Cristo il nostro Sommo Sacerdote

di H.L. Heijkoop

 Quando ci rendiamo conto di quello che possediamo, in quanto credenti in Cristo, potremmo pensare di non aver più bisogno di nulla, perché abbiamo la certezza che:

– i nostri peccati sono perdonati e siamo in pace con Dio
– per mezzo della nuova nascita abbiamo ricevuto una nuova vita, una nuova natura che, in quanto proveniente da Dio, non può peccare
– Dio ha condannato alla croce la nostra vecchia natura, la “carne”, e ora ci vede come “nati di nuovo” (Giovanni 3:3)
– lo Spirito Santo abita in noi
– siamo stati liberati dal potere di Satana, del mondo e del peccato
– siamo accettati da Dio in Cristo
– possiamo gloriarci nella speranza della gloria di Dio.

Effettivamente, per quel che riguarda l’eternità e il cielo, i credenti non hanno bisogno d’altro. Ma anche i figli di Dio hanno sempre delle necessità. Come cittadini del cielo (Filippesi 3:20) siamo stranieri sulla terra e, poiché siamo in viaggio verso il cielo, siamo anche pellegrini. Oltre a ciò, se siamo stati liberati dalla potenza di Satana è per servire Dio (Ebrei 9:14). Di conseguenza i credenti si trovano subito in contrasto col diavolo e con gli uomini non convertiti.

Satana lavora per  impedire agli uomini di ubbidire a Dio, e usa anche tutta la sua potenza e la sua astuzia per indurre il credente a peccare e quindi a disubbidire al Signore. Egli non trova difficoltà con gli increduli in quanto non vogliono ubbidire a Dio e spesso sono soddisfatti quando peccano (Genesi 6:5;  Marco 7:20-23;  Romani 3:10-18). Già anticamente, alla torre di Babele, gli uomini si erano uniti per essere indipendenti da Dio e per agire secondo i loro pensieri (Genesi 11:4-9). Ma poiché l’uomo non può essere indipendente, se rifiuta Dio sceglie il diavolo come proprio dio e proprio re (Giovanni 12:31; 2 Corinzi 4:4).

I valori del cristiano sono completamente opposti a quelli del mondo. La mondanità è perciò un nemico per il credente. Il Signore, parlando ai Giudei increduli, disse: “Il mondo non può odiare voi; ma odia me, perché io testimonio di lui che le sue opere sono malvagie” (Giovanni 7:7).  Ma dei credenti disse: “Il mondo li ha odiati, perché non sono del mondo, come io non sono del mondo” (Giovanni 17:14). E rivolto ai Suoi discepoli dice: “Nel mondo avrete tribolazione” (Giovanni 16:33).

Un cristiano sarà ben accetto nel mondo solo se non si manifesterà come cristiano, e se si unirà al modo di vivere degli increduli sottomettendosi praticamente a Satana. In questo modo diventa infedele nei confronti di Dio e collaboratore del nemico!

Ecco quindi l’inizio del combattimento per il cristiano: Satana entra in scena  e cerca di farlo peccare, gli sussurra pensieri impuri, gli fa vedere immagini immorali. Oltre a ciò, fa presa sull’inimicizia del mondo nei suoi confronti per affliggerlo. Il cristiano ha sempre la sua vecchia natura che lo porterebbe a peccare, e Satana ne approfitta (Galati 5:17). Ma l’amore di Dio ha provveduto anche per questo.

 

Cristo, nostro Sommo Sacerdote

Questa verità ci è presentata nella lettera agli Ebrei. Qui il cristiano è considerato come straniero e pellegrino, in cammino verso la gloria del cielo (Ebrei 11:40) in quanto la sua è una chiamata celeste (Ebrei 3:1). Attualmente egli è ancora sulla terra dove affronta difficoltà e pericoli, ed è qui che ci viene presentato il Signore Gesù in cielo come nostro Sommo Sacerdote che, con lo sguardo sulle nostre difficoltà e debolezze, intercede presso Dio per noi.

Si pensa spesso che il sacerdozio di Cristo sia in relazione coi nostri peccati, ma non è sempre corretto. Certo, la prima funzione del sommo sacerdote è in relazione coi peccati. Ebrei 2:17 dice “… per essere un misericordioso e fedele sommo sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per compiere l’espiazione dei peccati del popolo”. Ma in Ebrei 10:12 è detto che “Gesù , dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Dio”,  e il versetto 14 continua: “Con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati”. Il Signore Gesù con l’opera della croce ha soddisfatto pienamente Dio; la questione del peccato è sistemata per sempre. Egli “ci ha acquistato una redenzione eterna” (Ebrei 9:12), ha annullato il peccato col Suo sacrificio (Ebrei 9:26). Dopo aver compiuto alla croce l’opera della salvezza per chi crede, il Signore Gesù si è seduto per sempre alla destra di Dio, in cielo. “Infatti a noi era necessario un sommo sacerdote come quello… elevato al di sopra dei cieli” (Ebrei 7:26).

