Commentario del libro di Sofonia

di Alessio Pancani

Edizioni Il Messaggero Cristiano

Prefazione
Circa 2.650 anni fa, un profeta di nome Sofonia iniziò il suo ministerio per ordine dell’Eterno.
Il significato del suo nome è rassicurante ma altrettanto non si può dire del messaggio che reca.
E’ uno scritto molto attuale come del resto tutta la Parola di Dio. La sua profezia si rivolge a un popolo doppio di cuore che non tiene conto degli avvenimenti permessi da Dio e attraverso i quali ha manifestato la sua pazienza. Sofonia parla della fine di questa pazienza e dei giudizi avvenire, e ce li presenta con un carattere particolare.
Il suo ministerio si svolge sotto il re Giosia, un re pio, insolito per la precocità della sua chiamata (“aveva otto anni quando cominciò a regnare”, 2 Cronache 34:1); secondo solo a Joas che incominciò a regnare all’età di sette anni) e del suo operare. Apparentemente, le cose andavano bene sotto il suo regno; ma ciò che occorre all’uomo non è soltanto una buona guida ma anche un nuovo cuore.

Introduzione
Il nome del profeta è Se pan-Yah, che può significare sia “Jahveh mette al sicuro” (o “tesoro di Jahveh”, o Jahveh lo ha nascosto, nel senso di protetto) oppure, come riportato dalla Young Concordance, “Jahveh è tenebre” con evidente allusione alla severità dei suoi giudizi.
Sofonia non è menzionato in nessun’altra parte della Scrittura e quello che sappiamo di lui è ciò che è scritto nel primo versetto del suo libro. La sua profezia è per il regno di Giuda e si colloca fra il 638-608 a.C. durante i regni di Nabopolassar (625-605 a.C.) e Nabucodonosor (605-562 a.C.).
In questo periodo di prove e difficoltà, il regno di Giuda, ebbe la fortuna di avere un re pio, Giosia, che guidò il popolo in un notevole risveglio religioso. Giosia a dodici anni iniziò a purificare Guida e Gerusalemme. A diciotto anni, ordinò la restaurazione della casa dell’Eterno e fu allora che si trovò il libro della legge. Egli riuscì ad imporre una linea di condotta pia, ma non poté cambiare il cuore del popolo, perché la natura umana non la si può migliorare e una legge severa serve solo a mascherare la realtà; ciò che è vecchio deve morire, bisogna nascere di nuovo.

Giosia, essendo rimasto turbato dalle parole lette nel Libro della legge, chiede che si consulti l’Eterno.

Quei tempi, come abbiamo detto, erano tempi di distretta e di debolezza. Hulda è profetessa e queste sono le parole che l’Eterno fa annunziare per bocca sua: “Così dice il Signore Iddio d’Israele: Dite all’uomo che vi manda da me: Così dice il Signore: Ecco, io farò venire delle sciagure su questo luogo e sopra i suoi abitanti, farò venire tutte le maledizioni che sono scritte nel libro, ch’è stato letto in presenza del re di Giuda. Poiché essi mi hanno abbandonato ed hanno offerto incenso ad altri dei per provocarmi ad ira con tutte le opere delle loro mani; perciò la mia ira si è accesa contro questo luogo e non si spegnerà.” (2 Cronache 34:22-25).
La profetessa annuncia dunque un giudizio contro Gerusalemme e i suoi abitanti, ma aggiunge che Dio aveva visto il pentimento e il ravvedimento del re, e per questo i suoi occhi non avrebbero visto tutte le sciagure preannunciate.
L’Eterno è sempre pronto ha salvare, a proteggere e a mettere al sicuro dai giudizi futuri quanti si umiliano, lo cercano e confidano in Lui. Anche il profeta Geremia iniziò il suo ministerio in questo periodo, verso il 627 a.C.
Non sappiamo se le parole e lo scritto di Sofonia abbiano esercitato un’influenza sulla formazione del re Giosia; certo è che la descrizione del giorno dell’Eterno è molto forte e viva, come lo è il suo richiamo al ravvedimento: “Cercate il Signore voi tutti, umili della terra, che mettete in pratica i suoi precetti! Cercate la giustizia, cercate l’umiltà! Forse sarete messi al sicuro nel giorno dell’ira del Signore.” (2:3).
Nel capitolo 1° al versetto 4 si fa menzione di un giudizio che sarebbe caduto sui “preti degli idoli”, e questo fa supporre che lo scritto sia anteriore al risveglio di Giuda operato dal re Giosia, fra il suo ottavo e dodicesimo anno.
Il contenuto del libro si divide in tre parti:

  1. Giudizio futuro (cap.1)
  2. Salvezza per mezzo del pentimento (cap. 2 e 3:1-8)
  3. Promesse (cap. 3:9-20)

Carattere
Apparentemente Sofonia non è un grande profeta, e si direbbe che la distanza fra lui e Isaia, Geremia o Osea sia enorme. Eppure il suo scritto è ricco di contenuti e di carattere e sarebbe un grave errore considerarlo una parte di secondaria importanza o da leggere di rado.
Certo può capitare che alcuni scritti della Parola non ci siano chiari, che non si afferri il messaggio di un certo profeta, ma questa è e rimane solo una nostra mancanza. La Scrittura non contiene libri inutili, o che non siano scritti per il nostro ammaestramento.
Lo scopo di questo libro è di promuovere il pentimento e volgere il cuore di Giuda verso l’Eterno.
La descrizione che dà del giorno dell’Eterno non ha uguali nella Scrittura.
Alcuni poemi del Medio Evo hanno tratto spunto proprio da questo scritto come il “Dies irae”, attribuito a Tommaso da Celano.

Sofonia non separa il popolo d’Israele dalle nazioni, ma presenta un giudizio che cadrà colpendo entrambi, perché ormai hanno in comune gli stessi caratteri. Non si può più fare una distinzione, essendo in uguale misura corrotti e idolatri, e andranno incontro insieme, a quel terribile giorno: il gran giorno dell’Eterno.
Io metterò gli uomini (tutti senza distinzione) nell’angoscia, ed essi brancoleranno come ciechi, perché hanno peccato contro il SIGNORE .” cap.1 ver,17.
Sofonia descrive in modo singolare questo avvenimento, probabilmente anche a causa della sua stirpe come, vedremo nel capitolo 1 versetto 1.
Al capitolo 1 versetto 12 c’è chi dice “ L’Eterno non fa né bene né male.”, praticamente l’Eterno non fa nulla! “Lo stolto ha detto in cuor suo non c’è Dio.” Salmo 14,1.
Che nessuno s’illuda “il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte” (1 Tessalonicesi 5:2).
Quando nessuno approfitterà più della pazienza di Dio, quando gli uomini passeranno davanti alla sua grazia con totale indifferenza, Dio interverrà, e lo farà in un giorno d’ira, tenebre e desolazione.
Il “giorno dell’Eterno” nell’Antico Testamento è quello che in 1 Tessalonicesi 5:2 e in 2 Pietro 3:10 è definito il “giorno del Signore” che “verrà come un ladro”. Un giorno di giudizio e di vendetta. Il giorno di Cristo (o Signore Gesù Cristo) è invece il giorno in cui i credenti saranno manifestati (Filippesi 1:6- 2:16 1 Corinzi 1:8, 3:13 ecc). Il termine “giorno del Signore” presenta il carattere di questo giorno in rapporto con il mondo, mentre il “giorno di Cristo” ce lo presenta in rapporto con i credenti.
E’ lo stesso giorno, ma gli effetti sono completamente diversi, e la differenza l’ha fatta colui che si definisce “il granello di frumento caduto in terramorto, per produrre molto frutto.

Capitolo 1

1:1 “Parola del SIGNORE rivolta a Sofonia, figlio di Cusi, figlio di Ghedalia, figlio d’Amaria, figlio d’Ezechia, al tempo di Giosia, figlio d’Amon, re di Giuda.”
E’ interessante che il passo presenti la discendenza del profeta risalendo nientedimeno che di quattro generazioni per arrivare ad Ezechia.
Bisogna ricordare che il nome Ezechia non era comune in Israele e il passo sembra voglia condurci proprio alla menzione di questo avo, il che ci fa pensare che il profeta fosse di sangue reale.
La descrizione del giorno dell’Eterno si rimane colpiti dal suo modo, così singolare, di presentarlo.
Egli non descrive, come altri profeti, le sofferenze del Messia e le sue glorie future, ma parla della venuta del Re in potenza. Colui che sulla veste e sulla coscia porta scritto “Re dei Re Signore dei Signori” (Apocalisse 19:16). Ed è singolare che per portare questo messaggio, per renderlo più incisivo e penetrante, Dio abbia scelto un discendente della famiglia reale.
Chi meglio di Sofonia poteva parlare di questo avvenimento? Ma prima di parlare di giudizio bisogna far sapere che esiste un “rifugio” un “luogo sicuro” dove vi è protezione, e il nome Sofonia significa anche questo.
Al di fuori di questo non vi è che condanna. v.1-3

1:2 “«Io distruggerò ogni cosa dalla faccia della terra», dice il SIGNORE. 3 «Distruggerò uomini e bestie; distruggerò gli uccelli del cielo e i pesci del mare, gli intoppi assieme agli empi, ed eliminerò gli uomini dalla faccia della terra», dice il SIGNORE.
Come abbiamo visto nell’introduzione, il giudizio sarà totale Qui sono menzionate le quattro classi di esseri viventi che costituiscono l’insieme della creazione animata della terra. Giuda si è corrotto ed al pari delle nazioni si è fatto degli dei. “Ha mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili” (Romani 1:23). Anche il Libro del Deuteronomio ci viene in soccorso per farci comprendere questi passi:
Affinché non vi corrompiate e non vi facciate qualche scultura, la rappresentazione di qualche idolo, la figura di un uomo o di una donna, la figura di uno degli animali della terra, la figura di un uccello che vola nei cieli, la figura di una bestia che striscia sul suolo, la figura di un pesce che vive nelle acque sotto terra.” (4:16-18).
Chi sa se al re Giosia, sentendo la lettura di questo brano, non siano passate sotto gli occhi le forme dei numerosi idoli che ormai si trovavano da ogni parte nel suo regno. Possiamo notare come vi sia una scala che scende nella storia dell’essere umano che abbandona Dio. S’inizia con una figura d’uomo per giungere all’immagine del pesce che vive nelle acque sotto il livello della terra. Il cammino d’allontanamento non conosce ostacoli e l’uomo è disposto a farsi immagini di esseri viventi ben al di sotto dello stadio umano pur di allontanarsi dal vero e unico Dio. Ma gli idoli saranno abbattuti, gli dei che l’uomo si è fatti cadranno. Niente potrà resistere davanti al giudizio di Dio. “Dove sono i tuoi dei che ti sei fatti? Si alzino, se ti possono salvare nel tempo della tua sventura!” (Geremia 2:28).
L’ammonimento che giunge per bocca di Sofonia è molto serio. Questi idoli non potranno salvare nessuno nel giorno dell’ira.
C’è forse una nazione che abbia cambiato i suoi dei, sebbene non siano dei? Ma il mio popolo ha cambiato la sua gloria per ciò che non giova a nulla.” (Geremia 2:11).
Esistono nazioni che conservano gelosamente i loro dei, benché abbiano delle orecchie che non odono e bocche che non parlano. Israele ha abbandonano l’Eterno, per ciò che non giova a nulla.

