che l’uomo è impotente a spiegare quello che si fa sotto il sole. Egli ha un bell’affaticarsi a cercarne la spiegazione; non riesce a trovarla; e anche se il saggio pretende di saperla, non può però trovarla” (Ecclesiaste 8:16-17). “Come tu non conosci la via del vento, né come si formino le ossa in seno alla donna incinta, così non conosci l’opera di Dio, che fa tutto” (Ecclesiaste 11:5).
Prendiamo davanti a Dio una posizione di sottomissione e umiltà (“Egli non rende conto dei suoi atti”, Giobbe 33:13) e un atteggiamento di tranquilla fiducia. Egli ci ama e fa concorrere ogni cosa per il nostro bene (Romani 28:8)
L’uomo di fronte al suo Creatore
“Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza” (Ecclesiaste 12:3) Riconoscere l’esistenza del proprio Creatore e prendere il giusto posto davanti a Lui, è il dovere più elementare per ogni uomo. Temerlo, dargli il posto dovuto, riconoscere la Sua grandezza, la Sua potenza, la Sua saggezza e la Sua autorità, è ciò che Egli richiede alle Sue creature. Poiché ha parlato e noi abbiamo tra le mani la Sua Parola scritta, sottomettiamoci di cuore alla rivelazione che ci ha dato.
“Pensa piuttosto a lodare le sue opere; gli uomini le celebrano nei loro canti, tutti le ammirano, il mortale le contempla da lontano. Sì, Dio è grande e noi non possiamo conoscerlo” (Giobbe 36:24-26). Dio fa grandi cose, “che noi non comprendiamo” (37:5). Quel che di Dio non si può vedere, “la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue” cioè grazie alla creazione. Questa testimonianza è così evidente che rende gli uomini “inescusabili” se rifiutano Dio (Romani 1:20).
Dare a Dio il giusto posto nei nostri cuori e nei nostri pensieri significa allo stesso tempo realizzare la nostra piccolezza, i limiti della nostra comprensione davanti all’infinità del Suo essere e della Sua creazione. “Quand’io considero i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai disposte, che cos’è l’uomo perché tu lo ricordi?” (Salmi 8:3-4). L’uomo è “un verme… un vermiciattolo” (Giobbe 25:6), “argilla in mano al vasaio” (Geremia 18:6), “un rottame”, che può discutere con altri “rottami di vasi di terra” (Isaia 45:9) ma non con Dio. L’uomo è “nulla, una vanità” (Isaia 40:17). Ecco qualche suggestiva espressione che ci aiuta a prendere il nostro posto davanti a Dio e a meravigliarci della Sua grazia verso di noi.
Ma non è così semplice, purtroppo; nel suo stato naturale di peccatore in rivolta contro Dio, l’uomo si è inorgoglito e si è perso dietro i propri pensieri giungendo alle aberrazioni più terribili; ha colpevolmente confuso il Creatore con le cose create e si è data all’idolatria, giungendo a dire ad un oggetto a cui l’uomo ha dato forma, “tu sei il mio dio” (Isaia 44:12-19)! L’uomo si è ribellato al Creatore sia contestandone il modo di agire, sia negandone l’esistenza, sia in altri modi. Ma “guai a chi contesta il suo Creatore!” (Isaia 45:9).
L’evoluzionismo
Uno degli sforzi dell’uomo per mettere Dio da parte – sforzo che ha certamente prodotto la diffusione dell’ateismo nei nostri paesi – è la teoria dell’evoluzionismo, apparsa nel corso del 1800 e costantemente “ritoccata”. Sotto una forma o un’altra, questa teoria è adottata da molti scienziati e insegnata nelle scuole come se si trattasse di una scienza incontestata e incontestabile. Una delle idee alla base di questa teoria è che la diversità tra le specie animali o vegetali derivi da un’evoluzione spontanea a livello genetico. Se una certa evoluzione all’interno delle specie è un fatto confermato, la scienza non ha mai osservato mutazioni genetiche che abbiano dato luogo ad una nuova specie.
Dal punto di vista scientifico, la teoria dell’evoluzionismo è assai fragile, in quanto fondata su ipotesi audaci e non verificabili. Molti uomini di questo mondo la scartano per il fatto che, secondo loro, per credervi bisognerebbe avere una specie di “fede” in essa. I credenti sottomessi alla Parola di Dio la respingono con energia, ma per ragioni diverse: in particolare, per il fatto che la Bibbia ci dice che Dio ha creato piante e animali, ciascuno “secondo la loro specie” (Genesi 1:11-25).
