La potenza di Dio e i miracoli

Marc Allovon – Il Messaggero Cristiano, marzo 1993

1. Dall’inizio fino a Cristo

«Nel principio Dio creò i cieli e la terra » (Genesi 1:1).

«Quel che si può conoscere di Dio è manifesto… infatti le sue qualità invisibili di Lui, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili» (Romani 1:19-20).

La prima manifestazione della potenza infinita di Dio è il miracolo della creazione. La creazione rende responsabili gli uomini che non vogliono riconoscere il Creatore. Per contro, molti uomini di fede, come vediamo già nel libro della Genesi, hanno creduto a Dio senza vedere nessun altro miracolo e sono stati suoi testimoni. Imitiamo la loro fede essendo pienamente convinti dell’onnipotenza di Dio, e sicuri che «quanto Egli ha promesso, è anche in grado di compierlo» (Romani 4:21). Senza una tale convinzione l’uomo è fuori posto nei confronti di Dio. La consapevolezza di questa potenza ci mantiene nel sentimento della nostra nullità e produce la confessione del nostro stato, come è avvenuto nel caso di Giobbe (Giobbe 42:6).

Più tardi, l’Eterno è intervenuto per fare uscire dall’Egitto il popolo d’Israele operando «miracoli e prodigi grandi e disastrosi contro l’Egitto» (Deuteronomio 6:22), per attestare che la missione affidata a Mosè proveniva da Lui, e convincere il Faraone che era inutile resistere a Dio. Faraone ha resistito, attirando così la distruzione su se stesso e sul suo esercito.

Poi l’Eterno si è rivelato a Mosè quando gli ha dato la Sua legge, e lo ha fatto con terribili manifestazioni della sua gloria sul monte Sinai e con opere meravigliose nel deserto. Ma alla fine ha dovuto dire: «Fino a quando mi disprezzerà questo popolo? Fino a quando non avranno fede in me dopo tutti i miracoli che ho fatto in mezzo a loro?» (Numeri 14:11). Qualche secolo dopo, l’Eterno ha inviato dei profeti al popolo d’Israele. Elia ed Eliseo compirono grandi miracoli per ricondurre a Dio i figli d’Israele caduti nell’idolatria. Ma il popolo non tornò a Dio, anche se, in presenza del fuoco sceso dal cielo, hanno gridato: «L’Eterno è Dio! L’Eterno è Dio!» (1 Re 18:39).

Poi gli Ebrei furono deportati e, settant’anni dopo, 1’Eterno risvegliò lo spirito di un piccolo numero per farlo risalire da Babilonia e tornare in Palestina. Essi ebbero come sola guida quel che «è scritto nella legge di Mosè, uomo di Dio» (Esdra 3:2) e furono guardati dalla potenza di Dio senza che fosse dato loro alcun miracolo.

2. La venuta del Figlio di Dio

Alla fine dei giorni, Dio ci ha parlato «per mezzo del Figlio» (Ebrei 1:2).

«La Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi » (Giovanni 1:14). Quale miracolo può eguagliare quello della venuta in questo mondo di Colui che ha fatto i mondi? Dio prende forma umana per visitare la sua creatura, per cercare e salvare quel che era perduto! Egli è stato nel mondo l’Emmanuele, «Dio con noi».

Alcuni dei suoi miracoli erano la dimostrazione che Egli disponeva di tutta la potenza di «Creatore» e «Padrone» di tutte le cose. Comandò ai venti e al mare, ed essi gli ubbidirono. Comandò a un pesce di portargli una moneta ed esso lo ha fatto. Altri, invece, sono stati miracoli di bontà che hanno portato la liberazione e la pace a uomini e donne nel bisogno. Nutrì le folle nel deserto, guarì i malati, aprì gli occhi dei ciechi, guarì i lebbrosi e, suprema manifestazione della sua divinità, risuscitò dei morti. Qual era lo scopo di questi miracoli?

a) Dimostrare che l’Eterno era presente secondo la parola di Esodo 15: «Io sono l’Eterno, colui che ti guarisce» (v. 26), e del Salmo 103: «Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità» (v. 3). Ne vediamo gli effetti in Luca 5: di fronte al miracolo, Pietro è toccato nella sua coscienza e dice: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore» (v. 8). Anche davanti ai sacerdoti, che sapevano che solo l’Eterno può salvare dalla lebbra, la guarigione dei lebbrosi era la dimostrazione che l’Eterno era venuto a visitare il suo popolo e che il Figlio dell’uomo, che guariva, aveva sulla terra il potere di perdonare i peccati.

b) Alleviare la sofferenza degli uomini e mostrare la compassione di Dio verso le sue creature cadute sotto le conseguenze del peccato. Ma questa testimonianza non è stata ricevuta. In Giovanni 2:24-25 leggiamo che molti credettero in Lui vedendo i miracoli che faceva, ma è detto che Gesù non si fidava di loro poiché conosceva «quello che era nell’uomo». Dio sa bene che la fede proviene non da ciò che si vede, ma da ciò che si ascolta: «La fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene della parola di Cristo» (Romani 10:17). La vista dei miracoli non può produrre la vera fede; bisogna che la Parola di Dio sia ricevuta nel cuore per produrre il pentimento e l’accettazione di Colui che porta salvezza.

