Cos’è una vita equilibrata?

di Ph. Calame

Agur, un saggio dell’antichità, faceva a Dio questa preghiera: ”Non darmi né povertà né ricchezze“ (Prov. 30:8); temeva che, diventato troppo ricco, avrebbe potuto abbandonare il Signore, oppure, essendo troppo povero, potesse diventare un ladro e profanare il nome del suo Dio. L’apostolo Paolo aveva trovato nel Signore un giusto equilibrio, e diceva: “So vivere nella povertà e anche nell’abbondanza; in tutto e per tutto ho imparato ad essere saziato e ad aver fame… Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica” (Fil. 4:12).

L’equilibrio è il punto centrale fra due estremi
L’Ecclesiaste scriveva: “Non essere troppo giusto e non farti troppo saggio” (7:16), e Paolo: “Dico a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnato a ciascuno” (Rom. 12:3).

Equilibrio deriva dal latino aequilibrium parola composta da “aequo” che significa “uguale” e da “libra” che significa “bilancia”.
E’ lo stato di riposo di un sistema nel quale forze opposte si annullano a vicenda. L’equilibrio procura stabilità, sia statica che dinamica. In senso figurato e spirituale, l’equilibrio porta l’armonia che risulta da una giusta proporzione fra cose opposte e differenti.
L’equilibrio per il credente è allo stesso tempo statico, nel senso che lo rende fermo, incrollabile, e dinamico, poiché vivere è camminare, agire, impegnarsi, fare delle scelte, servire.
Il credente possiede nella persona del Signore Gesù un centro per i suoi affetti, un punto di riferimento per il cammino da seguire, uno scopo preciso da conseguire. “Per me il vivere è Cristo” (Fil. 1:21), scriveva Paolo, affermazione entusiastica di un apostolo che, nonostante le circostanze apparentemente opposte allo svolgimento della sua attività cristiana, aveva trovato l’equilibrio in un’intima relazione col suo Dio.
Solo chi si rende volontariamente schiavo di Gesù Cristo, sottomettendosi alla sua autorità, è realmente libero e può essere un credente equilibrato.
L’equilibrio ha come conseguenza l’armonia, la pace, l’autocontrollo, la disciplina personale. Il credente equilibrato è capace di sistemare le scale di valori, di rispettare le priorità.
Il credente equilibrato non sarà mai estremista, fanatico, esagerato. Sarà un uomo veramente saggio che rappresenterà degnamente il suo Signore, di cui è testimone.

Differenti campi della mia relazione con Dio
Dio ha creato l’essere umano equilibrato: uno spirito, un’anima e un corpo. Ma il peccato ha rotto questo equilibrio. Ascoltando la voce di Satana, l’uomo ha cessato di sottomettere il suo spirito allo Spirito di Dio. La conseguenza immediata è stata la rottura della sua relazione con Dio, la morte spirituale. Per questo l’uomo si è messo a dirigere la propria vita in base ai sentimenti, alla ragione, all’intelligenza (l’anima), con valutazioni personali errate delle priorità, sia per mezzo del corpo con i suoi istinti e i suoi bisogni naturali non controllati, le “opere della carne”.

Alla conversione, lo Spirito Santo rigenera l’uomo che crede e gli ridà il discernimento spirituale. Egli riscopre allora le priorità di Dio, quindi l’equilibrio divino che unisce la grazia alla verità. Un tale uomo può portare il frutto prodotto in lui dallo Spirito.

I vari settori della nostra vita sono legati gli uni agli altri. Lo squilibrio di uno di essi influenza tutta la vita, con la perdita dei punti di riferimento, e quindi della pace e della gioia. Se non si ricerca la comunione col Signore Gesù prima di tutto, è impossibile avere una vita equilibrata. Esaminiamo quali sono questi settori.

