L’opera dello Spirito Santo nella conversione

di Giampiero Bulleri

Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 06-2008

Lo Spirito Santo è sempre stato attivo in tutte le opere di Dio, iniziando dalla creazione. Lo troviamo già in Genesi 1:2 dove riteniamo che sia descritta l’opera di Dio per preparare la terra per l’uomo e non l’atto iniziale della creazione; la Parola distingue la “creazione” del mondo, vale a dire l’azione di Dio che ha dato luogo alle cose visibili, dalla “fondazione” del mondo, cioè il Suo intervento nello stato caotico in cui il mondo si trovava, per riportare l’ordine.

Questo Suo atto è anche preso come figura dell’opera della grazia di Dio: “Il Dio che disse: Splenda la luce nelle tenebre, è quello che risplendé nei nostri cuori” (2 Corinzi 4:6).

Lo Spirito Santo operava nei profeti, uomini che hanno parlato da parte di Dio perché sospinti dallo Spirito Santo; adoperava dei credenti, come Sansone (Giudici 13:25, 15:14), e persino degli increduli, come Balaam, l’indovino (Numeri 22:23-24). Anche il sommo sacerdote Caiafa profetizzò che il Signore sarebbe morto per la nazione (Giovanni 11:51).

Questo intervento di Dio, mediante lo Spirito Santo, per compiere la sua opera fra gli uomini e in loro favore, trova la sua massima espressione nelle parole del Signore Gesù: “Se uno non è nato di nuovo… se uno non è nato d’acqua e di Spirito non può entrare nel regno di Dio” (Giovanni 3:3-5).

E’ evidente che senza un lavoro interiore dello Spirito nessun uomo potrebbe accettare il messaggio del Vangelo, e questo lavoro è lo stesso oggi come sempre, cioè sia prima che dopo la Pentecoste, perché il modo di far “nascere di nuovo” è unico, e non è cambiato né può cambiare.

L’espressione “nascere di nuovo”, sebbene sia la più usata per definire una vera conversione, vale a dire il passaggio per fede dalla morte alla vita, nella Parola si trova una sola volta, appunto nella conversazione del Signore con Nicodemo; probabilmente quell’eminente Giudeo riteneva la sua “nascita” umana tale da renderlo superiore agli altri uomini; così, per contrasto, il Signore ha dovuto insegnargli che quella nascita, di cui si faceva vanto, non aveva alcun valore, e che quindi doveva “nascere di nuovo”.

La Parola ci invita a considerare i credenti come “nati da Dio”, perché questo è il linguaggio universale che mette in evidenza che solo l’intervento di Dio può far passare un uomo dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce.

Benché la via del cielo sia stata aperta solo mediante la morte in croce del nostro Signore e Salvatore Gesù, la grazia di Dio offriva il perdono agli uomini anche prima della croce, in quel lungo periodo che è definito “il tempo della sua divina pazienza” (Romani 3-26); e allora, esattamente come adesso, il perdono si poteva ricevere per fede solo dopo che lo Spirito Santo aveva lavorato per produrre la consapevolezza del peccato.

Chi rifiutava o rifiuta di credere si oppone allo Spirito Santo. In Genesi 6:3 Dio dice: “Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo”. E in Atti 7:51 Stefano dice: “Voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo: come fecero i vostri padri, così fate anche voi”.

Ma come è vero che il lavoro che svolge lo Spirito Santo nella conversione è identico in ogni tempo, uomo e luogo, ci sono altri aspetti della Sua attività che variano notevolmente col variare delle dispensazioni (*). Da questo punto di vista oggi, nel periodo Pentecoste-Rapimento, la Sua presenza personale nel mondo ci ha elargito alcuni benefici veramente unici. Infatti, dal giorno della Pentecoste, lo Spirito Santo, quell’ “altro Consolatore” di cui è parlato in Giovanni 14:16, ha unito in un solo corpo, il “corpo di Cristo”, tutti i figli di Dio dispersi, e continua a collocarvi ogni nuovo vero credente, nel cui corpo Egli va ad abitare.

La Parola attesta che lo Spirito Santo venne inviato sulla terra per glorificare il Signore Gesù ed Egli, venendo ad abitare in ogni singolo credente, lo fornisce di tutto quello che gli serve per servire con gioia il suo Signore. Ovviamente nessun uomo, in nessun tempo, ha conosciuto o può conoscere una condizione superiore a quella del nostro Signore, che per primo e senza misura ricevette lo Spirito Santo (Matteo 3-16 e passi paralleli); Egli era veramente il Tempio di Dio, tanto che leggiamo, della Parola fatta carne, che “Dio era in Cristo” (2 Corinzi 5:19).

Dio, nel Suo immenso amore, ha prima dato il Suo unico Figlio (“figlio” fa pensare alla persona più cara), ma ha anche donato lo Spirito Santo, e possiamo ben dire che sono i due doni più grandi che Dio potesse fare agli uomini.

Anche se in modo diverso, tutti i credenti di ogni tempo beneficiano di tutto l’amore di Dio. Possiamo però dire che la “Chiesa”, poiché è associata ad un Signore rifiutato e respinto da questo mondo e poiché non ha promesse o benedizioni terrene, ha molte e grandi benedizioni morali e spirituali, che sono apprezzabili, e che possiamo apprezzare nella misura in cui condividiamo con gioia il disprezzo di cui Lui fu oggetto.

Queste ed altre benedizioni, magari non proprio uniche ma certamente particolari del nostro tempo, dureranno fino al giorno in cui il Signore tornerà per togliere i suoi da questo mondo e portarli nel cielo (1 Tessalonicesi 4:17).

Gli apostoli, durante la vita del Signore, non avevano lo Spirito Santo dimorante in loro, e non erano uniti gli uni agli altri come lo sono i credenti di oggi; essi non formavano un solo corpo e non conoscevano ancora nulla della nuova posizione e relazione in cui lo Spirito Santo li avrebbe poi introdotti.

Lo stesso possiamo dire dei molti che crederanno dopo il rapimento della Chiesa e durante il regno del nostro Signore e Salvatore Gesù (il Millennio); lo Spirito Santo opererà cose meravigliose e con grande potenza, nondimeno non abiterà come oggi in ogni singolo credente.

Alcune grandi benedizioni personali sono rappresentate dal fatto che lo Spirito Santo è dato come sigillo (Efesini 1:13) a chiunque crede nel Signore Gesù; un modo con cui Dio attesta che quel credente è di Sua proprietà; per questo vi appone il Suo “marchio”. Lo Spirito è anche una “caparra” (2 Corinzi 1:22), un vero anticipo delle eterne benedizioni future. E’ Lui che intercede per i santi (Romani 8:26), che contrasta la “carne” (Galati 5:27), che attesta insieme al nostro spirito che siamo figli di Dio (Romani 8:16). Praticamente, l’intero nostro culto (lode, preghiera, predicazione del vangelo, vari servizi verso i santi, insomma, tutto quello che siamo chiamati a fare nella nostra vita) può essere gradito al Signore solo se è “offerto” mediante lo Spirito Santo.

“Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e di ogni pace nella fede, affinché abbondiate nella speranza, per la potenza dello Spirito Santo” (Romani 15:13).

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(*) Col termine “dispensazioni” si intendono epoche storiche nelle quali Dio dà all’uomo una particolare rivelazione di se stesso e delle sue esigenze, il che implica per l’uomo adeguati doveri e responsabilità nei Suoi confronti (n.d.r.)