di J. A. Monard
Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 10-2019
Il senso generale della parola “benedire” (*) è dire del bene; tuttavia può avere dei significati molto diversi, a seconda se è Dio o l’uomo che benedice.
Quando Dio dice qualcosa, le Sue parole assumono un significato che supera quello che è il senso del linguaggio umano. Sono parole che hanno creato i mondi (Ebrei 11:3; Genesi 1). D’altra parte, le parole che Egli pronuncia hanno spesso il carattere di decreti. Esprimono la Sua intenzione, la Sua volontà. Annunciano quello che farà.
Cercheremo di dare alcuni punti di riferimento su questo soggetto, prendendo in considerazione alcune situazioni caratteristiche.
Quando Dio benedice l’uomo
In senso generale, il fatto che Dio benedica esprime un favore o una posizione particolare che Egli accorda a qualcuno, secondo la Sua grazia.
Nell’Antico Testamento, l’esempio più significativo della benedizione divina è quello di Abraamo. Chiamandolo ad uscire dal suo paese d’origine, l’Eterno gli aveva detto: “Io farò di te una grande nazione ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione. Benedirò quelli che ti benediranno e maledirò chi ti maledirà, e in te saranno benedette tutte le famiglie della terra” (Genesi 12:2-3). In questo passo, come in parecchi altri che confermano questa promessa, Dio annuncia ad Abraamo il bene che vuole fargli, e ricorda il bene che dalla sua discendenza si estenderà a tutta la terra (cfr. 22:18).
La benedizione promessa a Israele sotto la legge era condizionata alla sua ubbidienza. “Guardate, io metto oggi davanti a voi la benedizione e la maledizione: la benedizione, se ubbidite ai comandamenti del SIGNORE vostro Dio, che oggi vi do; la maledizione, se non ubbidite ai comandamenti del SIGNORE e se vi allontanate dalla via che oggi vi ordino” (Deuteronomio 11:26-28).
In molti passi, la parola “benedire” esprime il bene che Dio ha già fatto, i doni che la Sua grazia ha già accordato. “Or Abraamo era diventato vecchio, d’età avanzata, e il SIGNORE lo aveva benedetto in ogni cosa” (Genesi 24:1). Nello stesso senso, possiamo citare anche il caso di Potifar: “Il SIGNORE benedisse la casa dell’Egiziano per amore di Giuseppe; la benedizione del SIGNORE si posò su tutto ciò che egli possedeva, in casa e in campagna” (Genesi 39:5). C’è anche l’esempio di Giobbe: “Tu hai benedetto l’opera della sue mani, e il suo bestiame ricopre tutto il paese” (Giobbe 1:10).
In contrasto con le benedizioni dell’Antico Testamento, che sono più spesso materiali, il Nuovo Testamento ci insegna che la benedizione del cristiano è di tipo spirituale: “Il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo… ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo” (Efesini 1:3); quindi l’apostolo Paolo attira la nostra attenzione sulle ricchezze che noi possediamo già. Anche se la realizzazione di tutto ciò che comporta la nostra salvezza è futura, la nostra benedizione è presente.
L’apostolo Pietro (1 Pietro 1:3-4) mette l’accento sull’eredità che è conservata per noi nei cieli e al cap. 3 v. 9 dice: “A questo siete stati chiamati, affinché ereditiate la benedizione”.
Le benedizioni che abbiamo ricevuto grazie alla venuta di Cristo, sono presentate nel Nuovo Testamento come la realizzazione delle benedizioni incondizionate annunciate ad Abraamo. “La Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato gli stranieri per fede, preannunziò ad Abraamo questa buona notizia: “In te saranno benedette tutte le nazioni”. In tal modo, coloro che hanno la fede sono benedetti con il credente Abraamo” (Galati 3:8-9). Così “la benedizione di Abraamo” giunse “agli stranieri” (v. 14).
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(*) Benedire deriva dal latino “benedicere”, composto da “bene” = bene e “dicere” = dire.
