Piccolo commentario del libro di Ester

Jean Koechlin

Le citazioni bibliche di questo commentario fanno riferimento alla versione Giovanni Luzzi


Ester

Capitolo 1, versetti da 1 a 9

La storia di Ester costituisce una narrazione a parte che, cronologicamente si inserisce fra i capitoli 6 e 7 del libro di Esdra. Mette in scena, da un lato i Giudei rimasti nell’Impero di Persia dopo il primo ritorno a Gerusalemme, — dall’altro il sovrano di quell’Impero: il potente Assuero con i suoi cortigiani. Questo re è conosciuto nella storia sotto il nome di Serse, figlio di Dario. È celebre per la sua campagna contro i Greci contrassegnata dalla clamorosa sconfitta della sua flotta a Salamina. — Daniele 11:2 fa allusione a questo monarca e alle sue ricchezze.

Il convito favoloso che fece qui ai suoi principi ha luogo prima di questa guerra, probabilmente con lo scopo di prepararla. Tutto in questo capitolo è alla gloria dell’uomo, il cui orgoglio non ha limiti. Pur non raggiungendo quel lusso e quella grandiosità, non mancano, all’epoca nostra, delle feste e delle manifestazioni grandiose in cui una persona (o una nazione) cerca di abbagliare ed eclissare i suoi vicini. Un credente fedele non si associa a queste cose. Perché? Appunto perché la potenza, l’intelligenza e l’amabilità (vers. 8) dell’uomo vi si trovano esaltate.




Ester

Capitolo 1, versetti da 10 a 22

Il rifiuto di Vasti, che era stata invitata a mostrare la sua bellezza, eccita il furore del re suo sposo. Assuero è un uomo violento. Ora, bisogna ricordarsi che la collera non è affatto un segno di forza e di autorità. Denota invece debolezza di carattere, incapacità di dominarsi. Sappiamo quanto sia difficile controllare le nostre reazioni quando le contrarietà si presentano, e talvolta si accumulano. Chiediamo al Signore la forza di dominarci.

La regina Vasti è qui la figura della cristianità responsabile, tratta di mezzo alle nazioni. Cristo si aspettava che la sua Chiesa mostrasse la sua bellezza al mondo, facendo risaltare la Sua propria gloria. Come ha risposto, purtroppo, a questo desiderio? Con un disprezzo totale della volontà del suo Signore! Così verrà il giorno in cui essa udrà quella terribile parola: «Io ti vomiterò dalla mia bocca» (Apocalisse 3:16). Cristiani, se nel suo insieme la Chiesa ha perduto di vista la testimonianza che doveva rendere, in quel che ci concerne, non dimentichiamo mai questa testimonianza! Dio si aspetta che ciascuno dei suoi figli presenti al mondo qualche cosa della bellezza morale di Gesù.




Ester

Capitolo 2, versetti da 1 a 11

Il capitolo 2 ci fa uscire dal palazzo di Assuero, per farci conoscere l’esistenza, a Susa e nell’Impero, di un popolo umiliato, sofferente, il cui abbassamento contrasta con i fasti della corte, un po’ come quello del povero Lazzaro era messo in contrasto con la tavola del ricco (Luca 16:19 a 21). Sono i Giudei che sono in deportazione. Si trovano lontano dalla loro patria, non hanno più né tempio, né sacrifici, né re, né unità nazionale. Non avevano preso la risoluzione di ritornare al paese dei loro padri (Esdra 1:3). Talché sembra che l’Eterno li abbia totalmente abbandonati! Cosa degna di nota, il nome di Dio non è menzionato in tutto il libro neppure una volta.

Vi possono essere, nella nostra vita, dei periodi in cui, per colpa nostra, abbiam perso la gioia della comunione con Cristo. Non sentiamo più il valore infinito del suo sacrificio. Non Lui, ma il mondo, domina sul nostro cuore. Triste stato! Ci ha per questo il Signore dimenticati? Per analogia, il libro di Ester, ci mostrerà che non è così.

Alla porta del palazzo sta Mardocheo, un Israelita della tribù di Beniamino. Egli ha preso con sé la sua giovane cugina Ester che è orfana e veglia su lei con dedizione, anche dopo essere stata scelta fra le candidate alla successione di Vasti (vers. 11).




