di O. Demaurex
Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 08-2008
Che conforto e che sicurezza ci dà la promessa di Dio “Io sarò con te”! Nell’Antico Testamento, cinque uomini di fede ne hanno ricevuto la conferma, con una rivelazione diretta. La troviamo anche rivolta a un uomo privilegiato, che avrebbe potuto approfittarne magnificamente, se avesse manifestato fede e ubbidienza. Ed è anche rivolta a tutto il popolo di Dio, tramite il profeta Isaia.
- Isacco
“Io sarò con te e ti benedirò” (Genesi 26:3).
Isacco, straniero come il padre Abraamo nel paese di Canaan, è l’uomo che ha scavato dei pozzi nuovi e riscavato pozzi che erano stati chiusi. E’ la figura del credente che pur non essendo di questo mondo vi abita e vi lavora, ma si abbevera alle sorgenti di acqua viva della Parola di Dio, che sovente oggi, purtroppo, è come un pozzo abbandonato.
Indubbiamente, la fede di Isacco aveva bisogno di ricevere da Dio la conferma delle promesse incondizionate fatte ad Abraamo suo padre, del quale lui era unico erede. Così, Dio gli garantisce che adempirà quelle promesse a motivo della fedeltà di Abraamo, e che la benedizione si estenderà a tutta la sua discendenza e all’intera famiglia della fede (Genesi 26:3-5).
Noi credenti siamo “benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo” (Efesini 1:3). Come Isacco, non abbiamo alcun merito. Per pura misericordia, siamo diventati eredi di Dio e coeredi del suo Figlio, il quale un giorno ci introdurrà nella casa del Padre.
Dio dichiara a Isacco: “Io sarò con te”. La presenza di Dio è la sorgente di tutti i beni. “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Romani 8:31). Chi ci separerà dal suo amore? Colui che, per noi, non ha risparmiato il proprio Figlio, “non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?” (v. 32). Per quanto la nostra vita possa essere semplice, e a volte sembrarci banale, il Signore può, con la sua presenza, trasformarla in una pienezza di benedizioni. Se ricerchiamo la sua vicinanza, se gli diamo il primo posto, abbiamo scoperto il segreto della prosperità spirituale. Vicino a lui saremo preservati e protetti. E se dimoriamo in lui porteremo molto frutto. E’ detto di Isacco che “seminò in quel paese, e in quell’anno raccolse il centuplo; il Signore lo benedisse” (Genesi 26:12).
- Giacobbe
“Torna al paese dei tuoi padri, dai tuoi parenti, e io sarò con te” (Genesi 31:3).
Giacobbe aveva incontrato Dio a Betel quando, lasciata la casa paterna, stava andando in un paese straniero. Dio gli aveva detto: “Io sono con te, e ti proteggerò dovunque tu andrai” (Genesi 28:15). Ma Giacobbe, spaventato da quella visione, aveva fatto un voto che lasciava trapelare la sua esitazione: “Se Dio è con me e mi protegge,… se mi dà pane da mangiare e vesti da coprirmi… il Signore sarà il mio Dio” (v. 20, 21). Dubitava ancora, credeva di poter patteggiare con Dio: se Dio lo avesse davvero benedetto sarebbe stato il suo Dio!
Negli anni successivi, Giacobbe ha fatto l’esperienza della sua impotenza. Ingannato parecchie volte dal suocero, si è sentito messo alle strette e tradito. Aveva posto la sua fiducia nell’uomo invece che in Dio, e ne raccoglieva gli amari frutti.
A questo punto Dio viene in suo aiuto e gli dice: “Torna…”. Era giunto il momento di voltare le spalle alla sua volontà, di abbandonare le sue pretese umane, i suoi sotterfugi e di seguire la via del Signore. “Io sarò con te”. Sarai vincitore e troverai le vere ricchezze.
E’ così anche per il credente, in ogni tempo. Finché facciamo affidamento sulle nostre forze e ci appoggiamo sulla nostra intelligenza, saremo solo delusi e accumuleremo fallimenti. Anche se crediamo di ricevere benefici, alla fine saremo sempre perdenti.
La vita di Giacobbe ha avuto una svolta radicale dal momento in cui ha camminato per fede e non con astuzia. Le prove non gli sono state risparmiate, ma la presenza di Dio l’ha colmato. A Peniel, in un misterioso combattimento, ha riportato una grande vittoria (Genesi 32:24-32), ma prima ha dovuto sentire la mano di Dio sulla sua carne ribelle. Al termine della lotta, però, umiliato e zoppicante, ha ricevuto un nome nuovo, un titolo di nobiltà senza uguali: “Israele”, ossia “Vincitore di Dio” (o “principe di Dio”). Aveva lottato con Dio corpo a corpo, per ottenere da lui, versando lacrime, la vera benedizione; da quel momento, per lui conterà solo la Sua presenza, la Sua approvazione, il Suo soccorso nelle angosce e nel dolore.
