Lezioni dalla vita di Davide, l’ “amato”

F. Wallace

Davide, il pastore di pecore che divenne re di Israele, ha un nome che ha un bel significato: “amato, diletto”, e nella sua vita a più riprese lo vedremo essere oggetto dell’amore di coloro che sono entrati in contatto con lui.

“Il SIGNORE si è cercato un uomo secondo il suo cuore” (1 Samuele 13:14)
Prima di tutto, Davide è amato da Dio. Ancora prima della sua unzione, viene presentato come un uomo secondo il cuore di Dio. E’ lui che Dio ha scelto per essere re su Israele, il Suo popolo (1 Samuele 16:6-13). Davide era attraente dal punto di vista fisico, “era biondo, aveva begli occhi e un bell’aspetto” (v. 12) ed era un giovane assai dotato: sapeva suonare, era un uomo forte e valoroso  (v. 18). Ma soprattutto, oltre a questi aspetti naturali, è detto che Dio era con lui e che, in molte occasioni, lo Spirito di Dio ha agito in lui e per mezzo di lui.
In tutti questi aspetti Davide è una bella figura del Signore Gesù, il “Figlio diletto” di Dio.
Il titolo di “diletto”, di “amato”, viene dato al Signore in diversi passi. La grazia di Dio ci è stata concessa “nel suo amato Figlio” (Efesini 1:6), rendendoci graditi a Lui com’è di Cristo. E’ uno straordinario privilegio per il credente d’essere legato alla Sua posizione. “Li ami come hai amato me… Poiché tu mi hai amato prima della fondazione del mondo” (Giovanni 17:23-24).
Il Signore ha iniziato la Sua vita a Betlemme, poi a Nazaret senza particolare evidenza. Finché Dio, Suo Padre, lo ha pubblicamente riconosciuto dal cielo come il suo “Figlio diletto” (Matteo 17:5). Egli era il servitore dell’Eterno, così come lo aveva preannunciato il profeta Isaia. Dio ha detto: “Ecco il mio servitore che ho scelto; il mio diletto, in cui l’anima mia si è compiaciuta” (Matteo 12:18). Gesù stesso ci rivela che il Padre lo ama perché dà la propria vita per compiere la Sua volontà (Giovanni 10:17).
Quando Pietro annuncia il Vangelo nella casa di Cornelio, parlando di Gesù dice che “Dio era con lui” e che era stato “unto di Spirito Santo e di potenza” (Atti 10:38). La vita di Gesù, il Figlio diletto di Dio, così come ci viene descritta nei quattro Vangeli, ce lo rivela come un uomo in grado di attrarre gli altri a Sé e accessibile a tutti, pur avendo una potenza divina e una grandezza morale unica e inimitabile.
Nelle Scritture troviamo alcune persone che hanno amato Davide, ed ora considereremo i caratteri del loro affetto.

“Saul… gli si affezionò molto” (1 Samuele 16:21). Un affetto che si trasforma in odio.
La prima impressione di Saul, quando Davide gli venne presentato, fu molto favorevole, tanto che gli diede un posto di fiducia, al suo fianco. Apprezzò anche la sua capacità di suonare l’arpa, quella musica che lo rasserenava quando era turbato.
Al momento della vittoria su Golia, Davide godeva ancora della sua stima. La bellezza, l’abilità, la forza erano caratteristiche di valore per Saul, ma il suo amore per lui, appena messo alla prova, non ha resistito. Dopo la vittoria su Golia e la sconfitta dei Filistei, le donne lodano Saul per aver ucciso i suoi mille e Davide per i suoi diecimila (1 Samuele 18:6-9). Saul sorpassava in statura tutti quelli del popolo, ma Davide lo superava. La sua grandezza era un’altra.
Saul è geloso di Davide, e il suo affetto e la sua riconoscenza per lui un po’ alla volta svaniscono. Egli considera Davide un nemico pericoloso che aspira a sottrargli il trono. Così, il suo amore lascia il posto all’odio, alla violenza, all’inganno e all’ossessione di farlo morire (18:11,21; 19:1,10; 20:33).
L’esperienza di Davide in questa fase della sua vita ci ricorda quella del Signore Gesù, l’Unto di Dio, sofferta in una misura ben più grande. Attraverso la profezia di Davide può dire: “Essi mi hanno reso male per bene, e odio in cambio di amore” (Salmo 109:5); e ancora: “Più numerosi dei capelli del mio capo son quelli che mi odiano senza ragione; sono potenti quelli che vogliono distruggermi e che a torto mi sono nemici” (Salmo 69:4).
L’importante lezione che possiamo trarre da questo umiliante episodio della vita di Saul è che l’uomo naturale non può apprezzare Cristo per quello che è realmente. Lo Spirito di Dio si era ritirato da Saul a causa della sua infedeltà (1 Samuele 16:14, 18:12), e il re disubbidiente è abbandonato a se stesso. Nel suo comportamento vediamo chiaramente ciò che è la “carne”.
Oggi lo Spirito di Dio abita in ogni credente che per questo è reso capace di apprezzare le glorie di Cristo e le immense benedizioni che derivano dalla Sua morte e dalla Sua risurrezione. Il servizio più elevato dello Spirito Santo è di glorificare Cristo (Giovanni 16:14), e se gli Ebrei hanno detto “non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci” (Isaia 53:2), il credente, in cui lo Spirito abita, riconosce e proclama che Cristo ha “il primato” in ogni cosa (Colossesi 1:18).

