Redenzione, riscatto, liberazione

di Ferruccio Cucchi

Articolo a puntate tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO dell’anno 2005

 La redenzione dell’uomo ad opera di Gesù Cristo è uno dei concetti fondamentali della Sacra Scrittura; senza di essa, infatti, i piani d’amore di Dio verso la sua creatura perduta non si sarebbero attuati. Dio si sarebbe glorificato eseguendo il suo giusto giudizio su tutti gli uomini, in quanto peccatori, ma l’essenza della sua natura, l’amore, sarebbe rimasta nascosta e l’uomo sarebbe stato lontano da Lui per sempre, nella sofferenza. Dio invece si glorifica redimendo l’uomo peccatore, perché lo ama. Esaminiamo un po’ da vicino il significato e la portata di questo fatto così grandioso.

Redenzione e riscatto

Che cosa significa “redenzione”? Questo termine è strettamente correlato a quello di “riscatto”. Nel suo significato originale, redimere qualcuno significa liberarlo mediante il pagamento di una somma a titolo di riscatto. Quando si voleva liberare (affrancare) uno schiavo o uno che fosse stato imprigionato per dei debiti che aveva contratto, si doveva pagare una somma di denaro.

Perché la creatura di Dio doveva essere liberata? Quando testimoniamo attorno a noi dello stato dell’uomo davanti a Dio e diciamo che l’uomo non è un essere libero come pretende di essere, incorriamo sovente in una reazione repulsiva. La stessa reazione davanti alla quale si è trovato il Signore Gesù quando diceva ai Giudei: “… la verità vi farà liberi“; infatti essi gli replicarono: “Noi siamo discendenti ai Abraamo, e non siamo mai stati schiavi di nessuno”! (Giovanni 8:32-33). Questo non era vero, e non soltanto per un fatto politico – in quell’epoca la Giudea era una provincia dell’Impero di Roma e i Giudei erano soggetti ai Romani – ma non è vero soprattutto nel campo spirituale.

Tutti schiavi!

Da quando è caduto nel peccato, da quando si è ribellato alla suprema autorità di Dio, l’uomo ha perso la sua libertà. Tutti gli uomini di tutti i tempi sono diventati schiavi:

di Satana, che esercita il “potere della morte” (non sulla morte, come alcuni traducono) sugli uomini. Satana, pur non avendo la facoltà di provocare la morte (solo Dio ha il potere di dare la vita e di toglierla), li spinge verso la morte inducendoli a peccare; sovente li spinge anche ad uccidere. Come ha detto il Signore, è “omicida fin dal principio” (Giovanni 8:44).

Satana è un padrone duro, che riduce in miseria quelli che lo servono, come era successo al “figlio prodigo” che si era messo con uno che lo mandò a pascolare i suoi maiali; il povero ragazzo “avrebbe voluto sfamarsi con i baccelli che i maiali mangiavano, ma nessuno gliene dava” (Luca 15:15-16). Pensiamo allo stato in cui è ridotto l’uomo dalla dissolutezza, dalle passioni insane, dalla cupidigia, dalla droga; sono comportamenti degradati che spesso portano a delle malattie irreversibili e si concludono con una morte prematura.

Da questo “padrone schiavista” non c’è alcuna possibilità di fuggire, ed è impensabile di aiutare qualcuno a farlo. Di qui la necessità del pagamento di un riscatto per liberare i suoi schiavi:

schiavi del peccato. Il Signore rispose ai Giudei che pretendevano di essere liberi: “Chi commette il peccato è schiavo del peccato” (Giovanni 8:34); l’apostolo Paolo afferma: “Tutti hanno peccato” (Romani 3:23), e quindi tutti sono schiavi del peccato. Per la natura ereditata da Adamo, l’uomo non riesce a non peccare.

schiavi del timore della morte. Gli uomini “dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la vita” (Ebrei 2:14-15); per l’uomo sotto il dominio di Satana la morte, tragica e ineluttabile conseguenza diretta del peccato, è veramente “il re degli spaventi” (Giobbe 18:14).

Chi può pagare il riscatto?

Il dominio di Satana e del peccato sull’umanità quindi accomunano tutti gli uomini. Già solo questa constatazione esclude la possibilità che un uomo possa pagare il riscatto per un altro uomo e, tanto meno, che possa pagarlo per se stesso; la Scrittura poi ce ne dà la conferma esplicita: “Nessun uomo può riscattare il fratello, né pagare a Dio il prezzo del suo riscatto. Il riscatto dell’anima sua è troppo alto…” (Salmo 49:7-8). Questo passo del Salmo 49 risponde anche a un altro possibile interrogativo: A chi deve essere pagato il riscatto? Forse a Satana, perché è lui che tiene in schiavitù l’uomo? No, “nessun uomo… può pagare a Dio il prezzo del suo riscatto”. È a Dio, santo e giusto, che l’uomo peccatore deve rispondere, è Dio che ha tutti i diritti su di lui, che “ha il potere di gettare nella geenna” (Luca 12:5), dove Satana stesso, un giorno, sarà “gettato” (Apocalisse 20:10).

