Ricercare la volontà di Dio con onestà

di Mark Grasso

Dobbiamo essere onesti con noi stessi quando consideriamo l’argomento relativo alla conoscenza della volontà di Dio. Avere la pretesa di affermare: “voglio capire la volontà di Dio per la mia vita” può facilmente essere un eufemismo per dire: “voglio che Dio faccia qualcosa di grande nella mia vita e senza che mi costi troppi sacrifici”. Potremmo anche essere mossi da un certo senso di autostima: “Dio ha sicuramente un piano meraviglioso a mio riguardo e voglio che me lo riveli adesso”. Dio conosce i nostri pensieri, perfino quelli nascosti, che non abbiamo mai manifestato (1 Cronache 28:9; Ebrei 4:12). Pensiamo davvero che ci riveli la Sua volontà per le nostre vite, anche solo in parte, se abbiamo questo atteggiamento? Il pensiero di Dio riguardo a tali aspirazioni è molto chiaro: “Tu cercheresti grandi cose per te? Non le cercare” (Geremia 45:5).

Sicuramente è giusto cercare di conoscere la volontà di Dio, ma dobbiamo tenere bene a mente che la Sua volontà ha come fine la glorificazione di Cristo (Efesini 1:9-10). Con questo non vogliamo dire che Dio non si preoccupi di quello che succede nelle nostre vite, poiché la Bibbia dichiara che Egli si prende cura di noi (1 Pietro 5:7). Ma qualunque cosa Dio desideri per noi, avrà come scopo la gloria di Suo Figlio e non certamente la nostra. Qualsiasi richiesta venga fatta a Dio riguardo alla Sua volontà, dovrebbe essere esposta in piena armonia con i Suoi pensieri, come vengono rivelati nella Scrittura, e con il desiderio di contribuire alla lode, all’onore e alla gloria del Signore Gesù Cristo al momento della Sua apparizione (1 Pietro 1:7).

Una volta che la volontà di Dio viene rivelata, l’ubbidienza è una diretta conseguenza. Ciò che questo implica, tuttavia, dovrebbe essere riconosciuto ed accettato ancora prima di chiedere a Dio di rivelarcela. Che cosa succederebbe se la volontà di Dio per me fosse di perdere tutti i benefici che ho acquisito su questa terra – come ad esempio non avere un salario o non sposarmi e così via – e di sperimentare alcune delle tribolazioni di Cristo nella predicazione del vangelo o servendo l’assemblea, così come nel caso dell’apostolo Paolo (Atti 9:16; Filippesi 3:8; Colossesi 1:23-29)? Quale potrebbe essere la mia reazione se Egli mi dicesse che dovrò sopportare una vita di sofferenze per essere una benedizione per i miei fratelli e sorelle, così come capitò a Giuseppe? Forse la volontà di Dio implicherà un’esperienza simile a quella di Mosè, che dovette confrontarsi con le lamentele del popolo d’Israele nel deserto: potrebbe richiedere che io resti dove sono e faccia del mio meglio per servire nell’assemblea locale, anche se i fratelli e le sorelle talvolta sono difficili? Sarei soddisfatto se Dio mi spiegasse che la Sua volontà per me è semplicemente rendermi responsabile di un servizio che agli occhi degli uomini risulta umile, così come raffigurato dai figli di Merari che fra le altre cose dovevano prendersi cura dei picchetti e del cordame del tabernacolo (Numeri 3:36-37)?

Dobbiamo inoltre considerare che l’obbedienza può comportare anche il non fare qualcosa e rappresentare perciò una prova per la nostra carne. Potrei avere sul cuore un particolare “esercizio”, che di per sé potrebbe anche essere una cosa buona, ma Dio nella Sua assoluta sovranità potrebbe aver deciso che io non debba farlo. Davide dovette imparare questa lezione quando ebbe a cuore di costruire una casa a Dio (2 Samuele 7:1-13). Allo stesso modo il Signore potrebbe chiudere una porta che aveva aperto in precedenza (Apocalisse 3:7), cioè può fare in modo che un servizio giunga al termine.

Possiamo quindi affermare che non è legittimo chiedere a Dio di rivelarci la Sua volontà se non vi è in noi una disponibilità di cuore ad accettare quello che potrà comportare. Allo stesso tempo, dobbiamo stare attenti a non seguire l’esempio d’Israele nel fare grandi promesse d’obbedienza al Signore per poi scoprire che non abbiamo le capacità necessarie per portarle a termine (Esodo 24:3; 32).

C’è anche un altro aspetto rilevante dell’obbedienza. Sarebbe incoerente pregare il Signore di rivelarci la Sua volontà se la nostra vita non è già conforme ad essa in relazione a quanto è chiaramente insegnato nella Bibbia. Ad esempio, sei stato battezzato e ricordi la morte del Signore con i simboli che ci ha lasciato – cose che il Nuovo Testamento rivela essere il Suo desiderio per ogni credente? E che cosa dire del tuo cammino e del tuo comportamento giornaliero – fare del bene a coloro che sono nel bisogno (Ebrei 13:16), vivere una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità (2 Timoteo 2:2-3) e così via? Il nostro cammino quotidiano deve piacere a Dio (1 Tessalonicesi 4:1) e possiamo dire che uno dei principi di Dio è che la fedeltà nelle piccole cose porti alla responsabilità di cose maggiori. Consideriamo ad esempio Giosuè, che da aiutante di Mosè (Giosuè 24:13) divenne colui che condusse il popolo d’Israele nella terra promessa (Deuteronomio 1:38; Giosuè 1), oppure Stefano che iniziò servendo alle mense (Atti 6:2,5) e terminò il suo servizio terreno come portavoce di Dio verso Israele in un momento cruciale della loro storia.

Per quanto riguarda gli strumenti con cui Dio può comunicarci la Sua volontà, il principale è la Bibbia. Non abbiamo nessun diritto di aspettarci che Dio ci parli attraverso sogni o visioni (niente nelle epistole del Nuovo Testamento ci suggerisce che Dio utilizzi questi strumenti adesso, che il periodo di transizione descritto nel libro degli Atti è trascorso, e che abbiamo la Sua Parola completa) o che stabilisca il Suo piano riguardo alla restante parte della nostra vita su nostra richiesta. Egli desidera, piuttosto, che camminiamo ogni giorno della nostra vita in piena dipendenza da Lui in attesa che la Sua voce “dolce e sommessa” (1 Re 19:12) ci parli. Una volta compresa la Sua volontà, la nostra comunione pratica con Lui non dovrebbe terminare. Abbiamo bisogno della Sua guida per le modalità con le quali compiere la sua volontà, come nel caso dei discepoli per la preparazione della cena pasquale: il Signore prima di tutto disse di prepararla (Luca 22:8) e solo successivamente mostrò loro i dettagli sul come prepararla (Luca 22:10-12).

Non vi è alcun dubbio sul fatto che il Signore voglia guidarci. Il passo ben conosciuto “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo” è seguito da: “Prendete su di voi il mio giogo”. Che possiamo tutti essere incoraggiati a ricercare la Sua guida, a sottometterci ad essa e ad imparare che il Suo giogo è dolce ed il Suo carico leggero (Matteo 11:28-30).

Articolo tratto da Truth&Testimony  (01 – 2015), tradotto e pubblicato con il permesso dell’editore.