I veri valori

di Ferruccio Cucchi

Ho letto questa definizione del termine “valore” che mi sembra utile per afferrare il concetto che questo termine esprime: “Un valore è una concezione del desiderabile, che influenza l’azione operando una selezione tra i modi disponibili”.

Ogni individuo (e ogni gruppo di individui) ha dei valori che persegue. Anche la nostra società ha i suoi, valori che per lo più sono opposti a quelli che Dio prevede per chi gli appartiene per la fede in Cristo, e quindi non ci soffermeremo su questi se non ribadire che sono negativi. Cerchiamo invece di comprendere bene quali sono i veri valori, quelli che Dio considera tali, ricercandoli nella Sua Parola.

Ciò che è desiderabile

Il desiderio, in senso generale, può essere definito come un sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare.

Partiamo da un punto fermo: il credente, che ha messo tutta la sua fiducia nella persona di Cristo e nell’opera che Lui ha compiuto in suo favore, è già in possesso di tutto ciò lo può appagare: “Voi avete tutto pienamente in lui” (Colossesi 2:10); addirittura l’apostolo Paolo afferma: “Il mondo, la vita, la morte, le cose presenti, le cose future, tutto è vostro! E voi siete di Cristo” (1 Corinzi 3:22). Non c’è nulla che il credente debba conquistarsi, perché Cristo, col Suo sacrificio e la Sua risurrezione, ha già acquisito tutto per lui e gliene ha fatto dono, come il “diritto di diventare figli di Dio” (Giovanni 1:12), la “vita eterna” (Romani 6:23); “(Dio) ci ha risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù” (Efesini 2:6). Il credente ha tutto ciò che è desiderabile.

Però, “il nostro vecchio uomo”, sebbene sia “crocifisso con Lui” (Romani 6:6), non è annientato; e se non lo teniamo là, “crocifisso”, nella morte, può ancora manifestare le “passioni ingannatrici” (Efesini 4:22) e perseguire i valori tipici della sua natura peccatrice. Ecco perché ancora Paolo raccomanda ai credenti, che sono ancora sulla terra, i veri valori che il credente dovrebbe perseguire: “Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercateaspirate alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra” (Colossesi 3:1-2), e poi aggiunge anche: “Fate dunque morire ciò che in voi è terreno: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e cupidigia, che è idolatria” (v. 5).

La “nuova creatura” che Dio ha creato in chi è “in Cristo” (2 Corinzi 5:17) ha bisogno di essere alimentata perché possa prosperare. “Come bambini appena nati, desiderate il puro latte spirituale, perché per esso cresciate” (1 Pietro 2:2). Che cosa potrebbe essere questo “latte spirituale” se non la Parola di Dio? Il salmista poteva affermare: “La legge della tua bocca per me vale più
 di migliaia di monete d’oro e d’argento” (Salmo 119:72), e: “i giudizi del SIGNORE… sono più desiderabili dell’oro… sono più dolci del miele” (Salmo 19:9-10). Anche noi dovremmo avere lo stesso apprezzamento.

Cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti” (1 Tessalonicesi 5:15). È esattamente l’opposto di ciò che desidera chi non è in relazione con Dio: “L’empio desidera fare il male; il suo amico stesso non trova pietà ai suoi occhi” (Proverbi 21:10). La precisazione “… e quello di tutti” che segue “gli altri” ci fa pensare che Paolo voglia estendere il campo d’azione oltre i confini della famiglia della fede, pur rispettando le priorità; “Finché ne abbiamo l’opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede” (Galati 6:10). Questi “tutti” potrebbero avere un atteggiamento nei nostri confronti che non ci spinge a cercare il loro bene, potrebbero addirittura essere “nemici”, ma il Signore ci dice: “Amate i vostri nemici” (Matteo 5:44) e “fate del bene a quelli che vi odiano” (Luca 6:27).

Il “bene supremo” per l’uomo è la salvezza, e “(Dio) vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità” (1 Timoteo 2:4). Dunque, quello che per noi dovrebbe essere veramente “desiderabile” è essere “collaboratori” di Dio nell’adempimento di questa Sua volontà salvifica diffondendo il messaggio dell’Evangelo, “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Romani 1:16), specialmente fra quelli con cui siamo in contatto.

Anche per quanto riguarda la vita nell’assemblea locale, ci sono delle cose da desiderare e ricercare: “Desiderate ardentemente l’amore, non tralasciando però di ricercare i doni spirituali, principalmente il dono di profezia” (1 Corinzi 14:1). Non si tratta certamente di ricercare un dono che ci permetta di prevedere il futuro, perché nella Parola di Dio abbiamo rivelato tutto ciò che ci è utile per la vita presente e quella futura; “chi profetizza parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione” (1 Corinzi 14:3). Notiamo come l’amore e il profetizzare sono strettamente legati.

Non possiamo però dimenticare che nella Parola di Dio ci è raccomandato più volte di “non desiderare” alcune cose: ad esempio, “la moglie del tuo prossimo” e i beni altrui (Deuteronomio 5:21), le relazioni illecite, con persone seducenti ma corrotte (Proverbi 6:24-26), la compagnia di coloro che la Parola definisce “malvagi” (Proverbi 24:1). Queste sono cose da non desiderare. E certi desideri, anche se non si traducono in azione ma sono coltivati, sono già peccato: “Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore” (Matteo 5:28).