Ester

Capitolo 2, versetti da 12 a 23

La mano invisibile di Dio ha diretto gli avvenimenti e disposto i cuori. Senza che né Mardocheo né Ester stessa abbiano fatto nulla per questo, la giovane giudea, diventa la regina del potente Impero medo-persiano. Ella ci è apparsa come una giovane riservata, modesta, rispettosa dell’autorità (in contrasto con Vasti), pronta così alla parte straordinaria che sarà chiamata a rappresentare. Le sue qualità poco comuni hanno contribuito a farla notare fra le altre candidate al trono. Non pensate, giovani che siete cresciute in famiglie cristiane, di preparare il vostro avvenire e la vostra felicità sulla terra imitando i modi, gli abbigliamenti e il comportamento libero delle giovani del mondo. Al contrario! Tutto sta nel sapere a chi desiderate piacere.

Sotto l’aspetto profetico, questo racconto ci informa che Cristo, dopo aver rinnegato ogni relazione con la cristianità professante (Vasti, la sposa fra i «gentili»), innalzerà al suo posto Israele (Ester) a capo delle nazioni. Ma questo avverrà soltanto dopo che il popolo giudeo avrà attraversato delle profonde afflizioni, di cui i prossimi capitoli ci daranno una terrificante figura.




Ester

Capitolo 3, versetti da 1 a 15

Un nuovo personaggio appare sulla scena: Haman l’Agaghita. L’influenza seducente di quest’uomo autoritario sul debole Assuero l’hanno ben presto condotto alla sommità del potere. Dietro alla maschera di Haman, troviamo un membro della famiglia regale di Amalek. Dinanzi ad un tal uomo, Mardocheo non potrebbe inchinarsi. Non aveva forse Dio dichiarato solennemente fin dal principio della traversata del deserto: «L’Eterno farà guerra ad Amalek d’età in età» (Esodo 17:16). E più tardi: «Ricordati di ciò che ti fece Amalek… non te ne scordare» (Deuteronomio 25:17 a 19). Ciò è sufficiente per impedire che l’Israelita fedele dia ad un nemico dell’Eterno il minimo segno di deferenza. I secoli che erano trascorsi dalle dichiarazioni divine non ne avevano affatto diminuita l’importanza. Così noi, non dobbiamo essere più tolleranti a riguardo del mondo e di Satana, suo principe, di quel che non lo siano stati i primi cristiani.

A vista umana l’attitudine di Mardocheo appare follia. E le conseguenze, non solo per lui, ma per tutto il suo popolo, sono veramente terribili, sproporzionate al fallo commesso. Ma Mardocheo ha obbedito alla Parola senza preoccuparsi delle conseguenze.




Ester

Capitolo 4, versetti da 1 a 17

Mentre il re e Haman stavano a sedere bevendo, gl’infelici Giudei conoscevano la peggiore delle angosce.

Profeticamente, ci troviamo nel periodo futuro chiamato «la grande tribolazione» che seguirà da vicino il rapimento della Chiesa. Due attori principali domineranno allora la scena: il Re chiamato «la Bestia», capo dell’Impero Romano, e l’Anticristo, personaggio malefico, il cui accanimento contro Israele s’appoggerà sul potere civile del primo. È il tempo in cui il residuo d’Israele potrà rivolgersi all’Eterno secondo il Salmo 83: «Ecco, i tuoi nemici si agitano… tramano astuti disegni contro il tuo popolo e si concertano contro quelli che tu nascondi presso di te. Dicono: Venite, distruggiamoli… e il nome d’Israele non sia più ricordato» (vers. 2-4). Come spiegare l’odio secolare di cui questo popolo è stato, è, e sarà più che mai l’oggetto al tempo di cui parliamo? È la conseguenza degli sforzi inauditi spiegati da Satana per sbarazzarsi di Cristo, il Messia, la cui esaltazione sarà la sua perdita. E comprendiamo che, se dietro Haman vediamo alla fine profilarsi il grande Avversario, in Mardocheo abbiamo invece una figura preziosa del Signore Gesù Cristo.




Ester

Capitolo 5, versetti da 1 a 14

È un’ora di tenebre e di terrore per il popolo di Mardocheo! Sussiste una sola piccola speranza: l’intercessione di Ester presso il suo regale sposo. Tuttavia il rischio è grande! L’accesso alla corte è interdetto e, d’altra parte, come sperare di far tornar indietro l’orgoglioso monarca su una decisione presa? Tuttavia il miracolo avviene: Dio inclina il suo cuore alla grazia.

Ma che contrasto fra Assuero e Colui di cui l’epistola agli Ebrei ci assicura ch’Egli può pienamente simpatizzare con noi nelle nostre infermità, aggiungendo: «Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per essere soccorsi al momento opportuno» (Ebrei 4:15-16).

