L’ispirazione e l’autorità della Bibbia

di F. B. Hole

Fra tutti i grandi elementi della verità scritturale che sono fondamentali nel loro stesso carattere, quello di cui parleremo in questo articolo si trova al primo posto per importanza. Ciò per la semplice ragione che senza le eccelse e autorevoli rivelazioni che Dio e la Sua volontà hanno originariamente tramandato oralmente attraverso il Signore e i Suoi apostoli e che, in seguito alla morte di quest’ultimi, sono state autorevolmente trascritte in maniera divinamente ispirata fino a noi, oggi non avremmo nulla di degno da essere chiamato FEDE. Nel migliore dei casi non avremmo avuto che un ammasso mal assortito di reminiscenze e tradizioni, tramandate di generazione in generazione. Quindi finché l’ispirazione e l’autorità della Bibbia non sono concetti pienamente e saldamente stabiliti nelle nostre anime, non vale la pena di procedere a indagare nelle sue pagine ulteriori verità che a prima vista possono sembrare ancora più fondamentali.

Apriamo la Bibbia, dunque, con il semplice desiderio di accertare cosa ha da dire su sé stessa e quali sono le affermazioni in essa contenute.

Nell’Antico Testamento sono tre le cose che emergono a tal proposito.
A) La prima riguarda i capitoli iniziali dove ci vengono narrati fatti completamente al di fuori del campo di osservazione di un qualsiasi autore umano. Si parla di cose che sono chiaramente al di fuori della nostra portata, giunte fino a noi solo grazie ad una rivelazione divina dal momento che vengono raccontati anche gli eventi antecedenti la creazione dell’uomo. Inoltre, tutto ciò non viene affermato con i termini propri di una mera speculazione umana, bensì con la semplicità di tono e la sicurezza di una assoluta conoscenza e pertanto di verità.
B) In seconda battuta, possiamo notare che nei libri storici troviamo tratti assolutamente differenti rispetto alla storiografia delle altre civiltà umane, come ad esempio la totale assenza di un “culto dell’eroe”. Infatti, ci vengono presentati sia gli errori degli uomini scelti da Dio, sia le caratteristiche lodevoli di uomini malvagi. Il tutto con un considerevole distacco dalle passioni e dai pregiudizi umani, con un giudizio imparziale e sereno che si trova solo in Dio stesso. Oppure, ancora, notiamo che su questioni che noi non avremmo nemmeno ritenute degne di menzione, la parola si sofferma a lungo (come i passi di Giudici 17; 18:14-26 e 1 Samuele 1:4-2:11) mentre altre, che noi avremmo potuto ritenere importanti sono tralasciate. Ad esempio, il grande terremoto durante il regno di Uzzia non è mai menzionato storicamente, e non avremmo saputo di questa grande catastrofe se non fosse per due riferimenti nei libri di Amos e Zaccaria. I libri storici, in sostanza, sono solo “storia”  nella misura in cui la loro narrazione mette in luce gli scopi o le vie di Dio.
C) Infine, come terzo elemento, nei libri profetici non possiamo non sentire la franchezza del messaggio degli autori. Nessuna esitazione, nessuna scusa, ma il più diretto ed enfatico “Così dice il Signore” è ripetuto ancora e ancora. La Parola di Dio ci è pervenuta attraverso le loro parole e la loro penna. Il suo potente appello al cuore e alla coscienza è percepibile ancora oggi nel conflitto interiore o anche nell’ostilità che tali parole risvegliano negli uomini peccatori e, nel sottomettere i cuori allo scopo di benedirli.
Quando arriviamo al Nuovo Testamento, troviamo chiare conferme dell’ispirazione e dell’autorità del Vecchio Testamento, prima dalle labbra del Signore (Matteo 4:4, 7, 10; Matteo 5:17; Marco 12:24; Marco 14:21; Luca 4:21; Luca 16:31; Luca 24:25, 27, 44-46; Giovanni 5:46, 47; Giovanni 10:35), e poi dagli stessi evangelisti nei loro frequenti riferimenti all’adempimento delle scritture dell’Antico Testamento riguardanti vita, morte e resurrezione del Signore Gesù. “Perché si adempisse”, “Perché si adempissero la Scritture”, sono parole che leggiamo più e più volte. Anche nelle epistole abbiamo la palese rivendicazione dell’ispirazione degli scrittori dell’Antico Testamento in passi come 2 Timoteo 3:15-17, 1 Pietro 1:10-12 e 2 Pietro 1:19-21.

