Che diremo dunque riguardo a queste cose?

Romani 8:31-39

di E. A. Bremicker

Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 02-2012

Con la domanda Che diremo dunque riguardo a queste cose?” l’apostolo Paolo introduce una serie di altre domande alle quali dà immediata risposta. Sono versetti molto conosciuti, che hanno spesso rallegrato i nostri cuori, ma vogliamo meditarli brevemente ancora una volta.

“Se Dio è per noi chi sarà contro di noi?” (v. 31)

 La risposta a questa domanda è contenuta implicitamente nella domanda che segue: “Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti…” (v. 32).

Sapere che Dio è dalla nostra parte, che meravigliosa certezza!

I versetti precedenti hanno mostrato i piani meravigliosi che Dio aveva nel cuore. Voleva accordarci infinite benedizioni in Cristo. Prima della fondazione del mondo, ci ha preconosciuti e predestinati, e al momento opportuno ci ha chiamati e giustificati; e già oggi – secondo i suoi piani – siamo glorificati. Ci ha predestinati per essere conformi all’immagine del suo Figlio. Questo va ben oltre il perdono dei peccati, per quanto grande sia questa benedizione. Vuole che noi condividiamo la gloria dell’Uomo glorificato, anche se rimane vero che Egli sarà sempre “il primogenito tra molti fratelli”.

L’apostolo Paolo, davanti a questa immensità di benedizioni, esclama:Che diremo dunque riguardo a queste cose?”. Quando contempliamo tutto quello che Dio ha fatto per noi secondo i suoi piani in Cristo, siamo stupefatti. Dio è per noi, è dalla nostra parte. È il nostro Padre e ci ama. Ci ha fatto dono dello Spirito Santo che abita in noi e che ci è di aiuto nelle nostre debolezze. Se Dio è per noi, cosa ci potrà accadere di male?

Nondimeno, a volte siamo timorosi e angosciati. Viviamo in un mondo che subisce le conseguenze del peccato e noi stessi siamo deboli e cadiamo facilmente. È per questo che abbiamo bisogno di ricordarci sempre quello che Dio ha fatto per noi, e quello che fa ogni giorno, e di contare su di Lui per quello che farà in futuro.

Dio ci ha dato la prova che è per noi. Non ha risparmiato il proprio Figlio, ma l’ha dato per tutti noi. È quello che ha fatto nel suo amore. In Malachia 3, l’Eterno dice che risparmierà i suoi “come uno risparmia suo figlio” (v.17). Un padre che ama suo figlio cercherà sempre di risparmiarlo, quando questo è possibile. Ma il nostro Dio non ha risparmiato il suo Figlio, Lui che l’amava di un amore con cui un padre umano mai potrebbe mai amare il proprio figlio.

Per Dio, non risparmiare il proprio Figlio voleva dire donarlo per tutti noi. È l’ha dato per degli uomini che erano suoi nemici, che non volevano saperne di Lui, che non gli davano nulla in contraccambio. L’ha dato per tutti noi, alla morte e al giudizio. Alla croce del Golgota, il giudizio del Dio santo e giusto, che non può sopportare il male, è sceso su di Lui. Abraamo aveva preso il coltello per uccidere Isacco, ma non se ne è servito. Un sostituto è stato trovato per lui e Isacco è stato risparmiato. Ma il Figlio di Dio non è stato risparmiato. “L’Eterno ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti” (Isaia 53:6).

Qui vediamo ciò che Dio ha fatto. C’è anche la parte degli uomini, quelli che hanno condannato e crocifisso il Signore Gesù e che sono assolutamente responsabili del loro crimine. Altri passi del Nuovo Testamento ci presentano la parte del Signore Gesù. Egli stesso si è dato per noi.

“Non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?” (v. 32)

 Questa seconda domanda contiene anch’essa la sua risposta. È un’affermazione, una certezza. Dio ci farà dono di tutte le cose con Cristo. In Lui ci sono assicurate tutte le benedizioni.

Anche nei versetti precedenti troviamo l’espressione “tutte le cose”: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio” (v. 28). In quel caso si tratta delle difficoltà quotidiane, che ci possono appesantire e a volte scoraggiare. Sono per la nostra benedizione e servono per il compimento dei piani di Dio per noi.

