Piccolo commentario del libro di Ruth

Jean Koechlin

Le citazioni bibliche di questo commentario fanno riferimento alla versione Giovanni Luzzi


Ruth

Capitolo 1, versetti da 1 a 14

Come un raggio di luce, dopo le fosche pagine del libro dei Giudici, Dio ci dà la storia di Ruth. Questo bel racconto ci insegna che la fede personale può esistere in tutti i tempi e presso tutti i popoli, e che Dio è sempre pronto a fare grandi cose per rispondere a questa fede.

Nei giorni in cui i giudici giudicavano, ecco un uomo, Elimelec, che fa come ognuno, «quel che gli pare meglio». Abbandona l’eredità dell’Eterno e fissa con i suoi la sua dimora nelle campagne di Moab, cioè fra i nemici del suo popolo. Non si guadagna nulla allontanandosi da Dio. Quale ne è il risultato per questa famiglia? La morte, le lacrime, la miseria, l’amarezza! Ed ecco Naomi, la vedova, con le sue due nuore, vedove esse pure, sulla via del ritorno. Triste ritorno? Sì, ma tuttavia felice ritorno per chi, a fine di risorse, volge verso Dio i suoi pensieri ed i suoi passi. Così il figliuol della parabola, nel paese lontano, ricordandosi del luogo ove può trovare pane in abbondanza, si alza e se ne ritorna alla casa paterna (paragonate vers. 6 con Luca 15:17). Questo si chiama la conversione; voi lo sapete! Ma, lettori e lettrici, lo sapete voi pure per esperienza personale?




Ruth
 

Capitolo 1, versetti da 15 a 22
Capitolo 2, versetti da 1 a 3

Orpa non è a lungo indecisa. Da un lato: la vedovanza, la povertà in compagnia d’una donna triste ed anziana, un popolo e un Dio sconosciuti; dall’altro: il suo proprio popolo, l’affetto dei suoi, i suoi idoli familiari con gioiose feste in loro onore. Le sue lacrime, presto asciugate, ci ricordano quel giovane che, perché preferiva le sue ricchezze, se ne andò tutto triste, invece di seguire il Signore. «Io ti seguiterò dovunque tu andrai» disse un altro uomo a Gesù. Ma Questi lo previene: «Il Figliuol dell’uomo non ha ove posare il capo» (Matteo 19:22; 8:19-20 — vedere anche Luca 14:25 e seguenti).

Ruth ha tutto ben calcolato; ha calcolato la spesa. La sua decisione è irrevocabile; è la scelta della fede. Si è affezionata a Naomi, ma soprattutto al suo popolo, al suo Dio. Senza guardare indietro, e neppure senza lasciarsi arrestare da timori a riguardo del futuro, si mette in cammino con la suocera e giunge a Bethlehem: Questo nome significa «casa del pane», un perfetto riparo contro la carestia spirituale. Là, con il permesso di Naomi va a cercare il proprio sostentamento. E Dio la conduce «fortuitamente» (ma con mano sicura) nei campi di Boaz, l’uomo che Egli ha preparato per darle consolazione e riposo.




Ruth

Capitolo 2, versetti da 4 a 16

Ruth non aveva ancora avuto da fare che coi servitori di Boaz. Ora ella incontra personalmente questo amico potente e ricco (vers. 1), «tipo», particolarmente bello, del Signore Gesù. Boaz evoca per noi l’Amico supremo, mansueto e pieno di compassione, Colui di cui Dio può dire al Salmo 89:19: «Ho posto del soccorso sopra un uomo potente» (versione corretta). — Osservatelo in quella città di Bethlehem (quella stessa ove il Signore doveva nascere) mentre benedice i suoi servitori e li dirige, vegliando a tutto, notando la povera spigolatrice, usando infine verso lei una grazia piena di delicatezza che dà fiducia alla giovane donna timorosa. La invita ad avvicinarsi, parla al suo cuore e la consola.

Bisogna che anche voi facciate l’esperienza che Ruth ha fatto: non basta conoscere i servitori del Signore: pastori, dottori o evangelisti, e di trovare presso di loro, qua e là, alcuni insegnamenti tratti dalla Parola di Dio. Dovete aver da fare personalmente con Gesù. Allora Egli stesso parlerà al vostro cuore. Vi farà comprendere ciò che Egli ha attraversato per voi quando venne quaggiù per soffrire e morire (quel grano arrostito del vers. 14). E vi sazierà del suo meraviglioso amore.




