Vi siete mai resi conto della verità contenuta nel cap. 6 della Lettera ai Romani, v. 1 a 14?
La giustificazione per la fede nel sangue di Cristo (Romani 3:19-26) è di somma importanza; ma in questi versetti si trova qualcosa di più, cioè che non soltanto i peccati del credente sono cancellati dal sacrificio di Cristo, ma che tutto il “corpo del peccato” il “vecchio uomo” intero (v. 6), “la carne” (7:5), “il corpo della carne” (Colossesi 2:11), l’ “io”, la vecchia natura nella quale eravamo come figli d’Adamo (Galati 2:20), tutto questo è “crocifisso”, “morto” e “seppellito” per mezzo della morte del Signore, e che noi siamo stati seppelliti con Lui; e il battesimo è la figura che Dio ci dà di questo fatto.
Non troviamo soltanto un Cristo che porta i nostri peccati nel Suo corpo sul legno della croce (1 Pietro 2:24); lo vediamo “fatto peccato” (2 Corinzi 5:21) e trattato come tale da Dio che ha allontanato dal credente sia il peccato sia il “corpo del peccato”. In tal modo il peccato, come un tutto, ha incontrato sulla croce il suo giudizio e la sua fine. Ormai i credenti sono viventi in Cristo risuscitato di fra i morti, sono “una nuova creatura” (2 Corinzi 5:17; Galati 6:15); sono stati “risuscitati con Lui” (Efesini 2:1-6; Colossesi 2:13; Colossesi 3:1-3;), partecipi della Sua vita, e “membra del suo corpo”, cioè la Chiesa (1 Corinzi 6:17; Efesini 5:25-32).
Vi può forse essere qualche traccia di peccato, o della carne, o di Adamo nella nuova natura del credente? Poiché il nostro “vecchio uomo” è stato crocifisso con Lui, noi siamo morti al peccato. Non parlo della nostra vita pratica, ma di ciò che appartiene alla fede, secondo la Parola di Dio, del senso reale e del valore della croce per noi. Avere la vita eterna per la fede in Cristo non significa niente di meno che questo: Cristo è la mia vita; la vita che ho ereditata da Adamo è giudicata e non sono più considerato come vivente in essa; così, io aspetto in questo corpo non di morire, ma di essere cambiato, trasformato, quando il Signore verrà.
È meraviglioso vedere da quante difficoltà questa verità ci affranca. Che si tratti del peccato, dell’io, del mondo, o di Satana, io sono fuori della portata di tutti questi elementi, tanto sicuramente quanto più mi considero come morto. Se sono un credente, questo fatto è una verità che mi concerne; non si possono provare gli effetti di questa verità se non credendola e nella proporzione della fede con la quale la si afferra.
Così, mi è chiesto di far conto di essere morto al peccato (Romani 6:11), sapendo che “colui che è morto, è libero dal peccato” (v. 7); notiamo che è del peccato e non dei peccati che l’apostolo Paolo parla qui. Cristo ha preso il nostro peccato su di Sé alla croce, è morto sotto il suo peso e, essendo morto, ha risolto il problema del peccato che ha portato sulla croce. Il nostro “vecchio uomo” è stato crocifisso con Lui, e noi siamo stati seppelliti nella Sua morte, “uniti a Lui in una morte simile alla sua”. Il battesimo è figura di questo.
Cristo ha attraversato la morte e il giudizio, ma è poi risuscitato. E Lui risuscitato è la nostra vita, in tal modo che non vi è condanna, né giudizio per coloro che sono in Cristo Gesù, “perché la legge dello Spirito della vita (qui non si tratta del Suo sangue, benché sia la prima fase della nostra liberazione) in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte… Ciò che era impossibile alla legge… Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne” (Romani 8:2).
“Il peccato nella carne” è stato condannato, giudicato. “Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui” (Romani 8:9).
Così vediamo che non esiste alternativa; se uno non è di Cristo è nella carne. “Ma chi si unisce al Signore è uno spirito solo con lui” (1 Corinzi 6:17). Tale è il solo vero cristianesimo, il fondamento dell’Evangelo di Dio verso noi, la fine totale della vecchia creazione e l’introduzione d’una creazione interamente nuova in Cristo risuscitato dai morti. Noi siamo della nuova “progenie” e non più dell’antica.