Chi dunque può liberare l’uomo dalla schiavitù?

Nel seguito del passo di Giovanni 8 già citato, al versetto 36, troviamo che il Signore Gesù fa un’affermazione univoca: “Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete veramente liberi”. È lui il Figlio, Figlio di Dio e nello stesso tempo Figlio dell’uomo, uomo perfetto che non ha “conosciuto” il peccato (2 Corinzi 5:21), contro cui Satana “non può nulla” (lett.: non ha nulla in lui – Giovanni 14:30), è il solo che può liberare gli uomini, peccatori e schiavi di Satana.

E lo ha fatto, spinto soltanto dalla volontà, in sintonia con quella di Dio, di ripristinare la gloria di Dio calpestata da Satana, e dall’amore per la sua creatura. “Cristo Gesù uomo ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti” (1 Timoteo 2:5-6). Egli è diventato uomo “per distruggere (nel senso di rendere impotente), con la sua morte, colui che aveva il potere della morte” (Ebrei 2:14).

Qual è stato il prezzo del riscatto?

– Ha dato se stesso, abbiamo appena letto. Lo ha fatto non soltanto nel senso che ha dedicato la sua vita in favore degli altri, non soltanto “è andato dappertutto facendo del bene, guarendo tutti quelli che erano sotto il potere del diavolo” (Atti 10:38), ma…

– Ha dato la sua vita: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Matteo 20:28). Questa sua vita, l’ha “deposta”; non gli è stata tolta dall’uomo, anche se l’uomo ha eseguito la sua iniqua condanna a morte da lui stesso pronunciata: “Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla”. E il Signore aveva anche precisato: “Per questo mi ama il Padre” (Giovanni 10:17-18).

– Ha sparso il suo sangue: “Siete stati riscattati… con il prezioso sangue di Cristo” (1 Pietro 19); Cristo “ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue” (Apocalisse 1:5). Tutto il sangue degli animali che Dio aveva prescritto al suo popolo Israele di offrirgli in sacrificio, raffigurava in anticipo il sangue della Vittima perfetta. Solo “il sangue di Gesù, Figlio di Dio, ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7); siamo “giustificati per il suo sangue” (Romani 5:9); “in lui abbiamo le redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati” (Efesini 1:7). La Scrittura afferma questo non solo per il singolo riscattato, ma anche per l’insieme dei riscattati, che costituiscono “la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue” (Atti 20:28).

Dunque, a dispetto di tutte le apparenze, è già con la sua morte che il Signore ha vinto Satana: “Ha spogliato i principati e le potenze (demoniache) ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce” (Colossesi 2:15). La risurrezione poi ha completato il trionfo del Signore. Nei confronti di Satana, Egli ha realizzato quello di cui aveva parlato in parabola: “Quando uno più forte di lui sopraggiunge e lo vince, gli toglie tutta l’armatura nella quale confidava”, e gli ha predato il “bottino”, gli ha strappato i prigionieri (Luca 11:22).

Allora tutti gli uomini sono riscattati!

Questo è lo scopo dell’opera di Cristo. La sua portata è universale, non c’è distinzione fra popolo terrestre di Dio e le altre nazioni: tutti schiavi del peccato e di Satana, tutti bisognosi di essere riscattati. Abbiamo letto che “Cristo Gesù ha dato se stesso come prezzo di riscatto per tutti” (1 Timoteo 2:5-6). Il suo sangue ha la capacità potenziale di cancellare tutti i peccati di tutti gli uomini di tutti i tempi; “Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1 Giovanni 2:2). Allora, tutti gli uomini sono riscattati?

Notiamo che il Signore Gesù stesso aveva parlato della propria missione dicendo: “Il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Matteo 20:28). Chi sono questi “molti”? Sono quelli che riconoscono di essere schiavi, che sentono il giogo di questa schiavitù e che vogliono essere liberati. (Giovanni 10:17-18). In realtà, il Signore ha pagato il prezzo del riscatto soltanto per questi. Anche il profeta Isaia, vedendo in anticipo i risultati gloriosi dell’opera della redenzione, aveva attribuito a Dio queste parole riguardo al suo gradimento per l’opera del diletto Figlio: “Perciò io gli darò la sua parte fra i grandi… perché egli ha portato i peccati di molti” (Isaia 53:12). Lodiamo Dio e ringraziamolo perché essi sono molti (non pochi); però, purtroppo, non sono tutti.