L’uomo non sa dire altro che: «Quale segno miracoloso ci mostri?»; «Quale segno miracoloso fai, dunque, perché lo vediamo e ti crediamo? » (Giovanni 2:18 e 6:30); «Maestro, noi vorremmo vederti fare un segno» (Matteo 12:38). Tutte parole che tentano di mascherare l’incredulità del cuore. Cosa dice Abramo al ricco nei tormenti di Luca 16? «Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli… Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita» (Luca 16:31).

Così, i miracoli fatti dal Signore stabiliscono la responsabilità e la colpa di quelli che non hanno creduto, come i capi sacerdoti e i Farisei che dicevano: «Quest’uomo fa molti segni miracolosi», e nello stesso momento complottavano contro di lui per farlo morire (Giovanni 11:47).

«Sebbene avesse fatto tanti segni miracolosi in loro presenza, non credevano in lui» (Giovanni 12:37). «Se non avessi fatto tra di loro le opere che nessun altro ha mai fatte, non avrebbero colpa; ma ora le hanno viste, ed hanno odiato me e il Padre mio» (Giovanni 15:24).

Ci furono alcuni, però, che avevano creduto alla testimonianza di Giovanni Battista riguardo a Gesù, e che poi dissero: «Giovanni, è vero, non fece nessun segno miracoloso; ma tutto quello che Giovanni disse di quest’uomo era vero. E là molti credettero in lui» (Giovanni 10:41-42).

Quando si compì il più grande dei miracoli, la risurrezione di Cristo, le guardie tremarono e divennero come morte in presenza del grande terremoto e dell’angelo. Nessun miracolo avrebbe potuto colpirli di più; lo riferirono ai capi sacerdoti e questi diedero loro del denaro per far credere che i suoi discepoli ne avessero rubato il corpo. In realtà, essi non credettero neanche quando un uomo risuscitò dai morti.

3. I miracoli dopo la risurrezione di Cristo

Dopo la sua risurrezione, il Signore Gesù inviò i suoi discepoli dicendo: «Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura… Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demoni; parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti; anche se beranno qualche veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno» (Marco 16:15-18). Questo si è compiuto letteralmente dopo che Egli è stato assunto nel cielo. «E quelli se ne andarono a predicare dappertutto e il Signore operava con loro confermando la Parola con i segni che l’accompagnavano» (Marco 16:20).

Lo scopo dei segni e dei miracoli che dovevano essere compiuti è chiaramente indicato: «confermare la Parola». Nel giorno delle Pentecoste, i discepoli «cominciarono a parlare in altre lingue, come lo Spirito dava loro di esprimersi» (Atti 2:4). I Giudei che provenivano da altre nazioni li udivano annunciare nelle loro lingue le cose magnifiche di Dio. Eccezionale misura di grazia per far pervenire il messaggio della salvezza a questo popolo disperso nel mondo con lingue diverse, secondo la sentenza pronunciata su Babele!

La citazione di Isaia 28 in 1 Corinzi 14:21 dimostra che l’adempimento di questa profezia costituiva un giudizio per il popolo ribelle: «E neppure così mi ascolteranno, dice il Signore». L’Evangelo era un meraviglioso e nuovo messaggio che proveniva da Dio, affidato agli apostoli. I miracoli erano il segno che la loro missione era divina. Dio se ne servì per far conoscere l’Evangelo ai Giudei, ai Samaritani, alle genti delle nazioni. A Gerusalemme, «molti segni e prodigi erano fatti tra il popolo per le mani degli apostoli… E sempre di più si aggiungevano uomini e donne in gran numero, che credevano nel Signore» (Atti 5:12-14). In Samaria «le folle unanimi prestavano attenzione alle cose dette da Filippo, ascoltandolo e osservando i miracoli che faceva» (8:6). In Efeso, «tutti… Giudei e Greci, udirono la Parola del Signore. Dio intanto faceva miracoli straordinari per mezzo di Paolo» (19:10-11).

