Isaia 50, versetti da 2 a 11
di Th. Oliver
Tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 03-2019
Vale la pena soffermarsi a meditare su questo capitolo; esso ci parla del Signore Gesù durante la Sua prima venuta sulla terra, Dio manifestato in carne, l’Eterno Salvatore, Colui del quale è scritto: “La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emanuele”, che tradotto vuol dire: “Dio con noi” (Matteo 1:23; tratto da Isaia 7:14).
Ma “è venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto” (Giovanni 1:11). Al secondo versetto del nostro capitolo è scritto: “Perché, quando sono venuto, non si è trovato nessuno? Perché, quando ho chiamato, nessuno mi ha risposto?” Sappiamo che i Giudei non hanno ricevuto il loro Messia; per questo, come nazione, sono stati rigettati, messi da parte “finché non sia entrata la totalità dei pagani” (Romani 11:25). Il Salvatore è stato disprezzato e abbandonato dagli uomini, “uomo di dolore, familiare con la sofferenza” (Isaia 53:3).
Eppure, come ci ricordano, in modo maestoso, i v. 2 e 3, Egli poteva agire a Suo piacimento con gli elementi dei cieli e della terra: “Ecco, con la mia minaccia prosciugo il mare, riduco i fiumi in deserto; il loro pesce diventa fetido per mancanza d’acqua e muore di sete. Io rivesto i cieli di nero, do loro un cilicio come coperta”. Siamo in presenza del Signore “Dio Eterno, il creatore degli estremi confini della terra; egli non si affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile” (Isaia 40:28).
Al v. 4, questa gloriosa Persona è vista prendere il posto del servo: “Il Signore, Dio, mi ha dato una lingua pronta, perché io sappia aiutare con la parola chi è stanco. Egli risveglia, ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché io ascolti, come ascoltano i discepoli”. È una posizione d’umiltà e di dipendenza. Mattino dopo mattino, Egli ascoltava la voce di Dio, ricevendo ogni giorno le Sue istruzioni. È l’espressione perfetta di come un uomo dovrebbe comportarsi davanti a Dio. “Beato l’uomo che mi ascolta” è scritto in Proverbi 8:34.
Questo versetto ci mostra anche il posto che avevano – e che hanno tuttora – nel cuore del nostro Signore, quelli che sono stanchi e sfiniti. Egli è “lo stesso, ieri, oggi e in eterno”. Ciò che era nel Suo cuore era esattamente ciò che era nel cuore di Dio Padre. Il racconto di Giovanni 4 – la storia di una peccatrice dal cuore oppresso che Egli incontra al pozzo di Sicar – ce lo dimostra. “Or doveva passare per la Samaria” (v. 4). Notate la sua devozione, sia verso Dio sia verso quest’anima perduta. Era felice di compiere il Suo servizio d’amore; ecco perché può dire: “Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete… Il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l’opera sua” (Giovanni 4:32-34).
Ai Suoi discepoli dice che fare la volontà di Dio era un cibo che loro non conoscevano! Queste parole li avranno riempiti di vergogna. Fratelli e sorelle in Cristo, a questo proposito dovremmo scrutare i nostri cuori ed esaminare le nostre vite. Con quanta debolezza entriamo nelle compassioni del nostro Dio Salvatore!
I versetti successivi non lasciano dubbi sulla persona che parla nel capitolo 50 d’Isaia: “Il Signore, DIO, mi ha aperto l’orecchio e io non sono stato ribelle, non mi sono tirato indietro” (v. 5). Egli aveva ricevuto l’ordine di proseguire il Suo cammino fino alla morte, e così ha fatto. “Per questo mi ama il Padre; perché io depongo la mia vita per riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Quest’ordine ho ricevuto dal Padre mio” (Giovanni 10:17-18).
In Luca 12:50, lo sentiamo dire: “Vi è un battesimo del quale devo essere battezzato; e sono angosciato finché non sia compiuto!” Era pronto a morire; eppure, il Suo cuore non poteva trovare riposo finché Dio non fosse stato glorificato pienamente, Satana sconfitto in modo definitivo e, per mezzo della Sua opera espiatoria, i Suoi riscattati si trovassero in una posizione di sicurezza eterna e di favore davanti a Dio.
È a questo punto che vediamo noi, credenti in Cristo, nei v. 8 e 9. Con l’aiuto del Nuovo Testamento, qui scopriamo, in modo chiarissimo, la posizione del cristiano. È la posizione di Cristo stesso. Quello che Cristo dice qui, l’apostolo Paolo, guidato dallo Spirito, lo mette sulla bocca del credente: “Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica…” (Romani 8,33-34). Il riscattato è identificato con Gesù, nella sua posizione davanti a Dio. Che diremo davanti a tante meraviglie? Esaltiamo il Suo nome, celebriamo la Sua vittoria, proclamiamo, dunque, la Sua gloria e viviamo per Lui che ha dato la Sua vita per salvarci (cfr. 2 Corinzi 5:15).
Il v. 10 è pieno d’incoraggiamento: “Chi di voi teme il SIGNORE e ascolta la voce del suo servo? Sebbene cammini nelle tenebre, privo di luce, confidi nel nome del SIGNORE e si appoggi al suo Dio!” Questo non vale solo per i Giudei fedeli in un giorno futuro, ma anche per noi cristiani, in questo tempo in cui Spirito Santo è in noi e in mezzo a noi, e rende testimonianza di Gesù, il nostro Sommo Sacerdote seduto alla destra di Dio. “Egli può salvare perfettamente quelli che, per mezzo di lui, si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro” (Ebrei 7:25).
D’altra parte, il v. 11 mostra la sorte terribile di quelli che si appoggiano sulla loro intelligenza, che camminano alla luce delle lampade che hanno acceso. Si adageranno nel dolore e “si pasceranno del frutto della loro condotta” (Proverbi 1:31). Facciamo in modo che la Parola del Dio vivente sia per noi la lampada ai nostri piedi e la luce del nostro sentiero (Salmo 119:105).
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