Lettore, se non sei anche tu fra i “molti”, sei ancora schiavo. Sappi che il divino Redentore vuole liberarti, per la tua beatitudine eterna e per la tua vera gioia.

Da cosa siamo riscattati, liberati?

Gli scritti apostolici rispondono a questa domanda. La schiavitù in cui Satana ci teneva comporta vari aspetti che ne erano la conseguenza diretta, e il Signore ce ne ha liberati.

– “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge” (Galati 3:13). La legge di Dio era diventata una maledizione per l’uomo, “perché è scritto: Maledetto chiunque non si attiene a tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica” (v. 10); e l’uomo non è mai riuscito ad osservare la legge di Dio. Ora i riscattati sono liberi dalla condanna che la legge comportava per i suoi trasgressori (tutti), di cui essi facevano parte.

– “Egli ha dato se stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità” (Tito 2:14). Qui il termine “iniquità” ha il senso di ciò che l’uomo compie di malvagio indipendentemente dall’esistenza o dalla conoscenza della legge, a causa del “peccato che abita” in lui (Romani 7:17). Non c’è peccato dal quale il Redentore non ci abbia liberati: “il sangue di Gesù Cristo ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7).

– “La legge dello Spirito della vita mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte” (Romani 8:2). Qui non si parla più della “legge di Dio”; il termine legge ha il significato di una forza che, come si dice anche nel linguaggio umano, ha forza di legge, alla quale non ci si può opporre. Il Signore Gesù ha liberato noi credenti da questa forza mortale con la “forza della sua potenza” (Efesini 6:10; Colossesi 1:29); ha agito in nostro favore con una forza superiore: quella “dello Spirito della vita”; ci ha liberati non soltanto dalle conseguenze eterne del peccato ma anche dalla potenza del peccato nella nostra vita.

– “Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre” (Colossesi 1:13). È un altro aspetto del dominio del peccato, che rende gli uomini ciechi sulla loro sorte eterna e nella vita li fa brancolare nel buio. Ma ciascun credente ha realizzato personalmente ciò che aveva detto il Signore: “Io sono la luce del mondo; chi mi segue, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8:12). La Parola di Dio e la Persona del Signore sono la sua luce.

– “Siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai vostri padri” (1 Pietro 1:18). I riscattati Giudei, ai quali l’apostolo Pietro scriveva, prima avevano seguito un modo di vivere vano perché non aveva raggiunto lo scopo: neppure il Giudeo più scrupoloso nell’osservanza della legge mosaica avrebbe potuto guadagnarsi la vita eterna. Oggi il mondo religioso da cui siamo circondati ci presenta spesso un insegnamento errato, frutto di una tradizione, che ripropone in sostanza gli stessi principi vani (fare delle buone opere in modo da guadagnarsi il paradiso, osservare i dieci comandamenti per essere salvati ecc.); perciò il Signore ci invita a “uscire fuori dall’accampamento e andare a lui” (Ebrei 13:13) per sperimentare una vera liberazione, anche da questo punto di vista.

A chi appartiene il riscattato?

Lo schiavo non era padrone di se stesso, apparteneva al padrone che lo teneva soggetto. Lo schiavo liberato da chi aveva pagato il suo riscatto gli apparteneva; in pratica, passava da un padrone all’altro.

Anche il riscattato del Signore non appartiene a se stesso: “Non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo” (1 Corinzi 6:19, 20). Abbiamo visto quale prezzo elevato ha pagato il Redentore per comprarci; non lo apprezzeremo mai abbastanza.

Il riscattato appartiene al Redentore, il Signore Gesù, che lo ha comprato: “Voi siete stati messi a morte quanto alla legge (come abbiamo visto, la legge non ha più il potere di condanna sul credente) mediante il corpo di Cristo, per appartenere a un altro, cioè a Colui che è risuscitato dai morti, affinché portiamo frutto a Dio” (Romani 7:4). Il suo Signore risorto dai morti, vivente in eterno, lo ha acquistato per sé.

Che genere di rapporti intrattiene il Redentore con i suoi riscattati?

Il Redentore ama i suoi riscattati, ed essi si sentono da lui amati. Il suo è un amore che non si è esaurito con l’azione della loro liberazione, ma si prolunga per tutta la loro vita; anzi, come afferma l’apostolo Paolo: “L’amore non verrà mai meno” (1 Corinzi 13:8). Egli ha anche dato ai suoi riscattati la capacità di amare.

