L’uomo un “fuorilegge”?

Autore anonimo

Tutti conoscono i dieci comandamenti, quella ammirevole legge morale data da Dio sul monte Sinai circa millecinquecento anni avanti Cristo: «Non avere altri dii nel mio cospetto,.. Onora tuo padre e tua madre… Non uccidere… Non rubare… Non commettere adulterio… Non concupire la moglie del prossimo tuo né cosa alcuna che sia del tuo prossimo, ecc…» (Esodo 20:3-17).

Il Signore Gesù ha meravigliosamente riassunto tutti quegli ordini con queste parole: «Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua… Ama il tuo prossimo come te stesso» (Evangelo di Matteo 22:37-39).

Come sarebbe diverso il mondo se ognuno ubbidisse a questa legge e la mettesse in pratica nella sua vita! Purtroppo non è così. L’uomo ha sempre cercato di sottrarsi all’autorità di Dio e di mettersi «fuori» della legge.

1. Il principio umano

Questa legge divina è stata sostituita da un principio che può essere enunciato così:

Non farti scoprire.

Questo «comandamento» (che implicitamente riconosce l’esistenza di una legge) regola la vita dell’uomo fin da quando è bambino, in età scolare, e si può dire che sia praticato tanto dai delinquenti di professione quanto da moltissima «gente onesta».

Rubare, mentire, ingannare la propria moglie o il marito, frodare il fisco, falsificare le merci, sono atti che non vengono più considerati come «male»; purché nessuno lo sappia, purché non si perda la clientela, o la stima, e non si finisca nelle maglie della giustizia.

Il male è «farsi scoprire! E così, nel costume sociale, nelle relazioni familiari, nella finanza, nel lavoro, dovunque, dal primo all’ultimo gradino della scala sociale, questo comandamento è di fatto il solo che faccia legge.

2. Il principio divino

Ma per gli uomini, così abili a fingere, esiste, purtroppo per loro, un’altra regola che butta in aria tutti i loro calcoli e che Dio così formula: «Sappiate che il vostro peccato vi ritroverà» (Numeri 32:23) e: «Quello che l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà» (Galati 6:7).

Delle tante vittime dell’alcolismo, della droga, della dissolutezza, che riempiono gli ospedali, si può dire che il loro peccato li ha ritrovati. L’uomo che si suicida uscendo dal casinò, quello catturato dopo un colpo andato male, la donna colta in flagrante mentre ruba in un supermercato… il loro peccato li ha ritrovati.

E se il criminale non è tradito dalle circostanze, se gli uomini non lo scoprono mai, c’è la sua coscienza che lo denuncia, una coscienza che, addormentata a volte nel momento del crimine, si risveglia e parla così forte da rendere la vita del colpevole un tormento continuo. Il suo peccato l’ha ritrovato.

E se la coscienza è muta? Anche se sulla terra tutto fosse ignorato, se anche il colpevole portasse nella tomba il suo segreto, ecco che davanti a Dio si trova scritto tutto ciò che quell’uomo ha fatto, detto o pensato. Nel suo tribunale tutto sarà svelato e messo in luce! Il suo peccato l’ha ritrovato.

Se si può trasgredire una legge umana non ci si può sottrarre alla legge divina che condanna ogni male, alla giustizia di Dio che è assolutamente santa, al Suo occhio che legge fino nel profondo dei cuori.

«Non v’è creatura alcuna che sia occulta davanti a Lui, ma tutte le cose sono nude e scoperte dinanzi agli occhi di Colui al quale abbiamo da rendere ragione» (Epistola agli Ebrei 4:13).

3. Un conto, una scadenza

Molte colpe non cadono sotto le punizioni della giustizia umana; ad esempio: la maldicenza, l’ orgoglio, la durezza di cuore, l’avarizia. Ma Dio le aggiunge come debito sul nostro conto.

Come saldare questo conto? Come sfuggire alla scadenza? All’uomo è impossibile: ma è possible a Dio. Basta che riconosciamo la nostra colpa davanti a Lui e cerchiamo il perdono e la liberazione presso Gesù che ha portato sulla croce i peccati di tutti quelli che credono in Lui.

Essendo quelle le esigenze di Dio, la soluzione non poteva venire che da Lui. E la soluzione è Cristo e la sua opera.

«Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita, ma l’ira di Dio resta sopra lui» (Evangelo di Giovanni 3:36).

Ora «Iddio non ci ha destinati ad ira ma ad ottener salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo» (1a Epistola ai Tessalonicesi 5:9).

«Egli mori per tutti affinché quelli che vivono non vivano più per loro stessi, ma per Colui che è morto e risuscitato per loro» (2a Epistola ai Corinzi 5:15).

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