Vento di tempesta

Salmo 107:23-32

di E. A. Bremicker

Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 07-2007

La vita del credente non è una tranquilla passeggiata. Dio non ci ha promesso una vita senza prove né difficoltà.

L’autore del Salmo 107 lo mette in evidenza. Parlando di coloro che “solcano il mare… e trafficano sulle grandi acque”, mostra ciò che Dio talvolta ritiene che sia bene di mandare loro: “Egli comanda, e fa soffiare la tempesta che solleva le onde” (v. 25). Ciò può accadere anche a noi. Un vento di tempesta soffia così forte contro di noi che facciamo fatica ad avanzare. Le circostanze della vita come delle onde minacciose sembrano volerci inghiottire. Dio permette tali cose nella nostra vita. E non solo questo. A volte, agisce direttamente per farci passare per tali situazioni. Ciò può toccare tutte le sfere della nostra esistenza – la nostra vita personale, famigliare, professionale, come pure la nostra vita d’assemblea.

Perché Dio ci manda queste tempeste? Con l’aiuto di due esempi, considereremo due motivi molto diversi tra loro che possono portare Dio a fare levare un vento di tempesta e delle grandi onde.

Primo motivo: Un cattivo comportamento

Ricordiamoci della storia del profeta Giona. All’inizio del libro, Dio gli affida un compito chiaro e diretto. Egli deve andare a Ninive e rivolgere agli abitanti della città un messaggio da parte di Dio. Ciononostante Giona non vuole adempiere l’incarico ricevuto. Ha un pensiero completamente diverso, e si mette in viaggio per fuggire dalla presenza dell’Eterno. Conosciamo bene l’accaduto. Egli “scende” tre volte, e infine lo troviamo coricato in fondo alla nave, mentre dorme profondamente.

Ma Dio non ha perso di vista il suo servitore. Giona deve imparare che è impossibile uscire dal campo visivo di colui che lo ha inviato. Inoltre, Dio vuole ricondurre Giona affinché compia ugualmente la sua missione verso Ninive. E’ per questo motivo che agisce. “L’Eterno scatenò un gran vento sul mare, e vi fu sul mare una tempesta così forte che la nave era sul punto di sfasciarsi” (Giona 1:4).

La tempesta era dunque una conseguenza della disubbidienza di Giona. Dio la “scatena” per ricondurre il suo servitore dal suo cammino fuorviato. Era un “gran” vento e una tempesta “così forte”. Dio voleva mostrare chiaramente a Giona che si trovava in un cammino sbagliato e che era indispensabile che egli si voltasse indietro per ritornare a lui.

Spesso non somigliamo anche noi a quest’uomo d’un tempo? Forse non riceviamo dei compiti così importanti come quello di Giona. Forse non proviamo ad allontanarci dal nostro Signore in modo così diretto, ma il principio è lo stesso. Dio deve allora intervenire nella nostra vita, egli deve scatenare un vento di tempesta, perché non ci comportiamo come dovremmo, perché ci impegniamo in sentieri contrari ai suoi pensieri. Talvolta Dio ci lascia avanzare un po’, ma dopo ci ferma. E lo fa sempre con saggezza.

In tutte le sfere della nostra vita, personale o collettiva, siamo esposti a intraprendere dei sentieri cattivi. Spesso vanno di pari passo con la disubbidienza. Coscientemente o no, ci ribelliamo alla volontà o ai pensieri di Dio. I tempi nei quali viviamo rassomigliano a quelli del periodo dei Giudici, in cui “ognuno faceva quello che gli pareva meglio” (21:25). Il mondo attuale agisce apertamente secondo questo principio e il pericolo che ci lasciamo contaminare da esso è grande.

Molti princìpi della Parola di Dio che fino a pochi anni fa erano ancora riconosciuti ufficialmente nel mondo, oggi sono considerati senza valore. Ad esempio è così per quanto riguarda il matrimonio e la famiglia. Quando lasciamo entrare i princìpi di questo mondo nella nostra vita, nelle nostre famiglie e anche nel radunamento locale, non dobbiamo stupirci che egli scateni un vento di tempesta, che sorgano degli esercizi e delle prove.

E’ un mezzo che Dio utilizza per ricondurci a lui. Ma come reagisce Giona alla disciplina di Dio? All’inizio non scorge assolutamente la sua mano. Si è andato a riposare e cade in un sonno profondo. Soltanto quando è svegliato dal capitano della nave riconosce che si tratta della mano di Dio. Troviamo in ciò un’immagine di noi stessi. A volte quanta fatica e quanto tempo perso prima che prendiamo coscienza del fatto che il Signore sta per intervenire nella nostra vita, per farci riflettere e per farci tornare indietro!

Secondo motivo: La prova della fede

Il secondo esempio evidenzia qualcosa di completamente diverso. Pensiamo all’episodio,  riportato nei Vangeli, in cui i discepoli attraversano il lago di Gennezaret in tempesta. Conosciamo bene questo racconto. I discepoli si trovano là dove il Signore li vuole. Egli ha loro ordinato di andare da soli sull’altra riva del lago. Senza dubbio essi avrebbero preso volentieri il Signore con loro, ma hanno ubbidito e hanno fatto esattamente ciò che era stato loro ordinato. Tuttavia, durante la notte, si scatena sul lago una grande tempesta. Alcuni discepoli erano marinai esperti, che non si spaventavano facilmente, ma quella notte, hanno veramente paura!

