Gioele, un messaggio per i nostri tempi

di Sylvain Berney

 Ai tempi del profeta Gioele c’è stata un’invasione di cavallette nel paese d’Israele (1:2-4). Per la maggior parte dei paesi dell’emisfero nord, questi insetti sono inoffensivi. Al contrario, in Medio Oriente ed in altre regioni del mondo le cavallette (insetti migratori) sono un vero flagello. Si spostano in sciami di miliardi di individui, invadono un territorio e divorano le colture. Quando il profeta scrive, questa calamità era stata di un’ampiezza senza precedenti nel paese d’Israele.

Perché Dio ha permesso questo? Qualche centinaio di anni prima aveva liberato il Suo popolo dalla schiavitù e lo aveva introdotto nel paese di Canaan, gli aveva assicurato la Sua benedizione se avesse obbedito ai Suoi comandamenti ma lo aveva anche avvertito dei giudizi a cui si sarebbe esposto se non li avesse messi in pratica (leggi: Deuteronomio 28).

Purtroppo, il popolo non aveva seguito l’Eterno e si era dato all’idolatria. Dio, pieno di sollecitudine e di pazienza, si era mosso  “fin dal mattino” ed aveva mandato i Suoi profeti ma senza successo come Geremia ricorderà più tardi (Geremia 7:13, 25 e seguenti). Ai tempi di Gioele, aveva mandato le cavallette. Questa piaga, che era caduta precedentemente sugli Egiziani (Esodo 10), ora aveva raggiunto il popolo di Dio distruggendo il paese. Il popolo, però, sembra non essere cosciente della gravità di questa situazione senza precedenti (1:2-4). La vita continuava fatta di piaceri e di spensieratezza (1:5-10); le attività economiche e religiose proseguivamo come d’abitudine (1:11-14).
In questo contesto di calamità, Dio impiega Gioele per parlare e risvegliare il Suo popolo smarrito ed incosciente. Il Suo messaggio vibrante è pieno di istruzioni anche per noi.

  • Chi è Gioele

Nominato solo due volte nella Parola, Gioele è figlio di Petuel e profeta (Gioele 1:1 – Atti 2:16). Gioele significa: “l’Eterno è Dio” e Petuel: “convinto dall’Eterno”. Queste indicazioni suggeriscono come questo profeta sarà la bocca dell’Eterno per parlare al Suo popolo per convincerlo a pentirsi. Anche oggi, colui che parla è chiamato a farlo come oracolo di Dio (1 Pietro 4:11), cioè, presentare la Parola di Dio da parte Sua.

  • Un messaggio in un contesto storico e profetico

La data esatta di questo messaggio non ci viene indicata, tuttavia, sembra che il popolo non fosse stato ancora deportato a Babilonia. Con le sue parole, Gioele esorta gli abitanti del paese a ritornare a Dio. Annuncia un giudizio futuro più importante, di cui l’invasione storica di cavallette è una figura. Parla anche della benedizione di Dio sul Suo popolo dopo che si sarà umiliato. La portata di questa profezia ingloba tutto il periodo dal momento in cui è pronunciata fino al regno futuro del Signore Gesù sulla terra (il Millennio). Questo ritorno in gloria inizierà con un periodo di terribili giudizi chiamato: “il giorno dell’Eterno” (1:15; 2:1, 11, 31; 3:14) o “giorno del Signore” nel Nuovo Testamento (1 Tessalonicesi 5:2; 2 Tessalonicesi 2:2).

