di E. A. Bremicker
Tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 02-2019
Il credente che compie diligentemente il servizio del suo Signore può trovarsi in situazioni difficili nelle quali si rende conto della propria impotenza e non sa quali saranno i passi che dovrà fare in seguito.
È la situazione in cui si trovava l’apostolo Paolo durante il suo secondo viaggio missionario. Era stato ad Atene, dove aveva parlato ai Greci nell’Areopago; poco tempo dopo era andato a Corinto dove, secondo la sua abitudine, si era recato prima nella sinagoga, per intrattenersi coi Giudei. Ovunque, aveva incontrato un’opposizione accanita. I Giudei “facevano opposizione e lo insultavano” (Atti 18:6). Paolo pensava di rivolgersi allora alle nazioni, anche se sapeva che il cammino non sarebbe stato facile. Accennando a quel tempo, scriverà più tardi ai Corinzi: “Io sono stato presso di voi con debolezza, con timore e con gran tremore; la mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana” (1 Corinzi 2:3-4). Aveva a che fare con uomini imbevuti di filosofia che si vantavano del loro sapere.
Ed ecco che, in questa situazione difficile, Paolo riceve un incoraggiamento particolare dal Signore stesso che gli appare di notte in visione e gli dice: “Non temere, ma continua a parlare e non tacere; perché io sono con te, e nessuno ti metterà le mani addosso per farti del male, perché io ho un popolo numeroso in questa città” (Atti 18:9-10). Qui troviamo un incoraggiamento, un’esortazione, una promessa e uno squarcio di luce sui piani di Dio.
Un incoraggiamento
“Non temere”. Quest’espressione appare spesso nella Bibbia: a volte è al plurale – non temete – ma sovente è rivolta personalmente a qualcuno. Compare per la prima volta in una delle confidenze di Dio ad Abraamo (Genesi 15:1), e l’ultima volta quando Giovanni, vedendolo nella Sua gloria di Giudice, è caduto ai Suoi piedi come morto (Apocalisse 1:17).
Nel passo che stiamo esaminando, l’incoraggiamento riguarda il servizio. Messo davanti al giudizio dell’uomo, Paolo aveva tutte le ragioni di temere. La missione che gli veniva proposta era difficile, tuttavia il Signore gli fa capire chiaramente che non ha niente da temere.
È possibile che guardiamo con inquietudine o addirittura con angoscia ai compiti che ci stanno davanti. Può trattarsi di una visita difficile, di un colloquio delicato, di un problema con i fratelli, di una testimonianza davanti agl’increduli. Di qualunque cosa si tratti, il Signore ci è vicino, ci incoraggia e ci dice: “Non temere!”.
Un’esortazione
“Continua a parlare e non tacere”. L’incoraggiamento è seguito da un’esortazione. Paolo doveva parlare e non stare in silenzio. L’ordine era chiaro, anche se particolarmente difficile specialmente a Corinto.
Nel servizio per il Signore, vi sono delle circostanze in cui dobbiamo tacere e non parlare. Ve ne sono altre in cui dobbiamo parlare e non stare in silenzio. Ci occorre discernimento spirituale per sapere come dobbiamo comportarci in ogni situazione. Cerchiamo la volontà del Signore, e lasciamoci istruire da Lui. Se ci dà l’ordine di parlare, ubbidiamo e facciamolo con la Sua forza. Vi sono molte situazioni in cui non è semplice aprire bocca. Come cristiani, ci troviamo spesso circondati da increduli: a scuola, sul lavoro, nei rapporti con i vicini. Non esitiamo a confessare apertamente il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, anche se a volte non è facile.
Una promessa
“Io sono con te”. Dopo aver assegnato la missione, ecco una promessa. Il Signore stesso assicura il Suo servitore che sarà con lui. Quand’è così, potrebbe ancora mancare il coraggio per eseguire i Suoi ordini?
Troviamo qualcosa di simile nella storia del profeta Geremia. Quando venne mandato da Dio per essere il Suo portavoce, esclamò: “Ahimè, Signore, DIO, io non so parlare, perché non sono che un ragazzo” (Geremia 1:6). Non ci è mai capitato di dire così, o almeno di pensarlo? Allora Dio fa al giovane Geremia una promessa simile a quella che è rivolta a Paolo: “Non li temere, perché io sono con te per liberarti, dice il SIGNORE” (Geremia 1:8). Se siamo impegnati in un servizio che il Signore ci ha affidato, ricordiamoci che è la Sua opera, e che Egli Stesso è con noi. Sentiremo non solo la Sua presenza, ma anche il Suo aiuto e il Suo soccorso.
Una visione sui piani di Dio
“Io ho un popolo numeroso in questa città”. Per coronare l’incoraggiamento che dà al Suo servitore, il Signore gli comunica qualcosa dei Suoi piani. Gli concede di gettare uno sguardo in quello che avverrà di lì a poco, e gli annuncia di avere un popolo numeroso a Corinto. Che motivazione per Paolo!
Nella maggior parte dei casi, noi non sappiamo quali saranno i risultati del nostro lavoro. Una cosa, tuttavia, è assolutamente certa e molto incoraggiante: Dio veglia sulla Sua Parola, come ha detto a Geremia: “Io vigilo sulla mia parola per mandarla ad effetto” (Geremia 1:12). Sarà Lui, secondo la Sua saggezza, a raccogliere i frutti di ogni servizio, per piccolo che sia, se compiuto con fedeltà. Paolo dice ai credenti di Corinto: “La vostra fatica non è vana nel Signore” (1 Corinzi 15:58). Presto, davanti al tribunale di Cristo, scopriremo quali sono stati i risultati di ogni servizio compiuto per Lui.
Che tutto questo ci incoraggi a metterci a Sua disposizione, là dove Egli vorrà utilizzarci, anche se in ambiti o in circostanze difficili!
Devi accedere per postare un commento.