La pienezza dello Spirito Santo

di Marc Tapernoux

È importante considerare con attenzione gli insegnamenti della Parola di Dio riguardo alle caratteristiche della pienezza dello Spirito Santo, alle condizioni dalle quali dipende e alle conseguenze che ne derivano.

  1. Che cos’è la pienezza dello Spirito Santo?

Avere in sé lo Spirito Santo ed esserne pieni sono due cose distinte. La prima è la parte assicurata ad ogni vero credente, perché Dio lo ha sigillato con lo Spirito: “Dopo aver ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso” (Efesini 1:13).

La seconda dipende da alcune condizioni e riveste due forme differenti:

a. una forma occasionale, improvvisa e transitoria

b. una forma duratura, uno stato permanente.

a. La pienezza occasionale

La pienezza occasionale dipende dalla sovranità di Dio. A un dato momento Egli conferisce la potenza dello Spirito per uno scopo particolare, perché operi come Lui vuole. Questa pienezza è stata accordata a certe persone ancora prima della discesa dello Spirito Santo alla Pentecoste. Abbiamo un esempio – oltre che in alcuni personaggi del Vecchio Testamento – in Elisabetta che “fu piena di Spirito Santo” nel momento in cui udì il saluto di Maria, e disse ad alta voce: “Benedetta tu sei fra le donne, e benedetto è il frutto del tuo seno!” (Luca 1:41, 42); e anche in Zaccaria (v. 67), che fu pieno di Spirito Santo e profetizzò. Quanto a Giovanni Battista, l’angelo disse: “Sarà pieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre” (Luca 1:15).

La discesa dello Spirito Santo alla Pentecoste ebbe come effetto immediato di riempire tutti i discepoli, e questo permise loro anche di parlare in lingue straniere (Atti 2:4); ma alcuni ne furono pieni in casi particolari e per uno scopo speciale: Dio conferiva loro capacità speciali di predicare, coraggio e potenza.

Citeremo tre casi in cui questo è avvenuto:

Atti 4:8. In seguito alla guarigione miracolosa del malato che mendicava alla porta del tempio (cap. 3), i capi religiosi domandano a Pietro e Giovanni: “Con quale potere, o in nome di chi avete fatto questo? Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse…”. Egli proclamò così il nome di Gesù con un ardore tale che stupì i suoi avversari e li ridusse al silenzio.

Atti 4:31. Quando, dopo quel fatto, i due apostoli tornano fra i loro fratelli e riferiscono le parole minacciose dei capi sacerdoti e degli anziani, tutti alzano di pari consentimento la voce a Dio, supplicandolo di concedere ai suoi servitori di annunziare la Parola con ogni franchezza e di confermare la loro predicazione con segni e prodigi. “E dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano riuniti tremò; e tutti furono riempiti dello Spirito Santo, e annunziavano la Parola con franchezza”.

Atti 13:9. Giunti a Pafo, nell’isola di Cipro, Paolo e Barnaba sono convocati dal proconsole Sergio Paolo, desideroso di ascoltare la Parola di Dio. Ma Elima, mago e falso profeta giudeo, compie ogni sforzo per distogliere il proconsole dalla fede. Allora Paolo,pieno di Spirito Santo, guardandolo fisso, gli disse: O uomo pieno d’ogni frode e d’ogni malizia, figlio del diavolo…”. Poi, per la potenza del Signore, lo rende cieco per un certo tempo. Testimone di questa scena, il proconsole crede, convinto dalla dottrina del Signore.

In tutti questi casi, la pienezza dello Spirito Santo appare come conferita all’improvviso, strettamente legata alla necessità di portare un messaggio da parte di Dio; la potenza divina è così comunicata, a un dato momento, allo strumento che avrà l’incarico di trasmettere il messaggio.

b. la pienezza duratura

La seconda forma di pienezza dello Spirito Santo, menzionata nella Scrittura, è quella duratura, non legata a un avvenimento particolare. Si tratta della permanenza dello Spirito in un credente e della manifestazione visibile di Cristo nella sua vita quotidiana.

