di Alfredo Apicella
Nelle Lettere degli apostoli, in particolare in quelle di Paolo, vi sono diverse citazioni che, direttamente o indirettamente, alludono alla prossima venuta del Signore; e ad ognuna di queste citazioni sono collegati consigli, insegnamenti, incoraggiamenti, esortazioni che investono tutta la nostra vita di credenti sotto ogni aspetto, da quello della nostra santificazione personale, all’impegno nel servizio e nella testimonianza, ai rapporti coi fratelli e le sorelle in fede.
- La nostra santificazione personale
“La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie; ma rivestitevi del Signore Gesù e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri” (Romani 13:12-14).
Non ho mai conosciuto un credente che si sia dato alle gozzoviglie o alle ubriachezze, però qualche caso di immoralità l’ho visto, per non parlare delle contese e delle gelosie nelle quali tutti potremmo cadere. Nel credente c’è un conflitto perché “la carne ha desideri contrari allo Spirito”. E’ una lotta interiore nella quale non dobbiamo soccombere. Attraverso la conoscenza della volontà del Signore e la nostra comunione con Lui, lasciando che sia lo Spirito a dirigerci, saremo vincitori. “La carne con le sue passioni e i suoi desideri” è stata crocifissa in “quelli che sono di Cristo” (Galati 5:24). Dio l’ha giudicata, l’ha condannata, l’ha messa a morte quando ha punito sul Suo Figlio il peccato di tutti noi che abbiamo creduto in Lui, e tutte le opere della nostra carne.
Le opere delle tenebre sono quelle che non possono sussistere alla luce della santità e della giustizia di Dio. Vanno gettate via. Sono le opere della carne, i risultati di quelle “voglie della carne e dei pensieri” alle quali si abbandonano, “seguendo il principe della podestà dell’aria”, coloro che non conoscono il Signore. Sono comportamenti e parole di cui il principe delle tenebre approfitta per spingere anche i credenti a disonorare Dio, peccati per i quali “viene l’ira di Dio sugli uomini ribelli” (Efesini 5:6). Sono ben peggio delle “opere morte” di Ebrei 9:14 le quali, quand’anche siano “buone”, non bastano a rendere giusti chi le compie e non attribuiscono alcun merito perché compiute dall’uomo naturale, non riconciliato con Dio né purificato dal sangue di Cristo.
Il giorno è vicino. Questo richiamo alla santificazione acquista dunque un significato ancora più grande. Il far morire ciò che in noi è “terreno” (Colossesi 3:5) è premessa indispensabile se vogliamo essere in questo mondo una luce che risplende alla gloria del Signore e che contrasta le tenebre sempre più fitte della corruzione e dell’immoralità.
Come ci troverà il Signore alla Sua venuta? Facciamo in modo “di essere trovati da lui immacolati e irreprensibili nella pace” (2 Pietro 3:14).
- Il nostro lavoro per il Signore
“La tromba squillerà e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati… Allora sarà adempiuta la parola che è scritta: La morte è stata sommersa nella vittoria”. Tutto questo “in un momento, in un batter d’occhio” quando il Signore verrà. “Perciò, fratelli miei carissimi, siate saldi, incrollabili, abbondanti sempre nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore” (1 Corinzi 15:51-58). Il lavoro per il Signore implica fatica, come anche l’amore, se è esercitato con dedizione (1 Tessalonicesi 1:3). Una fatica che spesso non vede risultati e che può scoraggiare. Anche il Signore l’ha provata quando dice, secondo le parole del profeta, “invano ho faticato; inutilmente e per il nulla ho consumato la mia forza” (Isaia 49:4). Infatti, nell’immediato, per quanto riguarda Israele come nazione, i risultati sono stati pochi, ma ve ne sono poi stati secondo il piano di Dio (“Voglio fare di te lo strumento della mia salvezza fino alle estremità della terra”, Isaia 49:6). Anche nel nostro lavoro ci saranno risultati se lo svolgeremo con fedeltà e costanza.
