Vivere per la volontà di Dio

di André Ferrier

Poiché dunque Cristo ha sofferto nella carne, anche voi armatevi dello stesso pensiero, che cioè colui che ha sofferto nella carne rinuncia al peccato, per consacrare il tempo che gli resta da vivere nella carne non più alle passioni degli uomini, ma alla volontà di Dio” (1 Pietro 4:1-2).

 

Essere libero dal peccato
Nella sua prima lettera, Pietro ci parla della persona del Signore e delle sofferenze che ha sopportato per espiare i nostri peccati (1:19; 2:21-24; 3:18; 4:1; 5:1). Il primo versetto del capitolo 4, si collega al versetto 18 del capitolo 3: “Anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, lui giusto per gli ingiusti, per condurvi a Dio. Fu messo a morte quanto alla carne, ma reso vivente quanto allo spirito“.  Il Signore Gesù è andato fino alla morte e ha portato il giudizio che meritavamo per i nostri peccati, quindi ora, non ha più nulla a che fare con il peccato: la questione è stata risolta definitivamente tra Lui ed il Dio santo. In questo modo tutti coloro che beneficiano della sua opera alla croce sono posti su un terreno in cui il peccato non ha più spazio, per loro non è più questione di vivere ancora nel male poiché sarebbe in contraddizione con ciò che la loro fede ha compreso. Per ogni persona che si converte, si tratta di consacrare il tempo che gli resta da vivere nella carne non più alle passioni degli uomini, ma alla volontà di Dio (4:2).

Uniti a Cristo nella sua morte e risurrezione, non abbiamo più nulla a che vedere con il peccato. Paolo scrive ai Romani, parlando di Cristo: “Poiché il suo morire fu un morire al peccato; ma il suo vivere è un vivere a Dio. Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio in Cristo Gesù…Non prestate le vostre membra al peccato, come strumenti di iniquità, ma presentate voi stessi a Dio…e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio” (Romani 6:10-13). In un mondo ove regnano il peccato e l’ingiustizia, siamo chiamati a dimostrare che non è il peccato a regnare in noi, ma l’obbedienza a Dio e la giustizia pratica.

 

La volontà della carne e la volontà di Dio
Siamo stati liberati dalla schiavitù del peccato per essere consacrati a Dio e darci completamente a lui. Non si tratta di seguire una legge che ci costringa a fare questo o a non fare quello, ma semplicemente di fare ciò che piace a Dio, per amore di Colui che “ha dato sé stesso” per noi (Galati 2:20).

Nel numero dei quali anche noi tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne, ubbidendo alle voglie della carne e dei nostri pensieri” (Efesini 2:3), ma, avendo ricevuto una nuova vita attraverso il pentimento e la fede in Gesù Cristo, siamo chiamati a vivere diversamente. Le nostre aspirazioni sono differenti, non siamo più “schiavi del peccato“, ma abbiamo “ubbidito di cuore” alla Parola che Dio ci ha rivelato (Romani 6:17).
L’apostolo Giovanni ci dice: “Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo… Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi, e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo; e il mondo passa, con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Giovanni 2:15-17).

Discernere la volontà di Dio
All’inizio del capitolo 12 della lettera ai Romani, siamo esortati “per la misericordia di Dio” a “conoscere” la volontà divina. Questo implica da un lato il non conformarsi al mondo e, dall’altro, il crescere nella nostra intelligenza spirituale. Nutrendoci della Parola di Dio, concentrando i nostri pensieri su Cristo e sulle cose celesti e contemplandolo nella sua gloria (2 Corinzi 3:18), godremo della sua comunione e saremo in grado di discernere la volontà di Dio, che è sempre “buona, gradita e perfetta” (Romani 12:2). Il Signore ci “darà intelligenza in ogni cosa” (2 Timoteo 2:7).
Gesù disse ai suoi discepoli: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio” (Giovanni 15:15). Leggiamo quindi attentamente la Parola, supportati dalla preghiera, con l’intento di cercare il pensiero di Colui al quale siamo legati, di Colui che ci chiama suoi “amici”.