“Mical, figlia di Saul, l’amava” (1 Samuele 18:28). Un amore naturale e limitato.
Leggere: 1 Samuele 1:20; 19:11-17; 2 Samuele 6:16, 20-23
I versetti qui sopra elencati testimoniano del sincero amore di Mical per Davide. Saul, nel suo odio, aveva pensato di usare sua figlia per attirare Davide in trappola e farlo morire, ma i suoi sforzi sono risultati vani: Mical ha dimostrato il suo amore per Davide salvandogli la vita per mezzo di un inganno, grazie al quale egli è risuscito a sfuggire ai messaggeri del re venuti per ucciderlo.
E’ invece triste vedere l’atteggiamento di Mical nel momento in cui Davide danza con tutte le sue forze davanti all’arca del SIGNORE (2 Samuele 6:12-16). Le sue osservazioni taglienti e sarcastiche feriscono profondamente Davide. Forse non era contenta di vedere il marito vestito con un efod da sacerdote piuttosto che con una veste regale. Comunque, qualunque fosse la ragione del suo disprezzo, Davide le fa capire che gli interessi di Dio e del suo popolo erano la sua preoccupazione principale. Avrebbe dovuto saperlo, lei che associata a Davide aveva una posizione elevata. Questa incomprensione della gioia di suo marito per l’introduzione dell’arca nella città di Davide ha creato una breccia nel loro rapporto, una ferita che non è più guarita.
Se i sentimenti naturali e le responsabilità personali hanno un posto che Dio onora, questi non dovrebbero mai prevalere sulle cose spirituali. Dio aveva creato Eva perché fosse un aiuto per Adamo (Genesi 2:18), ma l’ha indotto a trasgredire l’ordine di Dio. Mical era pronta ad aiutare Davide nelle cose pratiche, ma non nel campo spirituale. E’ auspicabile che gli sposi siano uniti in un medesimo pensiero in tutti gli ambiti, ma specialmente quando si tratta degli interessi del Signore. Zaccaria ed Elisabetta (Luca 1:6), Aquila e Priscilla (Romani 16:3-4) ci danno due begli esempi. Che ogni sposa cristiana possa rallegrarsi nel vedere in suo marito un uomo umile, devoto e impegnato per il Signore, piuttosto che ambire per lui un posto di onore nel mondo, al prezzo del suo impoverimento nelle cose spirituali!

“Gionatan l’amò come l’anima sua” (1 Samuele 18:1). Un affetto meraviglioso con una triste fine.
Leggere 1 Samuele 18:1-4; 19:2; 20:17; 2 Samuele 1:26
L’affetto reciproco tra Davide e Gionatan è uno degli aspetti più toccanti della vita di Davide. Gionatan, anch’egli valoroso guerriero, è attratto dal coraggioso vincitore su Golia. Quando vede quel giovane pastore, con in mano la testa del gigante, parlare umilmente con suo padre, il suo cuore si attacca a lui e insieme stringono un patto di amicizia. Gionatan si spoglia del suo vestito da principe e delle sue armi, e ne fa dono a Davide. L’erede al trono riconosce in lui qualcuno che gli è superiore.
Ben presto, l’affetto di Gionatan per Davide viene messo alla prova e risulta sincero. Quando suo padre manifesta il suo odio e pronuncia minacce contro Davide, Gionatan parla con saggezza e coraggio in suo favore. Constatando che il suo intervento non ha effetti duraturi, avverte Davide delle cattive intenzioni del padre. Agisce come un vero amico. Viene poi il momento in cui per Davide è troppo pericoloso rimanere alla corte del re; allora i due amici si incontrano in segreto e di nuovo stringono un patto di reciproca fedeltà (1 Samuele 20:8,16,23,42).
Davide e Gionatan li vediamo insieme per l’ultima volta in 1 Samuele 23:15-18. Gionatan afferma la sua consapevolezza che Davide un giorno diventerà re di Israele ed esprime il suo desiderio di essere il secondo, nel regno, dopo di lui. Dopo questo si separano. Davide va nel deserto e Gionatan torna a corte. Proprio in questo vediamo una falla nell’amore di Gionatan. Non era pronto a condividere le lotte e le sofferenze del suo amico, ma sperava di avere una parte nella sua gloria finale. Così, invece di combattere in suo favore, difende gli interessi del padre e il risultato è che muore con lui in battaglia (1 Samuele 31:6).
Davide apprezzava molto l’affetto di Gionatan. Lo capiamo dal lamento che pronuncia per la sua morte: “Gionatan, fratello mio; tu mi eri molto caro, e l’amore tuo per me era più meraviglioso dell’amore delle donne” (2 Samuele 1:26). Va ad onore di Davide il non aver sminuito l’affetto di Gionatan anche se non ha condiviso le sofferenze e l’umiliazione del suo amico, né l’ha sostenuto con la sua presenza nell’attesa del trono che Dio gli aveva promesso.
Abbiamo qui una lezione importante per noi che crediamo al Signore Gesù. Anche il nostro Signore è un re rigettato. Sappiamo, per mezzo della Parola, che un giorno Egli si siederà sul trono e governerà la terra per la gloria di Dio. Anticipiamo per fede il grande onore di regnare con lui? Se sì, siamo pronti a condividere con Lui il disprezzo del mondo? Le due cose sono legate (Romani 8:17; 1 Pietro 4:12-14; vedere anche Matteo 19:27-29). Il nostro amore per il nostro Salvatore è sufficiente per resistere alle rivendicazioni della nostra vecchia natura e alle attrattive di questo povero mondo in rovina?