L’avvicinarsi dei giudizi di Dio su questo mondo dovrebbe spronarci a rendere una testimonianza ancora più credibile verso quelli che periscono. Il nostro lavoro per il Signore deve “abbondare”. Il campo d’azione è vasto, i bisogni sono tanti, e Satana, sapendo che non gli resta più molto tempo, affina le sue arti seduttrici. L’idea stessa di Dio va sempre più svanendo nella mente delle persone; il linguaggio del creato, testimone eloquente dell’esistenza di un Creatore, non è più ascoltato; la rivelazione biblica non suscita interesse; al suo posto, strane religioni, filosofie assurde e teorie inaccettabili allontanano sempre più dalla Verità. Ma come può essere efficace la nostra testimonianza se le nostre mani sono “cadenti e le ginocchia vacillanti” (Ebrei 12:12)? Ecco allora l’esortazione a stare “saldi, incrollabili”, saldi negli insegnamenti della Parola, nella fede e nelle promesse del Signore, senza lasciarci smuovere “dalla speranza” del Vangelo” (Colossesi 1:23).
- Il nostro impegno nella chiesa
“Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza… ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno” (Ebrei 10:24-25).
L’avvicinarsi del ritorno del Signore deve anche rendere più utile e incisiva la nostra presenza nell’ambito della famiglia dei credenti. Se ci pare che l’amore faccia difetto e che le opere scarseggino, l’esortazione reciproca, fatta con umiltà e accompagnata dall’esempio, è una vera benedizione. L’incitamento, poi, è ancora di più di una semplice esortazione: è uno stimolo ad agire accompagnato da entusiasmo, un mezzo per far nascere dell’interesse per ciò che viene proposto. E’ un incoraggiamento a fare il bene dato con passione.
Ognuno di noi è, in un certo senso, e in una certa misura, responsabile del proprio fratello e della propria sorella. L’aiuto spirituale, quando ce n’è bisogno, è un dovere. Nessun credente dovrebbe sentirsi solo o abbandonato. Ma è necessario rimanere uniti, e le riunioni dell’assemblea hanno anche questo scopo. Adorare il Signore tutti insieme e nella pace, cantare le Sue lodi, studiare la Parola con umiltà, pregare con un unico sentimento, sono i più grandi privilegi che Dio ci accorda su questa terra, oltre al privilegio di essere Suoi ambasciatori nel mondo.
Il giorno si avvicina. Non prendiamo l’abitudine, come fanno alcuni, di mancare alle riunioni della chiesa. Sarebbe una perdita non solo per coloro che si assentano, ma anche per quelli che frequentano regolarmente.
- La consolazione
“Saremo sempre col Signore. Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole” (1 Tessalonicesi 4:17-18). I Tessalonicesi dovevano sopportare tribolazioni e persecuzioni, e in più erano angosciati al pensiero che i loro cari, addormentati nel Signore, non sarebbero stati presenti al momento della manifestazione del Signore Gesù al mondo. Ma nella storia della Chiesa, tutti i credenti, in un modo o in un altro, hanno avuto la loro parte di sofferenze e di angosce. E così è anche oggi. Molti soffrono a causa della loro testimonianza, altri sono malati, altri colpiti da lutti e disgrazie, e aspettano con ansia la Sua venuta. Il Signore, certo, non abbandona i Suoi e spesso utilizza le prove per rinforzare la loro fede e permettere loro di fare nuove e più profonde esperienze spirituali.
Ma niente è più consolante di sapere che Lui è vicino. Parliamo di più del Suo ritorno! Incoraggiamoci gli uni gli altri con questo pensiero. I pellegrini, quando intravedono la meta, si fanno forza e proseguono il cammino con maggiore energia. “Io vengo presto” ha detto. “Il Signore è vicino. Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. E la pace di Dio che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù” (Filippesi 4:6-7).
“Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Osservate come l’agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando… Siate pazienti anche voi, fortificate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina” (Giacomo 4:7-8).
Edizioni Il Messaggero Cristiano