Colossesi 1:12-18
di F. B. Hole
Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 02-2019
“Ringraziando con gioia il Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte (o l’eredità) dei santi nella luce” (1:12).
Se siamo credenti felici ringraziamo e lodiamo Dio spontaneamente. Lo ringraziamo come Padre perché lo conosciamo sotto questo carattere; è come Padre che Dio si comporta con noi per realizzare i Suoi progetti di grazia e d’amore. I motivi di ringraziamento sono presentati nel primo capitolo della Lettera ai Colossesi iniziando dal livello più elevato, dai Suoi piani eterni che hanno risposto ai nostri bisogni:
“Vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce”. Non dice “sarete messi in grado”, ma “vi ha messi in grado”. Noi che abbiamo creduto siamo messi in grado di aver parte alla gloria celeste, di gustare la luce della presenza di Dio; e così sarà per tutti i santi. E’ probabile che sia difficile per noi renderci conto di che cosa significhi questa sorte che ci è riservata, questa gloriosa eredità, tuttavia ci viene assicurato che il Padre ci ha messo in grado di parteciparvi, che ci ha predisposti a questo anche se si tratta di cose future.
Per essere messi in grado, bisognava che fossimo “liberati” (v. 13). Nel nostro stato naturale, eravamo sotto il potere delle tenebre, che qui indica Satana e le sue opere; la luce, invece, evoca la presenza di Dio. Siamo stati liberati dal potere di Satana, e siamo stati trasportati in un regno infinitamente più elevato e migliore, il “regno del suo amato Figlio”. Posti sotto l’autorità del bene perfetto, siamo liberi dalla potenza del male.
A più riprese, il Nuovo Testamento ci ricorda che, quando crediamo, ci mettiamo sotto l’autorità divina. L’espressione regno di Dio, e nel vangelo di Matteo regno dei cieli, si riferisce al fatto che il Signore Gesù, il Re, è seduto nei cieli e di là esercita un’autorità sulla terra. Si trovano anche altre espressioni per indicare il regno, tuttavia nessuna esprime tanto bene la vicinanza e l’affetto quanto quella che troviamo qui. La parola regno non indica un dominio di tipo dittatoriale da parte del Padre, ma sottintende un’autorità esercitata nell’amore perfetto, che permea tutti i decreti divini.
All’inizio, quando l’uomo si è svincolato dall’autorità di Dio, è caduto sotto il potere del diavolo. Dio non avrebbe mai voluto che l’uomo restasse senza il Suo controllo; e se noi credenti siamo ora liberi dal potere di Satana, è per essere portati nella sfera della sottomissione all’amato Figlio di Dio. Il giogo di Satana è il vincolo peggiore che esista. Chi è sotto questo giogo, è come quell’uomo posseduto dal demonio che abitava nei sepolcri (Marco 5:1-17) e gridava giorno e notte, e si feriva con delle pietre. Il giogo del Signore è dolce, come ci è detto, e il Suo carico è leggero (Matteo 11:29-30).
Che cambiamento stupendo passare dal giogo di Satana a quello del Signore! Questo passaggio si è verificato per la potenza dell’opera della “redenzione” compiuta alla croce (v. 14). Solo la redenzione poteva liberarci completamente dalla schiavitù del potere delle tenebre. E’ per mezzo del sangue di Gesù che siamo stati portati a Dio, per quel sangue che ha cancellato i nostri peccati, e che siamo stati perdonati. Non potremmo godere della felicità di essere stati portati a Dio se non avessimo la sicurezza del perdono di tutti i nostri peccati, che prima ci separavano da Lui.
I v. 12-14 di Colossesi 1 partono dal risultato glorioso dell’opera di Cristo per arrivare alla redenzione e al perdono dei nostri peccati. Apprezzeremo di più il grande cambiamento di posizione avvenuto in noi grazie alla fede nel sacrificio del Signore se pensassimo sempre che in Lui siamo stati “preparati” per la gloria del cielo. Più la nostra mente si apre alla comprensione di queste cose, più i nostri cuori e le nostre bocche si aprono al ringraziamento verso il Padre, dal quale tutto procede.
Se il Padre è la sorgente di ogni cosa, “l’amato Figlio” è il canale attraverso il quale ogni cosa è giunta a noi. Egli è Colui che ha compiuto tutto, anche se il prezzo da pagare era altissimo. La redenzione è stata acquistata con il Suo sangue, e quando comprendiamo chi è Colui che ha versato il proprio sangue, i nostri pensieri si elevano, permettendoci così di afferrare la visione del Suo splendore in rapporto con la creazione (v. 15 a 17). Questi sono passi ineguagliabili, sia per il carattere sublime dei pensieri espressi sia per la potenza descrittiva racchiusa in un discorso così breve.