Noi ci chiediamo: Come è possibile che il Signore metta delle difficoltà mentre ci troviamo nel cammino che egli ci ha mostrato? Ci rendiamo conto che un comportamento giusto non ci garantisce l’assenza di difficoltà e di tempeste. Dio chiede ad Abraamo di offrirgli in sacrificio il suo unico e amato figlio proprio quando questo patriarca era all’apice della sua vita di fede. Dio a volte manda delle difficoltà per provare la nostra fede. Così è stato per Abraamo e così è stato per i discepoli.

L’apostolo Pietro, che ha vissuto in prima persona l’episodio sul lago di Gennezaret, parla di questo tipo di prove. Nella sua lettera egli scrive: “Voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell’oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo” (1 Pietro 1:6-7). Dio prova la nostra fede e non lo fa senza motivo. Il suo scopo è che il nostro Signore sia glorificato per mezzo di questa prova. Se noi ne siamo consapevoli, possiamo comprendere un po’ questo versetto così difficile della lettera di Giacomo: “Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate” (1:2). Le prove sono quelle che Dio dispensa. Egli manda un vento di tempesta nella nostra vita, affinché possa esservi un risultato per lui. Veramente Dio è stato molto glorificato dal comportamento di Abraamo! Allo stesso tempo, quest’ultimo ha potuto riflettere nel suo atto qualcosa di ciò che Dio stesso ha fatto quando ha dato il suo unigenito Figlio alla morte della croce.

Il Signore aveva forse perso di vista i discepoli mentre lottavano contro il vento e le onde? No di certo! Essi non lo vedevano, ma egli vedeva loro. E, anche quando interviene al momento opportuno, essi non lo riconoscono. Quante volte ci capita di non vedere più il nostro Signore, e di non riconoscerlo in mezzo agli elementi scatenati! Ma ciò non toglie nulla al fatto che il Signore ci vede sempre e che interverrà al momento che riterrà opportuno.

La ricerca dei motivi

Nelle diverse circostanze della nostra vita, ci chiediamo perché Dio ci mandi tale prova e perché la nostra vita non si svolga senza difficoltà. Perché una malattia, perché dei problemi sul lavoro, perché delle preoccupazioni nell’assemblea? I motivi possono essere ben diversi, come abbiamo appena visto. Forse abbiamo intrapreso una strada sbagliata, e allora è il momento di fermarci e di permettere a Dio di correggerci e ricondurci sulla retta via. In ciò che ci riguarda personalmente, dovremmo esaminarci in modo molto critico alla luce della Parola di Dio e in preghiera, per vedere se vi è forse in noi “qualche via iniqua”, se ci siamo sviati a destra o a sinistra rispetto alla retta via.

Purtroppo è una caratteristica della natura umana quella di giudicare gli altri con un occhio più critico di quello con cui ci si giudica personalmente. Un avvertimento a questo riguardo può essere utile. Se Dio manda una prova a un fratello o a una sorella, dovremmo essere molto prudenti e non concludere frettolosamente che Dio agisce a causa di un errore o di un cammino sbagliato. Al contrario, è opportuno che supponiamo piuttosto che si tratti di una prova della fede. Non sta a noi giudicare gli altri a questo riguardo. Noi dobbiamo giudicare noi stessi, come pure i motivi delle nostre prove, ma non i nostri fratelli e le nostre sorelle e i  motivi delle loro prove. Potrebbero esserci dei casi che sembrano molto chiari, ma ugualmente è necessaria una grande prudenza.

Egli trasforma la tempesta in calma

“Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscirne, affinché la possiate sopportare” (1 Corinzi 10:13). Quando Dio manda una tempesta, sa anche con quale forza deve soffiare il vento e a quale altezza devono innalzarsi le onde. Tutto è nelle sue mani, sia l’intensità della prova che la sua durata. Egli manda una tempesta, ma si preoccupa anche di farla calmare. L’autore del Salmo 107, sotto la direzione dello Spirito Santo, esprime questo pensiero: “Egli li libera dalle loro tribolazioni. Egli riduce la tempesta al silenzio e le onde si calmano. Si rallegrano alla vista delle acque calme, ed egli li conduce al porto tanto sospirato” (v. 28-30). Che esperienza felice! Al momento ritenuto opportuno, Dio dà la via d’uscita.

“Egli li conduce al porto tanto sospirato”. Una cosa è certa: noi abbiamo un pilota che ci conduce con sicurezza finché arriviamo al porto sospirato. Alla fine, non ci saranno più tempeste né venti contrari da affrontare. Possiamo rallegrarci di questo momento, e incoraggiarci in mezzo alle angosce e alle difficoltà di questa terra. Guardiamo al nostro Signore. Il suo sguardo non ci lascia mai.

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