Il credente, nella misura in cui non ostacola l’azione dello Spirito che è in lui, e si lascia da Lui guidare, esortare, avvertire, potrà essere riempito e utilizzato. L’apostolo Paolo desiderava che si realizzasse questa condizione per i credenti di Efeso, quando scriveva: “Siate ricolmi di Spirito” (5:18). Egli usa l’imperativo, “siate”, a significare che questo dipendeva da loro, come del resto dipende da noi, oggi; e ne siamo responsabili.

Atti 6:3-5; 7:55. I sette fratelli scelti per servire le mense dovevano avere buona reputazione ed essere “pieni di Spirito Santo e di sapienza”. La Parola menziona tra questi, in particolare, “Stefano, uomo pieno di fede e di Spirito Santo”. Il suo era uno stato permanente. Quella pienezza si manifestava non tanto nei miracoli che faceva, ma nella potenza della sua testimonianza verso i nemici della verità che “non potevano resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava” (v. 8 a 10). Il carattere permanente dello Spirito Santo in Stefano è confermato dal fatto che durò fino al martirio, poiché è detto: “Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissati gli occhi al cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra” (7:55).

Atti 11:24. E’ scritto che Barnaba era “uomo buono, pieno di Spirito Santo e di fede”; non siamo dunque sorpresi se, per mezzo del suo ministero ad Antiochia, “una gran moltitudine fu aggiunta al Signore”.

Anche i discepoli di Antiochia di Pisidia erano pieni di allegrezza e di Spirito Santo.

  1. Condizioni per realizzare la pienezza dello Spirito Santo

La pienezza dello Spirito Santo dovrebbe essere lo stato normale del credente; vi sono tuttavia delle condizioni legate alla propria responsabilità: avere sete e bere, avere una vita consacrata, ubbidire.

– Avere sete e bere. Il Signore Gesù gridò, nell’ultimo giorno della festa, il giorno più solenne: “Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Disse questo dello Spirito che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto il Lui” (Giovanni 7:37-39).

Bisogna “aver sete e bere”, andare a Cristo sorgente di acqua viva, dissetarsi, e poi rimanere vicini a Lui in permanenza. Soltanto allora sgorgheranno i fiumi d’acqua viva verso gli altri. La pienezza dello Spirito Santo è accordata soltanto ai credenti che hanno veramente sete, sete di Cristo, sete di una vita di vittoria e di potenza, di santità e di frutti che glorificano il Signore.

Un credente diceva: Noi siamo come dei vasi che perdono; perciò dobbiamo restare sempre sotto la sorgente.

– Avere una vita consacrata. Leggiamo in Romani 6:13 e 19: “Presentate voi stessi a Dio come di morti fatti viventi, e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio… Prestate ora le vostre membra al servizio della giustizia per la santificazione”. E al capitolo 12:1: “Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale”.

La consacrazione è una condizione indispensabile per godere della pienezza dello Spirito Santo. Diamoci a Dio senza riserve, aprendo alla sua influenza tutto il nostro essere. Lo Spirito Santo occuperà tutto lo spazio, se glielo lasciamo libero.

Ma alcune domande s’impongono: nascondiamo noi forse degli idoli nel nostro cuore? v’è forse qualche settore della nostra vita che sottraiamo all’autorità di Dio, volendo fare la nostra volontà? Se così è, impediamo allo Spirito di prendere intero possesso di noi, perché non abbiamo un cuore integro. Il Signore vuole che siamo ardenti per Lui! Tuttavia, non saranno i nostri sforzi a farci realizzare una vita di vera consacrazione, anche se un impegno sincero da parte nostra è necessario. “Siate ricolmi di Spirito, parlandovi con salmi, inni e cantici spirituali, cantando e salmeggiando con il vostro cuore al Signore” (Efesini 5:18-19). Ma la nostra vera forza sta nell’avere fiducia nell’aiuto e nella potenza del Signore, che vede la sincerità dei nostri cuori, e nell’abbandonare tutto il nostro essere all’azione dello Spirito.

– Ubbidire. Come sperare di essere ripieni dello Spirito Santo se siamo disubbidienti? “Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. Da questo conosciamo ch’Egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato” (1 Giovanni 3:24).

