La grazia di Dio – gli attributi di Dio

Passi di cui si suggerisce la lettura:
Genesi 6:8; Esodo 33:17; Giovanni 1:16-17; Romani 3:24; Romani 5:20; Efesini2:8; Tito 2:11-13.

 

Nel Nuovo Testamento Il termine greco “charis” tradotto: “grazia” ha il significato di: “favore” (cfr. Luca 2:52 – Atti 2:47), “liberalità” (cfr 1 Corinzi 16:3), “grazia” (Luca 2:52).

Dal punto di vista biblico il significato primario è: “immeritato favore”.

Esprime il desiderio di Dio di raggiungere con il Suo amore dei soggetti che non lo meritano e di fare del bene liberamente e incondizionatamente a qualcuno che non può accampare delle pretese. Dio dona ciò che non meritiamo

Quando l’amore incondizionato di un Dio santo si esprime nei confronti di peccatori indegni e meritevoli di giudizio contempliamo la grazia. Apparentemente la grazia è in contrasto con la giustizia. Per noi uomini le due cose sono inconciliabili: o la giustizia è esercitata a scapito della grazia, o la grazia rende la giustizia senza effetto. Ad esempio quando un capo di stato fa grazia a un criminale giustamente condannato fa passare “la grazia davanti al diritto”. La grazia umana mette in questo caso la giustizia da parte.

Se Dio agisse così sarebbe in sintonia con la propria natura che è amore e luce e questo è impossibile. Mai la Sua grazia si manifesta a detrimento della Sua giustizia; esse sono sempre in perfetto accordo, mai in contrasto. L’ esercizio della Sua giustizia porta al giudizio contro

l’uomo, ma nel Suo amore e nella Sua grazia, Dio ha inviato il proprio Figlio “per essere la propiziazione dei nostri peccati” (1 Giovanni 4:10). Alla croce del Golgota, le Sue sante e giuste esigenze sono state pienamente soddisfatte dal Signore Gesù e là, allo stesso tempo, la Sua ammirabile grazia ha brillato compiendo così la profezia del Salmo 85:10: “La bontà (la grazia) e la verità si sono incontrate, la giustizia e la pace si sono baciate”.

 

Alcune osservazioni:

Dio nelle Sue vie ha sempre agito in grazia nei confronti dell’uomo (Dio è immutabile)

La salvezza è sempre stata per grazia, mediante la fede. Tutti gli uomini di tutti i tempi sono salvati per grazia. La salvezza è un dono non una ricompensa!

In Lui (Cristo) abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della Sua grazia” (Efesini 1:7). È grazia che ha reso la salvezza disponibile per tutti gli uomini.

 

La manifestazione della grazia
Nel Nuovo testamento, a due riprese è parlato della grazia di Dio che “appare” o “si manifesta” nel Figlio. In 2 Timoteo 1:9/10 leggiamo: “Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma che è stata ora manifestata con l’apparizione del Salvatore nostro Cristo Gesù” e in Tito 2:11: “Infatti, la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini si è manifestata”. I due passi si rapportano al Signore Gesù, all’incarnazione del Figlio eterno di Dio. La grazia di Dio prende forma visibile, abbassandosi, in maniera incomprensibile per noi, fino a delle creature perdute ed è così che la natura e la pienezza di questa grazia sono percepibili. La grazia di Dio è eterna. Lui è “il Dio di ogni grazia” (1 Pietro 5:10). Egli sapeva, già prima della creazione che la Sua creatura si sarebbe ribellata contro di Lui cadendo nel peccato, ma nel Suo cuore, fin dall’eternità, aveva un piano di grazia verso di noi (2 Timoteo 1:9) nel Suo diletto Figliolo. Ai tempi dell’Antico Testamento, i profeti avevano già annunciato questa grazia anche se questa riguardava più da vicino il popolo di Dio (1 Pietro 1:10)

 