Quando l’uomo benedice Dio
Moltissimi passi dell’Antico e del Nuovo Testamento usano l’espressione “benedire Dio”, con il significato di lodare Dio, celebrare ciò che Egli è, rendergli grazie. C’è sempre l’idea fondamentale di “dire del bene”. Sono buone parole rivolte a Dio, che ricordano ciò che Egli ha fatto o donato. “Io benedirò il SIGNORE in ogni tempo; la sua lode sarà sempre nella mia bocca” (Salmo 34:1). “Benedici, anima mia, il SIGNORE, e non dimenticare nessuno dei suoi benefici” (Salmo 103:2). “Alla fine di quei giorni… alzai gli occhi al cielo e la ragione tornò in me. Benedissi l’Altissimo, lodai e glorificai colui che vive in eterno” (Daniele 4:34). “Benedetto sia il Signore, il Dio d’Israele, perché ha visitato e riscattato il suo popolo” (Luca 1:68). “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo…” (2 Corinzi 1:3; Efesini 1:3; 1 Pietro 1:3). “A colui che siede sul trono e all’Agnello, siano la lode, la gloria, l’onore e la potenza, nei secoli dei secoli” (Apocalisse 5:13).
Solo Dio è degno di essere benedetto; lo è davvero e lo sarà in eterno. Questo induce l’apostolo Paolo a ripetere, come fra parentesi, “che è benedetto in eterno” (Romani 1:25; 9:5; 2 Corinzi 11:31).
Quando un uomo benedice un altro uomo
L’idea di base, dire del bene, è sempre presente, tuttavia si possono distinguere diversi casi.
1° La benedizione che i patriarchi davano ai loro figli
La fede di Abraamo, d’Isacco e di Giacobbe si attaccava alle benedizioni che Dio aveva promesso, la cui realizzazione completa riguardava un tempo futuro. Il valore di queste benedizioni si manifestava in particolare nel fatto che essi desideravano trasmettere ai loro figli l’eredità promessa. In Genesi 27 vediamo Isacco benedire Giacobbe ed Esaù; anche se le condizioni in cui si svolge questa scena sono particolarmente umilianti, la Lettera agli Ebrei ci dice: “Per fede, Isacco benedisse Giacobbe e Esaù anche riguardo a cose future” (11:20). E nel versetto successivo: “Per fede, Giacobbe morente benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe, e adorò appoggiandosi in cima al suo bastone” (11:21). Genesi 49 riporta la benedizione di Giacobbe ai suoi 12 figli, e Deuteronomio 33 quella di Mosè alle dodici tribù d’Israele. Queste dichiarazioni non sono solo degli “auguri”, ma hanno un carattere profetico. In questo senso si avvicinano alle benedizioni espresse da Dio stesso.
2° La benedizione dei sacerdoti o dei conduttori d’Israele
La legge dava ai sacerdoti quest’istruzione: “Voi benedirete così i figli d’Israele, direte loro: «Il SIGNORE ti benedica e ti protegga! Il SIGNORE faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! Il SIGNORE rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace!»” (Numeri 6:23-26).
E ancora: “Il SIGNORE separò la tribù di Levi… per stare davanti al SIGNORE, per servirlo e per dare la benedizione nel nome di lui” (Deuteronomio 10:8). Qui c’è la consapevolezza che ogni vera benedizione viene da Dio.
Così, nel senso di un augurio, si vede Giosuè benedire Caleb (Giosuè 14:13) e, dopo la conquista di Canaan, benedire le due tribù e mezzo rimandandole alla loro eredità al di là del Giordano (22:6-8).
Quando il piccolo Samuele è condotto a Silo, per servire l’Eterno, il sacerdote “Eli benedisse Elcana e sua moglie e disse: Il SIGNORE ti dia prole da questa donna, in cambio del dono che lei ha fatto al SIGNORE!” (1 Samuele 2:20). È un augurio che Dio realizzerà in pieno.
Si vedono anche dei re benedire il popolo, augurando loro la benedizione divina. Dopo aver portato l’arca nella tenda che aveva costruita per lei, Davide offrì dei sacrifici, poi “benedisse il popolo nel nome del SIGNORE degli eserciti” (2 Samuele 6:18). Dopo la costruzione del tempio e la preghiera della dedicazione, Salomone “alzatosi in piedi, benedisse tutta l’assemblea d’Israele ad alta voce” (1 Re 8:55).
Anche ai tempi di Ezechia troviamo che “i sacerdoti e i Leviti si levarono e benedissero il popolo e la loro voce fu udita e la loro preghiera giunse fino al cielo, fino alla santa dimora del SIGNORE” (2 Cronache 30:27). Questo augurio ha valore di preghiera in favore del popolo.