Un messaggio per i nostri tempi
La profezia di Gioele riguarda, prima di tutto, il popolo terrestre di Dio; il contesto morale del tempo di Gioele non è poi così diverso dal nostro; le circostanze che attraversiamo attualmente rivelano una toccante similitudine. Attraverso il messaggio dato da Gioele, è la parola vivente e permanente che si indirizza anche a noi, popolo celeste.
Da molti mesi viviamo avvenimenti inediti di grande globalità. Possiamo anche constatare come le nazioni del mondo cercano di agire in maniera sempre più organizzata tra loro. Nello stesso tempo, vediamo anche che l’iniquità, questo “mistero” che è già all’opera (2 Tessalonicesi 2:7), si sviluppa ed accelera e  che l’immoralità è sempre più manifestata pubblicamente. La parola di Dio ci mostra che viviamo “negli ultimi giorni” (2 Timoteo 3:1-7; 1 Timoteo 4:1). Il Signore verrà presto!
Nella sua grazia, Dio è ancora paziente e vuole che tutti gli uomini siano salvati. La Sua Parola, la buona novella della salvezza in Gesù Cristo è ancora diffusa ma Dio permette anche le attuali circostanze allo scopo di toccare le coscienze ed i cuori che sono fin qui rimasti indifferenti. Come credenti possiamo attraversare questi tempi difficili riposandoci pacificamente su Dio, il nostro “rifugio …un aiuto sempre pronto nelle difficoltà” (Salmo 46:1), nell’attesa del prossimo ritorno del Signore Gesù.  Ci sono suggerite delle risorse inalterate (la Parola, il Signore, lo Spirito Santo) (Aggeo 2:4-5). Esse non dipendono da noi né dalle circostanze esteriori.
Tuttavia, gli avvenimenti che noi attraversiamo non sono senza conseguenze nelle nostre abitudini individuali e collettive. Dobbiamo confrontarci con situazioni che ci esercitano in modo inedito ed allora dobbiamo chiederci ciascuno personalmente: “In che modo Dio mi sta parlando?” Qual è l’insegnamento della Parola di Dio in questa situazione? Nella parabola delle dieci vergini (Matteo 25), tutte erano diventate sonnacchiose quando il grido: “Ecco lo sposo!” è echeggiato e, nel messaggio alla chiesa di Laodicea, Dio dichiara: “Io conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca. Tu dici: ‘Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!’ Tu non sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo” (Apocalisse 3:15-17).
Alla vigilia del ritorno del Signore Gesù, non dovremmo ammettere di essere spiritualmente addormentati e di aver bisogno di essere risvegliati? Il materialismo, la mondanità, come anche i costumi,  non hanno assunto troppa importanza a detrimento della fede, del timore di Dio e della semplicità quanto a Cristo? il nostro atteggiamento non è simile a quello dei farisei che pretendevano di conoscere la Parola di Dio ma mancavano d’amore, erano orgogliosi  e settari? Non manchiamo di zelo nel servizio e nell’esercizio dei doni in vista dell’edificazione dell’Assemblea di Dio.
Dio ci parla nella Sua Parola. Per mezzo delle circostanze attuali, dobbiamo sapere anche discernere la Sua voce che ci vuol parlare e risvegliare prima del ritorno del Signore. Così, chiediamo a Dio che porti a termine il Suo lavoro nei nostri cuori, per camminare nel Suo timore. È così che, come Israele il popolo terrestre, potremo fare di nuovo l’esperienza della benedizione di Dio, anche in tempi di rovina.

Le risorse nel SIGNORE
In questo breve messaggio, il SIGNORE è menzionato più di trenta volte e ci è rivelato sotto più aspetti:

  • È il creatore che manda le cavallette e dona le piogge (2:23);
  • È il Salvatore per coloro che Lo invocano (2:32);
  • Nella distretta è il rifugio ed una fortezza per il Suo popolo (3:16);
  • Egli dimora in mezzo al Suo popolo (3:17, 21);
  • È paziente, pieno di grazia e misericordia (2:13);
  • Giudicherà giustamente (3:2).

Per noi oggi, il SIGNORE è Dio rivelato in Gesù Cristo, però Lo conosciamo anche così com’è presentato nel libro di Gioele. In effetti, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è il Creatore che si è annichilito ed è venuto sulla terra per salvare gli uomini, peccatori perduti. Egli è il Salvatore per tutti quelli che credono in Lui, come è anche il loro rifugio e la loro fortezza. È anche in mezzo ai due o tre riuniti al Suo Nome. Pieno di grazia e di bontà, è ancora oggi, paziente ed un giorno eseguirà il giusto giudizio. Nel libro di Gioele (il SIGNORE è Dio) è fatta menzione di: “il SIGNORE vostro Dio”. Questa espressione è tanto più toccante in questi tempi di declino, perché ricorda la relazione stretta e privilegiata di Dio con il Suo popolo (vostro Dio). Anche per noi, queste espressioni sono istruttive ed incoraggianti.