A causa dei peccati, Dio, con gli increduli, “contende in giudizio” (Geremia 2:9), ma gli eventuali peccati che un credente commette non sono più un motivo di “contestazione” fra Dio e la Sua creatura, ma rappresentano un problema che viene affrontato fra il Padre e Suo Figlio. Troviamo questo nella prima Lettera di Giovanni: “E se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Cristo Gesù, il giusto. Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati” (1 Giovanni 2:1-2).

Abbiamo dunque un Sacerdote, il Figlio di Dio, in cielo (Romani 8:34). Per quanto riguarda i nostri peccati Egli ha regolato ogni cosa, ed ora “vive sempre per intercedere” per i Suoi (Ebrei 7:25).

Chi potrebbe fare questo se non Dio? Ma Egli è diventato uomo e può così “simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa” (Ebrei 4:15). Che cosa meravigliosa! Egli, che era il Creatore dei cieli e della terra, che aveva creato l’uomo, è diventato uomo Egli stesso. In Ebrei 2:14-15 troviamo due motivi per i quali il Signore divenne uomo: per compiere l’espiazione dei nostri peccati e per liberarci dal potere del diavolo e dal timore della morte. I versetti successivi ci danno anche un’altra ragione: Egli doveva essere un “misericordioso e fedele Sommo Sacerdote” (v. 17). Tutto questo non parla ai nostri cuori?

Il Signore Gesù sapeva che nel cammino avremmo incontrato pericoli e difficoltà. E Lui, come uomo, essendo passato attraverso tutte le circostanze e avendo conosciuto per esperienza personale ogni difficoltà e ogni dolore, ci può sostenere avendo una piena conoscenza di tutto ciò che dobbiamo superare.

 

La Sua simpatia nelle difficoltà e nel dolore

Se viene a mancare uno dei nostri cari, chi può capire la nostra angoscia meglio del Signore che ha  pianto al sepolcro di Lazzaro, il Suo amico?
Quando siamo soli, chi è stato più solo di Lui, di cui è detto profeticamente “veglio e sono come il passero solitario sul tetto” (Salmo 102:7)?
Se degli amici ci abbandonano, chi può capirci meglio di Lui che si è trovato solo quando “tutti, lasciatolo, se ne fuggirono” (Marco 14:50)?
Quando non siamo capiti, o quando coloro ai quali raccontiamo le nostre difficoltà non dimostrano interesse, chi è stato più incompreso del Signore, di cui è detto “ho atteso dei consolatori, ma non ne ho trovati” (Salmo 69:20)? I Suoi discepoli non si preoccuparono molto quando Egli disse che uno di loro lo avrebbe tradito, ma incominciarono a discutere su chi di loro fosse il maggiore (Luca 22:19-24).
Quando abbiamo bisogno di essere guidati, chi può aiutarci più di Colui di cui, per sette volte, è detto in Luca che andava a pregare e che passava l’intera notte a pregare quando doveva fare qualcosa d’importante?
Questo è il nostro Sommo Sacerdote, che è nel cielo e che “vive sempre per intercedere per noi” (Ebrei 7:25). Egli è continuamente impegnato ad aiutarci, comprendendoci grazie a ciò che ha imparato per esperienza personale nelle difficoltà e nelle prove.
Se nel cammino incontriamo difficoltà e sopraffazione possiamo trovare aiuto nell’intercessione di Cristo. Egli intercede nella piena consapevolezza del conforto della grazia di Dio, perché ha conosciuto questo conforto quando sulla terra attraversava le stesse circostanze. Egli sa come consolare un’anima afflitta. Egli ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno e supplica Dio per noi conoscendo le nostre necessità.
Riceviamo tutto ciò in seguito alle nostre preghiere? Egli aveva pregato per Pietro quando Pietro non sapeva ancora nulla di ciò che sarebbe accaduto. No, non siamo noi a pregare il Signore di intercedere per noi, è la Sua grazia verso di noi che rende possibile il Suo intervento. Egli ce ne rende consapevoli, e noi possiamo avvicinarci “con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno” (Ebrei 4:16).