Notiamo che tutto questo è caratteristico dell’Antico Testamento. Nel Nuovo non troviamo uomini col compito di benedire il popolo di Dio. Il Signore Gesù, al momento di essere elevato al cielo, ha alzato le mani benedicendo i Suoi discepoli (Luca 24:50-51), ma non ha affidato a nessuno dei Suoi servitori il compito di fare un gesto simile e di pronunciare una benedizione.
Parlando della benedizione che Melchisedec rivolse ad Abraamo, la Lettera agli Ebrei ci dice: “Ora, senza contraddizione, è l’inferiore che è benedetto dal superiore” (7:7). Questa dichiarazione si riferisce al tipo di benedizione che abbiamo appena considerato.
3° “Benedite e non maledite”
La parola benedire è anche utilizzata, nell’Antico come nel Nuovo Testamento, per esprimere delle buone parole rivolte da una persona ad un’altra, soprattutto un augurio o anche il desiderio di una benedizione divina. Questo caso si differenzia dai due precedenti, perché chi benedice non ha una posizione d’autorità particolare o di superiorità rispetto a colui cui si rivolge.
Vediamo alcuni esempi. La famiglia di Rebecca benedice la ragazza che sta per partire e formula per lei degli auguri (Genesi 24:60).
Naomi dice a sua nuora, parlando di Boaz: “Benedetto colui che ti ha fatto una così buona accoglienza!… Sia egli benedetto dal SIGNORE!” (Rut 2:19-20). Anche Boaz dirà a Rut: “Sii benedetta dal SIGNORE, figlia mia!” (3:10).
Davide aveva mandato dei messaggeri a Nabal con quest’augurio: “Salute! Pace a te, pace alla tua casa e pace a tutto quello che ti appartiene!” (1 Samuele 25:6). I suoi servitori avvertono Abigail, sua moglie: “Davide ha inviato dal deserto dei messaggeri per salutare (o benedire) il nostro padrone ed egli li ha trattati male” (v. 14).
Nello stesso ordine d’idee, vediamo Davide benedire Absalom (2 Samuele 13:25), Joab benedire Davide (14:22), Davide baciare e benedire Barzillai (19:39), e i servitori del re benedire Davide (1 Re 1:47).
Ai tempi di Neemia, “Il popolo benedisse tutti quelli che si offrirono volonterosamente di abitare a Gerusalemme” (Neemia 11:2).
Il Signore Gesù ha insegnato ai Suoi: “Benedite chi vi maledice” (Matteo 5:44; Luca 6:28), che significa: dite e fate del bene, a quelli che vi dicono e vi fanno del male.
L’apostolo Paolo riprende questa esortazione: “Benedite quelli che vi perseguitano; benedite e non maledite” (Romani 12:14). Egli stesso lo metteva in pratica: “Ingiuriati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; diffamati, esortiamo” (1 Corinzi 4:12).
Anche l’apostolo Pietro ci esorta a benedire: “Non rendete male per male od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite; poiché a questo siete stati chiamati affinché ereditiate la benedizione” (1 Pietro 3:9). Egli collega questa testimonianza alla benedizione divina di cui siamo eredi.
Osservazioni finali
Abbiamo dato alcuni punti di riferimento, ma non abbiamo esaurito l’argomento. Diciamo semplicemente che la Scrittura usa il termine benedire anche in casi diversi da quelli che abbiamo esaminato.
Dio benedice non solo gli uomini; per esempio, benedice “il settimo giorno” (Genesi 2:3), cioè lo mette da parte. Quando istituisce la cena a ricordo di Lui, il Signore Gesù prende del pane e “pronuncia la benedizione” (Matteo 26:26; Marco 14:22) o “rende grazie” (Luca 22:19). Queste espressioni si equivalgono. Benedire ha il significato di rendere grazie anche in 1 Corinzi 14:16. Quando l’apostolo Paolo parla del “calice della benedizione che noi benediciamo” (1 Corinzi 10:16), è come dire “il calice per il quale ringraziamo, o il calice per il quale benediciamo il Signore”.
L’idea di dire del bene è sempre unita alla parola “benedire”. Nei diversi casi in cui possiamo imbatterci, è il contesto che ci farà comprendere il vero significato del termine.
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