Ruth
 

Capitolo 2, versetti da 17 a 23
Capitolo 3, versetti da 1 a 13

Secondo quel che sta scritto in Levitico 23:22 e Deuteronomio 24:19, al tempo della mietitura, gli angoli del campo dovevano essere lasciati al povero, allo straniero e alla vedova che sarebbero venuti a spigolare. Ruth, la povera vedova forestiera, ha in certo qual modo un triplo titolo per approfittare di questa disposizione della grazia. Spigolare ci parla dell’attività necessaria onde l’anima nostra sia nutrita di quel che il Signore dà. E sovente è con l’aiuto dei servitori di Dio che ci permettono di entrare meglio nei suoi pensieri. Ciò richiede qualche sforzo, ma il Signore, vero Boaz, non sarà debitore, e darà «buona misura, premuta, scossa e traboccante…» (Luca 6:38). Ruth batte la sua raccolta e la porta a casa. Facciamo approfittare i nostri di quel che il Signore ci ha fatto godere nella sua Parola.

Avete notato la dedizione di Ruth verso Naomi. Ammirate ora la sua sottomissione alla suocera. Giovanette, che esempio vi dà Ruth! Ella fa tutto ciò che Naomi le chiede, la quale, dal canto suo, pensa al riposo e alla felicità della giovane (cap. 3:1). Ove trovare questo riposo e questa felicità se non ai piedi di Boaz, figura d’uno più grande di lui? Quanti sono andati a Gesù stanchi e aggravati e hanno trovato il riposo dell’anima loro! (Matteo 11:28-29).




Ruth
 

Capitolo 3, versetti da 14 a 18
Capitolo 4, versetti da 1 a 6

«Non v’è alcuno — afferma Gesù ai suoi discepoli — che abbia lasciato casa, o fratelli, o sorelle, o madre, o padre, o figliuoli, o campi, per amor di me… il quale… non ne riceva cento volte tanto…» (Marco 10:29-30, vedere anche Ebrei 6:10). Ruth non si era sbagliata nella sua scelta. Così non ha perduto la sua ricompensa. Boaz, che aveva chiesto per lei la benedizione dell’Eterno (cap. 2:12), sarà egli stesso il premio che ricompenserà la sua fede.

E così è di Gesù per i suoi. «Io rinunziai a tutte codeste cose… — scrive l’apostolo — affin di guadagnare…» che cosa dunque? Una ricompensa? No, «affin di guadagnare Cristo» (Filippesi 3:8).

Ma anzitutto è necessario qualche cosa. Bisogna che Ruth sia riscattata, e Boaz senza indugio si occupa di questo. Il parente più prossimo, nonostante il suo desiderio, non lo poteva (vers. 6). Ci fa pensare alla legge e alla sua incapacità quando si tratta di salvare gli uomini o d’introdurli nelle benedizioni di Dio. In Boaz invece abbiamo la grazia divina. Quando non c’è più nessun’altra risorsa, essa si rivela in una Persona: Gesù, il Redentore, cioè Colui che riscatta.




Ruth

Capitolo 4, versetti da 7 a 22

I nomi nella Bibbia hanno sovente un significato interessante. Ne è così in questo libro di Ruth. Abbiamo visto Naomi: le mie delizie, diventare Mara: amarezza (cap. 1:20). Mahlon, primo marito di Ruth, significa: mancanza, grande debolezza; mentre Boaz (il suo secondo sposo) vuol dire invece: in lui è la forza (vedere 1 Re 7:21). Ruth, infine, può tradursi, fra l’altro, con soddisfatta (1 Timoteo 6:6). Che nome magnifico!

Legato per natura ad uno stato di miseria e di debolezza totale, il peccatore è introdotto per grazia in una relazione con Cristo, l’Uomo celeste in cui è la forza e che solo può soddisfarlo pienamente. E questa grazia è ancora messa in rilievo dal fatto che il Moabita non aveva diritto d’entrare nella congregazione dell’Eterno (Deuteronomio 23:3). Ebbene, non soltanto Ruth è introdotta in Israele, ma farà parte della famiglia dei prìncipi di Giuda; diverrà la bisnonna del re Davide e avrà posto nella genealogia del Signore Gesù. È la stessa grazia, che ancora oggi fa entrare, senza alcun diritto, un peccatore nella famiglia di Dio, dandogli un Redentore.