- Mosè
“Perché io sarò con te” (Esodo 3:12).
Alla domanda di Mosè: “Chi sono io per andare dal Faraone e far uscire dall’Egitto i figli d’Israele?”, Dio risponde semplicemente: “Va’, perché io sarò con te”. Ecco la grande lezione che deve imparare ogni servitore di Dio. Il Signore dice: “Senza di me non potete far nulla” (Giovanni 15:5). Chi siamo noi se Dio non è con noi? E cosa possiamo fare per lui e per il bene del popolo di Dio se non contiamo sulla sua presenza? Lui solo dà “sapienza e d’intelligenza” per agire; sa ogni cosa, legge nei cuori, agisce in noi e per mezzo nostro. Noi non siamo altro che semplici strumenti nelle sue mani. L’apostolo Paolo dice: “Io ho piantato, Apollo ha innaffiato, ma Dio ha fatto crescere… Noi siamo infatti collaboratori di Dio” (1 Corinzi 3:6-9).
Con lo Spirito Santo che è in noi, e grazie al quale “l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori” (Romani 5:5), beneficiamo di una guida costante. Il Signore non sonnecchia mai; produce in noi “il volere e l’agire, secondo il suo disegno benevolo” (Filippesi 2:13). Avendo incominciato in noi “un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Filippesi 1:6); possiamo esserne certi.
- Giosuè
“Sarò con te; io non ti lascerò e non ti abbandonerò” (Giosuè 1:5; vedere anche Deuteronomio 31:23 e Giosuè 3:7).
Il compito di Giosuè era tutt’altro che leggero; doveva succedere a Mosè, liberatore e guida insigne di un popolo insubordinato e infedele! Ma Giosuè ebbe il privilegio unico di ricevere per tre volte, da parte di Dio, la conferma della sua presenza. Dove avrebbe trovato la forza di far entrare il popolo d’Israele nella terra promessa coi duri combattimenti che si prospettavano? Davanti a lui c’erano ostacoli che potevano sembrare invalicabili, come le mura di Gerico. Dove trovare le risorse, dove attingere saggezza e coraggio? La risposta a ogni domanda è: “Sarò con te; io non ti lascerò e non ti abbandonerò”.
Però Dio gli indica una condizione necessaria per la vittoria: “Sii forte e coraggioso… Questo libro della legge non si allontani mai dalla tua bocca, ma meditalo, giorno e notte; abbi cura di mettere in pratica tutto ciò che vi è scritto; poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai” (v. 6-8).
La lettura e la meditazione quotidiane della Bibbia ci mantengono in comunione col Signore. La sua presenza fedele ci apre la via della vittoria e della conquista delle benedizioni promesse.
- Gedeone
“Io sarò con te” (Giudici 6:16).
Gedeone era un giovane timoroso. Quando ci è presentato, stava lavorando al riparo degli sguardi, per la consentire la sopravvivenza della sua famiglia. Dubitava persino dell’intervento di Dio in favore del suo popolo, del quale egli risentiva con dolore la povertà e la miseria. Aveva paura dei nemici e sapeva di essere piccolo e debole.
Allora gli appare l’angelo dell’Eterno e lo saluta con un saluto sorprendente: “Il Signore è con te, o uomo forte e valoroso”. Gedeone si vede improvvisamente scelto come l’eletto, il benedetto dell’Eterno. Ma non gli sembra possibile e si lamenta: “Ahimè, mio signore, se l’Eterno è con noi, perché ci è accaduto tutto questo?” Pur ricordando tutte le opere potenti di Dio che gli antenati gli avevano raccontato, come la liberazione dall’Egitto, Gedeone non sperava più: “Ora l’Eterno ci ha abbandonati”.
Ci è detto che in quel momento “il Signore si rivolse a lui e gli disse: Va’ con questa tua forza e salva Israele”. Questo trasformò Gedeone, la sua fede si rinforzò e gli infuse un’energia nuova. Ma aveva ancora una domanda da fare: “Ah, signore mio, con che salverò Israele? Ecco, la mia famiglia è la più povera di Manasse, e io sono il più piccolo nella casa di mio padre”. Allora, come un tempo con Mosè, Dio ha per lui una sola risposta, una sola parola d’ordine: “Io sarò con te”.
Gedeone chiede dei segni. Ogni volta l’Eterno acconsente alla sua richiesta lui vuole una nuova rassicurazione che Dio sarà con lui. Per Gedeone niente poteva sostituire una prova chiara dell’intervento divino.
