Hai visto … ?

di Ramez Samy

Proverbi
Nelle nostre conversazioni, invece di ricorrere a termini astratti a volte è più facile riportare all’attenzione del nostro interlocutore un esempio concreto della cosa che vogliamo chiarire. Quindi usiamo espressioni come: “Hai visto il tizio che…?” oppure “Hai mai visto uno che…?” Questa è la stessa espressione usata da Salomone in tre dei suoi proverbi per richiamare alla nostra attenzione tre cose importanti: la prima è una virtù che vogliamo tutti acquisire, mentre le altre due sono vizi di cui dobbiamo tutti liberarci.
 
Indice:
 

1. Abilità e diligenza

In Proverbi 22:29 leggiamo: “Hai visto un uomo veloce nelle sue faccende? Egli starà al servizio del re; non starà al servizio della gente oscura.” L’uomo “veloce” in questo proverbio è un uomo spedito, abile, capace ed esperto. Si distingue per la sua volontà di fare lo sforzo richiesto per raggiungere l’obiettivo desiderato. Nutrire questa volontà è un valore stimato e apprezzato nella Parola di Dio, la quale non è priva di avvertimenti contro la pigrizia. Il proverbio in questione ci mostra che questa virtù viene spesso premiata: “egli starà al servizio del re”, cioè raggiungerà posizioni elevate. Lo stesso pensiero è affermato in un altro proverbio: “La mano dei diligenti dominerà, ma la pigra sarà tributaria” (Proverbi 12:24). Il re saggio ispirato da Dio loda i “disegni dell’uomo diligente” perché porteranno “sicuramente” bei frutti (Proverbi 21:5), e ci incoraggia affermando che “la mano laboriosa” porta ricchezze (Proverbi 10:4). La nemica perenne della diligenza è la pigrizia, che porterà con sé il bisogno, la povertà e la miseria. Il pigro può avere talvolta il desiderio di fare qualcosa e può anche parlarne, ma il problema è che egli non vuole spendere l’energia necessaria per realizzarla. La verità che la Scrittura ci insegna invece è che “in ogni fatica c’è profitto, ma il chiacchierare procura la miseria” (Proverbi 14:23). Il passatempo preferito del pigro è spesso quello di sognare ad occhi aperti fantasticando sui progetti che vorrebbe realizzare e sui compiti che un giorno potrebbe portare a termine, ma finisce tutto lì perché non vuole fare nessuno sforzo: “Il pigro desidera e non ha nulla…” (Proverbi 13:4) e perciò i suoi desideri lo conducono alla rovina “perché le sue mani rifiutano di lavorare” (Proverbi 21:25). Inoltre, il pigro ha la capacità di inventare delle scuse infondate per convincersi della difficoltà della situazione: “Là fuori c’è un leone; sarò ucciso per la strada” (Proverbi 22:13). La diligenza ha però un’altra nemica, forse meno famosa della pigrizia, ma non per questo meno pericolosa, ossia la negligenza. Essa non comporta l’astenersi dal fare qualcosa come la pigrizia, ma piuttosto farla con poco entusiasmo e non darle il tempo e lo sforzo che merita, o come si dice farla “alla meglio”. La parola di Dio ci avverte che tale atteggiamento non può essere fruttifero: “Anche colui che è sfaticato nel suo lavoro è fratello del dissipatore” (Proverbi 18:9).

 

2. Vanagloria

In Proverbi 26:12 la Parola divina ci insegna: “Hai mai visto un uomo che si crede saggio? C’è più da imparare da uno stolto che da lui”. Visto che il mio cuore è per natura “ingannevole e maligno”, molto facilmente ammirerò me stesso e guarderò alle mie capacità, ai miei talenti, ai miei beni, come se fossi io la loro fonte. L’apostolo Paolo invece ci avverte: “Infatti, chi ti distingue dagli altri? E che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto? [cioè, ricevuto da un Altro, Dio] E se l’hai ricevuto [da Dio], perché ti vanti come se tu non l’avessi ricevuto [da Dio]?” (1 Corinzi 4:7). È per questo che c’è più speranza per lo stolto che ammette la propria debolezza che per colui che si crede saggio e tratta gli altri con superbia come se fosse il migliore. Infatti, lo stolto può riconoscere la propria verità, ma chi si crede saggio inganna sé stesso, poiché se “qualcuno pensa di conoscere qualcosa, non sa ancora come si deve conoscere” (1 Corinzi 8:2). Per uno che si crede il migliore di tutti, vantarsi delle proprie qualità avviene facilmente: “Molta gente vanta la propria bontà, ma un uomo fedele chi lo troverà?” (Proverbi 20:6). Dobbiamo ricordarci che il Signore conosce tutto di tutti: “Tutte le vie dell’uomo a lui sembrano pure, ma il Signore pesa gli spiriti” (Proverbi 16:2). Questa è una trappola pericolosa in cui cadiamo spesso noi giovani, ma non è nuova: è stato sempre così fin dai tempi antichi: “C’è una razza di gente che si crede pura e non è lavata della sua sozzura” (Proverbi 30:12). Facciamo dunque molta attenzione! La Parola di Dio ci comanda: “Non ti stimare saggio da te stesso, temi il Signore e allontanati dal male” (Proverbi 3:7). Il vero saggio è colui che tiene conto del Signore e dei principi della sua Parola in ogni cosa della sua vita, piccola o grande che sia, e agisce sempre nella luce della Sua presenza, perché la vera sapienza è nel timore del Signore (leggi anche Proverbi 9:10 e Salmi 111:10).