 

Comprendere la volontà del Signore
Non siate disavveduti, ma intendete bene quale sia la volontà del Signore“, dice Paolo agli Efesini (5:17). Dio dona sapienza e intelligenza, la sua istruzione è rivolta all’ uomo nuovo che, per natura, ama ciò che è secondo Dio e si trova In contrasto con l’uomo naturale che invece non può ricevere l’insegnamento di Dio. Comprendere la volontà del Signore richiede uno stato spirituale sano e se desideriamo sinceramente fare ciò che Dio ci chiede, Egli ci istruirà e ci guiderà. “Io ti istruirò e ti insegnerò la via per la quale devi camminare; Io ti consiglierò e avrò gli occhi su di te” (Salmi 32:8). Se, al contrario, siamo guidati dalla nostra volontà, secondo le circostanze, Dio dovrà usare la “briglia” e il “morso” per ricondurci sul sentiero in cui desidera vederci camminare (versetto 9).

Giacomo ci esorta a dire: “Se Dio vuole, saremo in vita, faremo questo o quest’altro” (4:15). Per ciascuno dei nostri progetti, cerchiamo di esaminare davanti a Dio il valore delle motivazioni che ci guidano e facciamo attenzione a non prendere decisioni per poi cercare solo successivamente l’approvazione del Signore. Pensiamo al Servo perfetto che poteva veramente dire: “Io ho sempre posto il Signore davanti agli occhi miei” (Salmi 16:8). Quando Gesù fu informato della malattia di Lazzaro, non andò subito a Betania, ma aspettò l’ordine dal Suo Padre (Giovanni 11:6, 15).

 

Stare ben saldi in tutta la volontà di Dio
Epafra pregava a favore dei credenti di Colosse, Laodicea e Ierapoli, affinché fossero “saldi …. Completamente disposti a fare la volontà di Dio (Colossesi 4:12-13). All’inizio della lettera, Paolo indica il soggetto delle sue preghiere per questi credenti: “Perciò anche noi, dal giorno che abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi e di domandare che siate ricolmi della profonda conoscenza della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio” (1:9-10).

Il nostro desiderio deve essere quello di cercare con attenzione la “sapienza dall’alto“, rivolgendoci con fede a Dio “che dona a tutti liberamente” (Giacomo 1:5; 3:17). La nostra fiducia in Lui per guidarci e la sicurezza che ci ascolta sono legate alla pietà e all’obbedienza: “ma se uno è pio e fa la volontà di Dio, egli lo esaudisce” (Giovanni 9:31). Non esitiamo a supplicare il Signore prima di intraprendere un servizio per Lui, per essere “bene assicurati” in tutta la Sua volontà. Poi aspettiamo con pazienza che ci mostri il cammino che ha scelto per noi. “Chi è l’uomo che teme il SIGNORE? Dio gl’insegnerà la via che deve scegliere” (Salmi 25:12).

In molte occasioni, l’apostolo Paolo si affida alla volontà di Dio. Così, lasciando Efeso per andare a Gerusalemme, disse ai fratelli che sarebbe tornato da loro “Dio volendo” (Atti 18:21). Scrivendo ai credenti di Roma, chiede nelle sue preghiere che possa andare da loro “per volontà di Dio” (Romani 1:10), e alla fine della sua lettera esprime lo stesso desiderio: “in modo che, se piace a Dio, io possa venire da voi con gioia ed essere confortato insieme con voi” (15:32).

 

Fare la volontà di Dio
Conoscere la volontà del Signore, rivelata dalla sua Parola, comporta la responsabilità di compiere ciò che Egli ci chiede. Gesù disse ai suoi discepoli: “Se sapete queste cose, siete beati se le fate” (Giovanni 13:17). Dobbiamo fare attenzione a non trascurare di compiere ciò che sappiamo essere secondo il pensiero di Dio, poiché il Signore desidera che la nostra relazione vitale con Lui sia manifestata. Ci disse: “Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre” (Marco 3:35).

L’autore della lettera agli Ebrei conclude la sua lettera esprimendo questo desiderio: “Il Dio della pace… vi renda perfetti in ogni bene, affinché facciate la sua volontà” (Ebrei 13:20-21). Prima di questo, li aveva esortati alla fiducia e alla pazienza, affinché, “affinché fatta la volontà di Dio”, ricevessero “quello che vi è stato promesso” (Ebrei 10:35-36). Dio desidera produrre in noi “ciò che è gradito davanti a Lui, per mezzo di Gesù Cristo” (Ebrei 13:21).