Il Redentore quindi si aspetta di essere amato, e chiede ai suoi di amare anche gli altri riscattati e tutti gli uomini. Ha parlato ai suoi di due comandamenti che definisce maggiori: «Il primo è: ‘Ama il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua, con tutta la forza tua’. Il secondo è questo: ‘Ama il tuo prossimo come te stesso’» (Marco 12:29-31); inoltre ha dato ai suoi un comandamento, che definisce nuovo: “Che vi amiate gli uni gli altri” (Giovanni 13:34).

Il Redentore chiede anche di essere servito; ne ha tutti i diritti. Ma costringe forse i suoi riscattati a servirlo imponendo un’altra legge? Scrivendo ai “fratelli carissimi”, quindi a dei riscattati, l’apostolo Giacomo parla di una legge che definisce perfetta, la “legge della libertà”, e raccomanda di guardare attentamente in essa, e in essa perseverare (Giacomo 1:25). Il riscattato trova questa nuova “legge” nella Sacra Scrittura, la Parola di Dio, che è perfetta ed è la verità, perché porta i caratteri di Colui che l’ha proferita. In questa Parola il riscattato trova la volontà del suo Signore a suo riguardo, ha tutte le istruzioni per servirlo in modo da onorarlo ed essere utile agli altri.

Con quali motivazioni chiede di essere servito il Signore? Lasciamo parlare uno dei servitori del Signore più insigni, l’apostolo Paolo; scrivendo ai Corinzi, affermava riguardo a sé e ai suoi collaboratori: “Quanto a noi ci dichiariamo vostri servi per amore di Gesù” (2 Corinzi 4:5). Da questo versetto impariamo pure che servire il Signore non significa rimanere immobili in sua contemplazione, diventare un asceta, ma adoprarsi in favore degli altri avendo come motivazione la riconoscenza e l’amore per il Signore; altrimenti, si tratterebbe di filantropia, che attira l’attenzione su chi la compie.

Ricordiamo ancora che il Signore ha detto ai suoi: “Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio” (Giovanni 15:15). Che onore e che privilegio!

Come godono della loro libertà i riscattati?

I riscattati hanno provato il degrado della stato di schiavo, quindi apprezzano a fondo i privilegi connessi alla loro liberazione. In pratica, che cosa significa tutto ciò? In che modo dimostrano di essere “liberi”?

La vita dei riscattati cambia radicalmente. Non si limitano ad abbandonare le cose che prima erano costretti a fare, ma compiono volenterosamente e con gioia delle azioni nuove. E allora:

– non si lasciano più dominare da Satana e dal peccato: “Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù” (Galati 5:1);

– non fanno un uso perverso della libertà seguendo gl’impulsi della “carne” (ossia della propria natura peccatrice): “Fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione per vivere secondo la carne” (Galati 5:13);

– non si lasciano dominare dai principi e dai valori degli uomini che sono ancora schiavi: “Voi siete stati riscattati a caro prezzo: non diventate schiavi degli uomini” (2 Corinzi 4:5);

– non vivono più facendo del proprio io lo scopo e il centro della vita: “Quelli che vivono non vivano più per sé stessi, ma…” (2 Corinzi 5:15).

Ma, al posto di tutto queste cose che abbandonano:

lodano e adorano il loro Redentore, “ringraziando con gioia il Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre…” (Colossesi 1:12-13); e, questo, non solo per un’ora alla settimana!

– vivono una vita di giustizia pratica: “Liberati dal peccato, siete diventati servi della giustizia” (Romani 6:18);

servono Dio facendo la sua volontà e testimoniando con la loro condotta della loro grande liberazione: “Questa è la volontà di Dio: che, facendo il bene, turiate la bocca all’ignoranza degli uomini stolti. Fate questo come uomini liberi” (1 Pietro 2:15-16);

praticano con zelo le “opere buone che Dio ha precedentemente preparate” (Efesini 2:10): “Egli (Cristo) ha date se stesso per noi per purificarsi un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone” (Tito 2:14);

servono con amore i fratelli riscattati e gli altri uomini che sono ancora sotto il giogo di Satana, anzitutto parlando loro del Redentore: “Non fate della libertà un’occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell’amore servite gli uni gli altri; poiché tutta la legge è adempiuta in quest’unica parola: Ama il tuo prossimo come te stesso” (Galati 5:13-14); se amiamo il nostro prossimo, non lo lasceremo in schiavitù senza parlargli della possibilità di essere liberato!

vivono per il loro Redentore, facendo di Lui il centro degli affetti e dandogli il primo posto nella vita; vivono “per colui che è morto ed è risuscitato per loro” (2 Corinzi 5:15).

Amici riscattati, “che diremo dunque riguardo a queste cose?” (Romani 8:31). Mentre aspettiamo il momento in cui “anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitù della corruzione” (liberati anche dalla presenza del peccato), il Signore ci aiuti a vivere realmente “nella gloriosa libertà dei figli di Dio” (Romani 8:21).