Spogliato – Rivestito – Rinnovato

di Calame Ph.
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Il primo uomo creato, Adamo, tratto dalla polvere, è diventato un’anima vivente. Ha poi generato un’immensa discendenza di uomini e di donne, imprimendo loro i suoi propri caratteri. Ma avendo peccato, è diventato il capo di una discendenza di peccatori, la cui fine è la morte.

In contrasto con lui, il Nuovo Testamento ci presenta un altro uomo, venuto dal cielo, chiamato il “secondo uomo” o “l’ultimo Adamo”, che dà la vita eterna a quelli che lo ricevono come Salvatore: è Gesù Cristo (1 Corinzi 15:45-47). Egli è il capostipite di tutti quelli che sono giustificati per grazia divina (Romani 5:17,19).
Nella Parola di Dio sono così presentati due uomini. Entrambi imprimono i propri caratteri alla loro discendenza. Da Adamo proviene il vecchio uomo “che si corrompe seguendo le passioni ingannatrici”, mentre chi crede in Cristo fa parte della nuova creazione (2 Corinzi 5:17), è un “uomo nuovo”; è creato “a immagine di Dio” (Efesini 4:24), a immagine “di colui che l’ha creato”, cioè di Cristo (Colossesi 3:10). Il suo compito è di manifestare i caratteri del Signore Gesù sulla terra.
Nella prima creazione, Dio ha creato prima i cieli e la terra, poi l’uomo, nel quale ha soffiato un alito di vita. Il peccato ha interrotto le relazioni tra Dio e l’uomo; la creazione “geme ed è in travaglio”. E’ necessaria una nuova creazione, basata su un ordine nuovo. Il Signore ne è l’inizio, l’origine, l’essenza, e quelli che sono “in Cristo” sono diventati in qualche modo “le primizie delle sue creature” (Giacomo 1:18). Alla conversione, lo spirito dell’uomo è rigenerato, rinnovato dallo Spirito Santo e dalla Parola di Dio. Fra non molto, “al suono dell’ultima tromba”, il suo corpo fisico sarà mutato in uno spirituale che avrà perso ogni traccia di peccato.
Il cristiano è dunque attualmente in una situazione transitoria: pur essendo un “uomo nuovo”, si trova in mezzo alla prima creazione dove regna il peccato. Questa situazione implica due fatti:
– la difficoltà di vivere come cristiano, poiché quaggiù tutto è opposto alla nuova creazione;
– la necessità di rendere testimonianza delle trasformazioni che Dio ha operato nella sua vita.

Tutti i caratteri del nuovo uomo sono stati visti nel Signore Gesù. L’apostolo Paolo dice che “la verità è in Gesù”. Dio ha pienamente approvato la vita dell’uomo Cristo Gesù. Egli è per i credenti il modello perfetto. Essendo occupati di Lui, nutriti da Lui per mezzo della Parola di Dio, siamo istruiti a suo riguardo; questo è il mezzo per poter concretamente mostrare in che cosa consista spogliarsi del vecchio uomo, essere rinnovati nello spirito della mente e rivestire l’uomo nuovo che è creato a immagine di Dio (Efesini 4:22-24).
Ma cosa significano queste tre espressioni: “Spogliarsi del vecchio uomo”, “rivestire il nuovo uomo”, “essere rinnovati nello spirito della nostra mente”?

1. Spogliarsi del vecchio uomo
Il vecchio uomo è caratterizzato da uno stato di ribellione e di peccato contro Dio. Questo non implica necessariamente una rivolta aperta, ma semplicemente il fatto di non tener conto della volontà di Dio. Ogni volta che esercitiamo la nostra volontà sotto l’influenza, ad esempio, del ragionamento o dei sentimenti, al di fuori del controllo divino, la nostra vita, di fatto, è diretta dal “vecchio uomo”. Questa è la caratteristica permanente di ogni persona “nella carne”.
Spogliato si dice di un albero quando gli si toglie la corteccia, o di una persona alla quale si tolgono gli abiti oppure ciò che possiede. Alla conversione siamo “spogliati” del vecchio uomo, di modo che le sue manifestazioni (il precedente “modo di vivere”), non dovrebbero essere più visibili (Romani 6:6; 1 Giovanni 3:8).
Dobbiamo ricordare che alla croce del Calvario “il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con Cristo affinché il corpo del peccato (col quale si concretizzano le manifestazioni della carne) fosse annullato”. Per fede accettiamo come vera questa certezza della Scrittura. Dato che non siamo più nella carne, siamo esortati a non più vivere secondo la carne; riceviamo l’ordine di considerarci come “morti al peccato”. Dunque il peccato non deve più dominare su di noi, poiché siamo liberati dalla sua schiavitù. La conseguenza è un “no” categorico alle tentazioni che il peccato ci suggerisce, e la ferma volontà di non compiere più nella nostra vita nessuna delle “opere della carne” (leggere Gal. 5:19-21).

2. Rivestire il nuovo uomo creato secondo Dio
L’uomo vecchio è spogliato quando viene rivestito l’uomo nuovo, creato secondo Dio. Alla conversione, l’uomo nasce dallo Spirito (Giovanni 3:5), mediante la Parola vivente e permanente di Dio (1 Pietro 1:23). E’ la nuova nascita. E, come l’insegna l’apostolo Paolo: “Se uno è in Cristo, egli è una nuova creatura” (2 Corinzi 5:17; Galati 3:26, 27). Il credente rigenerato è interamente trasformato e questo dovrebbe essere visibile come quando uno indossa abiti di festa dopo aver portato vesti stracciate. Le azioni di questo “uomo nuovo” si manifestano sotto forma del “frutto dello Spirito” (Galati 5:22).
La lettera agli Efesini capitolo 2 versetti da 11 a 22, fa vedere che il sangue di Cristo avvicina a Dio individualmente (v. 13) e che, insieme, i Giudei e i non Giudei riscattati dal Signore sono una nuova creazione in Lui, chiamata “corpo unico” (v. 16), “tempio santo” (v. 21), “dimora di Dio per mezzo dello Spirito” (v. 22). Se in Cristo sono stati visti tutti i caratteri del nuovo uomo, quelli che sono “generati mediante la parola della verità”, per essere “le primizie delle sue creature” (Giacomo 1:18), sono altrettanti esemplari della nuova creazione in mezzo alla vecchia, per manifestare Cristo.