Come Mardocheo l’aveva presentito (cap. 4:14), era per questo servizio speciale che la provvidenza divina aveva posto Ester sul trono. E voi, giovani cristiane, non avete ugualmente un servizio ben preciso da compiere ove il Signore vi ha poste?

La fine del capitolo ci insegna che nessuno degli onori di cui Haman è l’oggetto, ha potuto spegnere l’odio implacabile che covava nel suo cuore.




Ester

Capitolo 6, versetti da 1 a 14

Il Signore Gesù, in una parabola, presenta il regno di Dio nel modo seguente: «Il regno di Dio è come un uomo che getti il seme in terra, e dorma…» Così appare questo libro d’Ester. L’Eterno, che non vi è nominato neppure una volta, sembra dorma. Ma leggiamo in seguito: «e si levi la notte e il giorno…» Alcuni versetti più lungi, il Padrone dei venti e del mare dorme in fondo alla barca… senza cessare, siamone sicuri, di vegliare sui suoi cari discepoli (Marco 4:26,27,38).

Ebbene! vedete nel nostro capitolo in qual modo meraviglioso ogni cosa si trova condotta da un Dio che si cela: l’insonnia del re, la lettura che gli vien fatta, la domanda ch’egli formula, il momento preciso in cui Haman penetra nel cortile, tutto è diretto, regolato, come un meccanismo minuzioso, dalla mano della Sua Provvidenza. Gl’increduli giudicano inverosimile un tale concorso di circostanze. Ma noi cristiani non ne siamo affatto stupiti. Conosciamo benissimo, per averne fatto più e più volte l’esperienza, quest’intervento onnipotente che fa concorrere tutte le cose al bene di coloro che amano Dio (Romani 8:28).

Questo racconto è una conferma magistrale dei Salmi 7:13-16 e 37:32-33!




Ester

Capitolo 7, versetti da 1 a 10

L’azione si è svolta ad un ritmo ben rapido. Eccone ora la conclusione. Designato dal dito della regina, Haman è rovinato. Egli è l’Avversario, il Nemico, il Malvagio, tre nomi che il diavolo stesso ha nella Parola! E, seduta stante, sull’ordine del re, Haman è appeso alla forca stessa ch’egli aveva preparata per Mardocheo (paragonate Salmo 7:14-15). Questa scena ci illustra una verità infinitamente grande:

Come Mardocheo dinanzi al favorito del re, Cristo è stato il solo, d’infra i figli degli uomini, a non curvarsi dinanzi a Satana. Conosciamo la sua risposta alla tentazione: «Adora il Signore Iddio tuo e servi a Lui solo» (Matteo 4:9-10).

Talché, non potendo far piegare quell’uomo perfetto, il Nemico non ebbe riposo finché non se ne fosse sbarazzato. Con questo scopo, ha rivolto gli uomini contro di Lui, spingendoli a preparargli una croce, come Haman preparava la forca per Mardocheo (benché quest’ultimo non vi sia salito). Questa croce, ove Satana pensava trionfare e finirla con Gesù, fu precisamente la sua perdita, la sua sconfitta definitiva (leggere Colossesi 2:15; Ebrei 2:14). Ogni sforzo del suo odio non ha fatto che volgere alla sua distruzione… e, ad un tempo, cosa meravigliosa, alla nostra salvezza.




Ester

Capitolo 8, versetti da 1 a 14

Il corso delle cose è ora capovolto. Non appartiene che a Dio di sconvolgere in tal modo una situazione. Ma la morte di Haman è lungi d’aver regolato tutto. Il re impegnato dal suo proprio sigillo, non ha il potere d’annullare semplicemente gli ordini che ha dato. Egli allora — ed è ancora Dio che inclina il re a questo atto di saviezza — rimette a Ester e a Mardocheo la cura di districare il complotto di Haman. I nemici non saranno disarmati. Ma i Giudei saranno autorizzati e persino incoraggiati a difendersi e a distruggerli.

A che cosa ci fa pensare questo? Il cristiano ha dei nemici che cercano di opprimerlo. Benché Satana, il loro capo, sia stato vinto dall’opera di Cristo alla croce (come Haman è stato appeso alla forca che aveva preparato) il potere di agire contro i figli di Dio non è ancora stato loro tolto. Ma questi ultimi ricevono ora la possibilità di combatterli efficacemente.

Ognuno di noi conosce benissimo per proprio conto questi nemici. Se li risparmiamo, essi non ci risparmieranno. Serviamoci dunque dei mezzi della fede per annullare i loro sforzi, primo fra tutti radunandoci per la preghiera in comune (vedere vers. 11). Fortifichiamoci nel Signore e nella forza della sua possanza (Efesini 6:10).