Essendo lo scopo di questa teoria il fare a meno di Dio, la sua pericolosità dovrebbe saltare agli occhi. Eppure, dei cristiani hanno cercato un compromesso, avanzando l’ipotesi che Dio avrebbe usato l’evoluzione per creare. Non si rendono conto che, dicendo questo, frustrano Dio della Sua gloria di Creatore come ce la rivela tutta la Scrittura.
La creazione e l’insegnamento degli uomini
Moti credenti sono posti davanti alla difficoltà del conflitto tra l’insegnamento degli uomini e quello della Parola di Dio, in particolare gli studenti cristiani. Se dobbiamo incoraggiarci reciprocamente a fidarci totalmente della Scrittura, dobbiamo al tempo stesso non farle dire quello che non dice.
Innanzi tutto, dobbiamo ricordarci che l’Antico Testamento si esprime spesso con uno stile poetico o figurato. Dalle descrizioni del corso del sole del Salmo 19 non dobbiamo dedurre che quell’astro abbia dei sentimenti (v. 5), né che i cieli abbiano delle estremità (v. 6). Dal magnifico Salmo 104 non dedurremo che la terra è posta su basi materiali (v. 5) o che gli animali pregano (v. 21).
Inoltre, in tutti i racconti che ci sono giunti, Dio persegue un preciso scopo e introduce nel racconto degli elementi confacenti a quello scopo; Lui non è obbligato ad essere completo, e nemmeno cronologico, come i quattro Vangeli ci mostrano chiaramente. Siamo su un fondamento stabile quando facciamo nostro ciò che Dio dice; ma quando traiamo noi le nostre deduzioni o conclusioni allora siamo su un fondamento instabile. Non mettiamoci su questo terreno, quando siamo chiamati a combattere per la verità: rischieremmo di gettare del discredito su Dio e sulla Sua Parola.
Diversi settori della scienza si interessano del passato della terra e dell’universo. La geologia esamina il suolo, analizza le stratificazioni e le rocce dove scopre fossili, tracce di piante o di animali. Cerca di spiegare i cambiamenti e gli sconvolgimenti che la crosta terrestre ha subito nel corso delle ere. La paleontologia – la scienza dei fossili – cerca di conoscere quali esseri viventi abbiano abitato il pianeta nei tempi più antichi.
Certi metodi scientifici di datazione, più o meno affidabili, permettono di determinare approssimativamente l’epoca di alcuni avvenimenti di cui non possediamo che tracce o minimi indizi. Si parla di migliaia o milioni di anni, e allora il credente si pone la domanda: dove si colloca l’esistenza di questi esseri viventi rispetto al racconto di Genesi 1?
Dal canto suo, l’astronomia scruta il cielo. Non soltanto vi scopre corpi celesti lontanissimi dalla terra, ma riceve segnali (luce, radiazioni, particelle) riferibili ad avvenimenti antichissimi, che giungono a noi dopo un enorme lasso di tempo. Noi rimaniamo stupiti quando consideriamo la nostra piccolezza e la nostra breve durata in confronto a un universo così grande. Di nuovo, sorge la domanda: dove si collocano quei fatti cosmici rispetto al racconto della Genesi?
Prima di vedere i tentativi di riposta che sono stati dati a questa domanda, notiamo che bisogna distinguere i fatti che gli uomini possono osservare, ciò che è obbiettivo, dall’interpretazione di quei fatti, spesso nient’altro che teorie proposte da alcuni specialisti e subito contraddette da altri. Sovente la scienza che si occupa del passato deve accontentarsi di alcune osservazioni frammentarie che si sforza di interpretare e di organizzare per costruire le proprie teorie. sempre priva della prova sperimentale che le permetterebbe di verificare ciò che sostiene. Così, alle date proposte dagli uomini, riguardanti un passato assai lontano, dobbiamo mettere un grande punto interrogativo, tanto più che non conosciamo tutti gli interventi, miracolosi o meno, che Dio ha messo in atto nel corso delle epoche.