  • Proclamate un digiuno, convocate una solenne assemblea! Riunite gli anziani e tutti gli abitanti del paese, nella casa del SIGNORE, del vostro Dio, e gridate al SIGNORE!” (1:14)

Il giudizio è imminente, la situazione sembra senza via d’uscita, tuttavia, Gioele chiama il popolo d’Israele a radunarsi presso la casa di Dio per indirizzarsi con fervore verso di Lui; forse, Dio si lascerà persuadere e risponderà (2:13). Ancora oggi, possiamo pregare ed intercedere per delle situazioni che ci sembrano senza scampo. Dio è onnipotente, ode le nostre preghiere e ci esaudirà secondo la Sua volontà. Che sappiamo discernere quello che Gli chiediamo come anche le risposte che Egli ci dà. Non dimentichiamo il radunamento intorno al Signore e le occasioni di essere insieme per far salire ferventi preghiere al trono della grazia.

  • Stracciatevi il cuore, non le vesti; tornate al SIGNORE, vostro Dio, perché egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira e pieno di bontà, e si pente del male che manda” (2:13)

A quel tempo, chi si stracciava le vesti mostrava pubblicamente di essere triste ed umiliato per la situazione (cfr. Genesi 37:34; Atti 14:14). Però, Dio guarda alla sincerità dei nostri cuori e non all’atteggiamento esteriore. Il Signore Gesù ci istruisce in questo (Matteo 6:16-18). La cristianità è in rovina e noi ne siamo tutti responsabili. Lo realizziamo nel profondo di noi stessi? Stiamo attenti a non impietosirci su questo stato di cose senza veramente sentirci coinvolti; che sappiamo, come Esdra e Daniele (Esdra 9 – Daniele 9), identificarci con lo stato della Chiesa intera ed umiliarci seriamente “sotto la potente mano di Dio” (1 Pietro 5:6). DomandiamoGli anche che ci aiuti, per mezzo della Parola, ad identificare quello che Lo disonora nelle nostre vite e confessiamolo sinceramente ed abbandoniamo con energia quello che non è conveniente. Dio è pieno di grazia e misericordia.

  • Può darsi che egli torni e si penta, e lasci dietro a sé una benedizione: un’offerta e una libazione per il SIGNORE, vostro Dio” (2:14)

In quei tempi di siccità, nessuno aveva più portato sacrifici alla casa di Dio (1:13), ma questo sarà di nuovo possibile dopo che il popolo sarà nuovamente tornato al SIGNORE. Dio ha fatto di noi il Suo popolo celeste, dei sacerdoti resi capaci, già dalla terra, di lodare per mezzo dello Spirito. Questo servizio non è esclusivo di qualche credente: siamo tutti adoratori, siamo tutti chiamati a lodare Dio. L’adorazione è l’azione di presentare a Dio le bellezze della Persona che Lui ci ha donato: Suo Figlio Gesù Cristo. Il soggetto dell’adorazione non viene da noi, è Dio stesso che mette la lode nei nostri cuori (1 Cronache 29:4). Cerchiamo, per questo, di essere nella disposizione di spirito affinché possa riempire i nostri cuori e produrre il frutto di coloro che confessano il Suo Nome (Ebrei 13:15).