Ciò che Dio si aspetta dai suoi è che siano pronti a camminare nel sentiero in cui lo Spirito li vuole condurre. Sarà un cammino che può apparire difficile, perché fatto anche di rinunce, d’umiltà, d’abbassamento, di sacrificio, di “morte a se stessi”, ma che è invece quello nel quale si trovano le gioie vere, le consolazioni, le energie spirituali per affrontare le circostanze della vita. L’azione dello Spirito Santo, che abita in noi, non può dispiegarsi in potenza se non siamo in comunione col Signore e quindi ubbidienti, come dice il passo sopra citato.

La realizzazione della pienezza dello Spirito dipende dunque dal nostro stato interiore. Da parte di Dio nulla manca; Egli ce lo ha dato e può riempirci sino a tutta la sua pienezza (Efesini 3:19). Sta a noi dissetarci continuamente alla sorgente, consacrarci interamente e osservare i suoi comandamenti.

  1. Conseguenze della pienezza dello Spirito

Quando siamo pieni di Spirito, Egli manifesta la sua potenza e la sua presenza in noi in tutti i campi della nostra vita spirituale. Abbiamo già parlato di alcuni risultati di questa pienezza. Per completare il quadro considereremo altri passi della Parola.

Parlando delle sue pecore il Signore Gesù dice: “Io sono venuto perché abbiamo la vita e l’abbiano in abbondanza” (Giovanni 10:10). Chi è pieno di Spirito Santo possiede una vita abbondante che risplende intorno a lui e ha influenza sugli altri. Questo perché, se siamo ripieni dello Spirito, Cristo occupa un posto che non aveva prima. Egli diventa il primo oggetto dei nostri affetti. Nella nostra vita non ci sarà altro scopo che Cristo, e non avremo altra volontà che la sua.

E’ così che il credente manifesta il frutto dello Spirito, che è “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo” (Galati 5:22). Cristo ha manifestato questi caratteri in modo perfetto quando era quaggiù, e il credente pieno di Spirito è trasformato “nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione del Signore, che è lo Spirito” (2 Corinzi 3:18).

La pienezza dello Spirito libera il credente dalla legge del peccato e della morte (Romani 8:22); ed è questo un privilegio di cui non sempre riusciamo a godere. Lo Spirito, quando agisce in potenza, spezza le catene della schiavitù del peccato, poiché “dove c’è lo Spirito del Signore lì c’è libertà”. È la “legge della libertà”, “la legge perfetta” (2 Corinzi 3:17, Giacomo 1:25).

Lo Spirito santifica il credente e fa di lui “un vaso nobile, santificato, utile al servizio del padrone, preparato per ogni buona opera” (2 Timoteo 2:21). Nella luce della sua presenza, in comunione col Signore, tutto ciò che non è compatibile con questa luce dobbiamo giudicarlo. “Dio ci ha dato uno spirito non di timidezza, ma di forza, e d’amore, e di autocontrollo” (2 Timoteo 1:7).

Lo Spirito che abita in noi è uno Spirito di potenza (Atti 1:8). Egli è la potenza per il cammino, il servizio, la testimonianza, la preghiera, la lotta, l’adorazione. Più ne saremo riempiti, più avremo questa potenza. E’ anche la fonte della nostra gioia: “Il regno di Dio è… gioia nello Spirito Santo” (Romani 14:17); “avendo ricevuto la Parola… con la gioia che dà lo Spirito Santo” (1 Tessalonicesi 1:6).

Infine, lo Spirito Santo è dato al credente per essere una sorgente di vita non solo per lui, ma anche per altri. Abbiamo visto in Giovanni 7 che quell’acqua viva si spande su tutti quelli che gli stanno vicino. Con la sua potenza e la sua pienezza saremo in grado di trasmettere ad altri delle benedizioni spirituali.

“C’è un fiume, i cui ruscelli rallegrano la città di Dio, il luogo santo della dimora dell’Altissimo” (Salmo 46:4). Possa ognuno di noi essere, individualmente, un ruscello che prende l’acqua da questo fiume e che porta la benedizione e la gioia in quell’ “edificio”, del quale tutti i credenti fanno parte, che “ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito” (Efesini 2:22).

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