Molte solo le “religioni” nel mondo con diverse credenze, dogmi e altro, ma forse non è molto risaputo che tutte, tranne il “cristianesimo”, attribuiscono all’uomo, nella sua condizione naturale, qualche capacità o qualche anche minima quantità di bene. In molte religioni quindi l’uomo è invitato a migliorarsi, a cercare quel poco di bene che – si dice – è in lui, a incrementarlo, a modificare da se stesso – con l’osservanza di alcune norme – la propria condizione.
Il cristianesimo – o meglio – la Bibbia invece dichiara che nell’uomo, non esiste alcun bene, che i suoi pensieri sono malvagi, e che non esiste alcun giusto davanti a Dio. Tutto questo a causa del peccato. (Romani 3:10-18)
Peccato, questa parola – che sta cadendo in disuso – è spesso mal compresa, distorta nel suo significato e, cosa ancora più grave, talvolta volutamente ignorata. Si preferisce non parlarne considerandola come un concetto filosofico, teorico e una cosa da “bigotti” e “superati”.
Qui di seguito è riportata qualche frase estrapolata dal testo di un intervento di un noto filosofo moderno sul tema del peccato durante un incontro con degli studenti :
- “Ho pensato spesso in questi giorni a cosa si intende per peccato però non sono riuscito a trovare una definizione, anche perché l’essenza del peccato cambia nelle varie epoche. Ciò che per una società è peccato oppure un tempo era peccato, adesso non è più, oppure in questa società non lo è rispetto ad un’altra. Allora come nasce il peccato: dalla religione o dall’etica?”
- “Come mai ora noi nel duemila, non solo non ci vergogniamo di peccare, ma addirittura a volte ce ne vantiamo. Forse è dovuto al fatto che l’uomo ormai crede che fare del male sia fare bene o forse ha dimenticato cos’è veramente il peccato?”
- “…poiché l’uomo modifica usi e costumi in base alla propria volontà, convenienza, egoismo, orgoglio ecc… ogni epoca ha modi di agire diversi e le persone percepiscono ciò che è male e bene in modo diverso. Così non solo nel tempo (epoche) ma anche tra i popoli contemporanei vi sono abitudini diverse.”
- La legge deve adattarsi ai costumi o i costumi alla legge?
Prendendo spunto da queste dichiarazioni esaminiamo insieme questo argomento
di estrema attualità e importanza.
Cosa significa peccato?
Il termine peccato viene tradotto dalla lingua originale con parole di diverso significato: andare lontano, errare, mancare il bersaglio, colpa, deviazione, rivolta, trasgressione.
La Bibbia ci dice che il peccato è “assenza di legge” (iniquità) cioè la manifestazione della propria volontà anziché l’adempimento della volontà di Dio.
Agendo in base alla propria volontà e paragonandosi agli altri, la percezione del peccato cambia e diventa una cosa soggettiva anziché oggettiva perché dettata dalla Parola di Dio. E’ da questo modo di pensare e agire che derivano le perplessità sopra espresse circa il bene e il male, il cambiamento nei costumi, degli usi. Ciò determina un modo di agire che la fine del libro dei Giudici sintetizza con l’espressione “ognuno faceva quello che gli pareva meglio”.
Il disconoscimento di ogni autorità divina e umana porta all’assenza di regole nel comportamento e nel pensiero; per questo ciò che un tempo era peccato oggi non è più considerato così, il male e il bene sono percepiti in modo diverso, non ci si vergogna più, ecc…tutto è opinabile e manca un punto certo di riferimento.
Come sono considerati oggi il divorzio, l’adulterio, la fornicazione, la convivenza, l’assunzione di droghe, l’ubriachezza ecc…? Quasi una normalità o un adeguarsi ai tempi, una manifestazione di libertà e di progresso! E che dire dell’“orgoglio omosessuale” (ostentazione di perversità) che viene ridotta a semplice scelta di vita. Anche in altri ambiti, ad esempio giudiziario, certi reati vengono depenalizzati (esempio: falso in bilancio), la corruzione o il rubare sono spesso ritenuti come una necessità e quindi puniti con pene minime.