Durante la sua conversione, Saulo di Tarso udì da Anania: “Il Dio dei nostri padri ti ha destinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ascoltare una parola dalla sua bocca; poiché tu gli sarai testimone davanti tutti gli uomini delle cose che hai viste e udite” (Atti 22:14-15). Come nuovo apostolo di Gesù Cristo, agì subito secondo la volontà di Dio. “Non si consigliò con nessun uomo”, non andò a Gerusalemme dai suoi predecessori apostoli, ma si recò in Arabia (Galati 1:15-17), dove il Signore lo preparò per il suo ministero speciale: annunciare la grazia alle nazioni e rivelare il mistero della Chiesa.

 

Fare la volontà del Signore nel nostro lavoro
Servi, ubbidite ai vostri padroni secondo la carne con timore e tremore, nella semplicità del vostro cuore, come a Cristo, non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo, facendo la volontà di Dio di buon animo, servendo con benevolenza, come se serviste il Signore e non gli uomini; sapendo che ognuno, quando abbia fatto qualche bene, ne riceverà la ricompensa dal Signore, servo o libero che sia. Voi, padroni, agite allo stesso modo verso di loro astenendovi dalle minacce, sapendo che il Signore vostro e loro è nel cielo e che presso di lui non c’è favoritismo…” (Efesini 6:5-9). Queste esortazioni si rivolgono a tutti i credenti, che si trovino nella posizione di servitori o di padroni, poiché siamo tutti “servi di Cristo”. Dobbiamo rispettare l’autorità dei nostri superiori e svolgere il nostro lavoro con la certezza che Dio vede tutto e che la fedeltà nell’adempimento della Sua volontà sarà ricompensata un giorno. Parlando agli schiavi che servono il loro padrone “di cuore”, l’apostolo Paolo disse: “Servite Cristo, il Signore!” (Colossesi 3:24). Se realizziamo di servire un Maestro che ci ama e a cui dobbiamo tutto, faremo “di cuore” la Sua volontà, con amore e gratitudine.

 

Soffrire nel fare la volontà di Dio
Infatti è meglio che soffriate per aver fatto il bene, se tale è la volontà di Dio, che per aver fatto il male” (1 Pietro 3:17). “Perciò anche quelli che soffrono secondo la volontà di Dio affidino le anime loro al fedele Creatore, facendo il bene” (1 Pietro 4:19). Come i destinatari di questa lettera dell’apostolo, potremmo essere “afflitti da svariate prove” che possono mettere alla prova la nostra fede e recarci sofferenza (1 Pietro 1:6), ma possiamo tranquillamente affidarci al nostro Sovrano Pastore che si prende cura di noi, non dubitando mai della sua fedeltà quando permette che attraversiamo tali afflizioni. Il salmista dichiarò: “Io so o Signore!… che mi hai afflitto nella tua fedeltà” (Salmi 119:75)., anche noi dovremmo saper dire con sottomissione, come il Signore Gesù: “Sì, Padre, poiché così ti è piaciuto” (Matteo 11:26).

Le sofferenze sono “per breve tempo“, e “se è necessario” (1 Pietro 1:6). Dio ci mette alla prova sulla terra al fine di un risultato eterno, affinché la prova della nostra fede “sia motivo di lode, di gloria e di onore, al momento della manifestazione di Gesù Cristo” (versetto 7). L’intensità della prova, paragonata al “fuoco” (1 Pietro 4:12), non cancella la gioia del cristiano, poiché il Signore stesso ne è la fonte. Che questa “gioia ineffabile e gloriosa” (1 Pietro 1:8) possa essere assaporata attraverso “le sofferenze del tempo presente“, che molti dei nostri fratelli e sorelle stanno sperimentando oggi, mentre aspettano “la gloria deve essere manifestata a nostro riguardo” (Romani 8:18).

Lasciamoci penetrare profondamente dall’insegnamento dei versetti che abbiamo ricordato. Che il nostro ardente desiderio sia conoscere la volontà di Dio e, ancora di più, farla!

Tradotto e adattato da Le Messager Evangélique

Ricercare la volontà di Dio con onestà

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