Il combattimento cristiano e la preghiera

di Ernst-August Bremicker

Esiste un forte legame fra il combattimento cristiano e la preghiera, infatti, molto spesso, le vittorie più grandi vengono ottenute con i credenti in ginocchio.
Se consideriamo l’armatura di Dio, che ci viene presentata in Efesini 6, possiamo vedere che essa è composta da sette elementi differenti. Se vogliamo essere vittoriosi dobbiamo imparare ad usarli tutti in quanto sono un tutt’uno. Sei “elementi” vengono prima descritti in modo figurativo e poi spiegati. Solo l’ultimo viene descritto direttamente senza l’uso di nessuna simbologia: “pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi, e anche per me” (Efesini 6:18-19).

Preghiera e forza
La preghiera è un’arma davvero molto efficace e senza di essa non potremmo sopravvivere. A prima vista potrebbe sembrare strano immaginare un guerriero che, rivestito della sua completa armatura, invece di combattere si mette a pregare. Ma la nostra battaglia è un combattimento spirituale e la preghiera è assolutamente necessaria. In Esodo 17:10-12 troviamo che Giosuè è direttamente coinvolto nella battaglia, mentre Mosè è sul monte in preghiera con le mani rivolte verso il cielo. La vittoria per Giosuè è garantita finché Mosè prega. Attraverso la preghiera noi ammettiamo le nostre debolezze e allo stesso tempo mostriamo la nostra dipendenza da Dio, senza la quale non possiamo ottenere vittorie. In noi non vi è né saggezza né potenza, ma possiamo solo ottenerle attraverso la preghiera. Inoltre la preghiera è la sorgente della nostra forza spirituale e senza essa siamo impotenti.

Pregare e vigilare
È fondamentale che un soldato sia vigilante. Non conosce la direzione dalla quale il nemico potrebbe attaccare. La vigilanza è una virtù cristiana che dobbiamo esercitare. Vigilare e pregare vanno di pari passo. Il Signore ha detto ai discepoli di pregare e vegliare in ogni momento, Paolo aggiunge: “Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con rendimento di grazie” (Colossesi 4:2).
In una situazione molto critica,  vediamo il Signore dire ai suoi discepoli: “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Marco 14:38). I discepoli fallirono clamorosamente e così, mentre il Signore pregava intensamente, si addormentarono e non vegliarono. Quante volte dormiamo spiritualmente invece di essere vigilanti e perseveranti nella preghiera? La vigilanza nella preghiera significa essere concentrati ed avere un’idea ben precisa dei motivi per cui stiamo pregando. Se siamo spiritualmente stanchi e deboli tutto ciò avrà un riflesso nella nostra vita di preghiera e se il nemico attaccasse in quel momento verremmo certamente sopraffatti.

Preghiera e supplica
La supplica è una preghiera fatta con un sentimento più profondo, infatti quando ci troviamo in grosse difficoltà le nostre preghiere diventano più intense. Troviamo esempi di suppliche nella Parola di Dio. Lo fece Mosè che gridò all’Eterno intercedendo per il popolo d’Israele (Numeri 21:7) e per se stesso (Deuteronomio 3:23). Le preghiere di Giacobbe (Osea 12:4) ed Anna (1 Samuele 1:10) furono accompagnate da lacrime. Paolo pregò tre volte il Signore, affinché gli fosse rimossa la spina nella carne. Egli menziona un angelo di Satana che lo schiaffeggiava e questo è stato un vero combattimento spirituale fatto in preghiera e con suppliche intense (2 Corinzi 12:7-8). Mettersi in preghiera è un qualcosa che non deve essere preso alla leggera, ma deve condurre ad un reale  esercizio di dipendenza e assumere il carattere di una vera supplica. Possiamo essere certi che Dio ascolta il nostro grido, quando proviene dal profondo del nostro cuore.

Pregare in ogni tempo
Questo significa che non dovremmo fare altro che stare in ginocchio in preghiera? Certamente no! Tutti noi abbiamo delle responsabilità nella vita quotidiana: il lavoro, i lavori domestici, il servizio per il Signore e altro e, tutto questo, prende il suo tempo. Pregare in ogni tempo, piuttosto significa che riteniamo che in ogni momento e circostanza dipendiamo dal nostro Signore. Ovunque siamo, qualunque cosa facciamo abbiamo bisogno di Lui perché senza di Lui non possiamo fare niente e questo a maggior ragione quando siamo sotto l’attacco del nemico.
La preghiera può essere paragonata al respiro, di solito non siamo coscienti della necessità che abbiamo di respirare e ne realizziamo l’importanza solo quando smettiamo di farlo. Perché allora pensiamo così raramente a quali conseguenze andiamo incontro quando smettiamo di pregare?