Esiste poi sempre il concetto dell’alibi: la colpa non è di chi ha commesso il fatto ma degli altri, dove “l’altro” può essere la società, l’ambiente, le circostanze o altro. Non io ma gli altri in senso astratto, c’è sempre una giustificazione al proprio modo di agire. Per inciso questo corrisponde al comportamento di Adamo e Eva quando Dio ha chiesto loro il perché della loro disubbidienza: “la donna che tu mi hai messo accanto è lei che mi ha dato del frutto…”, “il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato”
Riassumendo credo si possa dire che il concetto di peccato scompare perché l’uomo ha fatto scomparire Dio dalla propria vita.
Perché l’uomo pecca?
Si potrebbe rispondere: semplicemente perché la sua natura è peccatrice e non può produrre altro che frutti cattivi.
E’ utile però esaminare brevemente le cause che hanno portato a una tale condizione.
Dio ha creato l’uomo responsabile nel suo agire e pensare, ma non libero (nel senso assoluto del termine) in quanto gli aveva dato delle indicazioni precise su cosa mangiare e cosa non mangiare. Sappiamo che l’avvertimento era stato solenne e chiaro: “Dio il SIGNORE ordinò all’uomo: mangia pure da ogni albero del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai.” (Genesi 2:16,17).
L’uomo ha inteso male e utilizzato peggio la “libertà” che Dio gli aveva concesso, ha agito secondo il proprio pensiero, è stato vinto dai propri desideri (concupiscenza) e come conseguenza ha peccato. “La concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte.” (Epistola di Giacomo 1:15).
L’uomo si sente libero di fare, di agire, di pensare, ritiene di essere incondizionatamente libero e usa questa libertà ideale per fare il male, per dimostrare una sorta di “onnipotenza” che altro non è che l’orgoglio. Ha dimenticato Dio, l’adempimento della volontà divina come principio del suo essere, ha dimenticato che è una creatura e come tale soggetta al suo creatore.
Il peccato introdotto nel mondo
Possiamo ritenere dalla Scrittura che il peccato ha cominciato ad esistere nel momento in cui Satana si è ribellato a Dio (Isaia 14). Infatti lo stato caotico citato in Genesi 1:2 descrive la condizione generata da questa ribellione ( la terra era informe e vuota e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso…)
Questo vuol dire che il peccato esisteva prima che Dio formasse la terra per renderla abitabile all’uomo; infatti, Genesi 1:3 e successivi, ci dicono come Dio ha creato ogni cosa buona per l’uomo, ma Adamo, con la sua disubbidienza l’ha rovinata introducendo il peccato nel mondo
Una precisazione: il peccato non è Satana. Sono due cose distinte e diverse. Satana è un angelo decaduto (essere spirituale), il peccato è una condizione di ribellione o di insubordinazione a Dio. Satana ci induce a peccare cioè a disubbidire e ad agire secondo i nostri desideri.
Conseguenze del peccato
Le conseguenze del peccato, sono terribili:
- morte: da intendersi come morte fisica ma soprattutto spirituale, cioè la lontananza da Dio che non può sopportare la vista del peccato (Genesi 3:16; Abacuc 1:13)
- maledizione: Eva – gravidanza con pena e parto con dolore, relazione di coppia modificata; Adamo: suolo maledetto, fatica nel lavoro;(Genesi 3:17-19)
- creazione contaminata (Romani 8:20,21)
- natura peccatrice trasmessa a tutta la discendenza umana. (Romani 5:18)
Da quel momento il peccato ha manifestato i suoi frutti: la malvagità del cuore dell’uomo e dei suoi pensieri ha prodotto un crescendo di sopraffazione, omicidi, adulteri, pensieri orgogliosi (Genesi 6:5), ambizione sfrenata, al punto che Dio manda un terribile giudizio: il diluvio e distrugge ogni essere vivente (tranne Noè e la sua famiglia e le specie di ogni animale che sono entrati nell’arca).