 

3. Frettolosità

In Proverbi 29:20 la Bibbia dice: “Hai mai visto un uomo precipitoso nel parlare? C’è più da sperare da uno stolto che da lui”. Se sono precipitoso nel parlare, ciò può essere un indizio che non presto sufficiente attenzione a ciò che sto dicendo e non considero l’effetto delle mie parole su coloro che mi ascoltano. Inoltre, c’è chi “risponde prima di avere ascoltato” e per questo “mostra la sua follia e rimane confuso” (Proverbi 18:13). Quante volte abbiamo detto delle cose di cui ci siamo pentiti dopo! Quante parole sono uscite dalla nostra bocca come pugnalate nel cuore dei nostri amici e delle persone a noi più care, e avremmo voluto pensarci un po’ prima che la parola diventasse proprietà degli altri! Quando parliamo con Dio, sia nella “cameretta” sia pubblicamente, come nelle riunioni d’assemblea, lo stesso Salomone ci ammonisce: “Non essere precipitoso nel parlare e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio, perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra. Le tue parole siano dunque poche…” (Ecclesiaste 5:2). Non si tratta soltanto dell’essere frettolosi nel parlare, ma anche nelle decisioni: “Lo zelo senza conoscenza non è cosa buona; chi cammina in fretta sbaglia strada” (Proverbi 19:2). Prendere decisioni importanti in fretta potrebbe indicare mancanza di fiducia nel Signore e una riluttanza ad aspettarlo. Quando sto per prendere una decisione, anche semplice, se avverto nascere in me l’urgenza di agire senza pensare dovrei fermarmi e domandare: è perché non ho fiducia nella bontà, nella saggezza e nei tempi del Signore? La frettolosità si manifesta anche nell’irascibilità e nella mancanza di padronanza di sé: “Non ti affrettare a irritarti nello spirito tuo, perché l’irritazione riposa in seno agli stolti” (Ecclesiaste 7:9), mentre “chi è lento all’ira ha molto buon senso, ma chi è pronto ad andare in collera mostra la sua follia” (Proverbi 14:29). Ammetto che non è facile essere lenti all’ira: ciò richiede costante esercizio e autocontrollo delle mie reazioni. Richiede inoltre tanta preghiera e continuo esercizio di coscienza alla presenza del Dio che, grazie all’opera del Suo Spirito che dimora in me, mostrerà in me la mansuetudine di Cristo. Ci sono peraltro quelli che si affrettano a diventare ricchi, cercando profitti rapidi e desiderando l’accumulo di beni materiali. Anche questo potrebbe denotare mancanza di fede e fiducia in Dio, la Fonte vera di tutti i doni. A queste persone, e a tutti noi, il saggio rivolge il suo ammonimento: “L’eredità acquistata con precipitazione all’inizio, alla fine non sarà benedetta” (Proverbi 20:21). Poiché io sono amministratore e non proprietario, la cosa più importante è che io sia fedele in ciò che il Signore mi dà visto che “l’uomo fedele sarà colmato di benedizioni, ma chi ha fretta di arricchire non rimarrà impunito” (Proverbi 28:20).

 
La mia preghiera è che il Signore mi dia la grazia di essere diligente in tutto quello che Egli mette nelle mie mani, soprattutto nella crescita nella Sua conoscenza; di non essere precipitoso, nelle parole, nelle decisioni, nelle reazioni o nelle ricchezze materiali; e infine di essere umile e non credermi saggio o migliore degli altri!