Ma qui è scritto che Dio ci farà dono di “tutte le cose” con Cristo, e quest’espressione ha un altro significato. Si tratta dei doni di Dio che per noi sono fonte di gioia. Paolo ne ha citate alcune nel paragrafo precedente: siamo figli di Dio, sappiamo ciò che significa la libertà del credente, un giorno saremo conformi all’immagine del Figlio di Dio. Per conoscere ciò che portano queste benedizioni in Cristo e con Cristo, dobbiamo leggere la Lettera agli Efesini. Là impareremo che siamo “benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo”.

“Chi accuserà gli eletti di Dio?” (v. 33)

 Ecco una terza domanda. Qualcuno oserà intentare una causa contro gli eletti di Dio? (v. 33). C’è, è vero, colui che la Parola chiama “l’accusatore dei nostri fratelli” (Apocalisse 12:10). Nel libro di Giobbe vediamo che ha accusato davanti a Dio quell’uomo “integro e retto” che temeva Dio e fuggiva il male”. Nel cap. 3 del profeta Zaccaria, vediamo Satana davanti all’Angelo dell’Eterno che si oppone a Giosuè, il sommo sacerdote. Satana accusa anche noi. Se guardiamo a noi stessi e al nostro cammino, vediamo molte cose delle quali può accusarci. Quanti passi falsi! Ma una cosa è certa, e Satana non può cambiarla: il Giudice davanti al quale ci accusa è dalla nostra parte e ci ama. Gli attacchi di Satana sono vani. Siamo gli eletti di Dio e gli apparteniamo. Ora ci vede in Cristo, e in quella posizione siamo santi e irreprensibili davanti a Lui.

“È Dio che giustifica”. Era la sua volontà di giustificarci. Siamo davanti al Giudice ma non abbiamo nessun timore. Nel Figlio suo ci ha dichiarati giusti. Non dobbiamo aver paura degli attacchi di Satana. Non ha nessuna possibilità di condannarci. “Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (v. 1). Questo riempie il nostro cuore di fiducia e di pace.

“Chi li condannerà?” (v. 34)

 Con questa quarta domanda, Paolo dà immediatamente una meravigliosa risposta: “Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi”.

Nessuno ci può più condannare. Dio è per noi. Noi siamo i suoi eletti e ci ha giustificati. Ma non è tutto: anche Cristo è per noi. Tutto quello che ha fatto, tutto quello che fa, ha un immenso valore per noi. È morto, è risuscitato, e ora è alla destra di Dio e intercede per noi.

C’è il lato di Dio: l’ha dato per noi, e c’è quello del Signore Gesù: si è dato volontariamente. La Sua morte ci da la certezza che i nostri peccati sono stati cancellati. La Sua risurrezione ci dà la sicurezza che Dio ha accettato la Sua opera. Colui che al Golgota è stato Vincitore ora è seduto alla destra di Dio, e lì opera in nostro favore, intercede per noi che camminiamo nel mondo. Da una parte, lo Spirito Santo, persona divina che abita in noi, intercede per noi dalla terra, dall’altra parte, il nostro Salvatore è seduto alla destra di Dio e intercede per noi. Adempie questo servizio in nostro favore giorno dopo giorno, fino a che giungeremo alla meta.

“Chi ci separerà dall’amore di Cristo?” (v. 35)

Arriviamo alla quinta e ultima domanda. “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?” (v. 35). I nostri cuori danno la risposta. Niente e nessuno può separarci dall’amore di Cristo. Nessuno può avere qualche successo accusandoci davanti a Dio.

L’amore di Dio si è manifestato nel donare il Suo Figlio. L’amore di Cristo si è manifestato dandosi volontariamente per noi. Questo amore è più forte di tutto quello che potrebbe innalzarsi contro di noi. Né tribolazione, né angoscia, né persecuzione, né fame, né nudità, né pericolo, né spada possono separarci da quest’amore. Ne siamo profondamente convinti? Se si, possiamo esclamare come l’apostolo: Che diremo dunque riguardo a queste cose?”

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