La grazia che porta la salvezza
Certo, secondo Tito 2:11 e 2 Timoteo 1.9-10, la grazia di Dio è apparsa alla venuta del Signore Gesù come Uomo in questo mondo tuttavia, prima che potesse effettivamente portare “la salvezza a tutti gli uomini” è stato necessario secondo i consigli eterni di Dio, che l’opera dell’espiazione alla croce del Golgota fosse compiuta, perché non è la vita perfetta e senza peccato del Signore che costituisce il fondamento della nostra salvezza, ma la Sua opera espiatoria e la Sua morte alla croce del Golgota. La grazia illimitata di Dio per tutti gli uomini non poteva essere proclamata prima che uscissero dalla bocca del Signore queste parole di trionfo: “È compiuto”.

La grazia di Dio che porta la salvezza in Cristo è offerta ora per ciascuno senza distinzione, perché Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e vengano alla conoscenza della verità.

In quanto peccatori perduti abbiamo bisogno di salvezza e come colpevoli della giustificazione. Noi abbiamo ricevuto l’una e l’altra per mezzo della grazia di Dio. In Efesini 2:8 leggiamo: “È per grazia che siete stati salvati, mediante la fede” e, in Romani 3:24 leggiamo: “giustificati gratuitamente per la sua grazia”.

Solo la grazia di Dio può salvare degli esseri perduti (Efesini 2:8). Questa grazia incomprensibile è la prova tangibile dell’amore di Dio.

Quando noi riflettiamo su tutto questo e ci ricordiamo che il nostro terribile stato è il risultato dei nostri peccati, la grandezza della grazia di Dio ci appare sempre con più chiarezza. Comprendiamo perché la Scrittura parla costantemente dell’abbondanza, della sovrabbondanza, delle immense ricchezze della grazia di Dio in bontà (Romani 5:15, 17, 20; 6:1 – Efesini 1:7; 2:7). Considerando questa grazia insondabile possiamo ben scrivere con Paolo in riconoscenza ed in adorazione: “Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile!” (2 Corinzi 9:15)

 

Le ricchezze della grazia di Dio
Se, all’inizio, abbiamo definito la grazia come la manifestazione immeritata dell’amore di Dio verso degli uomini peccatori, constatiamo che questa “definizione” è incompleta. Quanto visto fin qui la grazia di Dio che porta la salvezza ai peccatori ma non è tutto quando pensiamo alla grazia offerta da Dio a coloro che sono divenuti Suoi figli per la fede. Il capitolo 1 della lettera agli Efesini ci permette di intravedere qualcosa che è nel cuore di Dio “che ci ha benedetti di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo”. La base è il perdono dei peccati che è “secondo le ricchezze della sua grazia” ed è “per grazia che siamo stati salvati”.  Proseguendo la lettura di questa epistola, noi troviamo grandi benedizioni alle quali ora possiamo pensare con una profonda riconoscenza e adorazione:

  1. Delle creature immerse nel peccato e nelle tenebre sono divenute dei diletti figli di Dio, “santi e irreprensibili” davanti a Lui in amore, cioè moralmente conformi alla Sua natura (Efesini 1:5; 5:1).
  2. Il vecchio uomo, ciò che eravamo prima della conversione, ha fatto spazio al nuovo uomo “creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità” (Efesini 4:24).
  3. Siamo predestinati ad essere adottati per mezzo di Gesù Cristo (Efesini 1:5).
  4. Siamo stati suggellati dallo Spirito santo che è anche la caparra della nostra eredità e la sorgente della nostra forza (Efesini 1.13, 14; 3:16).
  5. Per mezzo del Signore Gesù “abbiamo l’accesso al Padre in un medesimo Spirito” (Efesini 2:18; 3:12).
  6. Prima eravamo soli, ma siamo “ben collegati” agli altri credenti per essere la casa di Dio ed il Corpo di Cristo (Efesini 2:21, 22; 4:4, 16) ed insieme formiamo anche la sposa di Cristo (Efesini 5:25/33).
  7. Per la fede possiamo già essere “seduti nel cielo in Cristo Gesù”. Il Suo posto nella gloria è anche il nostro (Efesini 2:6)!