Abbiamo letto: “ Distruggerò … gli intoppi” (o gli scandali). Lo “scandalo” era la parte della trappola alla quale si applicava l’esca. In senso figurato, farò sparire i tranelli, i lacci, le occasioni di caduta, i culti idolatri assieme agli empi che li praticano.

1:4 “«Stenderò la mano su Giuda e su tutti gli abitanti di Gerusalemme; eliminerò da questo luogo quanto rimane di Baal, il nome dei preti degli idoli, con i sacerdoti,…”
Quando il popolo di Dio rendeva fedelmente testimonianza, produceva un grande effetto sulle nazioni vicine. Al tempo di Sofonia tutto andava male in Giuda, e il giudizio era imminente. Dio aveva permesso agli Assiri di condurre in cattività quelli del regno d’Israele, le dieci tribù, e di disperderle fra le nazioni. Anche Giuda sarà giudicato perché ha peccato nello stesso modo di Israele e delle nazioni. Aveva conoscenza dell’unico vero Dio, eppure si era eletto dei preti degli idoli. Dio non può tollerare una tale promiscuità, cioè il nome dell’Eterno unito a quello degli idoli. Non era tollerabile allora e non lo è neppure oggi. “Così, perché tu sei tiepido e non sei né freddo né fervente io ti vomiterò dalla mia bocca.” (Apocalisse 3:16). Eppure, l’ultimo aspetto della chiesa sarà proprio la tiepidezza. Laodicea significa “che piace al popolo”. Israele, che doveva essere il sale della terra era diventato insipido ed era stato gettato via per essere calpestato. Così pure la chiesa professante subirà il giudizio di Dio. Laodicea esiste già, e il Signore non trova più posto in essa; infatti sta fuori della porta e picchia, affinché qualcuno si affretti ad accoglierlo.
Di lì a pochi anni, il pio Giosia avrebbe rimosso da Giuda gli idoli di Baal e i suoi preti; e un’anticipazione di ciò che il Re dei re farà prima d’instaurare il suo regno. Fintanto che vi sarà una testimonianza sincera e viva, Dio concederà tempo alle genti e il giudizio sarà ritardato; ma quando questa verrà meno, allora Cristo tornerà, prima per prendere i suoi e poi per eseguire il giudizio e stabilire il suo regno.

1:5 “…quelli che si prostrano sui tetti davanti all’esercito celeste, quelli che si prostrano e giurano per il SIGNORE, e poi giurano anche per Malcam, 6 quelli che si allontanano dal SIGNORE, e quelli che non cercano il SIGNORE e non lo consultano.

Che strano! Dio aveva posto nel creato gli astri come testimonianza della sua gloria; e l’essere umano invece di volgere lo sguardo verso il Creatore di questi, li ha adorati come dei. E quello che è ancora più strano è che ciò fosse fatto fra il popolo del Signore. Sui tetti delle case, che allora erano piani e servivano da terrazze, si ergevano altari per far bruciare profumi “all’esercito del cielo”.

Ognuno ha nel proprio cuore un luogo che crede nascosto, ma che Dio ben vede; ed è lì che l’essere umano manifesta la propria realtà, la propria statura. I Giudei erano giunti ad unire il culto di Baal, di Malcam (nome che significa “il loro re”) e dell’esercito celeste, al culto di Jahveh, l’unico e solo vero Dio. Dio aveva pazientato inviando profeti e mettendo Giuda in difficoltà,ma non era servito a nulla. Non c’era stato pentimento e il cuore del suo popolo si era rivolto ancora di più verso gli idoli delle nazioni vicine. Dio allora fa annunziare il termine della sua pazienza: distruggerà tutto ciò, come abbiamo già visto: gli animali, uccelli e i pesci (v.3), tutti idoli verso i quali il cuore del popolo si era rivolto e sui quali fondavano la loro speranza.

In questi versetti 3 e 4 possiamo individuare cinque classi di persone:

  1. (v.4) Chi praticava il culto di Baal e seguiva i suoi preti, diremo chi pratica apertamente e dichiaratamente l’apostasia.
  2. (v.5) Chi si prostrava sui tetti davanti all’esercito celeste, probabilmente di notte, di nascosto.
  3. (v.5) Chi giurava per il Signore e per Malcam. Contemporaneamente. Doppi di cuore che pensano fosse possibile servire due padroni, senza sapere che “ o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro”. (Matteo 6:24).
  4. (v.5) Quelli che si allontanavano dal Signore, che avevano avuto una certa conoscenza ma si erano sviati! Aver praticato ciò che è bene per un tempo non conta perché “… vale più la fine di una cosa che il suo principio” (Ecclesiaste 7:8).
  5. (v.5) Quelli che non cercavano e non consultavano Dio, agnostici senza fede alcuna, totalmente indifferenti, uomini freddi, per i quali la parola del Signore non ha nessun significato.

Nessuno di questi sfuggirà. Il giorno dell’Eterno colpirà ciascuno di loro e sarà terribile. Ovunque si nascondano saranno raggiunti dall’ira di Dio e dell’Agnello.

1:7 “Tacete davanti al Signore, DIO, poiché il giorno del SIGNORE è vicino, poiché il SIGNORE ha preparato un sacrificio, ha consacrato i suoi invitati.

  • “…siano confusi gli empi, sian ridotti al silenzio nel soggiorno dei morti.” Salmo 31:17
  • Isole fate silenzio davanti a me… le isole lo vedono e sono prese da paura.” Isaia 41:1-5
  • Siediti in silenzio e va nelle tenebre figlia dei Caldei.” Isaia 47:5
  • “… grande sarà il numero dei cadaveri; saranno gettati dappertutto, in silenzio, dice il Signore Dio.” Amos 8:3
  • “Ma il Signore è nel suo tempio santo; tutta la terra faccia silenzio in sua presenza .” Abacuc 2:20
  • io tremo ad ogni passo; aspetto in silenzio il giorno dell’angoscia.” Abacuc 3:16
  • “Ogni creatura faccia silenzio in presenza del Signore.” Zaccaria 2:13

Questo ordine di tacere è imperativo e non lascia spazio a nessuna azione. Ormai è tardi; non resta che fare silenzio. I passi qui sopra riportati ci insegnano proprio questo. Viene un momento, dopo che la pazienza di Dio si è esaurita, che non vi è nessuna altra possibilità se non quella di stare in silenzio davanti a Lui in attesa del suo giusto castigo. Quando il giorno del Signore inizia ogni speranza è persa. E’ un giorno che viene all’improvviso, giorno di rovina, d’angoscia, di tenebre, di desolazione. Che descrizioni terribili vengono fatte dai profeti per quel giorno senza speranza! “Il Signore ha preparato un sacrificio…”. In realtà, prima che i giudizi di Dio cadano sul mondo e su Israele, Dio ha già fatto “la sua offerta”: Gesù Cristo l’Agnello di Dio, l’unica via di salvezza, l’unico nome che sia dato agli uomini per il quale si può essere salvati. Ma per quanti non avranno tenuto conto, per quanti avranno trascurato una così grande salvezza, non resterà che il giudizio e un giudizio spaventoso …eterno. “Ha preparato un sacrificio, ha consacrato i suoi invitati”; il sacerdote che compie il sacrificio è Dio; e le vittime, questa volta, sono gli abitanti di Giuda, infedeli ed apostati!

1:8 “Nel giorno del sacrificio del SIGNORE io punirò tutti i principi, i figli del re, e tutti quelli che si vestono di abiti stranieri”.

Il giudizio inizia dall’alto, secondo il grado di responsabilità. In primo luogo colpirà i principi, i figli del re, ma non il re stesso, così come la profetessa Hulda aveva annunciato. Il re sarà risparmiato, poiché dice Dio “Poiché il tuo cuore è stato toccato, poiché ti sei umiliato davanti a Dio, udendo le sue parole… anch’io ti ho ascoltato, te ne starai in pace… i tuoi occhi non vedranno tutte queste sciagure.” (2 Cronache 34:27-28). Il giudizio di Dio non colpirà tutti indiscriminatamente, ma solo quanti si saranno resi colpevoli e non avranno ascoltato le sue parole.

Il primo suonò la tromba, e grandine e fuoco, mescolati con sangue, furono scagliati sulla terra. Un terzo della terra bruciò, un terzo degli alberi pure e ogni erba verde fu arsa.” (Apocalisse 8:7).

Grandine e fuoco mescolati con sangue. Ecco il giorno del giudizio. Gli alberi saranno arsi; i grandi della terra cadranno sotto il fuoco e con loro se ne andrà anche il benessere, la prosperità, la ricchezza (l’erba verde). Vi sono di quelli che vestano abiti stranieri, (cioè i pagani) i quali hanno introdotto usanze e pratiche non conosciute prima, e che si comportano e camminano in modo ben diverso da quello che era praticato e insegnato.

1:9 “Quel giorno punirò tutti quelli che saltano la soglia, che riempiono di violenza e di frode le case dei loro padroni”.

La soglia, il limitare di una casa, era considerata la dimora prescelta degli spiriti. Circa duecento anni prima era accaduto un fatto molto singolare. In 1 Samuele 5:1-5 leggiamo: “I Filistei, quindi, presero l’arca di Dio e la trasportarono da Eben-Ezer a Asdod; presero l’arca di Dio, la portarono nella casa di Dagon (il loro idolo) e la misero accanto a Dagon. E il giorno dopo, gli Asdodei, alzatisi di buon’ora, trovarono Dagon caduto con la faccia a terra, davanti all’arca del SIGNORE. Presero Dagon e lo rimisero al suo posto.” La stessa cosa era avvenuta il giorno successivo:” la testa e le due mani di Dagon erano mozzate, sulla soglia. Perciò, fino al giorno d’oggi, i sacerdoti di Dagon e tutti quelli che entrano nella casa di Dagon a Asdod non mettono il piede sulla soglia”.

I principi e i sacerdoti avevano ben capito, in quell’occasione, quanto grande e potente fosse il Dio d’Israele, ma dopo che l’arca era stata restituita, tutto era tornato come prima. Avevano dimenticato in fretta ciò che Dio aveva fatto, ma era rimasta questa pratica, questo timore superstizioso riguardo alla soglia della casa.

La terza categoria di persone che saranno colpite sarà dunque costituita da quanti si credono ricchi o si sono arricchiti, che confidano nelle loro ricchezze e credono di non avere bisogno di nulla. In primo luogo i principi (v.7), che dovrebbero essere un punto di riferimento, una guida. Seguono quanti propongono un modello nuovo di essere, un modello estraneo di “vestirsi”, sebbene di “abito” ne esista uno solo, quello che è raffigurato nelle tuniche di pelle con le quali Dio vestì Adamo ed Eva caduti nel peccato, e che è Cristo (Genesi 3:21).

Poi sono nominati i ricchi, quelli che per i beni che possiedono, o anche per doti naturali o conoscenza sono ritenuti tali. Tutti hanno fallito e sono stati trovati mancanti.

1:10 “«Quel giorno», dice il SIGNORE, «si alzerà un grido dalla Porta dei Pesci, un urlo dal quartiere nuovo, e un gran fracasso dalle colline».”

1:11 “Urlate, abitanti del Mortaio, perché tutti i mercanti sono spazzati via, tutti quelli che erano carichi di denaro sono sterminati.