1. Nella mia vita personale
Una vita personale equilibrata non dipenderà mai dall’equilibrio del gruppo in cui questa persona si identifica. Al contrario, la vita equilibrata di un gruppo è il risultato della vita equilibrata di tutti i suoi  membri.
Bisogna dunque stabilire per se stessi una scala di valori, degli scopi, delle priorità a breve o medio termine. E’ quindi necessaria una disciplina personale.
Ma su cosa basare le proprie scelte per conseguire dei giusti obiettivi? E come progredire per diventare la persona che Dio desidera?
Innanzi tutto, la chiave della stabilità è sottomettersi all’autorità del Signore ricercando in ogni cosa la volontà di Dio (Col. 2:6-7). Questa volontà è rivelata nelle Scritture la cui lettura assidua rinsalda la fede, radicandola e fondandola sulla persona di Gesù Cristo. Ma la Parola che ci lega a Cristo ci fa anche scoprire le certezze necessarie al nostro equilibrio: l’amore incondizionato ed eterno di Dio come Padre, il perdono definitivo dei peccati, la nostra posizione di figli di Dio graditi ed accettati, la nostra posizione di eredi chiamati ad un avvenire glorioso col Signore.

2. Nella mia vita di coppia e di famiglia
a. L’atmosfera (Efesini 5:22 a 6.4).

La qualità della mia relazione con Dio condiziona la mia vita famigliare. Se sono un ragazzo ubbidirò agli ordini dei miei genitori. Se sono un marito, amerò la mia moglie come Cristo ha amato la Chiesa, senza cercare il mio interesse personale, ma quello di colei che amo. Se sono moglie, accetterò di sottomettermi al marito, per essere l’aiuto di cui ha bisogno. Se sono padre o madre, riceverò la saggezza per allevare i miei figli affinché diventino dei buoni discepoli del Signore, inculcando loro le regole morali di condotta, ma con amore e senza provocarli; anzi, dando loro entusiasmo.

Ecco l’equilibrio da ricercare. Così ognuno potrà, al suo posto, favorire e mantenere l’armonia e la gioia nella propria famiglia.

b. L’ospitalità (Ebrei 13.2 ; 1 Pietro 4.9).

La casa del credente deve aprire le sue porte agli altri, per condividere un pasto e per gustare pienamente la comunione cristiana. Essa diventa così un’oasi di pace. E sarà anche un rifugio per coloro che sono disorientati, inquieti, addolorati, poiché potranno confidarsi, scaricarsi dei pesi, pregare…

Una famiglia chiusa ed egoista si sclerotizza. Una famiglia troppo aperta, fosse anche per occuparsi dell’opera del Signore, priva i suoi membri delle cure indispensabili. C’è un equilibrio da rispettare fra aprire e chiudere la propria porta.

Il problema della solitudine, della mancanza di una famiglia, può diventare una causa di squilibrio. Ma se il Signore permette che siamo soli, la sua compagnia ci insegnerà a gestire la solitudine, trovando delle compensazioni in qualche impegno per il Signore e specialmente nel prodigarsi per gli altri.

3, Nella mia vita di assemblea
L’equilibrio nell’assemblea non è ottenuto con l’uniformità e l’immobilismo, ma è il risultato della diversità di doni, di attitudini, di misura di fede, di servizi, di caratteri personali. La figura di un corpo umano vivente, che ben descrive il funzionamento armonioso dell’assemblea, dimostra la necessità della diversità. Il corpo è composto da diverse membra dotate di capacità differenti e complementari (Romani 12:4-8).

Lo Spirito ha impiegato quattro evangelisti che hanno scritto quattro Evangeli per raccontare la vita di Gesù. Vari apostoli hanno scritto le epistole per comunicarci l’insieme delle verità cristiane. Paolo insiste di più sul tema della Chiesa, Pietro sulla verità relativa al regno di Dio, Giovanni sui privilegi e le responsabilità della famiglia di Dio. L’apostolo Paolo era, in un modo equilibrato, sia servitore dell’assemblea che servitore dell’evangelo (Colossesi 1:23-25).