Anche nella nostra vita possiamo contare sull’aiuto diretto del Signore e contare sulla sua bontà che chiede solo di potersi manifestare per il nostro bene. Non dobbiamo temere di implorare con insistenza l’intervento di Dio, di chiedergli di agire in noi perché possiamo resistere contro i nostri nemici, quelle potenze spirituali di malvagità che sono nei luoghi celesti (Efesini 6:12).
- Geroboamo
“Se tu ubbidirai a tutto quello che ti comanderò, e camminerai nelle mie vie…, io sarò con te” (1 Re 11:38).
L’esempio di Geroboamo, al quale Dio promette la sua presenza se lui fosse stato ubbidiente, ci ricorda la nostra responsabilità. Lo Spirito di Dio si esprime anche allo stesso modo per bocca del profeta Azaria davanti al re Asa e al suo popolo: “L’Eterno è con voi, quando voi siete con lui; se lo cercate, egli si farà trovare da voi; ma, se lo abbandonate, egli vi abbandonerà” (2 Cronache 15:2).
Questo avvertimento è serio e ci riguarda tutti. Sotto diversi aspetti lo ritroviamo in numerosi passi della Scrittura. Se vogliamo agire nell’indipendenza e nell’incredulità, ne porteremo le conseguenze. Mieteremo quello che avremo seminato. Saranno vani tutti i nostri sforzi, inutile il nostro lavoro; le nostre opere potranno anche essere ridotte al nulla, come le navi che Giosafat si era fatto costruire quando aveva stretto alleanza con un re empio (2 Cronache 20:36, 37). Ma sperimenteremo anche, come numerosi uomini di fede dei quali ci parla la Scrittura, che un solo movimento di pentimento, una preghiera sincera, una sincera confessione, può ricondurci alla presenza di Dio, in vista di ristabilire con lui quella comunione che è la chiave di tutte le benedizioni. “Se siamo infedeli, egli rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso” (2 Timoteo 2:13).
Le promesse di Dio sono senza pentimento, ma, sul piano pratico, subiamo le conseguenze delle nostre colpe. Anche in questo caso, però, non siamo privi di risorse. L’amore e la potenza di Dio si alleano sempre per soccorrerci, e abbiamo accesso alla sua presenza che continua ad essere il bene supremo.
- Israele
“Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te” (Isaia 43:2).
Già al cap. 41, Dio dà questo incoraggiamento: “Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia” (v. 10). L’amore di Dio per il suo popolo supera tutte le difficoltà e s’innalza al di sopra di tutte le debolezze dell’uomo.
In ogni tempo, chiunque pone la propria fiducia in un Dio Salvatore ha la sicurezza della sua presenza e del suo aiuto onnipotente. Per il popolo d’Israele, che pure è un tipico esempio di infedeltà e di incostanza, le promesse di Dio si sono sempre adempiute e si adempiranno anche in futuro perché il suo amore è inalterabile. Ma è necessario il pentimento.
Il profeta dice: “Non temere, o Giacobbe, vermiciattolo” (41:14). Quanto possiamo riconoscerci in questo popolo insubordinato, così spesso incredulo e corrotto! Le conseguenze dei nostri cattivi pensieri e delle nostre vane azioni sono inevitabili. Ma la disciplina di Dio per i suoi figli che egli gradisce ci eviterà esperienze sempre più amare e produrrà in noi “un frutto di pace e di giustizia” (Ebrei 12:11). A volte sono proprio “le grandi acque” (Salmo 144:7) della prova che ci portano preziose benedizioni.
“Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te” (Isaia 43:2). Davide l’aveva sperimentato personalmente perché dice: “Quand’anche camminassi nella valle dell’ombra della morte, io non temerò alcun male, perché tu sei con me” (Salmo 23:4). Anche Giobbe ha tratto un notevole profitto dalla prova, tanto che alla fine può confessare: “Il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora l’occhio mio ti ha visto” (Giobbe 42:5).
Quest’incontro salutare e benedetto col Signore, che trasforma la vita, è una grande benedizione concessa particolarmente a chi passa per le acque e per il fuoco (Isaia 43:2). “Considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in prove svariate” (Giacomo 1:2), quando, come dice Pietro, è messa alla prova la nostra fede, “ben più preziosa dell’oro che perisce” (1 Pietro 1:7).
Impariamo a vedere il Signore in ogni avvenimento della nostra vita! E siamo persuasi che nella prova non saremo mai soli. Il profeta Isaia ricorda che Dio “fu il loro salvatore in tutte le loro angosce. Non fu un inviato, né un angelo, ma lui stesso a salvarli” (Isaia 63:9).
Fidiamoci della promessa del Signore: “Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:20).
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