Alcune incoraggianti definizioni di Dio

Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 11-2003

“Allora quelli che hanno timore del Signore si sono parlati l’un l’altro; il Signore è stato attento e ha ascoltato; un libro è stato scritto davanti a lui, per conservare il ricordo di quelli che temono l’Eterno e rispettano il suo nome” (Malachia 3:16).

Questo bel versetto si riferisce al residuo fedele di Israele nel tempo della fine. La parola “rispettano”, ha nel testo originale il significato di pensare, meditare, e quindi il versetto può essere inteso così: “Quelli che temono l’Eterno e pensano e meditano sul suo nome”.

Nella Parola di Dio, l’Eterno è definito in modi diversi che rivelano le sue caratteristiche.

– Nella nostra adorazione lo ricordiamo come il “Dio che salva”, e per salvarci ha dato la cosa più preziosa che aveva: il Signore Gesù che, in obbedienza al Padre e per amore nostro è andato fino alla croce. Il suo stesso nome “Gesù” significa “Iavè salva” perché, come disse l’angelo a Giuseppe, “è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati” (Matteo1:21).

Quando saremo in cielo non avremo più bisogno di essere confortati, ma ora siamo ancora sulla terra e Dio si presenta con diverse espressioni per incoraggiarci.

– Abraamo aveva risposto alla chiamata di Dio; la sua fede nel Dio di risurrezione lo aveva portato fino ad  essere disposto a sacrificargli il proprio figlio Isacco, il suo unico, colui che amava. Ma Dio, nel momento cruciale, gli aveva mostrato un  montone che “Abraamo prese e offerse in olocausto invece di suo figlio“ (Genesi 22:13). Allora chiamò quel luogo “Iavè-Irè”. Per questo si dice oggi: Al monte del Signore sarà provveduto” (v. 14).

– Agar, la serva di Abramo, in un momento di grande difficoltà, vide l’Angelo del Signore che la esortò al pentimento, al ritorno dalla sua padrona Sarai, e le fece delle promesse riguardo la sua discendenza. Allora Agar “diede al Signore che le aveva parlato il nome di Atta-El-Roi (“Tu dei un Dio che vede”) (Genesi 16:13).

Quanti problemi, quante difficoltà di vario genere incontriamo nel nostro cammino, e quanti motivi per scoraggiarci! Allora pensiamo al Suo nome, il nome di un Dio che vede la nostra situazione e che, secondo le sue promesse, i suoi progetti per noi e la sua misericordia, interviene per aiutarci.

“Io sono il Signore, colui che ti guarisce” (Esodo 15). Dio si definisce così quando, nella prima tappa del viaggio nel deserto, gli Israeliti assetati trovarono una sorgente di acqua imbevibile. Il Signore, con un miracolo, rese le acque potabili e poi disse: “Se tu ascolti attentamente la voce del Signore… io non ti infliggerò nessuna delle infermità che inflissi agli Egiziani, perché io sono il Signore, colui che ti guarisce”.

Ognuno di noi quand’è malato desidera la guarigione, ma a volte questo non avviene. Dio non ci ha promesso che guariremo sempre da ogni nostro male, ma ci assicura che nella prova sarà con noi per aiutarci a sopportarla. E su questa promessa possiamo contare. Vi sono comunque molti versetti che ci incoraggiano, come quello di Giobbe 5:18: “Egli fa la piaga, ma poi la fascia; egli ferisce, ma le sue mani guariscono”; forse la guarigione può essere un cambiamento che si produce in noi, un progresso spirituale, una riflessione che ci porta a confessare un peccato nascosto, un contatto col Signore che accresce la nostra comunione e la nostra conoscenza del suo amore. Tutto quello che Dio fa è sempre per il nostro bene.

“Il Signore è la mia bandiera” (Esodo 17:15). Sono parole di Mosè dopo la vittoria su Amalec. La bandiera è un oggetto che unisce, aggrega, un simbolo di appartenenza. Un tempo, in battaglia si seguiva la bandiera per avere sempre presente l’insieme dell’esercito e la sua ubicazione. E a noi, questo nome “bandiera” non ricorda forse che siamo tutti un popolo, schierati nel nome del Signore, per combattere il “buon combattimento della fede” e portare il Vangelo a quelli che periscono?

Quanta pena sentiamo nel cuore per i nostri figli, per i giovani che sono confrontati con un mondo di falsi ideali, di illusioni, di spinte alla disubbidienza; ma contiamo sul Signore che li guarderà dal male, li proteggerà e combatterà per loro se sapranno affidarsi a Lui con cuore sincero.

– Gedeone si era molto spaventato quando l’angelo gli era apparso, e aveva gridato: “Misero me, Signore, mio Dio, perché ho visto l’angelo del Signore faccia a faccia!”.   Ma il Signore gli aveva detto: “Sta in pace, non temere!”. Allora Gedeone costruì un altare al Signore e lo chiamò “Signore-Pace” (Giudici 6:22-24).

In questo momento particolare si parla molto di pace; alle finestre di molte case sono state appese bandiere che inneggiano alla pace; ma pace non ci sarà mai in un mondo che ha rifiutato Dio, e non c’è e non ci può essere in chi è lontano dal Signore. Solo lui può darci la pace: la pace del cuore e della coscienza se abbiamo creduto al Signore Gesù e sappiamo di essere perdonati da Dio e di avere la vita eterna; la pace nelle circostanze avverse della vita perché lui è vicino a noi e ci fortifica.

In questo mondo che va incontro al giudizio di Dio possiamo parlarci l’un l’altro – notiamo bene, non l’uno dell’altro! – e ricordare queste caratteristiche del Signore che ci sono di grande conforto.

RispondiAnnulla risposta

Scopri di più da BibbiaWeb

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading

Exit mobile version