Due termini del v. 15 meritano una riflessione: la parola “immagine” esprime il concetto di rappresentazione. Il Dio invisibile è rappresentato perfettamente in Gesù Cristo, cosa che sarebbe impossibile se Egli non fosse Dio. Alcuni tendono ad attenuare questa verità fatto a causa del termine “primogenito”; ma non dobbiamo dimenticare che il termine “primogenito” può avere anche un senso figurato di preminenza e di supremazia, e di maggiori privilegi. Significa che il Signore ha il posto più elevato, per il diritto di primogenitura. E’ il senso che ha nel passo che stiamo esaminando.
Il Signore dunque è non solo il rappresentante di tutto ciò che Dio è, ma è anche Colui che ha la primogenitura assoluta su tutto il creato. Tutta la gloria della creazione e tutti i diritti su di essa gli appartengono per la semplice ragione che Egli è il Creatore, come dice chiaramente il v. 16.
Nel primo versetto della Bibbia, la creazione è attribuita a Dio, ed è bene notare che la parola usata per indicare Dio è al plurale, Elohim. La lingua ebraica non possiede solo il singolare e il plurale, ma anche il “duale”, per esprimere la presenza di due elementi dello stesso tipo; il plurale indica dunque la presenza di tre elementi o più. Dal Nuovo Testamento impariamo che ci sono tre persone nella Deità, e che, fra queste tre persone, la creazione è sempre attribuita al Figlio.
E’ciò che vediamo qui; questo fatto straordinario è espresso in tre modi nel v. 16: tutte le cose sono state create in lui, per mezzo di lui e in vista di lui. Ci sono tre preposizioni diverse nel testo originale; anche se, all’inizio del versetto, traduciamo “per mezzo di lui sono state create tutte le cose” invece che in lui, il senso rimane: nella potenza della Sua Persona tutto ciò che è, non esiste né sussiste se noi per mezzo di Lui. Più avanti, l’espressione per mezzo di lui significa che Egli era lo strumento attivo della creazione, e in vista di lui che Egli è il fine per il quale tutta la creazione esiste.
Notiamo anche con quale completezza questo passo descrive la creazione. Sono considerati i cieli e la terra; le cose visibili e quelle invisibili. Per le potenze spirituali invisibili sono usati quattro termini: troni, signorie, principati, potenze. Noi non sappiamo esattamente che cosa le distingua, tuttavia sappiamo che tutte devono la loro esistenza al Signore Gesù. Per due volte questo versetto afferma che Egli è il creatore “di tutte le cose”; di conseguenza “Egli è prima di ogni cosa”, sia in riferimento al tempo sia per la Sua posizione. “Tutte le cose sussistono in lui” (v. 17). Le stelle seguono il loro corso stabilito, ma lo fanno perché Egli le dirige.
Non è difficile comprendere come il Creatore, entrato nella Sua creazione come uomo, vi prenda il posto di Capo e di Primogenito. Al v. 18 ci viene detto che Egli è anche il Capo e il Primogenito sotto un altro aspetto. Egli è il Capo (o la Testa) del corpo, cioè della Chiesa, opera di Dio nella nuova creazione, perché i credenti sono “nati di nuovo”. In 2 Corinzi 5:17 e in Galati 6:15, l’espressione “nuova creatura” può essere tradotta anche con “nuova creazione”. Cristo è il Primogenito dai morti, cioè detiene il diritto supremo nel mondo della “risurrezione”: di conseguenza, in tutte le cose e in tutte le sfere Egli ha il primo posto.
Che gloriosa verità è questa! E’ meraviglioso poterlo conoscere come Primogenito sia in rapporto con la prima creazione sia con la nuova, quella spirituale operata in coloro che credono in Lui! Di certo, la nostra relazione con Lui nella nuova creazione è molto più intima di quanto mai avrebbe potuto esserlo nella prima. In tutta la creazione, Egli è certamente il capo (1 Corinzi 11:3: “il capo di ogni uomo è Cristo”). Ma, in un altro senso, Egli è il Capo, cioè la Testa, della Chiesa vista come un corpo vivente di cui i credenti sono le membra.
C’è un’unione vitale fra la testa e le membra del corpo umano, ed è esattamente in questo modo che c’è un’unione vitale fra Cristo e le membra del Suo corpo, la Chiesa.
Inoltre, Egli è “il principio” nel senso che esisteva dal principio. Ma qui è un’altra cosa. Qui è il “principio, il primogenito dai morti” (v. 18) in rapporto con la risurrezione. Infatti, la risurrezione del Signore Gesù è stata un nuovo inizio per Dio. Tutto ciò che Dio fa oggi, lo compie sulla base della risurrezione di Cristo; ogni nostro legame con Lui si sviluppa su quel terreno. Consideriamo attentamente queste cose, in preghiera, perché costituiscono la vera natura del cristianesimo.