La Porta dei Pesci è divenuto un luogo di mercato, ma dobbiamo chiederci quali fossero le cose delle quali si faceva commercio presso questa porta. Essa è figura dell’Evangelo che doveva essere predicato, di quella rete gettata nel mare del mondo in vista di una pesca fatta per la salvezza delle genti.

Voi avete fatto della casa del Padre mio una spelonca di ladroni.” ebbe a dire il Signore.

In Apocalisse 18, fra le cose di cui fa commercio Babilonia, la madre delle meretrici, ci sono anche i corpi e le anime degli uomini. E’ terribile essere giunti a tanto, aver ribaltato completamente le aspettative di Dio. Il Mortaio del v.11 era una parte della città posta in basso, in un luogo incavato (il nome è forse dovuto alla sua forma) dove, come leggiamo, si trovavano i mercanti. E’ strano questo riferimento: una parte bassa che ci ricorda molto la caratteristica di Gerico, chiamata Mortaio, uno strumento usato per triturare, spezzare. In un luogo simile non vi è compassione, non si alza lo sguardo per cercare Dio. Eppure sono tutti carichi di denaro. Dio aveva dato molto al suo popolo e poteva esserci abbondanza in Giuda. Ma pari al servitore di Matteo 25, costoro hanno nascosto il loro talento sotto terra. Hanno scavato fino a creare un simile luogo: il Mortaio.

1:12 “In quel tempo io frugherò Gerusalemme con le torce e punirò gli uomini che, adagiati sulle loro fecce, dicono in cuor loro: «Il SIGNORE non fa né bene né male».” Impossibile sfuggire alla luce di Dio. Egli “metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori.” (1 Corinzi 4:5). Il Signore è una fonte di luce così grande da mettere a nudo tutto ciò che in noi è tenebroso. Niente potrà sfuggirgli. Ogni angolo sarà rischiarato, ogni disegno del cuore, ogni pensiero sarà reso manifesto. I fratelli di Giuseppe in Genesi 42:11 dicono di se stessi “siamo gente sincera”. Nonostante avessero venduto il loro fratello e fatto credere al padre Giacobbe che una belva l’avesse divorato. Non possedevano certo la luce di Dio e non avevano ancora compreso quanto fossero grandi le tenebre che si annidavano nei loro cuori. Solo dopo il loro incontro con Giuseppe e l’invito a tornare dal padre in compagnia di Beniamino (due figure di Cristo), si ricordano del loro passato e della malvagità. Questa di Genesi è una scena di grazia: Cristo può ancora parlare, essere ascoltato e portare luce. Qui, invece, non è più possibile. Si dice che “il Signore non fa né bene né male”; E’ descritto come un Dio che non agisce, che non può aiutare i buoni ne condannare i malvagi. A proposito degli idoli Isaia scrive: “…e sapremo se siete dei; sì, fate del bene o del male, affinché noi lo vediamo e lo consideriamo assieme”. (Isaia 41:23). E Geremia dice che sono “come spauracchi in un campo di cocomeri, e non parlano; bisogna portarli perché non possono camminare. Non li temete! Perché non possono fare alcun male, e non è in loro potere di far del bene.” (Geremia 10:5). Dio non è come gli dei delle nazioni ed è il solo che bisogna temere. “temete piuttosto colui che può far perire l’anima e il corpo nella geenna” (Matteo 10:28).

Ma questi di cui parla Sofonia (v.12) sono degli schernitori; avendo amato le tenebre sono ciechi e non possono vedere il loro stato, la loro misera condizione: sono “adagiati sulle loro fecce” su i loro stessi escrementi!

Quella luce che hanno rifiutato e dalla quale hanno cercato di fuggire, gli raggiungerà e saranno puniti, colpiti d’eterna distruzione.

1:13 “Le loro ricchezze saranno abbandonate al saccheggio, le loro case devastate; essi costruiranno delle case, ma non le abiteranno; pianteranno delle vigne, ma non ne berranno il vino.”

Dei loro beni non resterà nulla, ciò che hanno accumulato, il frutto del lavoro e la loro gioia svaniranno all’apparire della luce di Dio e del suo giudizio. Secondo lo storico ebreo Josephe, quanto qui descritto in questi versetti accadde già durante la presa di Gerusalemme da parte di Tito; i principi e i notabili si nascosero nelle grotte, nelle fognature e nei sepolcri per sfuggire alla cattura, ma “le torce” dell’Eterno gli raggiunsero e le loro immondizie furono portate alla luce. Avevano avuto fiducia nella stabilità e nella durata delle cose visibili, come le ricchezze e il potere, senza tener conto del donatore di tutte le cose e senza rendergli gloria.

1:14 “Il gran giorno del SIGNORE è vicino; è vicino e viene in gran fretta; si sente venire il giorno del SIGNORE e il più valoroso grida amaramente.

1:15 “Quel giorno è un giorno d’ira, un giorno di sventura e d’angoscia, un giorno di rovina e di desolazione, un giorno di tenebre e caligine, un giorno di nuvole e di fitta oscurità,

1:16 un giorno di squilli di tromba e di allarme contro le città fortificate e le alte torri.

  • E’ un giorno vicino, che viene in gran fretta.
  • E’ un giorno nel quale anche il valoroso grida.
  • E’ un giorno d’ira.
  • E’ un giorno di sventura e d’angoscia.
  • E’ un giorno di rovina e desolazione.
  • E’ un giorno di tenebre e caligine.
  • E’ un giorno di nuvole e fitta oscurità.
  • E’ un giorno di squilli di tromba e di allarme.

Che giorno terribile! “A me appartiene la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: il Signore giudicherà il suo popolo. E’ terribile cadere nelle mani del Dio vivente.” (Ebrei 10:30-31).

Si è pensato di avere tempo, si è riso al pensiero del Dio che punisce l’empio. Tutte le cose sembravano andare avanti allo stesso modo. Non abbiamo visto la mano di Dio intorno a noi, non abbiamo considerato la sua grazia ed ora l’ira sua ci ha raggiunti in un giorno d’angoscia.

Le trombe hanno squillato ma nessuno è venuto in nostro soccorso. Anche i valorosi, quelli verso i quali guardavamo, sono fuggiti gridando. Questo diranno coloro che cadranno sotto i castighi di Dio.

I re della terra, i grandi, i generali, i ricchi, i potenti e ogni schiavo e uomo libero si nascosero nelle spelonche e tra le rocce dei monti. E dicevano ai monti e alle rocce: Cadeteci addosso, nascondeteci dalla presenza di colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello; poiché è venuto il gran giorno della sua ira. Chi può resistere?” (Apocalisse 6:15-17).

Non si può più fuggire e non sarà possibile nascondersi. Cercheranno la salvezza fra le rocce e i monti, ma questi non potranno essere loro di nessun aiuto. Hanno trascurato il tempo della grazia ed è giunto il gran giorno dell’ira dell’Agnello. Certo, è una cosa strana parlare dell’ira dell’Agnello, ma Dio non permette che si calpesti così il sangue del suo Figlio, né che si rimanga indifferenti davanti ad un tale spiegamento di grazia.

Ahimè, perché quel giorno è grande; non ce ne fu mai altro simile; è un tempo d’angoscia” (Geremia 30:5).

Urlate: ‘ Ahi che giorno!’ Poiché il giorno è vicino, è vicino il giorno del Signore: giorno di nuvole” (Ezechiele 30:2-3).

Ogni colpa riceverà la giusta retribuzione; quel giorno viene per stabilire la giustizia e mettere ordine.

E’ importante ricordare che questo termine “giorno” non racchiude un arco di tempo di ventiquattro ore, ma rappresenta un periodo di tempo più ampio, durante il quale si verificheranno vari avvenimenti.

  • Il Signore uscirà cavalcando un cavallo bianco e gli eserciti che sono nel cielo lo seguiranno. Colpirà le nazioni radunate con la bestia e il falso profeta. Una grande carneficina è descritta in Apocalisse 19. La bestia e il falso profeta saranno gettati vivi nello stagno di fuoco e di zolfo.
  • Il Signore poserà i piedi sul monte degli Ulivi e libererà Gerusalemme dalle nazioni che sono in guerra contro essa (Zaccaria 14).
  • Satana sarà legato per mille anni e il Signore verrà in gloria con i suoi santi, compresi i martiri della grande tribolazione che, tornati in vita, regneranno con Cristo.
  • Il Signore si siederà sul suo trono per giudicare le nazioni.

Non è possibile stabilire l’intervallo di tempo che separerà ognuna di queste fasi. Sofonia tocca solo alcuni di questi aspetti presentando questo giorno sotto un carattere generale, evidenziando il giudizio dei colpevoli e le cure verso il rimanente fedele del suo popolo.

1:17 “Io metterò gli uomini nell’angoscia ed essi brancoleranno come ciechi, perché hanno peccato contro il SIGNORE; il loro sangue sarà sparso come polvere e la loro carne come escrementi.”

Aver rifiutato colui che è luce significa andare incontro ad un giorno di tenebre. Gli uomini barcolleranno come ciechi e ciò che è più triste è che sono rimasti tali perché hanno rifiutato il solo che poteva donare loro la vista e la vita.

Adesso non resta altro che l’angoscia. Il loro sangue sarà sparso come polvere e la loro carne come escrementi. Che momenti terribili! Il sangue sparso sarà comune come la polvere che ricopre il suolo e i cadaveri ammassati qua e là come escrementi.

In Apocalisse cap. 6 troviamo la descrizione di quattro cavalli con i loro cavalieri, ai quali è dato il potere sulla quarta parte della terra per uccidere con la spada, con la fame, con la mortalità e con le belve della terra (v.8).

  1. Il primo cavaliere è un potente dittatore(forse Satana stesso) che cavalcherà un cavallo bianco, simbolo di vittoria, e avrà un arco e una corona. La sua azione sarà estesa a gran parte della terra e verrà per restaurare il suo dominio.
  2. Il secondo cavaliere, su di un cavallo rosso (il colore del sangue), avrà una grande spada che simboleggia guerre sanguinose e distruzioni. Gli sarà dato di togliere la pace dalla terra affinché gli uomini si uccidano gli uni gli altri (v.4).
  3. Il terzo cavaliere cavalcherà un cavallo nero e avrà una bilancia in mano. Indica fame e carestie, quando tutto sarà misurato e pesato con cura affinché non venga dato un solo chicco in più.
  4. “Quando l’Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce della quarta creatura vivente che diceva: «Vieni». Guardai e vidi un cavallo giallastro; e colui che lo cavalcava si chiamava Morte; e gli veniva dietro l’Ades. Fu loro dato potere sulla quarta parte della terra, per uccidere con la spada, con la fame, con la mortalità e con le belve della terra” (v.7-8). Sopra il quarto cavallo cavalcherà la morte stessa, e dietro di lei viene l’Ades, il soggiorno dei morti. Un fratello descriveva questa scena con un semplice esempio: avverrà come di un uomo che pulisce la strada infilzando la spazzatura, che poi getta nel sacco che trascina via con se.

Fu dato loro potere sulla quarta parte della terra, dice Apocalisse. Oggi siamo nel 2022 e la popolazione mondiale ha già superato gli otto miliardi di persone; la quarta parte sarebbe circa due miliardi di persone, cioè più gente di quella che vive attualmente in Europa e nelle due Americhe. Questo ci dà un senso della drammaticità di ciò che accadrà in quel periodo.