Da un altro lato, spesso i lettori della Bibbia si sono spinti troppo avanti quando hanno pensato di poter dedurre dal testo biblico elementi che non vi si trovano. Partendo dalle datazioni che troviamo nella Genesi, alcuni credenti hanno situato la cacciata di Adamo dall’Eden 4000 anni prima di Cristo. Ma si dovrebbe essere più prudenti quando si fanno dei calcoli basati su datazioni bibliche. Il fatto che il risultato sia il prodotto di calcoli fatti da uomini, sebbene partendo da numeri dati dalla Bibbia, deve porre anche questo risultato sotto un punto interrogativo.
Alcuni commentatori hanno pensato che, tra la creazione dei cieli e della terra riportata nel primo versetto della Bibbia e i sette giorni della creazione descritti in seguito, si troverebbe spazio per le ere geologiche; questo implicherebbe allora, data l’esistenza dei fossili, che Dio avrebbe creato degli esseri viventi prima dei giorni menzionati in Genesi 1:11, 20 e 24. Altri commentatori hanno pensato che i sette giorni potrebbero corrispondere a delle ere, visto che la Scrittura utilizza l’espressione “giorno” anche per indicare delle durate più lunghe. Altri ancora hanno posto le ere geologiche in immensi intervalli fra quei giorni. Altri, infine, hanno fatto notare che i fossili potrebbero essersi formati durante gli sconvolgimenti prodotti dal diluvio.
Non è tra gli scopi di questo articolo valutare la validità di queste diverse proposte, né di discuterle. Apriamo piuttosto gli occhi sul fatto – talvolta dimenticato – che la creazione è un miracolo, forse il più grande di tutti. Quando la voce di Dio chiama un essere all’esistenza, o una stella, una pianta o un animale, è qualcosa di totalmente al di là di quello che la nostra esperienza conosce, e al di là di qualsiasi nozione scientifica.
Il primo capitolo della Genesi ci indica le grandi tappe del miracolo della creazione. Dobbiamo farlo nostro così com’è, con uno scopo essenzialmente morale: Dio che separa ciò che dev’essere separato e che prepara la scena nella quale metterà l’uomo. Ricordiamoci che l’uomo non può “comprendere dal principio alla fine l’opera che Dio ha fatta” (Ecclesiaste 3:11).
Guardiamo più lontano
Nei primi capitoli della Genesi vediamo non soltanto la creazione uscire perfetta dalle mani di Dio, ma anche la rovina morale dell’uomo e le sue conseguenze: “il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte” (Romani 5:12). Il suolo, maledetto a causa della disubbidienza di Adamo, produrrà spine e triboli, e all’uomo non resterà che lavorare con fatica tutti i giorni della sua vita per poi ritornare alla terra da cui è stato tratto (Genesi 3:17-19). Il peccato dell’uomo ha così indotto delle modifiche nella creazione: essa non è più nello stato in cui è uscita dalle mani del Creatore. La Scrittura non ci dice molto a questo proposito, ma l’apostolo Paolo scrive che “la creazione è stata sottoposta alla vanità” e che “fino ad ora… geme ed è in travaglio” (Romani 8:20-22).
Se il nostro sguardo si rivolge al futuro, possiamo intravvedere i “tempi della restaurazione di tutte le cose, di cui Dio ha parlato fin dall’antichità per bocca dei suoi santi profeti” (Atti 3:21). Si tratta del Millennio, il regno di giustizia e di pace sotto lo scettro del Messia, con i cambiamenti che porterà anche alla creazione (Isaia 11:1-10; 65:20-25). Allora, la creazione “sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio” (Romani 8:21).
Ma la creazione attuale non è destinata a durare per sempre: “i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio” (2 Pietro 3:7, 10-12). “Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia” (v. 13). L’Apocalisse ci insegna che dopo il Millennio, in relazione alla solenne scena del grande trono bianco, “la terra e il cielo fuggirono dalla sua presenza e non ci fu più posto per loro” (20:11), e Giovanni vede “un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi” (21:1).
È verso questa scena gloriosa che gli sguardi dei credenti sono orientati. In quel giorno, i disegni eterni di Dio saranno compiuti, per la Sua gloria, per quella di Cristo e per la gioia perfetta di tutti i Suoi riscattati.
In conclusione, ecco due passi che dovrebbero avere un effetto pratico sulle nostre vite:
– “Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:17). Il credente appartiene già alla nuova creazione! Come realizziamo questo fatto?
– “La terra e le opere che sono in essa saranno bruciate. Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi, quali non dovete essere voi, per santità di condotta e per pietà”! (2 Pietro 3:11).