Dopo il primo miracolo compiuto da Pietro, i capi del popolo dissero: «Che un evidente miracolo sia stato fatto per mezzo di loro, è noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme, e noi non possiamo negarlo. Ma… ordiniamo loro con minacce di non parlar più a nessuno nel nome di costui» (Atti 4:16-17). Paolo dirà più tardi: «Certo, i segni dell’apostolo sono stati compiuti tra di voi, in una pazienza a tutta prova, nei miracoli, nei prodigi e nelle opere potenti» (2 Corinzi 12:12 e Romani 15:19). Anche qui vediamo che i miracoli davano la responsabilità a chi li vedeva di ricevere il ministerio dell’apostolo e i suoi insegnamenti; però, la potenza che aveva operato in loro era la Parola che era stata loro annunciata dallo Spirito, e non i miracoli.

Vi sono molti versetti che dimostrano questo: «I Giudei infatti chiedono miracoli, e i Greci cercano sapienza; ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per i Gentili pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio» (1 Corinzi 1:22-24).

«La mia parola e la mia predicazione non consistettero in discorsi persuasivi di sapienza umana, ma in dimostrazione di Spirito e di potenza, affinché la vostra fede fosse fondata non sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio… Noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito» (1 Corinzi 2:4-5 e 13).

L’Evangelo «è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Romani 1:16).

«Voi l’accettaste non come parola di uomini, ma, quale essa è veramente, come parola di Dio, la quale opera efficacemente in voi che credete» (1 Tessalonicesi 2:13).

«Ricevete con dolcezza la Parola che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre» (Giacomo 1:21).

«Io vi affido a Dio e alla Parola della sua grazia, la quale può edificarvi e darvi l’eredità di tutti i santificati» (Atti 20:32).

4. I doni miracolosi

I Corinzi, mentre disprezzavano il ministero dell’apostolo Paolo attestato dai segni, prodigi e miracoli, si gloriavano dei loro doni miracolosi, in particolare di quello delle lingue; e se ne servivano non tanto per annunziare le cose magnifiche di Dio ma per sentirsi grandi davanti agli altri, al punto che per le persone semplici che li udivano sembravano dei pazzi (1 Corinzi 14:23), e questo ostacolava il lavoro della Parola nei loro cuori.

L’apostolo menziona i doni miracolosi in 1 Corinzi 12:9-10 e 28 fra quelli che Dio ha posto nell’assemblea, ma mette severamente in guardia i Corinzi contro l’abuso che essi ne facevano, specialmente servendosi in pubblico di lingue che nessuno comprendeva. E insiste sulla necessità che tutto ciò che viene detto nell’assemblea dev’essere intelligibile, anche per un uomo semplice, e che nessun discorso in lingue sia pronunciato a meno che qualcuno possa tradurlo. In Atti 2, i Giudei «di ogni nazione» udivano i discepoli annunciare loro «le grandi cose di Dio» «ciascuno… nella sua propria lingua».

Nulla permette di ritenere che le lingue parlate dai Corinzi fossero delle lingue diverse da una di quelle che esistevano nel mondo, di cui Paolo dice: «Ci sono nel mondo non so quante specie di linguaggi» (1 Corinzi 14:10). L’allusione al fatto di parlare «nelle lingue degli uomini e degli angeli » in 1 Corinzi 13:1 è piuttosto presentato come cosa impossibile (confrontare con i versetti 2 e 3). Servirsi di lingue sconosciute da tutti gli astanti era senza profitto. Era un abuso che l’apostolo reprime energicamente. Non restringe la libertà dello Spirito ma stabilisce chiaramente che nessun dono dello Spirito può giustificare quel che non edifica.

5. Il tempo attuale

È chiaro che all’inizio della predicazione dell’Evangelo, quando la parola confidata agli apostoli non era ancora stata scritta, era necessario che essa fosse confermata da segni e miracoli. Allo stesso modo Dio era intervenuto per confermare la missione di Mosè, il ministero della legge, poi quello dei profeti. Dio non ha abitualmente governato il suo popolo con dei miracoli, ma li ha dati al momento giusto per avvalorare la missione di coloro che Egli inviava e la responsabilità di coloro che avrebbero rifiutato di riceverli: Mosè nei confronti del Faraone, Mosè nei confronti d’Israele (Numeri 14:22), Elia ed Eliseo anch’essi per Israele. La Parola affidata agli apostoli era così ampiamente confermata. Essa operava per la salvezza di coloro che credevano e costituiva una testimonianza schiacciante per coloro che la rifiutavano: «Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza? Questa, dopo essere stata annunziata prima dal Signore, ci è stata poi confermata da quelli che lo avevano udito, mentre Dio stesso aggiungeva la sua testimonianza alla loro con segni e prodigi, con opere potenti di ogni genere e con doni dello Spirito Santo, secondo la sua volontà» (Ebrei 2:3-4).