 Ogni preghiera
Ancora una volta viene utilizzata la parola “ogni”. Quindi non solo in ogni tempo ma anche con ogni preghiera. Cosa significa? Paolo ci dice che non esiste situazione della nostra vita in cui non possiamo o non dobbiamo pregare. Qualunque siano le circostanze nelle quali ci troviamo, da qualunque parte il nemico possa attaccarci abbiamo sempre l’opportunità di rivolgerci al nostro Padre Celeste. Potrebbe anche essere solo una preghiera molto veloce come “Signore aiutami” (vedere Neemia 2:4). Non esiste circostanza in cui Dio non ci darà il meraviglioso frutto della preghiera: la Sua pace (Filippesi 4:6-7).

Pregare per mezzo dello Spirito
Ovviamente Paolo non parla dello spirito umano ma dello Spirito Santo. Pregare per mezzo dello Spirito vuol dire farlo in armonia con Esso. Questo è ciò che Giuda invita a fare, ai destinatari della propria epistola, quando parla della preghiera: “pregando mediante lo Spirito Santo” (Giuda 20). Lo Spirito ci guida e ci dirige nelle nostre preghiere, ci dà le parole giuste e i giusti pensieri, ma non solo questo, possiamo pregare solo se ci dona la potenza necessaria. Non abbiamo questa potenza in noi stessi come Paolo scrive ai Romani: “Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili” (Romani 8:26).

È chiaro che pregare per mezzo dello Spirito non vuol dire pregare allo Spirito; non preghiamo  Colui che ci guida nella preghiera e ci dona la forza necessaria per pregare. Il grande obiettivo dell’attività dello Spirito Santo in noi è glorificare Cristo (Giovanni 16:14-15) e non Se Stesso. Quindi lo Spirito non dirige la nostra attenzione su Se Stesso ma sul Signore Gesù e noi dovremmo essere occupati della Sua gloria. Nella Bibbia non troviamo nessuna indicazione di pregare lo Spirito Santo e nessun esempio di qualcuno che lo abbia fatto; non preghiamo lo Spirito ma per mezzo dello Spirito.

 Pregare con ogni perseveranza
La perseveranza mostra l’intensità e la necessità di una preghiera che dura nel tempo. Quello di cui abbiamo bisogno è una dipendenza permanente dal Signore e non temporanea. Alcune volte potremmo essere inclini a pregare per un certo bisogno (forse anche in modo molto intenso), ma a smettere di farlo se non otteniamo una risposta in breve tempo. Troviamo un bell’esempio in Elia (1Re 18:42-44), il suo servo è dovuto andare sette volte a controllare se stesse arrivando la pioggia e solo l’ultima volta ha visto una piccola nuvola provenire dal mare, ma il profeta non aveva mai smesso di pregare (questa almeno è l’impressione che si ottiene leggendo la storia).

Pregare per tutti i santi
Tutti dovremmo essere coinvolti nel combattimento cristiano, in quanto ha un aspetto sia collettivo che personale, per questo motivo dobbiamo includere tutti i santi nelle nostre preghiere. Preghiamo per ricevere guida, intelligenza, un giusto comportamento e al di sopra di tutto questo che si sappia dipendere sempre dal Signore. Perfino Paolo, il grande apostolo, era conscio che necessitava delle preghiere dei fratelli e delle sorelle. Il nemico farà di tutto per attaccarci, sia personalmente che collettivamente, il suo obiettivo è quello di seminare discordia e zizzania e tristemente bisogna dire che abbia raggiunto lo scopo  molte volte. Per questo motivo la preghiera è sempre necessaria. Inoltre la preghiera può essere, per coloro che sono troppo anziani o deboli per lottare in prima linea, un coinvolgimento nel combattimento cristiano. La preghiera può essere fatta anche dietro le linee ma svolge sempre un ruolo importante.

Un esempio nel Vecchio Testamento
Giosafat, re di Giuda, è un ottimo esempio (leggere 1 Cronache 20). Moab e Ammon stavano combattendo contro Giosafat ed il suo popolo, la minaccia era enorme e il re temeva questo potente nemico. Egli era consapevole della sua debolezza, ma non perse il coraggio e nemmeno cercò aiuto nella direzione sbagliata. Sapeva molto bene cosa fare, cosciente della sua impotenza si rivolse in preghiera a Dio per cercare aiuto da Lui. Dio ascoltò questa preghiera e gli diede un grande successo. Sarebbe molto utile studiare questa preghiera in dettaglio.

L’esempio perfetto
Esiste solo un esempio perfetto: il nostro Signore Gesù. Come uomo su questa terra lo troviamo più di una volta in preghiera. Pregò prima che il Suo ministero pubblico avesse inizio (Luca 3:21), durante il Suo ministero (Luca 5:16), trascorse perfino una notte intera in preghiera (Luca 6:12) e quando fu nel Getsemani leggiamo: “Ed essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra” (Luca 22:44).
Può esserci ancora qualche dubbio sul fatto che i conflitti e le battaglie siano collegati alla preghiera? Se il nostro esempio perfetto, il nostro meraviglioso e benedetto Salvatore, pregò durante quella notte di gran combattimento, quanto più la preghiera risulta necessaria per noi nei confronti di un nemico che ci è sempre contro! Senza preghiera non potremmo portare a termine la giornata.

Tradotto e adattato da Truth&Testimony Issue 1 – 2016