“Poi il secondo angelo versò la sua coppa nel mare; esso divenne sangue simile a quello di un morto, e ogni essere vivente che si trovava nel mare morì. Poi il terzo angelo versò la sua coppa nei fiumi e nelle sorgenti; e le acque diventarono sangue” (Apocalisse 16:3-4).

Il mare, cioè il territorio delle popolazioni, si arrosserà per lo spargimento di sangue. Il Signore Gesù è il Principe di pace (Isaia 9:5), ma colui che sarà gettato sulla terra è il diavolo che “è stato omicida fin dal principio” (Giovanni 8:44). Essendo “padre della menzogna”, in lui non vi è nessun desiderio di pace, nessuna pietà.

Che grande gioia e che ricchezza possedere Cristo, il Signore della pace (2 Tessalonicesi 3:16). “Pace a voi tutti che siete in Cristo” (1 Pietro 5:14).

1:18 “Né il loro argento né il loro oro potrà liberarli nel giorno dell’ira del SIGNORE; ma tutto il paese sarà divorato dal fuoco della sua gelosia; poiché egli farà una distruzione improvvisa e totale di tutti gli abitanti del paese».”

Non sono le loro ricchezze quelle che gli salveranno “ Non è con argento o con oro o che siete stati riscattati dal vano modo di vivere…ma col prezioso sangue di Cristo” (1 Pietro 1:18).

Che delusione aver riposto la speranza del domani su oro e argento, e poi scoprire che questi sono assolutamente privi di valore agli occhi di Dio. Solo una cosa era necessaria e solo una aveva valore: la fede, che giustifica l’uomo grazie a Cristo e alla sua opera di grazia. Cristo e la sua opera di grazia.

Mentre i cieli e la terra attuali sono conservati dalla medesima parola, riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della perdizione degli empi.” (2 Pietro 3:7).

Il fuoco divorerà ogni cosa; la distruzione giungerà improvvisa e sarà totale. Sono parole che non lasciano nessuna speranza; tutti saranno raggiunti. Non esistono via di fuga, non esiste un luogo nel quale ci si possa nascondere; l’argento e l’oro non possono salvare. Apparentemente sembra non esserci via d’uscita ma grazie a Dio non è così.

Capitolo 2

2:1 “Raccoglietevi, rientrate in voi stessi, gente spudorata,
2:2 prima che si esegua il decreto e quel giorno passi come la pula; prima che vi piombi addosso l’ardente ira del SIGNORE, prima che vi sorprenda il giorno dell’ira del SIGNORE!

Rientrate in voi stessi prima che il decreto del Signore si effettui e spunti il terribile giorno. Questo è un ultimo pressante invito ad affrettarsi. E’ necessario trovare un punto di partenza o una persona intorno alla quale raccogliersi.

Il Signore Gesù diceva:“ Fa presto amichevole accordo con il tuo avversario mentre sei ancora per via con lui, affinché il tuo avversario non ti consegni in mano al giudice e il giudice in mano alle guardie, e tu non venga messo in prigione.” (Matteo 5:25).

L’avversario, in questo versetto, è il Signore. Israele al tempo del Signore Gesù era invitato, fin tanto che era per via con Lui, a fare amichevole accordo. E’ vero che concedeva del tempo perché ciò che desiderava era di raccoglierli e distendere le sue ali sopra di loro come la chioccia fa con i pulcini; ma non prestare orecchio a quest’ultimo appello sarebbe stato l’errore più grande che si potesse commettere.

E ciò è valido ancora oggi per tutti noi. Un’ultima chiamata e poi la porta sarà chiusa. Che angoscia trovarsi davanti ad una porta chiusa che non può più essere aperta “Egli è colui che chiude e nessuno apre” Apocalisse 3:7. Aver ascoltato varie volte l’invito, il pressante appello ad affrettarsi ad entrare, e non aver prestato ascolto! Questa è la più grande delle colpe.

2:3 “Cercate il SIGNORE, voi tutti umili della terra, che mettete in pratica i suoi precetti! Cercate la giustizia, cercate l’umiltà! Forse sarete messi al sicuro nel giorno dell’ira del SIGNORE.

Da Israele uscirà un residuo che si raccoglierà presso il Signore. Sono “gli umili della terra”, quelli che daranno ascolto alle esortazioni del profeta e si umilieranno. Saranno i soli a passare indenni attraverso un tale giorno. Un rimanente fedele messo al sicuro nel giorno dell’ira!

Che grande ricchezza possiedono tali persone! Hanno prestato ascolto alla voce dell’Eterno e mettono in pratica i suoi precetti. A differenza dei Principi, dei figli dei re, dei ricchi, di coloro che fanno commercio, essi si sono umiliati, si sono spogliati di ciò che avevano o pensavano di avere, per rivestire la veste stretta del pentimento e dell’umiliazione.

2:4 “Perché Gaza sarà abbandonata e Ascalon ridotta a una desolazione; Asdod sarà cacciata in pieno mezzogiorno ed Ecron sarà sradicata.

2:5 “Guai agli abitanti della regione costiera, alla nazione dei Cheretei! La parola del SIGNORE è rivolta contro di te, o Canaan, paese dei Filistei! «Io ti distruggerò al punto che non avrai più abitanti».

Ora il giudizio si estende alle nazioni confinanti: ad ovest con i Filistei, ad est con i Moabiti e Ammoniti, a sud con gli Etiopi e a nord gli Assiri. Il giorno dell’Eterno avrà il suo punto d’inizio in Gerusalemme ma raggiungerà ogni parte della terra e tutti saranno chiamati a rispondere dinanzi al Signore. “E tutte le genti saranno riunite davanti a lui” (Matteo 25:32).

Come un’onda che dilaga questo terribile giudizio si spanderà nella direzione dei quattro punti cardinali. Gaza, Ascalon, Asdod e Ecron costituivano quattro delle principali città dei Filistei; erano situate in una pianura marittima, detta in ebraico Shephelah, cioè “paese basso”.

Questo popolo è sempre stato nemico di Israele e, a differenza delle altre nazioni (Moab, Ammon, Etiopia), il suo territorio penetrava all’interno. Un nemico interno, dunque, che raffigura la vecchia natura in continua opposizione a Dio. Solo sotto il re Davide questo popolo era stato sottomesso. Questa nazione non esiste più (1), ma moltitudini di uomini dominati dalla loro natura percorrono ancora oggi la via larga che conduce alla perdizione, al giudizio di Dio.

Nel profeta Amos leggiamo: “Così parla il Signore: Per tre misfatti di Gaza, anzi per quattro, io non revocherò la mia sentenza, perché hanno deportato intere popolazioni per metterle in mano a Edom. Io manderò dentro le mura di Gaza un fuoco che ne divorerà i palazzi annienterà ogni abitante di Asdod e colui che tiene lo scettro di Ascalon rivolgerà la mano contro Ecron e il resto dei Filistei perirà”. (Amos 1:6-8).

Storicamente questa nazione fu distrutta dagli eserciti di Nabucodonosor e non fu più ricostruita. Il profeta Amos ci rivela che, quel popolo e quelle quattro città in particolare, erano al centro del traffico degli schiavi nel Medio Oriente. Ogni sentimento di pietà era cancellato e si commerciava con gli uomini solo per ricavarne un utile. Tre misfatti presenta già una misura piena, ma poi è aggiunto anzi per quattro. La misura è stata superata, Dio non può più attendere. La malvagità dell’uomo non lascia più nessuno spazio alla grazia e alla pazienza del Signore. Il giudizio giungerà dilagando improvviso.

2:6 “La regione costiera non sarà altro che pascoli, rifugi per pastori e recinti per greggi.

2:7 “Essa sarà un territorio per il resto della casa di Giuda; là porteranno le bestie al pascolo e la sera si coricheranno nelle case di Ascalon, perché il SIGNORE, loro Dio, li visiterà e li farà tornare dall’esilio.

Tutto sarà mutato e subirà un capovolgimento. La regione costiera che serviva per il traffico degli schiavi diventerà un pascolo, un rifugio per pastori e greggi. Le case di Ascalon saranno luogo di riposo, perché quelli che erano prigionieri abiteranno in palazzi. Il regno del Signore, che sarà successivo al giorno dell’Eterno, sarà un regno di pace e di ordine. Dio visiterà il suo popolo.

“finché su di noi sia sparso lo Spirito dall’alto e il deserto divenga un frutteto, e il frutteto sia considerato come una foresta” (Isaia 32:15).

Israele conoscerà finalmente la pace e la stabilità dopo tante guerre e sofferenze. Il Signore sarà in mezzo ad esso come un potente che salva, come vedremo più avanti (3:17).

2:8 “Ho udito gli insulti di Moab e gli oltraggi dei figli di Ammon; hanno insultato il mio popolo e si sono ingranditi invadendo il suo territorio”.

Nel libro del profeta Geremia troviamo tre capitoli dedicati a questi popoli:

  1. 47, ai Filistei
  2. 48, ai Moabiti
  3. 49, agli Ammoniti e altri popoli.

Moab è uno schernitore: “Israele non è forse stato per te un oggetto di scherno? Era forse stato trovato fra i ladri, che ogni volta che parli di lui tu scuoti il capo?” (Geremia 48:27).

Moab rappresenta coloro che non hanno creduto in Cristo, si sono fatti beffe dei suoi e gli hanno derisi; ma ora gli ha raggiunti il giudizio di Dio. “Il mondo non ci conosce perché non ha conosciuto Lui” (1 Giovanni 3:1).

Hanno riposto la loro fiducia nei loro dei (Geremia 48:13), hanno confidato nelle loro ricchezze (v.7) rifiutando, insultando e schernendo quanti possedevano l’unico e vero Dio.

“Noi abbiamo udito l’orgoglio di Moab, l’orgogliosissimo popolo, la sua arroganza la sua superbia, la sua fierezza, l’alterigia del suo cuore. Io conosco la sua tracotanza dice il Signore.” (Geremia 48:29-30).

I caratteri di coloro che saranno colpiti dal giudizio di Dio sono proprio quelli rappresentati in figura da questi popoli.

2:9 “Perciò, com’è vero che io vivo, dice il SIGNORE degli eserciti, Dio d’Israele, Moab diventerà come Sodoma e Ammon come Gomorra: una selva di ortiche, una salina, un deserto per sempre. Il resto del mio popolo li saccheggerà,il residuo della mia nazione li possederà.”(2:9)

Anche gli Ammoniti manifestano caratteri simili, tipici della natura carnale. Sono oltraggiatori, arroganti e per di più dicono: “Chi verrà contro di me?” “Perché ti vanti delle tue valli, della tua fertile valle, o figliola infedele, che confidavi nei tuoi tesori e dicevi: Chi verrà contro di me” (Geremia 49:4).

Si sentano al sicuro, sono certi che niente e nessuno potrà smuoverli o spaventarli in alcun modo; ma“Ecco, io ti faccio venire addosso da tutti i tuoi dintorni il terrore dice il Signore, Dio degli eserciti” (v.5). Sodoma e Gomorra sono state distrutte all’improvviso, quando erano ancora assopite dormendo come dormono quanti sono nelle tenebre.