Ai nostri giorni la potenza di Dio è sempre la stessa; essa si spiega secondo la sua volontà sovrana e in risposta alla fede di coloro che credono in Lui. La parola rivolta a Geremia è sempre valida: «Invocami, e io ti risponderò »(Geremia 33:3). Egli risponde alle preghiere dei suoi in un modo che è davvero miracoloso, sia per trarre dalle tenebre delle persone inconvertite, sia per liberare i suoi da circostanze apparentemente senza via d’uscita, se lo giudica buono. Egli è e rimane «colui che può fare infinitamente di più di quel che domandiamo o pensiamo» (Efesini 3:20).

Risvegliamoci per pregare Dio con più fede e perseveranza, cercando di farlo secondo la sua volontà, in una totale sottomissione a questa volontà. Fu con fede e insistenza che Paolo supplicò il Signore di togliergli «la spina nella carne», e fu con una totale sottomissione che accettò la risposta: «La mia grazia ti basta».

È tutt’altra cosa volere disporre della potanza di Dio per fare miracoli che accreditare il predicatore. Dio sia lodato se accorda di tanto in tanto delle manifestazioni particolari della sua potenza per liberare le anime dal potere delle tenebre; Egli potrebbe anche dare a qualcuno la capacità di annunciare l’Evangelo ad una tribù, che non ha ancora la Parola scritta, nella sua lingua, senza laboriosi sforzi per impararla… Ma cosa pensare della pretesa di parlare lingue che non esistono?

Per noi, la Parola è ora completa e scritta, ed è pienamente confermata nella sua validità. È essa che rende la più grande testimonianza all’operaio del Signore: «A Demetrio è stata resa testimonianza da tutti e dalla verità stessa; e anche noi gli rendiamo testimonianza» (3 Giovanni 12).

«Rendendo pubblica la verità, raccomandiamo noi stessi alla coscienza di ogni uomo davanti a Dio» (2 Corinzi 4:2). «Sforzati di presentare te stesso davanti a Dio come un uomo approvato, un operaio che non abbia di che vergognarsi, che dispensi rettamente la parola della verità» (2 Timoteo 2:15).

Inoltre, leggiamo in 1 Corinzi 13: «Le profezie verranno abolite; le lingue cesseranno; la conoscenza verrà abolita» (v. 8). Il seguito del passo ci indica il senso dell’espressione «verranno abolite».«Poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte sarà abolito». Quello che è incompleto sarà sostituito da quello che è completo, perfetto. Quanto alle lingue, esse cesserano, senza che il momento sia precisato.

Quando Paolo scongiura Timoteo: «Predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole, convinci » non troviamo alcuna esortazione a desiderare dei miracoli per suffragare la predicazione. Pietro stesso, che è stato il mezzo dei più grandi miracoli dell’inizio, non ne fa alcuna allusione nelle sue epistole e rafferma la fede dei santi su questo fondamento: «La parola del Signore rimane in eterno. E questa è la parola della Buona Notizia che vi è stata annunziata» (1 Pietro 1:25).

6. Seri avvertimenti

Il Signore stesso dichiara che la pretesa di disporre della potenza miracolosa di Dio non offre alcuna garanzia: «Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo, e in nome tuo cacciato demoni, e fatte in nome tuo molte opere potenti? Allora dichiarerò loro: Io non vi ho mai conosciuti» (Matteo 7:22-23).

Infine, non possiamo disconoscere che Satana ha sempre cercato di imitare i miracoli divini, dai magi dell’Egitto, al tempo di Mosè, fino ai giorni nostri. E l’apostolo Paolo ci avverte che la venuta dell’iniquo, l’Anticristo, avrà luogo «per l’azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi, con ogni tipo d’inganno e d’iniquità a danno di quelli che periscono, perché non hanno aperto il cuore all’amore della verità per esser salvati» (2 Tessalonicesi 2:9-10). L’Anticristo non verrà prima che i santi siano stati tolti dal mondo, ma «il mistero dell’impietà è già in atto», e noi dobbiamo stare in guardia. In Apocalisse 13, la Bestia fa grandi miracoli; al cap. 16:14, spiriti di demoni fanno dei miracoli.

Siamo penetrati dalla grandezza infinita della potenza di Dio che ci è data a conoscere nelle meraviglie della sua creazione, e più ancora nella rivelazione del suo amore e l’opera della redenzione!

Perseveriamo con fede nella preghiera, poiché «la preghiera del giusto ha una grande efficacia» (Giacomo 5:16), ma non imitamo coloro ai quali il Signore ha dovuto dire: «Se non vedete segni e miracoli voi non crederete» (Giovanni 4:48).

RispondiAnnulla risposta

Scopri di più da BibbiaWeb

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading

Exit mobile version