3. Essere rinnovati nello spirito della nostra mente
Aver rivestito l’uomo nuovo ha implicato un cambiamento totale del processo del pensiero (lo spirito della nostra mente); è una metamorfosi, perché la persona stessa, animata dallo Spirito Santo, agisce con motivazioni interamente nuove, nella sottomissione all’autorità del Signore, per amore per Lui. Per rendere duraturi questi effetti, lo Spirito che è all’origine di tale rinnovamento mantiene questo rinnovamento spirituale. Il nuovo uomo può, nella potenza dello Spirito Santo, praticare la giustizia e la santità.

 

I cambiamenti si possono constatare i nei seguenti campi:
a. Nuove relazioni
“Da ora in poi, noi non conosciamo più nessuno da un punto di vista umano… Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; la cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove”
(2 Corinzi 5:16,17).
Quando annunciarono al Signore Gesù l’arrivo di sua madre e dei suoi fratelli, Egli spiegò ai discepoli che le sue vere relazioni, le più intime, non erano più coi Giudei, suoi fratelli secondo la carne: “Chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello e sorella e madre” (Matteo 12:46-50). A Maria Maddalena farà dire: “Va’ dai miei fratelli, e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro” (Giovanni 20:17).
In queste “cose passate”, precedenti alla conversione e quindi “vecchie”, si trovano certe relazioni non più compatibili con la nostra nuova posizione in Cristo; e nello stesso tempo si stabiliscono nuovi legami. Il credente trova piacere nella compagnia dei credenti, in quanto può condividere quello che ormai è la cosa più preziosa per il suo cuore. E’ la realizzazione della comunione pratica. All’inizio della vita della Chiesa, “la moltitudine di quelli che avevano creduto erano di un sol cuore e di un’anima sola” e “avevano ogni cosa in comune” (Atti 4:32; 2:44).

b. Una legge nuova (Galati 6:2, 12-16)
La legge di Mosè ha dimostrato che l’uomo della prima creazione non poteva adempierla; ha confermato che l’uomo è peccatore, ma senza dargli la possibilità di essere liberato da questa situazione. Con la nuova creazione è apparsa una nuova legge, chiamata “legge del Cristo”, il cui fondamento è l’amore e i risultati sono la manifestazione di Cristo nella nostra vita; ad esempio: “Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri” (Giovanni 13:34). Quest’amore non cerca il proprio interesse. Dona e si dà agli altri.

c. Una nuova morale (Efesini 4:17-19)
Se avremo imparato a conoscere il Cristo, non cammineremo più come il resto degli uomini che hanno la comprensione spirituale oscurata e che hanno perso ogni sentimento morale. Il mondo, sotto pretesto di libertà, ha abbandonato i princìpi morali stabiliti da Dio e si trova, a sua insaputa, prigioniero delle proprie passioni. Ma, considerando Gesù nella sua vita di uomo sulla terra, vita di santità e di giustizia in mezzo a un mondo corrotto ed ingiusto, acquistiamo una nuova concezione della vita, un nuovo modo di essere. Questo ci porta a vivere: “sobriamente, giustamente e piamente” (Tito 2:12) cioè “in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa” (Col. 1:10).

d. Una nuova conoscenza (Col. 3:9-11)
L’uomo nuovo “si va rinnovando in conoscenza, a immagine di Colui che l’ha creato”. La sapienza umana, per quanto grande sia, non può comprendere la sapienza di Dio. “L’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui” (1 Corinzi 2:14). Egli crede di conoscere, ma la sua conoscenza “falsamente si chiama scienza” (1 Timoteo 6:20). Per l’unzione che abbiamo da parte dello Spirito Santo, noi credenti abbiamo la capacità di conoscere tutte le cose e di discernere il pensiero di Dio. E’ alla conversione che acquistiamo questa facoltà, ma dev’essere arricchita ogni giorno.

La crescita spirituale avviene “per mezzo della conoscenza di Dio” e ci fa passare dalla stadio di bambino a quello di padre, vale a dire di un adulto che ha esperienza (Colossesi 1:10; 1 Giovanni 2:12-14). E’ in Cristo che “tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti” (Colossesi 2:3). Ci sono molte conoscenze che l’uomo, con la sua intelligenza naturale, ha potuto mettere a profitto per scrutare il mondo in cui vive e scoprire le meraviglie nascoste nel creato. Noi accumuliamo molte di queste conoscenze durante il corso dei nostri studi. Esse sono utili per la vita di tutti i giorni, ma devono essere inquadrate alla luce della Parola di Dio, secondo la conoscenza che riceviamo dal Signore.

Qualunque sia il nostro campo d’azione, il nostro uomo nuovo dev’essere notato. Così potrà essere visto Cristo nelle nostre relazioni col mondo e con gli altri cristiani, nei nostri rapporti famigliari, tra marito e moglie, tra genitori e figli, come pure nelle nostre relazioni professionali, tra padrone e impiegato, compagni o colleghi.
Poiché abbiamo “imparato a conoscere il Cristo”, facciamo in modo che tutti lo possano vedere in noi (Efesini 4:20-21)

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