“Ma voi, fratelli non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a sorprendervi come un ladro; perché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre” (1 Tessalonicesi 5:4-5).

“Il sole spuntava sulla terra quando Lot arrivò a Soar. Allora il Signore fece piovere dal cielo su Sodoma e Gomorra zolfo e fuoco, da parte del Signore” (Genesi 19:23-24).

Presto quest’alba si leverà anche per l’umanità e il giudizio di Dio divamperà in ogni direzione raggiungendo tutti.

Leggere dei giudizi che verranno è importante. Questi ammonimenti ci devono far riflettere perché impariamo a valutare correttamente le cose che “periscono” ed a essere riconoscenti verso colui che è la nostra pace.

Il resto del mio popolo li saccheggerà, il residuo della mia nazione li possederà”. Il resto del popolo, il residuo, è stato oltraggiato, schernito, insultato; è passato per dure prove, ma non hanno potuto vincerlo, e ora le parti si sono invertite. I loro possedimenti passeranno ad altri, dovranno abbandonare le ricchezze e i tesori che facevano il loro vanto e sui quali si poggiava la loro fiducia. Sarà il rimanente fedele a godere di tali beni e ricchezze.

2:10 “Questo accadrà per il loro orgoglio, perché hanno insultato e schernito il popolo del SIGNORE degli eserciti.”

Anche nel libro del profeta Ezechiele al cap. 25 troviamo una profezia concernente questi due popoli: Moab e Ammon. Sembra evidente che l’essere vissuti “vicino” al popolo di Dio, legati da un lontano legame di parentela (entrambi discendono da Lot) costituisce motivo di maggiore responsabilità. Più di altri popoli essi hanno conosciuto, sentito. Più di altri sono vissuti in contatto con Israele, hanno visto l’Eterno scendere in battaglia a fianco del suo popolo; ma sono stati “misurati” e trovati mancanti (2 Samuele 8:2). In Geremia 49:4 abbiamo trovato l’appellativo “figliola” riferito agli Ammoniti. Così oggi molti sono quelli che sono stati vicini a afferrare la salvezza, a un passo dalla vita eterna; ne hanno sentito parlare, si sono soffermati ad udire, hanno visto nei santi l’impronta di Dio, ma non hanno creduto. “Non chiunque mi dice: Signore, Signore! Entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli” (Matteo 7:21).

2:11 “Il SIGNORE sarà terribile verso di loro, perché annienterà tutti gli dei della terra; tutte le nazioni lo adoreranno, da tutte le loro isole.”(2:11)

Coloro che non avranno prestato ascolto, che avranno voltato le spalle, deriso, scosso il capo; che avranno disprezzato, calpestato, rifiutato l’appello di grazia dell’unico e vero Dio, saranno condannati in quel giorno nel quale compariranno in giudizio dinanzi a un Dio di luce che è anche un fuoco consumante. Per le nazioni, “lontane”, non raggiunte dal suo messaggio, questo giorno avrà un carattere diverso. Esse, vedendolo e vedendo la sua grandezza e la sua giustizia, l’adoreranno. Non vi sarà un altro dio nominato o adorato perché tutti gli dei della terra saranno annientati. Come pregare o invocare dei falsi dei dopo che il Signore dei signori si sarà palesato al mondo e sarà ammirato in tutta la sua grandezza e potenza?

2:12 “Anche voi, Etiopi, sarete uccisi dalla mia spada”.

Gli Etiopi (visi bruciati) sono i discendenti di Cus (nero) (Genesi 10:6); Cus generò Nimrod che fondò Ninive. La Scrittura lo presenta come un potente cacciatore. E’ singolare che anche il padre di Sofonia si chiamasse Cusi, nome che ha la stessa radice (nero). L’Etiopia occupava un territorio molto vasto, non sempre ben definibile attraverso la Scrittura; talvolta denota l’intera Africa al di là dell’Egitto. Era una delle nazioni più civili e progredite sin dal 1000 a. C. La troviamo spesso associata con L’Egitto (Salmo 87:4; Isaia 43:3; Isaia 45:14; Ezechiele 30:4-9; ecc.) e raffigura tutto ciò che è potente fra le nazioni. Questa breve sentenza ci ricorda che tutti, grandi e piccoli, poveri e ricchi, saranno raggiunti dai castighi di Dio, e a nulla varrà la loro potenza.

Gli Etiopi non sono comunque un popolo estraneo alla Parola di Dio. La Scrittura ci dà delle indicazioni al riguardo:

“La regina di Seba, udita la fama che circondava Salomone, venne a Gerusalemme per metterlo alla prova con degli enigmi. Essa giunse con un numerosissimo seguito… Recatasi da Salomone, gli disse tutto quello che aveva in cuore. Salomone rispose a tutte le sue domande, e non ci fu cosa che fosse oscura per il re, e che egli non sapesse spiegare. Quando la regina di Seba ebbe visto la saggezza di Salomone, la reggia da lui costruita, le vivande della sua mensa, gli alloggi dei suoi servitori, l’ordine di servizio dei suoi ufficiali e le loro divise, i suoi coppieri e le loro vesti, gli olocausti che egli offriva nella casa del SIGNORE, rimase fuori di sé dalla meraviglia. E disse al re: “Quanto avevo sentito dire nel mio paese sul tuo conto e sulla tua saggezza era dunque vero. Ma io non ci ho creduto finché non sono venuta io stessa, e non ho visto con i miei occhi; ….Tu superi la fama che me n’era giunta! Beata la tua gente, beati questi tuoi servitori che stanno sempre davanti a te, e ascoltano la tua saggezza” (2 Cronache 9:1-8).

Questa regina veniva da Seba, in Etiopia, e aveva udito la fama che circolava sul re Salomone (una figura del Signore durante il suo regno milleniale). Essa ebbe modo di “vedere”:

  1. la saggezza di Salomone,
  2. la reggia che lui aveva costruita,
  3. le vivande della sua mensa,
  4. gli alloggi dei suoi servi,
  5. l’ordine di servizio dei suoi ufficiali e le loro divise,
  6. i suoi coppieri e le loro vesti,
  7. gli olocausti che offriva nella casa del Signore.

Quante cose poté ammirare! Aveva udito parlare del grande re, ma ora, constatato di persona quanto fosse grande la sua sapienza, può esclamare:”Beata la gente, beati i tuoi servitori”.

Nel libro degli Atti troviamo un altro episodio sempre in rapporto con gli Etiopi.

“Un angelo del Signore parlò a Filippo così: «Alzati e va’ verso mezzogiorno, sulla via che da Gerusalemme scende a Gaza. Essa è una strada deserta». Egli si alzò e partì. Ed ecco un etiope, eunuco e ministro di Candace, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i tesori di lei, era venuto a Gerusalemme per adorare, e ora stava tornandosene, seduto sul suo carro, leggendo il profeta Isaia. Lo Spirito disse a Filippo: Avvicinati e raggiungi quel carro. Filippo accorse, udì che quell’uomo leggeva il profeta Isaia” (Atti 8:26-28).

Questo ministro etiope possedeva una porzione della Parola di Dio, cosa rara e costosa per quei tempi, e la stava leggendo; anche lui aveva conoscenza del Dio d’Israele perché era venuto a Gerusalemme per adorare. Questa nazione, o meglio ciò che essa rappresenta, avrà un ruolo importante nel futuro; gli Etiopi saranno infatti gli alleati di un re terribile e potente, esperto in astuzie, il re del settentrione (l’Assiro). “A motivo della sua astuzia, la frode prospererà nelle sue mani; il suo cuore si inorgoglirà; distruggerà molte persone che si credevano al sicuro” (Daniele 8:25); “egli corromperà con lusinghe quelli che tradiscono il patto” (Daniele 11:32), “i Libi e gli Etiopi saranno al suo seguito” (Daniele 11:43).

Prima del millennio l’Evangelo sarà annunciato per tutto il mondo con grande potenza e molti testimoni fedeli daranno la loro vita perché questo avvenga.

“Poi uno degli anziani mi rivolse la parola, dicendomi: «Chi sono queste persone vestite di bianco e da dove sono venute?» Io gli risposi: «Signor mio, tu lo sai». Ed egli mi disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione. Essi hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell’Agnello” (Apocalisse 7:13-14).

Si avrà modo di “vedere”, come ha visto la regina di Seba, delle vesti bellissime, uniche per prezzo e ricchezza, e un ordine di servizio impareggiabile, e gli olocausti offerti a Dio nella casa del Signore. Fra le genti vi saranno esclamazioni di meraviglia dinnanzi a tali messaggeri, eppure cadranno vittime dell’astuzia e dalla frode del re di Settentrione.

2:13 “Egli stenderà la mano contro il settentrione e distruggerà l’Assiria, e ridurrà Ninive in una desolazione, in un luogo arido come il deserto.

L’Assiria ai tempi del profeta era un grande impero, il nemico più forte e accanito del popolo di Dio. Per questo impero Sofonia emette una sentenza precisa e inaspettata. Nessuna religione umana può vantare profezie così minuziose e dettagliate, la cui enunciazione precede di anni lo svolgimento dei fatti, e il cui adempimento è storicamente provato. Ninive divenne un luogo desolato, abitato da animali selvatici, e lo è ancora.

Non a caso questa nazione nemica è menzionata per ultima; infatti sarà l’ultimo nemico ad essere sconfitto prima dell’inizio del regno milleniale di Cristo.

Daniele nel suo libro ci parla di un raggruppamento di stati sotto il comando di un “re del nord”; infatti l’Assiria futura sarà proprio un raggruppamento di stati sotto la guida di un re potente definito l’Assiro.

Il profeta Ezechiele nel cap.38 lo chiama Gog: “Così parla Dio, il Signore: Eccomi da te, o Gog, principe e sovrano di Mesec e di Tubal! (v.3) Così parla DIO, il Signore: in quel giorno, quando il mio popolo Israele abiterà al sicuro, tu lo saprai; verrai dal luogo dove stai, dall’estremità del settentrione, tu con dei popoli numerosi con te” (v.14-15).

Satana dopo aver perso due delle sue “pedine” più importanti, la bestia che sale dal mare e la bestia che sale dalla terra (il capo dell’impero Romano e l’anticristo, Apocalisse 13) distrutte da Colui che cavalca un cavallo bianco e porta il nome del “Fedele e Veritiero” (19:11), darà potere all’Assiro affinché porti a termine il suo piano, che è quello di distruggere “il popolo dei santi” (Daniele 8:24-25).

Leggiamo in Daniele cap.8:23-24 “Alla fine del loro regno, quando i ribelli avranno colmato la misura delle loro ribellioni, sorgerà un re dall’aspetto feroce, ed esperto in intrighi. Il suo potere si rafforzerà, ma non per la sua propria forza”; e ancora: “Ecco, l’Assiro era un cedro del Libano, dai bei rami, dall’ombra folta, dal tronco slanciato,
dalla vetta sporgente tra il folto dei rami. Le acque lo nutrivano, l’abisso lo faceva crescere facendo scorrere i suoi fiumi intorno al luogo dov’era piantato, mentre mandava i suoi canali a tutti gli alberi dei campi. Perciò la sua altezza era superiore a quella di tutti gli alberi della campagna,
… Era bello per la sua grandezza,… Io l’avevo reso bello per l’abbondanza dei suoi rami, e tutti gli alberi di Eden, che sono nel giardino di Dio, gli portavano invidia”. Perciò così parla il Signore, DIO: “Perché era salito a tanta altezza
e sporgeva la sua vetta tra il folto dei rami e perché il suo cuore s’era insuperbito della sua altezza,…; per la sua empietà io lo cacciai via” (Ezechiele 31:3-10).