“Tutto Israele e Giuda amavano Davide” (1 Samuele 18:16). Un amore instabile.
Con la sua vittoria su Golia, Davide aveva guadagnato il cuore di quelli delle tribù di Israele e di Giuda, ma c’è voluto del tempo perché fosse riconosciuto re su tutto Israele.
Dopo la morte di Saul e dei suoi figli sul monte Ghilboa, trascorre per Israele un periodo di incertezza. Giuda segue fedelmente Davide mentre le altre tribù tengono ancora per la casa di Saul (2 Samuele 2:4,8-11), finché questa esce di scena e sia Israele che Giuda si sottomettono al lui (5:1-5).
Tuttavia, l’amore di Israele per Davide non è per niente stabile. Durante la rivolta di Absalom, gli Israeliti abbandonano il re e seguono suo figlio (15:6, 13) per ritornare a Davide dopo la sconfitta e la morte del figlio (19:9-10). Poco dopo, spinti da Seba il Beniaminita, lasciano di nuovo il loro re per poi tornare a lui quando la ribellione fallisce (20:1-22). Solo la tribù di Giuda nel suo complesso, nonostante le molte mancanze, rimane fedele a Davide.
Cosa possiamo imparare da questa confusione e da queste cadute?
L’amore per Davide avrebbe dovuto unire le tribù. L’amore per Cristo e la ricerca dei Suoi interessi dovrebbero unire coloro che credono in Lui.
L’amore per Davide avrebbe dovuto smascherare e respingere le trame di Absalom. L’amore per Cristo dovrebbe rendere i credenti capaci di rifiutare le sollecitazioni di Satana e del mondo.
L’amore per Davide avrebbe dovuto portare le tribù ad evitare parole offensive e divisioni. L’amore per Cristo dovrebbe aiutare i credenti a perdonarsi gli uni gli altri e a lavorare insieme per la Sua gloria.
“La grazia sia con tutti quelli che amano il nostro Signore Gesù Cristo con amore inalterabile”! (Efesini 6:24)

“Chiram era sempre stato amico di Davide” (1 Re 5:1). Un amore costante, che si dimostra con le azioni.
Leggere 2 Samuele 5:10-11; 2 Cronache 2:11-16
Dopo aver conquistato Gerusalemme, Davide era diventato sempre più potente. Ecco la ragione delle sue vittorie: “Il SIGNORE, il Dio degli eserciti, era con lui”.
E’ a questo punto che entra in scena Chiram, il re di Tiro. Non sappiamo se lui e Davide si fossero mai incontrati, né perché egli fosse così disposto a fornire a Davide operai e materiali per costruire il suo palazzo. Forse il re di Tiro – come molti altri – era colpito dalle capacità e dalle prodezze militari di questo re. Non sappiamo neanche quando sia cominciata la sua ammirazione per Davide, ma sappiamo che ha dimostrato il suo affetto con parole e con opere. Dalle righe su di lui, che troviamo nelle Scritture,  possiamo trarre degli insegnamenti.
L’importanza e il valore delle sue opere sono riportate in 2 Samuele 5:10-11 e 2 Cronache 2:11-16. Quell’uomo ha dato il suo contributo prima alla costruzione della casa di Davide, poi a quella del tempio, al tempo di Salomone. Nel secondo passo citato, Chiram riconosce la dignità regale di Davide (v. 12) e si inchina davanti alla sua supremazia chiamandolo “mio signore” (v. 14).
Una gran parte di coloro che si dicono cristiani riconosce che la dignità e la gloria di Gesù sono uniche. Ma possiamo sempre dire di Lui “è il mio Signore”? Mostriamo verso di Lui un amore vero quando riconosciamo la Sua autorità su di noi e facciamo la Sua volontà? “Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti” (Giovanni 14:15). Mostriamo il nostro amore anche nel modo in cui utilizziamo ciò che ci è stato affidato? Chiram mette i suoi beni e i suoi uomini a disposizione di Davide. Se davvero amiamo il Signore, questo si manifesterà nel nostro modo di amare i figli di Dio, di mettere la nostra casa a Sua disposizione, di impiegare le nostre energie e il nostro tempo per servirlo.

 

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