« Chi ha orecchi per udire, oda! »

(cf. Luca 14:35)

Henri Rossier – Il Messaggero Cristiano, 1943


O voi tutti, cristiani, su cui pesano le angoscie dell’ora presente, avete voi attraversato gli esercizi di cuore e di coscienza che le circostanze attuali debbono suscitare nei figli di Dio?

Avete voi riconosciuto il vostro peccato, i vostri falli e la necessità dei giudizi che si sono abbattuti sopra voi? Avete voi confessato che questi giudizi potevano trascinare la perdita definitiva della vostra testimonianza, se il Signore stesso non salvasse quest’ultima dalla rovina? Avete poi compreso, senza perdere fiducia in Lui, che se dal vostro lato tutto è crollato, Egli, il Dio Onnipotente, il Padre, dimora per sempre e che voi potete contare sulla sua grazia?

Poi, in mezzo a tutti questi esercizi d’animo, avete voi, senza odio e non avendo orrore che di voi stesso, guardato verso il Dio giusto che vede tutto, che punisce l’iniquità degli uomini, dei loro capi e dei loro principi, l’oppressione, la crudeltà, il tradimento e la menzogna — verso il Dio il cui governo non tiene il colpevole per innocente e che è «il Dio delle retribuzioni»? Siete voi giunto alla conclusione sua su tutte queste questioni vitali, sul vostro proprio stato, come su quello d’un mondo che «giace sotto il potere del maligno»?

Tre cose sono necessarie al popolo di Dio, quando ha peccato: l’umiliazione, la separazione dal male e la confessione. L’umiliazione senza separazione e senza confessione è un atto senza valore. La separazione senza umiliazione e senza confessione è un atto d’orgoglio spirituale, e non denota altra cosa che uno spirito settario. La confessione pubblica senza restrizione comprende necessariamente le due altre: perciò essa è sovente la cosa a cui i nostri cuori orgogliosi e disperatamente maligni hanno la più gran difficoltà ad acconsentire.

Se la confessione non ha luogo, la separazione manca di realtà, e sarà seguita a breve scadenza da una ricaduta, si tratti d’individui o di assemblee. Seguiamo l’esempio del povero popolo di Dio umiliato che gridava «ad alta voce» all’Eterno, al suo Dio!

Sì, «Tu sei stato giusto in tutto quello che ci è accaduto, poiché tu hai agito fedelmente, mentre noi abbiamo agito da malvagi» (Neemia 9:33).

Però, dopo la confessione del nostro peccato, il nostro cammino deve ricominciare su una base nuova: una separazione molto più reale e più effettiva dal mondo che ci aveva trascinati nel male, e in mezzo al quale dobbiamo ormai camminare come degli stranieri che ricercano un’altra patria.

E voi tutti anche, peccatori che Dio chiama per mezzo delle perdite, dei lutti, delle persecuzioni, dell’oppressione del nemico, delle angosce che sovente confinano con la disperazione, avete voi detto come il profeta: «è una grazia dell’Eterno che non siamo stati completamente distrutti… L’Eterno è la mia parte, io dico, perciò spererò in lui» (Lamentazioni di Geremia 3:22,24)?

Avete voi, dalla fossa degli abissi, invocato il nome dell’Eterno? (Lamentazioni 3:55).

Ah, se così è, siate certi che Egli vi darà quella risposta benedetta: «Il castigo della tua iniquità è finito!» (Lamentazioni 4:22).

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