Ci sono anche dei desideri leciti che potremmo non riuscire a realizzare, forse perché il Signore sa che, magari in futuro, non sarebbero per il nostro bene. Ma possiamo riposarci sulle Sue preziose promesse: “Trova la tua gioia nel SIGNORE, ed egli appagherà i desideri del tuo cuore” (Salmo 37:4); “Ai giusti è concesso quello che desiderano” (Proverbi 10:24).

L’azione influenzata dal desiderio

“Il pigro desidera, e non ha nulla” (Proverbi 13:4). Un desiderio, se non è seguito da un’azione, è solo un pensiero, uno stato d’animo. Ma più il desiderio è intenso, più si è spinti verso l’azione. Questo vale per tutti; anche gli uomini che sono lontani da Dio, perseguendo i loro valori negativi, agiscono di conseguenza e spesso fanno “ciò che è male agli occhi del Signore”, espressione che troviamo molte volte nella Parola di Dio.

Il “latte spirituale” non possiamo limitarci a desiderarlo, dobbiamo berlo. L’apostolo Paolo si sentiva in dovere di esortare il giovane Timoteo, il suo “legittimo figlio nella fede” incaricato di importanti missioni, dicendogli “applicati alla lettura” (1 Timoteo 1:2; 4:13). È questa la prima azione da compiere, la premessa fondamentale per realizzare tutto ciò che è desiderabile secondo il Signore. Questa “applicazione” comporta un impegno da parte nostra a riservare un tempo della nostra giornata per fare come la sorella di Marta, “Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola” (Luca 10:39), senza lasciarci fagocitare dalle nostre attività quotidiane (lavoro, famiglia, studio ecc.) o, forse, da altre attività meno indispensabili.

Quando il Signore Gesù insegnava ai discepoli i veri valori di Dio, li esortava a non stare “in ansia”, come spesso lo siamo tutti noi, per il nutrimento, il vestire, cose peraltro necessarie per la vita terrena. Il Signore non negava la legittimità di quelle preoccupazioni, presenti nella vita anche dei suoi e, ancora oggi, attuali; ma per loro, e anche per noi oggi, Egli stabilisce delle priorità: “Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani” (Matteo 6:33-34).

Per quanto riguarda la testimonianza e la predicazione della Parola, Paolo, scrivendo a Timoteo, usa un linguaggio molto pressante: “Ti scongiuro, davanti a Dio e a Cristo Gesù…: predica la parola, insisti in ogni occasione favorevole e sfavorevole” (2 Timoteo 4:1-2). Pur “nei limiti del campo di attività assegnatoci” (2 Corinzi 10:15), facciamo nostra questa esortazione. “Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore” (1 Corinzi 15:58).

Anche riguardo alla vita dei credenti in assemblea, Paolo stimola all’azione: “Se abbiamo dono di profezia, profetizziamo…; se di ministero, attendiamo al ministero; se d’insegnamento, all’insegnare; se di esortazione, all’esortare” (Romani 12:6-8). “Poiché siete desiderosi di capacità spirituali, cercate di abbondarne per l’edificazione della chiesa” (1 Corinzi 14:12).

I “modi” conformi ai veri valori

Abbiamo visto l’importanza primaria di nutrirci del “latte spirituale”, e in proposito abbiamo letto: “… perché per esso cresciate” (1 Pietro 2:2). Alla Parola di Dio dobbiamo accostarci in un certo modo perché essa possa produrre lo stesso affetto che il latte ha sul bambino, cioè la crescita. Anzitutto, con uno spirito di preghiera, con umiltà, con la piena disponibilità a ricevere da Dio il messaggio di cui abbiamo bisogno. Non soltanto per aumentare la conoscenza della Parola, per quanto questo sia buono, ma per crescere “nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (2 Pietro 3:18), per “crescere e abbondare in amore gli uni verso gli altri e verso tutti” (1 Tessalonicesi 3:12).

Questa stessa umiltà ci è necessaria in qualsiasi tipo di attività che compiamo perseguendo i valori di Dio. Ascoltiamo in proposito ancora un insegnamento di Paolo: “Dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio” (Romani 12:3). Anche quando testimoniamo del Signore, dovremmo farlo mettendo da parte noi stessi, senza sentirci particolarmente meritevoli, come faceva lo stesso Paolo: “Se evangelizzo, non debbo vantarmi, poiché necessità me n’è imposta; e guai a me, se non evangelizzo!” (1 Corinzi 9:16).

Per il bene altrui, in certe occasioni siamo chiamati a “dare”. Come? “Chi dà, dia con semplicità” (altre traduzioni riportano: con liberalità, generosità); “chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia” (Romani 12:8).

Un dono spirituale non ha lo scopo di gratificare chi lo esercita ma di incoraggiare, esortare e consolare i fratelli e le sorelle. Ecco qui alcuni insegnamenti in proposito:

– “profetizziamo conformemente alla fede” (Romani 12:6)

– “se uno parla, lo faccia come si annunciano gli oracoli di Dio; se uno compie un servizio, lo faccia come si compie un servizio mediante la forza che Dio fornisce” (1 Pietro 4:11).

– “… esercitando con premura l’ospitalità” (Romani 12:13).

E per chi ha maggiori responsabilità nella vita dell’assemblea:

– “chi presiede, lo faccia con diligenza” (Romani 12:8).

– “pascete il gregge di Dio che è tra di voi, sorvegliandolo, non per obbligo, ma volenterosamente secondo Dio; non per vile guadagno, ma di buon animo” (1 Pietro 5:2).

Sarebbe bello che ognuno di noi potesse dire con sincerità, come i figli di Core: “Come la cerva desidera i corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente” (Salmo 42:1-2). Lui è il valore supremo!

Edizioni Il Messaggero Cristiano