L’Assiro riceverà “nutrimento” dall’abisso stesso e dietro di lui sta qualcuno a cui gli alberi di Eden portano invidia per la sua grandezza e che è caduto a causa della sua superbia, cioè Satana stesso. Una volta che l’Anticristo e il capo dell’Impero Romano saranno stati gettati nello stagno di fuoco, Satana darà potenza all’Assiro affinché attacchi la Palestina: “Il re agirà a suo piacimento, s’innalzerà, si esalterà al di sopra di ogni dio e pronuncerà parole inaudite contro il Dio degli dei; prospererà finché non sia finita l’ira, poiché ciò che è deciso si compirà” (Daniele 11:36). “Si fermerà nel paese splendido, il quale sarà interamente in suo potere” (Daniele 11:16). “Distruggerà i potenti e il popolo dei santi. A motivo della sua astuzia, la frode prospererà nelle sue mani; il suo cuore si inorgoglirà; distruggerà molte persone che si credevano al sicuro. Si ergerà pure contro il principe dei principi, ma sarà infranto senza intervento umano” (Daniele 8:24-25).

Il re del Settentrione (o del Nord) sarà un uomo particolarmente abile e intelligente; compirà grande imprese e le sue azioni si estenderanno fino alla Palestina (i potenti e il popolo dei santi) e per finire “si ergerà pure contro il principe dei principi, ma sarà infranto senza intervento umano” (Daniele 8:25), cioè si leverà contro il Signore, ma sarà distrutto dal Signore stesso. Questa battaglia è descritta in Zaccaria 14:3-4: “Poi il SIGNORE si farà avanti e combatterà contro quelle nazioni,
come egli combatté tante volte nel giorno della battaglia ( o, come traduce Diodati, “come nel giorno che egli combatté nel giorno della battaglia”, profezia della sconfitta dell’Anticristo e del capo dell’Impero Romano). In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi, che sta di fronte a Gerusalemme, a oriente, e il monte degli Ulivi si spaccherà a metà, da oriente a occidente, tanto da formare una grande valle; metà del monte si ritirerà verso settentrione e l’altra metà verso il meridione”.

Altri profeti, come Gioele, Michea, Naum e Zaccaria (cap.12 a 14), ci parlano dell’Assiro, dei suoi atti e del giudizio che subirà da parte del Signore.

2:14 “Nel suo interno giaceranno greggi e animali d’ogni specie; anche il pellicano e il riccio abiteranno fra i suoi capitelli; si udranno canti di uccelli dalle finestre; la devastazione sarà sulle soglie, perché sarà spogliata dei suoi rivestimenti di cedro.

Questi animali sono menzionati anche in altre parti della Scrittura. “Il pellicano e il porcospino ne prenderanno possesso, la civetta e il corvo vi abiteranno… cercate nel libro del Signore e leggete; nessuna di quelle bestie vi mancherà; nessuna sarà privata della sua compagna; poiché la sua bocca l’ha comandato e il suo soffio li radunerà” (Isaia 34: 11-16).

Questi animali citati sono per indole solitari e non amano la compagnia, il rumore delle città abitate. Sono menzionati principalmente per dare il senso della distruzione e della desolazione che certi regni subiranno prima dell’avvento del regno di Cristo. In questi regni si è lavorato, si sono spese energie, tempo e denaro per abbellirle (i capitelli) e rendere la vita confortevole, ma di essi non rimarrà traccia; solo qualche animale solitario che vaga fra le rovine.

Le loro città, le loro mura non fermeranno i giudizi del Signore. Il tempo del dominio dell’uomo è terminato.

“Nessuna di queste bestie mancherà”, scrive Isaia, non avranno nulla da temere, nessuno sarà privato della sua compagna; ma l’uomo responsabile verrà in giudizio!

E’ l’uomo quello che dovrà temere l’avvento di quel giorno. Il Signore verrà per giudicare gli uomini e non gli animali i quali durante il “dominio dell’uomo”, hanno anch’essi sofferto e sono stati sottoposti, come tutta la creazione, alla vanità, alla “schiavitù della corruzione”, nell’attesa impaziente di esserne liberata (Romani 8:19-21).

2:15 “Tale sarà la città festante che se ne sta sicura e dice in cuor suo: «Io, e nessun altro all’infuori di me!» Come mai è diventata un deserto, un covo per le bestie? Chiunque le passerà vicino fischierà e agiterà la mano.”

“Io e nessun altro all’infuori di me”; tutto questo orgoglio e questa superbia sono opera di Satana. L’orgoglio, che è il crimine del diavolo, attirerà il giudizio di Dio su lui e su tutti i superbi.

Anche di Nabucodonosor si legge: “il re disse: «Non è questa la grande Babilonia che io ho costruita… Il re aveva ancora la parola sulle labbra, quando una voce venne dal cielo e disse: «Sappi, o re Nabucodonosor, che il tuo regno ti è tolto” (Daniele 4:30-31).

“Queste sono le visioni della mia mente… Io guardavo ed ecco in mezzo alla terra c’era un albero la cui altezza era grande. L’albero era diventato alto e robusto. La sua altezza giungeva al cielo ed era visibile da tutta la terra. Il suo fogliame era bello, il suo frutto era così abbondante che tutti potevano nutrirsene. Le bestie dei campi si riparavano sotto la sua ombra, gli uccelli del cielo abitavano sui suoi rami e ogni creatura si nutriva del suo frutto” (Daniele 4:10-12).

Un grande albero nella scrittura è simbolo di una potenza umana che ha grande influenza sulla terra come abbiamo già visto in Ezechiele 31. Anche nel nuovo testamento ritroviamo questo simbolo: nella terza parabola di Matteo 13, il Signore Gesù parla dell’albero di senape, che divenne tanto grande da ospitare fra i suoi rami gli uccelli del cielo; questo ci parla dello sviluppo della cristianità, come grande istituzione terrena e mondana, che ha influenza e potere. Ma ogni superbia terminerà in quel giorno terribile, e della città festante non rimarrà che un deserto. Nabucodonosor fu un re pieno di contraddizioni.

Vi sono persone che ascoltano con attenzione chi parla da parte di Dio; trovano piacere a stare in loro compagnia o ad averli come dipendenti. Sono pronti anche a dichiarare che il loro Dio “è il solo che possa salvare” (Daniele 3:29) come ha fatto questo re; ma il loro “io” resta il padrone assoluto della loro vita. Non hanno voluto che il Signore, il solo che possa salvare, diventasse il loro Signore. Il loro cuore possedeva già un padrone.

Capitolo 3

3:1 “Guai alla città ribelle, contaminata, alla città piena di soprusi!”

3:2 “Essa non dà ascolto ad alcuna voce, non accetta correzione, non si confida nel SIGNORE, non si avvicina al suo Dio.

Adesso l’attenzione si focalizza su di un punto: Gerusalemme. Questa città occuperà un posto particolare nei giudizi di Dio. Più grande è stata la luce che si è ricevuta più severo sarà il giudizio e più grande sarà, se c’è colpa, la condanna che verrà inflitta.

Gerusalemme significa “l’eredità di pace” o “fondamento di pace”. E’ chiamata Salem nel Salmo 76:2. Melchisedec, in Genesi 14:18, era re di Salem. Il piano di Dio era che questa città manifestasse gli stessi caratteri del suo Re.

Era “la città di Davide” (1 Re 8:1; 2 Re 14:20) chiamata anche “la città del gran Re” (Salmo 48:2), la “città di Dio” (Salmo 46:4), la “città santa” (Neemia 11:1).

Un tempo Gerusalemme aveva avuto la gloria dell’Eterno in mezzo a lei, aveva vissuto in prima persona la grandezza e la potenza di Dio, il tempio era stato riempito della sua gloria.

“Allora Salomone radunò presso di sé a Gerusalemme gli anziani d’Israele e tutti i capi delle tribù, i principi delle famiglie dei figli d’Israele…Mentre i sacerdoti uscivano dal luogo santo, la nuvola riempì la casa del SIGNORE, 11 e i sacerdoti non poterono rimanervi per farvi il loro servizio, a causa della nuvola; perché la gloria del SIGNORE riempiva la casa del SIGNORE” (1 Re 8 1:11).

Non le era certamente mancata la luce della conoscenza di Dio, eppure ha dovuto essere definita “città ribelle, contaminata” “città piena di soprusi” che non ascolta, non accetta correzione, non si confida, non si avvicina a Dio.

Guai a una tale città! Guai a lei che, molti anni dopo, non ha accolto il suo Messia venuto a visitare il suo popolo. Ed Egli, posando lo sguardo su di lei, l’ha per così dire chiamata, pronunciando due volte il suo nome segno di un’attenzione e di un appello particolare.

“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!” (Matteo 23:37).

Il Signore Gesù camminò per le sue vie operando miracoli e parlando come nessuno aveva mai parlato, ma non lo ascoltarono.

3:3 “I suoi capi, in mezzo a lei, sono leoni ruggenti; i suoi giudici sono lupi della sera, che non serbano nulla per la mattina.”

3:4 “I suoi profeti sono arroganti, perfidi; i suoi sacerdoti profanano le cose sante, infrangono la legge.

La conseguenza di aver rifiutato di ascoltare, di accettare la correzione, di confidare nel Signore e avvicinarsi a Dio, è questa: i suoi capi sono diventati leoni ruggenti. E così è stato anche ai tempi del Signore.

“Il Signore è venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto” (Giovanni 1:11).

Così dopo il rifiuto di Colui che è luce le tenebre si sono addensate e i loro capi manifestano gli stessi caratteri di Satana, il leone ruggente.

In quali profondità conduce la strada che hanno intrapreso e quanto terribile sarà la loro sorte!

I suoi giudici sono definiti: “lupi della sera”, nemici delle pecore che “il lupo rapisce e disperde” (Giovanni 10:12); sono paragonati a bestie feroci che preferiscono le tenebre per agire.

Il primo giorno della creazione, Dio separò la luce dalle tenebre (Genesi 1:1). Il credente è considerato come essendo della luce e del giorno; l’incredulo, delle tenebre e della notte. Questa distinzione è in armonia con la natura stessa di Dio. Il Signore Gesù è stato il primo e l’unico “uomo” che ha manifestato questo carattere di luce.

Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre,… perché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre.” (1 Tessalonicesi 5:4-8).

I profeti e i sacerdoti percorrono la medesima via; sono privi di giustizia, perfidi, profanatori di cose sante. Non hanno alcun ritegno. Ormai le tenebre gli hanno avvolti completamente.

Dobbiamo fare attenzione perché anche noi credenti possiamo correre il rischio e cadere in un simile stato di cose. Le tenebre esercitano una forte attrattiva sulla nostre carne ed è per questo che ci è detto: “Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell’amore, e preso per elmo la speranza della salvezza” (1 Tessalonicesi 5:8).

Il richiamo a stare svegli e attenti è necessario affinché la fede, l’amore e la speranza restino vivi, mentre aspettiamo la venuta del Signore.