E il Nuovo Testamento? è la domanda che ci si potrebbe porre ora. Nelle sue pagine l’Antico è chiaramente approvato e trattato come ispirato da Dio, ma rivendica o assume l’ispirazione anche per sé stesso? La risposta è: sì.
Il Nuovo Testamento, va ricordato, è giunto a noi sotto forma di scritti di apostoli del nostro Signore e Salvatore e dei loro collaboratori. In 1 Corinzi 2:13 l’apostolo Paolo rivendica l’ispirazione per i suoi enunciati e per quelli degli altri apostoli quando trasmettono le verità della Divina rivelazione. In 1 Corinzi 14:37 egli afferma che i suoi scritti sono “comandamenti del Signore”. In 2 Pietro 3:15-16 è l’apostolo Pietro che conferma l’ispirazione delle epistole di Paolo e le mette alla pari con “le altre scritture”.
Inoltre, nei versi introduttivi al suo Vangelo, Luca afferma di essersi “accuratamente informato di ogni cosa dall’origine” e anche di scrivere “in ordine” (ovvero, “con metodo”), in modo che in seguito Teofilo (il destinatario dello scritto di Luca) potesse riconoscere “la certezza delle cose” che gli “sono state insegnate”. L’apostolo Giovanni, nella sua prima lettera (5:13), dichiara di averla scritta affinché i credenti potessero “sapere” di avere la vita eterna. Entrambe queste affermazioni presuppongono per gli scritti in questione una certezza e un’autorità che solo l’ispirazione può spiegare. Nel libro dell’Apocalisse troviamo l’apostolo Giovanni che riceve la rivelazione, trasmette tale testimonianza e come risultato scrive “le parole di questa profezia” (Apocalisse 1:1-3); e infine pronuncia un solenne giudizio su chiunque avesse osato alterare le parole date in origine (Apocalisse 22:18,19). Qui, di nuovo, l’ispirazione (l’ispirazione verbale) è assunta.
Queste scritture sono del tutto sufficienti a dimostrare che gli scrittori del Nuovo Testamento, mentre affermano l’ispirazione dell’Antico, la assumono in egual misura per se stessi; e che quindi mentre le Sacre Scritture, che Timoteo conosceva fin dalla sua infanzia – secondo 2 Timoteo 3:15 – erano gli scritti dell’Antico Testamento, il termine “Ogni Scrittura (o Tutta la Scrittura)” del verso successivo comprende tutti gli scritti che conosciamo come la Bibbia. “Ogni Scrittura è ispirata da Dio” (letteralmente: soffiata da Dio): che espressione straordinaria! Proprio come nella creazione il vaso d’argilla finemente lavorato (perché “Dio il SIGNORE formò l’uomo dalla polvere della terra”) divenne un essere vivente solo dopo aver ricevuto il soffio di Dio – poiché Egli gli “soffiò nelle narici un alito vitale, e l’uomo divenne un’anima vivente” – così, quello che altrimenti sarebbe stato solo un insieme di frammenti letterari, è diventato, siccome Dio ne ha ispirato (letteralmente soffiato) ogni parte, un insieme organico, vivo e potente, poiché è la Parola ispirata di Dio.
Il capitolo 2 della prima lettera ai Corinzi è forse il passo più sorprendente su questo argomento; infatti qui possiamo vedere la maniera che Dio si è compiaciuto di stabilire per la comunicazione dei Suoi pensieri ai Suoi servitori. Evidenziamo tre punti distinti con la relativa azione dello Spirito Santo di Dio per ciascuno di essi.