  • Voi, figli di Sion, gioite, rallegratevi nel SIGNORE, vostro Dio” (2:23)

I “figli di Sion” indicano gli Israeliti (Salmo 149:2); questa espressione poetica li lega a Gerusalemme, la città di Dio. Essi sono invitati a rallegrarsi perché l’Eterno li aveva benedetti mandando di nuovo la pioggia permettendo, così, nuovi raccolti. Quanto a noi, uniti insieme a Cristo, il Capo dell’Assemblea, siamo esortati a rallegrarci sempre “nel Signore”. Noi siamo “stati creati in Cristo Gesù per fare le opere buone, che Dio ha precedentemente preparate affinché le pratichiamo” (Efesini 2:10). Non sprechiamo la nostra energia nelle cose passeggere che questo mondo ci offre! Vegliamo per coltivare la nostra relazione personale col Signore ed i Suoi riscattati. Senza dubbio, ci sono molte situazioni che possono rattristare o scoraggiare. Fortifichiamoci nel Signore, “fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta” (Ebrei 12:2) e rallegriamoci il Lui.

  • Mangerete a sazietà e loderete il nome del SIGNORE, vostro Dio, che avrà operato per voi meraviglie” (2:26)

Il popolo terrestre di Dio restaurato sarà colmato di benedizioni e farà l’esperienza delle meraviglie di Dio. Questo produrrà della lode. Il Signore Gesù, il cui nome è “Ammirabile” (Isaia 9:5) ha compiuto sulla croce un’opera gloriosa e magnifica di cui noi ,popolo celeste di Dio, possiamo apprezzare i risultati. Noi siamo stati “benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo” (Efesini 1:3). Che motivo di lode e riconoscenza! Che sappiamo apprezzare questi tesori e rendere gloria a Dio per quello che ci dona in abbondanza: la vita (Giovanni 10:10), la grazia (Romani 5:7) e la gioia (Giuda 1:24).

  • Conoscerete che io sono in mezzo a Israele, che io sono il SIGNORE, vostro Dio, e non ce n’è nessun altro” (2:27)

A causa dell’infedeltà del Suo popolo, Dio ha dovuto lasciare il Tempio (Ezechiele 8-11), ma la Sua gloria ritornerà quando, dopo la grande tribolazione, il Signore Gesù instaurerà il suo regno millenario sulla terra, in mezzo al Suo popolo ristabilito (Sofonia 3:15-17). Durante la dispensazione attuale della grazia, il Signore Gesù promette la Sua presenza spirituale in mezzo a coloro che sono radunati insieme al Suo Nome (Matteo 18:20). Che privilegio! Che la Sua gloriosa Persona sia sempre lo scopo ed il motivo del nostro incontrarci attorno a Lui!

  • Voi saprete che io sono il SIGNORE, il vostro Dio; io dimoro in Sion, il mio monte santo; e Gerusalemme sarà santa, e gli stranieri non vi passeranno più” (3:17)

La futura abitazione di Dio tra il Suo popolo terrestre sarà caratterizzata dalla santità e l’assenza di contaminazione. Nel tempo attuale, noi siamo una parte in mezzo a una chiesa professante, segnata dall’indifferenza e dall’iniquità. Che liberazione e che gioia quando Cristo attrarrà a Sé dalla terra tutti i Suoi riscattati e presenterà la Sua Assemblea come la Sua sposa, gloriosa, santa ed irreprensibile. Che i nostri cuori attendano questo ritorno! Ma già da oggi siamo chiamati a camminare nella santità pratica, separandoci da ogni forma di male che disonora il nostro Dio. Individualmente, i nostri corpi sono il tempio dello Spirito Santo (1 Corinzi 6:19) e i membri di Cristo (1 Corinzi 6:15). Collettivamente i riscattati formano l’Assemblea di Dio, un tempio santo, l’abitazione di Dio per lo Spirito. La presenza del Signore in mezzo ai due o tre radunati è condizionata alla santità pratica. Vegliamo, dunque, su questa santità perché è così che avremo l’approvazione e la benedizione divine.

E questo dobbiamo fare, consci del momento cruciale:
è ora ormai che vi svegliate dal sonno;
perché adesso la salvezza ci è più vicina di quando credemmo.
La notte è avanzata, il giorno è vicino;
gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce
(Romani 13:11-12)

 

 

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