Oggi ancora ogni credente ha una funzione da adempiere, al suo posto, per permettere all’insieme del corpo di vivere armoniosamente.

4. Nella mia vita professionale
Vi è un tempo di preparazione, il tempo degli studi e della formazione professionale. Ma a quale scopo? Per soddisfare le mie ambizioni personali, per ottenere delle qualificazioni che mi danno onore, per fare carriera, oppure semplicemente per far fronte ai miei bisogni e a quelli della mia famiglia?
Bisogna che io lavori con impegno ed onestà, onorando il Signore sul posto di lavoro ed essendo una luce dove Dio mi ha messo (Col. 3:23). Se poi, lavorando onestamente e mostrando delle capacità, mi si offrirà l’occasione di ottenere posizioni di rilievo, chiederò sempre consiglio al Signore avendo cura che il mio impegno non vada a scapito della mia famiglia e del tempo che devo dedicare a Lui.
La disoccupazione è un grave problema e una grande prova per molti giovani e per padri di famiglia. Anche questo mette in azione la fede del credente che si abbandonerà al Signore con la certezza che Egli provvederà; ma ciò non gli impedirà di darsi da fare con tutto l’impegno possibile per uscire da una tale situazione.

5. Nella mia vita sociale
Cosa cerco nelle mie relazioni con gli altri? Di avere o di dare? Se sono sempre e soltanto uno che chiede, significa che sono un immaturo, un bambino sempre deluso e frustrato. Se non accetto mai di ricevere, sono un orgoglioso. Il vero testimone del Signore è una persona matura, interiormente ricca, che ha molto da dare intorno a sé e che sa anche ricevere con umiltà.

Da dove viene e come si manifesta lo squilibrio

– Dall’abbandono del primo amore (Apocalisse 2:4).
Questo può portare allo scoraggiamento e alla depressione, oppure all’indifferenza, all’orgoglio, al disprezzo degli altri; il cristiano che si è raffreddato nell’amore per Cristo non si realizza come credente e prova un senso di frustrazione che gli fa perdere la saggezza.

Dal praticare l’amore senza tener conto della verità e dall’applicare la verità senza amore
“La grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo” (Giov. 1:17)
“Voi trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia e la fede” (Matteo 23.23).

– Avere di sé un concetto troppo alto o troppo basso.
Un concetto “sobrio” (Rom. 12:3) fa evitare complessi di inferiorità che ostacolano la crescita spirituale e impediscono di svolgere un efficace servizio; e complessi di superiorità che ci fanno elevare al di sopra degli altri e uscire da quel sentiero di umiltà e di amore che il Signore ci ha indicato.

Cessare di guardare avanti
Paolo dimenticava le cose che stavano dietro e si protendeva verso quelle che stavano davanti (Fil. 3:13). Successi o insuccessi del passato, o vicende di altro genere, non devono fermare il cammino del credente che corre “verso la meta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù”.

– Insistere su certe verità a detrimento di altre.
La conoscenza della Parola di Dio dev’essere equilibrata e il più possibile completa. I suoi insegnamenti vanno messi al di sopra d’ogni insegnamento umano e interpretati e applicati in modo corretto, nel loro insieme. “Come avete ricevuto Cristo Gesù il Signore, così camminate in Lui; radicati, edificati e rafforzati dalla fede… Voi avete tutto pienamente in Lui” (Col. 2:6-10).
Facciamo di tanto in tanto un bilancio: ricordiamoci della gioia di quando ci siamo convertiti, confessiamo onestamente le nostre mancanze, e ricominciamo un cammino retto ed equilibrato col Signore Gesù che è stato l’uomo perfetto, un offerta di focaccia di “fior di farina” (Lev. 2:4), un incenso puro dove tutti componenti erano in dosi perfettamente uguali (Es. 30:34).

Edizioni Il Messaggero Cristiano