Ma la natura peccatrice, trasmessa da Adamo ai suoi discendenti, rimane sempre la stessa e subito dopo Noè pecca, i suoi figli pure, l’orgoglio dell’uomo si manifesta con la volontà di acquistarsi fama con una torre che giunga al cielo, ma Dio interviene nuovamente in giudizio (Babele) confondendo il linguaggio. Il peccato continua a manifestarsi e in tutta la storia della Bibbia troviamo sempre le conseguenze nefaste del peccato nell’uomo: tutti falliscono nella loro responsabilità: i patriarchi, i giudici, i sacerdoti, i re, il popolo di Israele, le nazioni. La Bibbia afferma che “non c’è nessun giusto neppure uno” e che “ tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio” (Romani 3:10, 23).
La legge data da Dio, per mezzo di Mosè, non ha fatto altro che dimostrare in modo inequivocabile la verità di questa dichiarazione rendendo manifesta la trasgressione e quanto il peccato fosse attivo: “il peccato diventasse estremamente peccante”. (Romani 7:13)
Dove il peccato è abbondato la grazia è sovrabbondata
In una simile situazione non sembra esserci speranza: la morte regna, l’accesso alla benedizione è chiuso, si è incapaci a fare il bene e si è – per natura – figli d’ira.
“Ma Dio che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo (è per grazia che siete stati salvati), e ci ha risuscitati con Lui e con Lui ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù” (Efesini 2:4).
Dio è intervenuto in grazia dando il suo Unigenito Figlio, Il Signore Gesù, a morire per tutti; Lui giusto per gli ingiusti. Ha subito Lui la condanna sul peccato ed ha cancellato con il suo sacrificio tutti i peccati di coloro che lo accettano.
Li ha giustificati, cioè resi giusti, davanti a Lui; il giudizio non è più la loro parte, anzi è stata loro donata la vita eterna in Cristo Gesù. Ora coloro che hanno creduto hanno una nuova natura capace di compiere la volontà di Dio e di produrre dei frutti per la sua gloria. La natura peccatrice è stata condannata alla croce (per fede) e i peccati cancellati una volta e per sempre.
Conclusione
Il peccato avvilisce l’uomo e lo rende schiavo. Dobbiamo pertanto essere consapevoli che è Dio che stabilisce ciò che è peccato, e non dipende dunque né dalla circostanze, né dal pensiero prevalente, né dagli usi o costumi, né dai tempi.
Tutto ciò che è in opposizione a quello che Dio dice è peccato e tale rimane, non cambia, non si modifica.
Dio per mezzo del Signore Gesù ha dato il rimedio alla condizione di peccato. A voi di ascoltare il consiglio (o meglio l’ordine) di Dio:
- ravvedetevi: cioè riconoscete la vostra condizione di peccato davanti a Dio “sono stato generato nell’iniquità; mia madre mi ha concepito nel peccato” (Salmo 51:5)
- confessate: a Dio i vostri peccati sapendo che il Signore Gesù li ha portati sulla croce; “riconosco le mie colpe…ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò che è male agli occhi tuoi” (Salmo 51:3-4); “davanti a te ho ammesso il mio peccato, non ho taciuto la mia iniquità” (Salmo 32:5).
- convertitevi: cambiate rotta, direzione, per “consacrare il tempo che resta da vivere nella carne, non più alle passioni degli uomini, ma alla volontà di Dio” (1 Pietro 4:2).
“Così anche voi fate conto di essere morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore. Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidire alle sue concupiscenze; e non prestate le vostre membra come strumenti di iniquità; ma presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio.” (Romani 6:11-13)
“Ma ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la vostra santificazione e per fine la vita eterna; perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.”( Romani 6:22,23)
Dio ci ha liberati:
- dalla condanna del peccato (passato)
- dalla potenza del peccato (presente)
- dalla presenza del peccato (futuro)
L’opera di Dio è perfetta!
“Ho conservato la tua parola nel mio cuore per non peccare contro di te”
(Salmo 119.11)
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