RIVELAZIONE
Il primo è quello della RIVELAZIONE. Le cose preparate da Dio per coloro che lo amano, cose invisibili, mai udite né immaginate dall’uomo, sono state rivelate dallo Spirito di Dio, che è qualificato per tale opera, come mostra la fine del versetto 10. Il versetto 11 va oltre e dichiara che lo Spirito di Dio è l’unica fonte possibile di tali rivelazioni. Queste rivelazioni date dallo Spirito sono pervenute, non al mondo e neppure a tutti i santi, ma agli apostoli e ai profeti (vedere Efesini 3:5), che sono il “noi” del versetto 10; avendole ricevute, hanno provveduto a trasmetterle agli altri. Quindi il “noi” del verso 13 indica lo stesso “noi” del versetto 10.

ISPIRAZIONE
Il secondo punto è quello dell’ISPIRAZIONE. Dio si preoccupò che gli apostoli e i profeti trasmettessero queste rivelazioni agli altri sotto una diretta supervisione divina. Il modo di affermare la verità non fu lasciato alla loro saggezza, così come ci dice il versetto 13, ma furono guidati dallo Spirito Santo nelle esatte parole da usare.

APPROPRIAZIONE
Il terzo punto è relativo all’APPROPRIAZIONE. La verità, essendo stata rivelata a uomini scelti da Dio e tramite loro comunicata con parole ispirate, deve ora essere ricevuta o fatta propria affinché abbia un effetto illuminante e trasformante sugli uomini. Di questo parla il versetto 14. Nessun uomo nella sua condizione naturale, cioè di non convertito, può ricevere queste cose. Gli manca totalmente la facoltà che gli permetterebbe di riceverle. Le cose spirituali si discernono spiritualmente. I credenti hanno “la mente di Cristo” e hanno ricevuto lo Spirito di Dio affinché possano “conoscere le cose che Dio ci ha donate” (1 Corinzi 2:12, 16).

Quando si parla quindi di RIVELAZIONE, si pensa a quell’opera dello Spirito di Dio con la quale la conoscenza e i pensieri puramente divini vengono trasmessi alle menti e ai cuori degli uomini scelti da Dio .
Quando si parla di ISPIRAZIONE ci si riferisce a quella seconda opera dello Spirito di Dio per cui quegli uomini furono in grado di esporre la verità rivelata con parole scelte divinamente, e quindi di divina pienezza e precisione, sia che parlassero sia che scrivessero.
La rivelazione riguarda il trasferimento della verità dalla mente di Dio alla mente degli apostoli e dei profeti, in modo che essi potessero appropriarsi del concetto e della comprensione di tale verità.
L’ispirazione riguarda il trasferimento della stessa verità dalla mente degli apostoli e dei profeti a tutti i santi, e per questo furono necessari non solo pensieri ma anche parole. Ma se le parole umane devono essere l’espressione appropriata della verità divina, devono essere scelte e usate con perfetta idoneità e accuratezza, e questo fu assicurato dall’azione dello Spirito Santo. “Ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo” (Vers. Diodati: “…ma i santi uomini di Dio hanno parlato, essendo sospinti dallo Spirito Santo.”) (2 Pietro 1:21). La parola tradotta con “sospinti” in questo passo porta con sé il significato di “trasportato” o “portato avanti”. Questi santi uomini dell’Antico Testamento parlarono, come spinti dallo Spirito Santo.