Come sarebbe bello se anche di noi si potesse dire, come ai Tessalonicesi: “Noi ringraziamo sempre Dio per voi tutti … ricordandoci continuamente, davanti al nostro Dio e Padre, dell’opera della vostra fede, delle fatiche del vostro amore e della costanza della vostra speranza nel nostro Signore Gesù Cristo” (1 Tessalonicesi 1:2-3).

Ringraziamo sempre il Signore quando scorgiamo queste virtù nei nostri fratelli, e cresca il nostro timore verso tutto ciò che appartiene alle tenebre.

3:5 “Il SIGNORE è giusto in mezzo a essa; egli non commette ingiustizie; ogni mattina egli dispensa i suoi giudizi e non manca mai; ma il perverso non conosce vergogna.

Gerusalemme aveva avuto grandi privilegi: il Signore è giusto in mezzo ad essa. Aveva conoscenza di ciò che è giusto, e al momento che Sofonia profetizza il Signore non aveva ancora abbandonato il tempio.

Le altre città come Gaza, Ascalon, Ecron, Ninive non avevano avuto tali privilegi; l’Eterno non aveva abitato in mezzo a loro.

Ne avevano sentito parlare e avevano visto la sua potenza e le sue opere, ma non avevano avuto il Signore in mezzo a loro. Colui che non commette ingiustizie e non manca mai non aveva la sua dimora in tali luoghi. Quale angoscioso incontro faranno quelli che lo hanno disprezzato, pur conoscendolo come un Signore giusto che dispensa ogni mattina i suoi giudizi. Non hanno tenuto nessun conto della sua pazienza né della sua santità, come il servo malvagio di Matteo 25:24 “Signore, io sapevo che tu sei un uomo duro…” E adesso, questo Signore “duro” giudicherà e non commetterà ingiustizie.

“Io andrò dai grandi e parlerò loro, perché essi conoscono la via del SIGNORE,il giudizio del loro Dio; ma anch’essi tutti quanti hanno spezzato il giogo, hanno rotto i legami.” Geremia (5:5).

Ci lamentiamo spesso della lentezza del corso della giustizia, specialmente nel nostro paese. I processi si trascinano per anni cadendo spesso in prescrizione. Delitti e altri terribili crimini restano impuniti, le pene cancellate, e la verità in molti casi non verrà mai a galla. Ma “Egli non commette ingiustizie; ogni mattina egli dispensa i suoi giudizi e non manca mai”.

“Lo scellerato non sarà più chiamato nobile, e l’impostore non sarà più chiamato magnanimo.” (Isaia 32:5).

Lo scellerato non potrà più nascondersi ne nascondere il suo operato, e l’impostore sarà riconosciuto come tale. La luce brillerà intensa e le tenebre non potranno più fare opposizione.

Sotto il suo regno futuro anche la morte dovrà deporre il suo scettro e sottostare a Cristo, il gran re.

“Ogni mattina sterminerò tutti gli empi del paese per estirpare dalla città del SIGNORE tutti i malfattori” (Salmo 101:8).

Nel Millennio la morte interverrà solo dopo che Colui che giudica giustamente avrà emesso la sua sentenza; e questa avverrà ogni giorno.

3:6 “«Io ho sterminato delle nazioni; le loro torri sono distrutte; ho rovinato le loro strade, al punto che non vi passa più nessuno; le loro città sono distrutte, al punto che non c’è più nessuno, nessun abitante.»

I giudizi caduti sulle nazioni vicine avrebbero dovuto essere lezioni salutari per i Giudei, ma non è stato così.

E’ bene afferrare quanto sia importante per noi esaminare giorno dopo giorno il nostro cuore sapendo quanto esso sia debole e incline a sviarsi.

“Uno dei più grandi mali dell’uomo è che dimentica”, diceva con rammarico un grande evangelista del secolo passato. Anche noi dimentichiamo spesso quanto Dio abbia in abominio il peccato e quanto la sua grazia abbia fatto e fa del continuo per noi.

Non v’è più nessuno nelle città, nessun abitante. Nessuno!

Queste parole non lasciano alcuna speranza, nessuno è potuto sfuggire. Non vi è stata possibilità di fuga, e “i grandi” di Gerusalemme ben lo sapevano. Le torri non sono servite, le città non hanno resistito e le loro strade sono in rovina.

3:7 “Io dicevo: «Se almeno tu volessi tenermi, accettare la correzione!» La tua dimora non sarebbe distrutta, nonostante tutto ciò che ho riservato per te. Ma essi si sono affrettati a pervertire tutte le loro azioni.

“Io dicevo”; il verbo è al passato. Il tempo della pazienza è finito, le occasioni date sono state innumerevoli e le promesse future contenute nelle parole “tutto ciò che ho riservato per te” erano grandiose, ma niente è servito.

Che diranno costoro quando incontreranno Colui che verrà per regnare e lo farà con verga di ferro? Che parole useranno per giustificarsi del disprezzo che hanno avuto della sua grazia e della sua pazienza?

Quale giustificazione addurranno per aver calpestato il suo sangue?

Se almeno tu volessi… il fatto è che non hanno voluto.

Del Figlio di Dio hanno gridato: “Non vogliamo che costui regni su di noi” (Luca 19:14). “Toglilo, toglilo di mezzo, crocifiggilo!” (Giovanni 19:15).

Quanta grazia e quanta luce ha avuto a disposizione questo popolo, e nonostante ciò “si sono affrettati a pervertire tutte le loro azioni”.

“come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza?” (Ebrei 2:3).

3:8 “«Perciò, aspettami», dice il SIGNORE, «per il giorno che mi alzerò per il bottino; perché ho decretato di radunare le nazioni, di riunire i regni, per versare su di loro la mia indignazione, tutto l’ardore della mia ira; poiché tutta la terra sarà divorata dal fuoco della mia gelosia.

Aspettami! Il Signore si alzerà e quello sarà il giorno della sua indignazione, dell’ardente sua ira, la terra sarà divorata dal fuoco della sua gelosia.

Che terribile appuntamento ha riserbato Colui che giudica con giustizia per punire l’iniquità dell’uomo. Non dimentichiamo che Dio è anche un fuoco consumante. Trascurare la sua grazia, non prestare ascolto alla sua voce equivale a fare un grave torto alla propria anima.

Aspettami; lo dice Colui che non può mentire e non ritarda l’adempimento della sua parola. Verrà in un fuoco consumante per fare giustizia su tutta la terra.

Benché l’abbia annunciato, il suo arrivo sarà improvviso, tanto improvviso come lo sarebbe un ladro nella notte, “quando il Signore Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono al vangelo del nostro Signore Gesù” ( 2 Tessalonicesi 1:7-8).

Il Signore stesso l’aveva detto ai suoi discepoli: “Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli che raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono l’iniquità, e li getteranno nella fornace ardente. Lì sarà il pianto e lo stridor dei denti” (Matteo 13:41-42).

“Non aspettate quel giorno”, si dovrebbe gridare; è un giorno senza via d’uscita. Ricordiamo le parole del v.6: “nessuno nelle città, nessun abitante, non c’è più nessuno”. Non vi sarà più salvezza per gli operatori d’iniquità; il tempo della pazienza è terminato.

Il Signore poserà i piedi sul monte degli Ulivi, come annunciato in Zaccaria: “In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi, che sta di fronte a Gerusalemme, a oriente, e il monte degli Ulivi si spaccherà a metà, da oriente a occidente, tanto da formare una grande valle; metà del monte si ritirerà verso settentrione e l’altra metà verso il meridione” (Zaccaria 14:4).

Su questo monte, un tempo il Signore aveva accettato il calice amaro dalle mani del Padre e l’aveva fatto per la salvezza di ogni uomo, affinché nessuno conoscesse mai questo giorno e la fornace di fuoco ardente dove c’è “il pianto e lo stridor dei denti”.

In questo v.8 il carattere di quel giorno ci è presentato soprattutto in rapporto con la città di Gerusalemme. Usciranno dalla bocca del dragone tre spiriti immondi simili a rane (Apocalisse 16:13), i quali si recheranno dai re di tutto il mondo per radunarli alla battaglia e far guerra a Gerusalemme. I tre spiriti, senza avvedersene, lavoreranno per il Signore, poiché condurranno i re e gli eserciti delle nazioni di tutto il mondo nel luogo dove il Signore li attende e li vuole per il giudizio finale, dove ha radunato le nazioni per “il bottino”.

Il Signore stesso scenderà per combattere contro di loro.

3:9 “Allora io trasformerò le labbra dei popoli in labbra pure, affinché tutti invochino il nome del SIGNORE, per servirlo di comune accordo.

In quel giorno un numero spaventoso di persone cadrà sotto i colpi del giudizio di Dio prima che il regno di pace sarà instaurato. Allora un gran numero di persone provenienti dalle nazioni saranno risparmiati dal giudizio, secondo quella luce e quella grazia che solo Dio possiede. Essi si sottometteranno al regno di Cristo, alcuni con gioia, riconoscendolo come loro Signore, altri controvoglia, temendo la sua ira (Salmo 2:10-12). Questi ultimi li ritroveremo alla fine del millennio di nuovo sedotti da Satana (Apocalisse 20:7-10). Il cuore dell’uomo se non si sottomette e accetta Cristo rimane un cuore malvagio.

“Tutti quelli che saranno rimasti di tutte le nazioni venute contro Gerusalemme, saliranno di anno in anno a prostrarsi davanti al Re, al SIGNORE degli eserciti, e a celebrare la festa delle Capanne. Quanto a quelli delle famiglie della terra che non saliranno a Gerusalemme per prostrarsi davanti al Re, al SIGNORE degli eserciti, non cadrà pioggia su di loro” (Zaccaria 14:16-17).

Il v.9 ci presenta coloro che invocheranno il nome del Signore per servirlo. Vi saranno milioni di atei, di musulmani, buddisti, induisti che durante i sette anni di giudizi crederanno all’Evangelo del regno che sarà predicato per tutta la terra. Essi potranno così essere raccolti, in pace, sotto il regno di Cristo. Tutti riconosceranno Lui. Non ci sarà più traccia di religioni, perché gli idoli saranno distrutti, né vi sarà chi parlerà in nome di un altro dio.

“Acclamate il SIGNORE, abitanti di tutta la terra, date in canti di gioia e di lode, salmeggiate al SIGNORE con la cetra, con la cetra e la voce del canto. Con trombe e al suono del corno acclamate il re, il SIGNORE.” (Salmo 98:4-6).

3:10 “Di là dai fiumi d’Etiopia i miei supplicanti, i miei figli dispersi, mi porteranno le loro offerte.

“I miei figli dispersi” è riferito al futuro residuo giudeo fedele disperso a causa delle terribili persecuzioni del periodo della grande tribolazione.

Essi torneranno e porteranno le loro offerte. All’inizio dell’ultima settimana della profezia di Daniele (i sette anni di giudizi) il tempio sarà stato ricostruito. Ma il culto e le offerte presto cesseranno perché l’Anticristo sorgerà proclamandosi il Messia inducendo il popolo all’idolatria. “Stabilirà un patto con molti, per una settimana; in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e offerta” (Daniele 9:27).