Ma una domanda si presenta: Perché allora sentiamo costantemente il potere della carne, l’influenza del mondo e le tentazioni di Satana? Ecco la semplice risposta: perché non afferriamo questa verità per la fede, e non viviamo nella potenza della nostra nuova vita (Romani 6:14). Come avete ottenuto la vita eterna? Non grazie a un sentimento, ma per la fede. Così pure non avete i risultati pratici di questa nuova vita per mezzo del sentimento, bensì per la fede.
Un uomo morto può amare il peccato? Può amare il mondo? “Fate conto – dice la Parola – di essere morti al peccato”. Chi dunque è “vivente a Dio”? Colui che, per il dono del Figlio di Dio e per la Sua opera, è stato liberato dalla condanna eterna, e che ora vive aspettando con piena sicurezza la venuta del suo Salvatore che lo riceverà nella gloria (Colossesi 3:1-4).
Un ostacolo alla pace e ai progressi dei cristiani è il fatto di voler riunire le cose che Dio ha separate, la carne e lo Spirito. “Ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che brama lo Spirito è vita e pace” (Romani 8:6). Noi abbiamo ancora la carne, purtroppo, ma Cristo è morto; ed è davanti a Dio che la carne ha preso fine, fornendo la prova che essa non può ormai produrre alcun bene. La carne è “in me”, pronta ad agire, se la lascio fare; ma, quanto alla mia posizione, io non sono “in essa”. Ho il privilegio di considerare la morte di Cristo come la mia stessa morte, e ho la vita di Cristo risuscitato come la mia stessa vita; e questo perché la Parola di Dio lo dichiara. Lo Spirito di Dio mi è stato dato affinché io possa vivere nella potenza di questa verità; poiché Egli solo può farlo (Romani 8:9-17).
Così, ormai, non devo più prendere in considerazione i miei sentimenti o la mia esperienza, ma accettare con fede che le cose che Dio dice sono il vero significato della morte di Cristo per quelli che credono. I sentimenti derivano dalla fede, non la fede dai sentimenti; poiché la fede viene da ciò che si ode, e ciò che si ode per mezzo della Parola di Dio (Romani 10:17). I sentimenti d’incredulità provengono tutti dal “vecchio uomo” e la croce deve insegnarci che essi sono tutti malvagi.
Ho udito qualche volta dire: “La natura di Adamo dev’essere sottomessa a Dio”. Errore grave! Dio ci ha forse accolti nella natura di Adamo, contaminata com’è? Non l’ha forse giudicata alla croce? Essa non meritava altro che la morte. Il sepolcro è il suo posto! “Fate conto di essere morti”, abbiamo letto; “Fate morire ciò che in voi è terreno” (Colossesi 3:5).
Cristo “è stato risuscitato per la nostra giustificazione”. In Lui siamo stati avvicinati a Dio. In Lui, “nell’amato”, siamo “resi graditi”. In Lui non v’è peccato, poiché non c’è la carne in Lui. Solo sapendo questo possiamo adorare come si conviene e in modo intelligente; se qualche mio peccato non fosse stato cancellato dal sangue di Cristo non potrei avvicinarmi a Dio come adoratore nel luogo santissimo (Ebrei 10:19). Il peccato non può entrare nella Sua presenza. Ma essendo “in Cristo” possiamo avvicinarci a Dio come “senza peccato”, poiché non v’è peccato in Lui e non ve ne può essere.
Più entro nella luce di Dio, più la mia giustizia è manifestata, poiché Cristo è la mia giustizia. La luce di Dio non può scoprire in Lui la minima macchia. E poiché Cristo è la giustizia per la quale sono accettato da Dio, così Egli dev’essere la mia vita quaggiù. La mia responsabilità è di “vivere Cristo” (Filippesi 1:21), e non solo vivere per Cristo, in un mondo sul quale la croce ha pronunciato il giudizio (Giovanni 12:31; 1 Giovanni 5:19).
Che privilegio e che grazia!