Consideriamo ad esempio il profeta Geremia. È vero che i suoi scritti sono caratterizzati da un certo tono e da un certo stile così che chiunque abbia una buona cultura letteraria e familiarità con il contenuto della Bibbia possa riconoscerli ovunque siano citati. Tuttavia, lo Spirito di Dio era la forza che portava la sua mente in sintonia con la volontà di Dio, e controllava il suo scrivere di modo che sia i pensieri sia le parole fossero quelli di Dio.
A volte, infatti, questa azione dello Spirito Santo assunse una forma così potente da superare le naturali limitazioni che esistevano nella mente del profeta in questione, facendogli scrivere cose di cui non conosceva il pieno significato. E così avvenne ad alcuni, se non a tutti gli scrittori dell’Antico Testamento, che dovettero domandarsi e ricercare diligentemente il significato di ciò che essi stessi avevano scritto. Lo Spirito di Cristo in loro manifestava nei loro scritti questioni riguardanti le sofferenze di Cristo e le glorie che dovevano seguire. In risposta alla loro ricerca fu ulteriormente rivelato che essi stavano scrivendo a beneficio dei credenti nel futuro (ovvero i credenti del periodo attuale). Stando così le cose, il pieno significato dei loro scritti ispirati rimase vago e a tratti sfocato nelle loro menti. C’è stata una piena ispirazione, ma nessuna rivelazione completa se non per le future generazioni. La prima lettera di Pietro affronta questo tema (1:10-12), dimostrando quanto potente e reale sia l’ispirazione.
A questo può essere contrapposto il tipo di ispirazione a cui allude l’apostolo Paolo in 1 Corinzi 14. Nel versetto 19 egli ci dice che quando dava comunicazioni ispirate nelle assemblee dei santi, il suo scopo era di trasmettere parole intelligibili, anche se solo in numero limitato. Desiderava parlare di cose che apprendeva razionalmente, in modo che fossero pienamente comprensibili anche ai suoi ascoltatori.
Il tipo di ispirazione di cui si parla in 1 Pietro 1:10-12 caratterizzò principalmente gli scrittori dell’Antico Testamento, che, in quanto profeti, in alcuni casi erano solo il tramite dei messaggi, ma erano all’oscuro della piena portata delle loro parole. In una parola potremmo descriverla, come un’ispirazione inintelligibile.
Il tipo di ispirazione menzionato in 1 Corinzi 2 è quello che caratterizza quasi interamente gli scritti del Nuovo Testamento, e può essere definito, per contrasto, ispirazione intelligente. La possibile eccezione alla regola, che ci porta a inserire la parola “quasi” nell’affermazione di cui sopra, si riferisce ad alcune parti dell’Apocalisse. È molto probabile che alcune delle visioni e delle affermazioni presenti in quella rilevante rivelazione del futuro fossero oscure per Giovanni quale profeta, come lo sono per noi. Queste risulteranno chiare nel loro pieno e specifico significato solo ai santi dell’imminente periodo della tribolazione. Il famoso numero 666 (Apocalisse 13:18) è l’esempio più noto di ciò che intendiamo.
La distinzione di cui sopra può essere utile a chi vuole approfondire la questione. Non si deve però mai trascurare il fatto che, sia che si tratti di un’ispirazione intelligibile o inintelligibile, la realtà e il grado dell’ispirazione sono in entrambi i casi esattamente i medesimi.

Passiamo ora ad alcune domande frequentemente sollevate in relazione a questo argomento.

  • Che cosa significa esattamente “Ispirazione verbale”, ora così spesso derisa anche dai ministri di culto? Tu credi in essa?

Il significato esatto è: ispirazione di una pienezza tale che si estende al controllo di ogni parola sia essa enunciata o scritta.
“Verbale” è un aggettivo che deriva dal latino “verbum”, cioè “parola”. C’è chi riconosce un’ispirazione modificata, che si estende fino ai concetti; un’ispirazione diversa come grado, ma non molto come tipologia da quella condizione di esaltazione mentale e di trasporto che ha prodotto i più bei brani di Shakespeare, Milton o Dante.
Dobbiamo osservare in primo luogo che la Scrittura fa dell’ispirazione di ogni singola parola una questione assoluta (1 Corinzi 2:13; Apocalisse 1:3, Apocalisse 22:18-19). In secondo luogo, un’ispirazione dei soli pensieri sarebbe inutile allo scopo di fornirci un messaggio scritturale autorevole. Assicurarci che Paolo, Pietro e Giovanni abbiano ricevuto meravigliose idee da parte di Dio, ma che siano rimasti senza alcuna guida divina quando si trattò di tradurre in parole quelle idee a beneficio di altri, sarebbe come togliere con la mano sinistra ciò che viene offerto dalla destra.
Io e voi non abbiamo mezzi per arrivare a quei meravigliosi pensieri presenti nella mente di Paolo se non attraverso le singole parole con cui li ha espressi. È nota la difficoltà di esprimere anche il pensiero più semplice ed elementare con parole appropriate e adeguate. Ne risulta che senza parole ispirate non avremmo davvero nulla di ispirato, qualunque pensiero Paolo avesse potuto avere da esprimere. In altre parole, se avessimo delle Scritture non verbalmente ispirate, allora non avremmo nessuna Scrittura ispirata, e la Bibbia, sebbene interessante e stimolante, non sarebbe AUTOREVOLE. È esattamente questa autorità della parola che il moderno falso dottore vuole distruggere. Per noi è sufficiente che la Bibbia rivendichi per sé stessa l’ispirazione verbale. Noi la crediamo.