Le offerte riprenderanno quando colui che è il Re dei Re regnerà. Il suo regno sarà un regno di pace e di giustizia. Si canterà, s’innalzeranno lodi perché, dopo i terribili e spaventosi tre anni e mezzo del dominio di Satana sulla terra (sebbene il suo dominio non sarà comunque mai totale), il Signore regnerà. Nessun conflitto verrà più a turbare la pace. Il suo popolo verrà per adorare e servire il Signore, e le nazioni faranno altrettanto.

3:11 “Quel giorno, tu non avrai da vergognarti per tutte le azioni con le quali hai peccato contro di me; perché, allora, io toglierò di mezzo a te quelli che trionfano con superbia e tu smetterai di inorgoglirti sul mio monte santo.

Benché oggetto di cure particolari e con un posto preminente nel regno del Signore, Israele non si insuperbirà. Questi alti privilegi non lo porteranno ad innalzarsi sopra gli altri. Niente più orgoglio, senso di superiorità o nazionalismo, perché sarà evidente che tutto viene da Dio ed è dovuto solo alla sua grazia. “Anche gli stranieri … io li condurrò sul mio monte santo e li rallegrerò nella mia casa di preghiera” (Isaia 56: 6-7).

“In quei giorni avverrà che dieci uomini di tutte le lingue delle nazioni piglieranno un Giudeo per il lembo della veste e diranno: ‘Noi verremo con voi perché abbiamo udito che Dio è con voi” (Zaccaria 8:23).

Chi vorrà essere il primo dovrà essere servitore dei suoi fratelli, diceva il Signore. I sentimenti di Cristo, il suo esempio e i suoi insegnamenti continueranno ad essere validi e li porteranno ad abbandonare la superbia.

3:12 Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero che confiderà nel nome del SIGNORE.

Ecco le caratteristiche dei fedeli del popolo, come il Signore li troverà alla sua venuta per regnare: umili, poveri e che confidano in Dio. Potranno posare lo sguardo sul Re dei Re, vederlo nella sua gloria; e allora, e solo allora, comprenderanno pienamente quando Egli a suo tempo si era abbassato morendo in croce per la loro salvezza.

Egli “svuotò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce” (Filippesi 2:7-8).

La loro povertà sarà una reale povertà; essi non possederanno nulla poiché durante la grande tribolazione, non avendo accettato il marchio o il numero della bestia, non avevano potuto né comprare né vendere. Sono poveri, ma adesso possiedono il Bene supremo e nel Cristo sarà loro donata ogni cosa. La loro fiducia e la loro speranza saranno in Colui che è finalmente presente in mezzo a loro.

3:13 “Il resto d’Israele non commetterà azioni malvagie,
non dirà menzogne, e non si troverà più un linguaggio ingannatore sulle sue labbra; perché essi pascoleranno, si coricheranno, e non vi sarà più nessuno che li spaventi».”

“E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio… Nella città non vidi alcun tempio, perché il Signore, Dio onnipotente, e l’Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno di sole, né di luna che la illumini, perché la gloria di Dio la illumina, e l’Agnello è la sua lampada… E nulla di impuro, né chi commetta abominazioni o falsità, vi entrerà; ma soltanto quelli che sono scritti nel libro della vita dell’Agnello.” (Apocalisse 21:2-27).

l residuo fedele non sarà composto da uomini dal cuore doppio; coloro che sono usciti dalla grande tribolazione sono stati provati con il fuoco. Il saggio affinatore ha reso puro e splendente il suo argento. Israele sarà una nazione che esprimerà al meglio i caratteri del suo Signore e Re, e finalmente in un tale argento il Suo volto potrà riflettersi. “Essi pascoleranno, si coricheranno, e non vi sarà più nessuno che gli spaventi”. Il Salmo 23 troverà in questo giorno la sua piena applicazione. Il Pastore accolto potrà finalmente prendersi cura delle Sue pecore; esse riposeranno in verdeggianti paschi.

3:14 “Prorompi in grida di gioia, o figlia di Sion! Alza grida d’esultanza, o Israele! Rallegrati ed esulta con tutto il cuore, o figlia di Gerusalemme!

“Così inizierà un regno di pace e prosperità che non avrà mai fine” (Daniele 7:11-14). Israele restaurato avrà posto di primo piano fra le nazioni che saliranno ogni anno a Gerusalemme per adorare il Re.

“Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato, e il dominio riposerà sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace,
per dare incremento all’impero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da ora e per sempre” (Isaia 9:5-6).

Con grandissima gioia il loro Signore sarà accolto. Quando è venuto la prima volta non lo hanno ricevuto, anzi hanno gridato: “toglilo, toglilo di mezzo” (Giovanni 19:15), “non vogliamo che costui regni su di noi” (Luca 19:14).

“Un bambino ci è nato”: questa espressione ci dà la misura della gioia e dell’affetto con cui sarà accolto. Finalmente ogni ginocchio si piegherà dinanzi a Lui “Gli occhi tuoi ammireranno il re nella sua bellezza… il tuo cuore mediterà sui terrori passati… i tuoi occhi vedranno Gerusalemme, soggiorno tranquillo, tenda che non sarà mai trasportata, i cui picchetti non saranno mai divelti, il tuo cordame non sarà mai strappato” (Isaia 33:17-20)

3:15 “Il SIGNORE ha revocato le sue condanne contro di te, ha scacciato il tuo nemico. Il Re d’Israele, il SIGNORE, è in mezzo a te, non dovrai più temere alcun male.

Il nemico, Satana, che fino all’ultimo ha desiderato la distruzione di quanti sono fedeli a Dio, è stato legato per mille anni. Il Re, il Signore, è in mezzo a te. Gerusalemme sarà il centro del culto a Dio sulla terra. In mezzo ad essa il centro sarà il Signore. Non vi è stato mai un regno simile, né vi sarà. Altri regni, certo, hanno manifestato grandezza e potenza nel passato, ma nessuno di questi può essere paragonato al regno di Cristo.

Re pii hanno svolto il loro servizio con giustizia, ma vi erano sempre delle ombre.

Pensiamo a Davide che usò della sua autorità per fini propri, per tenersi una donna, “l’agnellina” che apparteneva ad un altro (2 Samuele 12:1-10), oppure potremo pensare alla grandezza e alla sapienza di Salomone. Nessun re era mai stato grande e saggio come lui. Sono solo ombre, figure sfuocate di ciò che sarà il regno di Cristo, figure della sua giustizia che sarà perfetta, della sua sapienza che non ha uguali.

Dio è luce ed in lui non vi sono tenebre” (1 Giovanni 1:5).

Nessuna ombra, nessuna imperfezione, nessuna ingiustizia in Cristo e nel suo glorioso regno.

3:16 “Quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, o Sion, le tue mani non si indeboliscano!
3:17 “Il SIGNORE, il tuo Dio, è in mezzo a te, come un potente che salva; egli si rallegrerà con gran gioia per causa tua;si acquieterà nel suo amore, esulterà, per causa tua, con grida di gioia»”.

Abbiamo visto quanto siano terribili i giudizi di Dio su coloro che avendo peccato non hanno prestato ascolto agli appelli di Dio. Il Signore è perfetto in ogni cosa. La sua giustizia e la sua santità sono tanto grandi quanto lo sono le cure del suo amore.

I giorni oscuri sono passati; adesso grida di gioia e canti abbonderanno perché il Signore è in mezzo a loro come un potente che salva. Saranno lunghi quegli anni, mille per l’esattezza, anni di gioia che non potrà essere alterata da nessun evento inaspettato, cataclisma o guerra che sia.

“Rallegratevi grandemente con lei…affinché siate allattati e saziati al seno delle sue consolazioni; affinché beviate a lunghi sorsi e con delizia l’abbondanza della sua gloria.” (Isaia 66:10-11).

Tutte le nazioni godranno della sua pace.

“Essi trasformeranno le loro spade in vomeri di aratro, e le loro lanci in falci; una nazione non alzerà più la spada contro l’altra e non impareranno più la guerra” (Isaia 2:4).

La natura stessa troverà ristoro e riposo in quei giorni.

3:18 “Io raccoglierò quelli che sono nel dolore lontano dalle feste solenni; sono tuoi; su di loro pesa la vergogna!”

“«Ricondurranno tutti i vostri fratelli, da tutte le nazioni, come un’offerta al SIGNORE, su cavalli, su carri, su lettighe, su muli, su dromedari, al mio monte santo, a Gerusalemme», dice il SIGNORE” (Isaia 66:20).

Non vi sarà più dolore, ed essi saranno come un offerta per il Signore. Anche le nazioni recheranno offerte. Del suo popolo, il suo tesoro particolare, leggiamo che sono essi stessi un offerta. Sono stati lontani dalle feste solenni e dalla gioia dei canti, ma ora il Signore li raccoglie in una pace e in una gioia senza fine.

3:19 “In quel tempo, io agirò contro tutti quelli che ti opprimono; salverò la pecora che zoppica, raccoglierò quella che è stata cacciata via, e li renderò gloriosi e famosi, in tutti i paesi dove sono stati nella vergogna.

3:20 “In quel tempo, io vi ricondurrò; in quel tempo, vi raccoglierò; perché vi renderò famosi e gloriosi fra tutti i popoli della terra, quando farò tornare, sotto i vostri occhi, quelli che sono in esilio», dice il SIGNORE.

“Tutti coloro che ti opprimono”. Ogni anno il 27 gennaio è la ricorrenza del cosiddetto “giorno della memoria”. “Mai più” è il titolo di molti quotidiani. Capi di stato in visita ad Auschwitz rivolgono severi moniti contro l’intolleranza religiosa e la dura repressione di quel periodo. Inaudito, intollerabile, vergognoso sono gli aggettivi più usati. Mai più discriminazioni, mai più la creazione di ghetti. L’uomo ha il dovere di ricordare!

Purtroppo l’uomo dimentica con molta facilità. La sua malvagità non conosce confini e non si è ancora manifestata in tutta la sua profondità. Questo avverrà nei secondi tre anni e mezzo della settantesima settimana di Daniele, quando la trinità Satanica, composta dall’anticristo, dalla “bestia che sale dal mare” (il capo del rinato Impero Romano) e da Satana stesso, avranno dominio sulla terra. Mai l’umanità avrà attraversato giorni bui come vi saranno in quei tempi.

“Infatti il mistero dell’empietà è già in atto, soltanto c’è chi ora lo ritiene” (2 Tessalonicesi 2:7), ed è lo Spirito Santo il quale non permette, ora, che l’empietà dilaghi come Satana vorrebbe; ma quando, insieme alla Chiesa, sarà per così dire tolto dalla terra, allora il sole diventerà nero come un sacco di crine (Apocalisse 6:12).

La malvagità dell’uomo raggiungerà il suo culmine. Il residuo fedele conoscerà oppressioni e persecuzioni tali che non hanno riscontro nella storia. I terrori dei due anni di Auschwitz non saranno niente in confronto alla follia di quei giorni. Ma il Signore tornerà per giudicare, per porre fine alla malvagità di coloro che opprimono e per prendersi cura della pecora zoppa, di quella che è stata oppressa. Tanto saranno stati abbassati fra le nazioni, tanto il Signore li renderà gloriosi fra tutti i popoli della terra. Gerusalemme, finalmente, accetterà di trovare rifugio sotto le sue ali.

Rendiamo i nostri cuori attenti per sfruttare al meglio il tempo della sua pazienza finché il periodo della grazia lo consente e finché si può dire: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori” (Ebrei 3:7-8).