Ester
 

Capitolo 8, versetti da 15 a 17
Capitolo 9, versetti da 1 a 10

È passato per Mardocheo il tempo di star seduto alla porta del re. Assuero, signore del potere supremo, gli ha conferito gloria, maestà, onore e potenza. Figura dell’elevazione del Signore Gesù Cristo quando, come l’ha detto il poeta, «la vedremo sorgere risplendente di gloria, Figlio dell’uomo, avvolto d’un’aureola d’oro» (parag. vers. 15). Ripassiamo brevemente la carriera di Mardocheo e le sue somiglianze col cammino di Gesù: Egli ha avuto cura della giovane d’Israele, come ha costantemente vegliato sul suo popolo. Servitore fedele del re, Mardocheo ha tuttavia rifiutato d’inchinarsi davanti all’Amalekita, come Gesù non ha riconosciuto il minimo diritto al Tentatore. Ma Cristo, a causa delle sue perfezioni e del suo amore per il suo popolo, ha dovuto conoscere realmente il legno infamante, di cui soltanto l’ombra era passata su Mardocheo.

Dopo le sofferenze vengono le glorie. Sì, al di là dei versetti 15 del cap. 8 e 3-4 del cap. 9, noi contempliamo con adorazione il trionfo di Gesù, che accompagnerà la distruzione o la sottomissione di tutti i suoi nemici (vedere Salmo 66:3).

I dieci figli di Haman di cui il padre era così orgoglioso (cap. 5:11) periscono a loro volta. «Della razza di malfattori non si ragionerà mai più» (Isaia 14:20).




Ester

Capitolo 9, versetti da 11 a 22

Il giorno 13 del mese d’Adar, che doveva segnare per sempre il massacro e la sparizione d’Israele, è diventato invece quello del suo trionfo e dell’annientamento dei suoi nemici. Questi ne han fatto la tragica esperienza: Non è impunemente che ci si schiera contro il popolo di Dio. Chi lo tocca «tocca la pupilla del suo occhio» (Zaccaria 2:8; vedere Salmo 105:12 a 15).

Saremmo noi gli oggetti di minor tenerezza, noi che facciamo parte del popolo celeste, della Sposa di Cristo? Israele in cattività porta bene i caratteri d’una nazione «sparsa lontano e rovinata… un popolo meraviglioso… una nazione che aspetta, aspetta, e che è calpestata» (Isaia 18:2, versione corretta). Dio, per il quale questo popolo è meraviglioso perché da esso è nato il Salvatore del mondo, metterà in opera i suoi mezzi più potenti per liberare questa nazione che il mondo calpesta.

Com’è ricco questo libro d’Ester, di cui avremmo potuto pensare a prima vista che contenesse poca edificazione! Che posto dà a Gesù abbassato ed esaltato! Che orizzonti scopre sull’avvenire d’Israele, sul suo riposo e sulla sua gioia (vers. 17), quella gioia del regno che l’aspetta al termine di tutte le sue sofferenze!




Ester
 

Capitolo 9, versetti da 23 a 32
Capitolo 10, versetti da 1 a 3

Così, d’anno in anno, la grande liberazione di cui il popolo è stato l’oggetto dovrà essere commemorata dalla festa dei Purim.

La cristianità, con sentimenti diversi, celebra ogni anno la nascita e la morte del Salvatore. Certo, dobbiamo rallegrarci di ciò che molti son condotti in tal modo a pensare almeno una volta all’anno a quei meravigliosi avvenimenti. Ed ogni fine d’anno è, per noi pure, una occasione per benedire Dio per tutte le grazie concesse. Possiamo noi, non solo ogni anno, ma ogni primo giorno della settimana, e in verità ogni giorno della nostra vita, ricordarci della nostra gloriosa redenzione, del nostro glorioso Redentore.

Egli ci appare una volta di più al cap. 10 sotto i caratteri di Mardocheo: «Grande… amato dalla moltitudine dei suoi fratelli, cercò il bene… parlò per la pace…» (vers. 3). In tutto questo noi contempliamo Gesù, che, essendo servitore, ha agito saviamente e in conseguenza deve essere esaltato ed elevato, reso sommamente eccelso (Isaia 53:12; vedere anche Filippesi 2:9 a 11). Ma Egli è ugualmente degno di occupare il primo posto nei nostri pensieri e nel nostro cuore (Colossesi 1, fine del vers. 18). DiamoGli questo posto fin d’ora.