  • Quale teoria bisogna sostenere su come l’ispirazione verbale sia diventata efficace; come funzionò?

Sono state formulate diverse teorie, ma non sosteniamo nessuna di esse. Non dovremmo pensare a formare una teoria sull’esatto funzionamento dell’ispirazione più di quanto dovremmo pensare a formare una teoria completamente esplicativa su altri grandi misteri della fede, come la verità dell’esistenza di un solo Dio affiancata al concetto di Trinità, o l’esatto funzionamento della potenza creatrice di Dio nella formazione dei mondi dal nulla, o il modo perfetto in cui l’incarnazione del nostro benedetto Signore e Salvatore divenne un fatto compiuto. Invece, dobbiamo ammettere francamente e subito che abbiamo fra le mani grandi verità che ci sono rivelate chiaramente nelle Scritture, ma che esse sono sovrannaturali e al di là della nostra comprensione. Non ci aspettiamo di capirle; le accettiamo per fede. Non dobbiamo essere turbati nel trovare questi misteri totalmente al di fuori della nostra comprensione, ma piuttosto dobbiamo esserne rassicurati. È proprio ciò che ci aspettiamo da una rivelazione che è divina. Se tutto nel cristianesimo rientrasse nell’ambito della comprensione delle nostre menti, che, sebbene rinnovate dalla grazia sono ancora umane, dovremmo subito riconoscere che tutto ciò è qualcosa di origine umana. Invece non lo è, è sovrumano: è da Dio.

  • Cosa si può dire in merito alle continue accuse di imprecisioni ed errori che vengono rivolte alla Bibbia?

Diciamo che se si potessero raccogliere e classificare tutte le accuse mosse, crediamo che una sostanziale maggioranza cadrebbe sotto il titolo di accuse fondate sulla pura ignoranza, spesso accentuata da un’aggiunta di astuta disonestà. La domanda preferita degli increduli sulla moglie di Caino è un esempio di questa sostanziale maggioranza. Tali discrepanze non esistono nelle Scritture, ma unicamente nelle menti delle persone che le sollevano.
A parte questa iniziale categoria di accuse, crediamo che, delle restanti, buona parte potrebbero dimostrarsi di reale difficoltà, ma che con una ricerca attenta e condotta in preghiera, si trasformerebbero gradualmente in insegnamenti molto istruttivi, spesso mettendo in risalto le meraviglie della Parola che vi erano dietro nascoste. Un esempio di questo tipo di contestazione, è il passo sulle quattordici generazioni elencate in Matteo 1:17. Tuttavia possiamo dimostrare che le quattordici generazioni, da Davide alla cattività, sono state contate omettendo i nomi delle prime generazioni di re discendenti dalla malvagia Atalia, la figlia della ancora più terribile Izebel. I loro nomi fino alla terza generazione sono tenuti fuori dalla genealogia. Così l’apparente errore si risolve constatando che i pensieri, le vie e le valutazioni di Dio spesso non corrispondono ai nostri. Dio non ha tenuto conto delle generazioni caratterizzate dal sopravvento dell’apostasia.
Rimane ora un piccolo numero di difficoltà che forma la terza categoria, che è composta da minime discrepanze, la cui origine non può essere scoperta con certezza. Un esempio di questa tipologia  è la questione dell’età di Acazia quando salì sul trono di Giuda. 2 Re 8:26 indica che avesse 22 anni, mentre 2 Cronache 22:2 ci dice che ne avesse invece 42. L’inesattezza è evidentemente dovuta a un errore di copiatura degli scritti originali, ma quando e come avvenne non abbiamo modo di saperlo.
Il fatto è, quindi, che la maggior parte di questi cosiddetti errori sono solo apparenti e non reali, e le pochissime vere incongruenze sono dovute a errori di copisti e simili su questioni secondarie di nessuna importanza fondamentale.

