di W. J. Hocking
Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO dell’anno 2002
L’amore del Padre è, senza dubbio, il tema più elevato della rivelazione. “Vedete quale amore ci ha manifestato (o donato) il Padre, dandoci di essere chiamati figli di Dio!” (1 Giovanni 3:1). Esso risplende in modo ben evidente nella cerchia della famiglia dei credenti, la famiglia della grazia. L’amore di Dio è per il mondo intero, ed è proclamato a tutti gli uomini perché lo accettino e lo credano. “Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unico Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16). E nulla può separare i credenti dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù nostro Signore” (Romani 8:39).
Ma l’amore di Dio per noi è stato provocato dalla nostra spaventosa miseria? Siamo portati facilmente a dire che la caratteristica speciale dell’amore del Padre deriva dal fatto che ci accoglie come figli diletti, noi che eravamo indegni della sua grazia divina. Considerando questo aspetto del suo amore, sondiamo troppo poco la sua profondità, la sua altezza, la sua lunghezza e la sua larghezza, che pure ono dimensioni illimitate ci sfuggono. No, l’amore del Padre trova la sua origine in se stesso, nella sua natura, più che dalla condizione di quelli che sono amati. E così la nostra gioia più elevata proviene non solo dal fatto che siamo gli oggetti dell’amore divino, che ci ha fatti figli di Dio e ci considera tali, ma dal fatto che conosciamo Lui che ci ha amati e che ci ama. Noi ci rallegriamo non soltanto nell’amore che Dio ha avuto per noi, ma nel Dio che è amore (1 Giovanni 4:7,8), e che ama come solo lui può amare.
Amore incomprensibile
È bene che ci fermiamo per adorare, contemplando il Padre il cui amore ci è stato rivelato. Ne parliamo insieme, lo esprimiamo nei cantici, ci rallegriamo in esso, ma che cosa sappiamo della sua estensione e della sua natura? Alle volte ci sembra che i nostri poveri cuori, così piccoli, ne siano riempiti fino a traboccare; ma come potremmo, in base alla nostra concezione o alla nostra esperienza, misurare la pienezza di questo oceano d’amore?
È evidentemente inutile cercare di misurare o valutare l’amore di Dio coi nostri mezzi, che sono umani; però, se possiamo adorare il Padre “in spirito e verità” (Giovanni 4:23,24) è perché sappiamo di quale amore Egli ci ha fatto dono. Ne siamo confusi, come lo furono i discepoli quando videro il Signore calmare la tempesta e dissero: “Chi è costui che anche i venti e il mare gli ubbidiscono?” (Matteo 8:27).
L’amore del Padre conosciuto nel Figlio
Noi che siamo “nati da Dio” (Giovanni 1:13) non dobbiamo rimanere sconcertati dall’amore del Padre. Se la sua grandezza sorpassa ciò che possiamo comprendere, siamo tuttavia in grado di gustarne la bellezza e il fascino, perché vediamo il nome del Padre, con tutto ciò che esso comporta di prezioso, rivelato nello splendore, pieno di dolcezza, del Figlio. Chi ha visto il Figlio ha visto il Padre. Il Signore Gesù disse a Filippo: “Non credi tu che io sono nel Padre e che il Padre è in me?” (Giovanni 14:10). Così nel Figlio noi conosciamo il Padre, e nel Figlio impariamo a conoscere l’amore del Padre.
Di questo amore di Dio Padre, la cui misura ci sfugge tanto è grande, possiamo parlarne ad altri, raccontare al altri quanto è dolce. La conoscenza del Padre, e quindi del suo amore, caratterizza i più giovani membri della famiglia di Dio. “Figlioletti, vi ho scritto perché conoscete il Padre” (1 Giovanni 2:13). Dei “nati di nuovo” è parlato come di persone messe in grado di realizzare la loro relazione con Dio Padre. I più piccoli sanno chi è il loro Padre, e dipendono da Lui, perché la natura divina ricevuta da Lui cresca in amore e in saggezza, in fedeltà.
Dio è il nome della Deità, che riflette l’assoluto della sua natura, come di Colui che sussiste per mezzo di se stesso, inaccessibile all’intelligenza della creatura. Ma il nome “Padre” implica quello del Figlio, perché i due termini sono strettamente correlati. “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere” (Giovanni 1:18).
In questo passo troviamo i due nomi di Dio e del Padre. Da un lato è stabilita l’impossibilità di conoscere Dio nel suo essere, come è detto anche in 1 Timoteo 6:15-16: “Lui che abita una luce inaccessibile; che nessun uomo ha visto né può vedere”; d’altro lato lo stesso passo di Giovanni 1:18 mostra che ciò che la creatura non può scoprire è stato rivelato dal Figlio, il solo che conosce il Padre, perché è il Figlio unico “che è nel seno del Padre”. Rivelazione meravigliosa! Essa include non solo l’onnipotenza di Dio, non la sua sapienza e conoscenza senza limiti, ma anche il suo cuore, il suo amore eterno ed infinito di Padre.
I segreti dell’amore del Padre
Così i segreti del “seno del Padre” ora sono fatti conoscere, perché l’amore del Padre è dichiarato dal Figlio e nel Figlio.
Infatti, chi potrebbe conoscere il cuore di Dio se non il Figlio unico di Dio? “Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie!” (Romani 11:33). Grandi sono i misteri della divinità, perché Dio “è amore” (1 Giovanni 4:8,16), così come “è luce” (1 Giovanni 1:5).
Soltanto il Signore era in grado di rivelare questo amore che è essenzialmente contenuto nelle relazioni di Padre e Figlio. “Il Padre ama il Figlio, e gli ha dato ogni cosa in mano” (Giovanni 3:35). “Affinché il mondo conosca che amo il Padre e opero come il Padre mi ha ordinato” (Giovanni 14:31). Così, secondo la testimonianza del Figlio stesso, c’era un amore reciproco fra il Padre e il Figlio. E questo amore non era qualcosa di nuovo per il Figlio, perché Egli dichiara anche: “Mi hai amato prima della fondazione del mondo” (Giovanni 17:24); essendo il Figlio eterno dell’amore del Padre, il Signore si rallegrava continuamente nella sua comunione con Lui.
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