  • È possibile sostenere ancora l’ispirazione delle varie traduzioni effettuate nella nostra lingua?

Noi non dovremmo sostenere l’ispirazione delle varie traduzioni e non lo abbiamo mai fatto. Ciò che sosteniamo è quanto segue:

  1. Che le Scritture, come scritte nelle loro lingue originali, sono state date per ispirazione di Dio, e che questa ispirazione si estende anche alle singole parole impiegate.
  2. Che per mezzo del gran numero di antiche copie di manoscritti delle Scritture che ci sono stati conservati nella provvidenza di Dio, possediamo una conoscenza molto accurata delle Scritture come originariamente redatte; e che le parole o i passaggi sui quali esiste qualche dubbio sono molto pochi e scarsamente importanti.
  3. Che le traduzioni, nella fattispecie italiana, “Nuova Riveduta” e “Nuova Diodati” sono nel complesso molto buone e fedeli nella loro stesura al testo originale ispirato. Così abbiamo la Parola di Dio ispirata in forma affidabile.
  • Come si spiega il fatto che nella Bibbia troviamo frasi di uomini malvagi? Sono esse ispirate (nel senso che provengono da Dio)?

In nessun modo. È facile, tuttavia, dare una spiegazione. Essa sta nella differenza tra rivelazione e ispirazione. Non tutta la Scrittura è una rivelazione diretta da parte di Dio. Alcune parti sono racconti storici in cui i discorsi di uomini malvagi e persino di Satana sono registrati. Ad esempio, un libro come l’Ecclesiaste è in gran parte la registrazione dei pensieri, dei ragionamenti e delle disillusioni di Salomone mentre cercava la felicità nella gratificazione dei suoi desideri naturali. Eppure questo libro ci è dato per ispirazione da Dio. Abbiamo un resoconto divinamente accurato di ciò che è stato fatto o detto. E Salomone è stato guidato a registrare le sue battaglie interiori con idoneità e accuratezza evidentemente divine per essere utile ad ammonirci e a correggerci.
Per fare un esempio, consideriamo il versetto di Ecclesiaste 2:24: “Non c’è nulla di meglio per l’uomo del mangiare, del bere e del godersi il benessere in mezzo alla fatica che egli sostiene”. Questa è una rivelazione di Dio? È la voce di Dio che ci dice che il cibo e le bevande sono, dopo tutto, il bene maggiore?  Decisamente no!  Chiaramente è la descrizione divinamente ispirata dell’estrema follia a cui il più saggio degli uomini può arrivare se si basa sulla sua ragione umana e sulla semplice osservazione, senza lasciarsi guidare dalla luce divina. Quanto è buono Dio a darci una visione di questa situazione nello scritto da Lui ispirato.

  • Alcune persone hanno l’abitudine di aprire semplicemente la Bibbia e prendere il primo versetto su cui gli cade l’occhio e interpretarlo come un diretto messaggio di Dio per loro. È una procedura corretta?

Difficilmente. Siamo propensi a credere che ci siano state occasioni in cui le persone, grazie questo metodo, sono state proiettate su versetti significativi che hanno parlato al loro cuore, ma qualsiasi metodo così aleatorio, praticato in modo abituale, non onora l’ispirazione della Parola di Dio. La Parola non è scritta per i pigri, ma per chi cerca diligentemente la verità e la guida, e che, come gli Ebrei di Berea (Atti 17), la legge con fede e dipendenza da Dio. Solo così possiamo “tagliare rettamente” (2 Timoteo 2:15) il suo contenuto e ottenere luce e saggezza da Dio.

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