 

Queste benedizioni provano le ricchezze della grazia divina, manifestano la liberalità di Dio verso i Suoi che Egli colma di beni spirituali infiniti. La grazia è perciò anche la benedizione sovrabbondante dei figli di Dio senza che ne abbiano il minimo diritto. Non abbiamo anche in questo che Egli è il Dio di ogni grazia (1 Pietro 5:10)?

In un mondo che ricerca i “beni” passeggeri e discutibili della civilizzazione e ricerca la sua soddisfazione nei piaceri del peccato, noi viviamo come degli uomini riscattati, benedetti di tutte le manifestazioni della grazia di Dio che sono eterne e soddisfano il cuore completamente! Occupati di queste ricchezze saremo portati alla riconoscenza e all’adorazione.

 

La grazia giornaliera
Dio è potente d far abbondare su di voi ogni grazia” (2 Corinzi 9:8). Queste parole attirano l’attenzione su un altro aspetto. Alla grazia che porta la salvezza, alla sovrabbondante grazia verso tutti i Suoi figli, si aggiunge la grazia che ogni giorno ci viene rinnovata nella nostra vita di fede.

La grazia del nostro Dio e Padre non brilla per noi ogni mattino? È ancora una volta la Sua grazia immeritata da parte nostra che ci accorda di poterci alzare in buona salute, compiere il lavoro di ogni giorno o di radunarci in piena libertà con i fratelli e le sorelle al nome del Signore. Nella nostra vita niente è scontato, naturale e meritato perché tutto quello che noi siamo, tutto quello che abbiamo viene dalla Sua grazia! Essere consapevoli di questo mantiene nella Sua dipendenza e dà pace al cuore. Allora, nella riconoscenza e nella gioia, i nostri sguardi saranno sempre diretti sul Signore.

È la grazia che ci fornisce l’aiuto nelle difficoltà e ci protegge nei pericoli.

Tutto quello che noi facciamo per il nostro Signore e verso i Suoi è reso possibile solo dalla grazia. A questo riguardo, imitiamo il modello lasciatoci da Paolo che scrive: “Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana; anzi, ho faticato più di tutti loro; non io però, ma la grazia di Dio che è con me” (1 Corinzi 15:10). Lui aveva coscienza che tutto quello che era ed aveva proveniva dalla grazia di Dio e la sua vita era un eco eccezionale di questa grazia. Pertanto, confessa che la grazia di Dio era la sorgente di tutto e niente veniva da sé stesso!

Essendo giustificati per fede noi siamo nella grazia (nel favore) di Dio (Romani 5:2). Viviamo in modo pratico nella consapevolezza di questa grazia? Quando Pietro ricorda ai destinatari della sua prima epistola che ha loro presentato la vera grazia di Dio “questa nella quale voi siete” (1 Pietro 5:12), indirizza loro, di fatto, un incoraggiamento e un’esortazione. Non accettiamo come normali le manifestazioni della grazia del nostro Padre, ma riconosciamole anche come tali. Solo allora saremo praticamente nella vera grazia di Dio!

 

Alcuni Pericoli
Nella Bibbia troviamo l’esortazione a “perseverare nella grazia di Dio” (Atti 13:43) lascia intravedere che una tale perseveranza non è facile da realizzare. In altri passi del Nuovo Testamento siamo messi in guardia, proprio a questo riguardo, contro diversi pericoli. Applichiamoci dunque a considerare queste esortazioni e a prenderle a cuore.

Ai Galati, Paolo ha dovuto dire che tutti coloro che volevano essere giustificati per la Legge erano “scaduti dalla grazia” (Galati 5:4). Queste parole non significano che una persona salvata per mezzo della fede può nuovamente essere perduta. Per il credente nato di nuovo, un tale “scadere” non è insegnato da nessuna parte nelle Sacre Scritture (cfr. Giovanni 10.28/29). Tuttavia, i Galati erano in pericolo di lasciare praticamente la sfera della grazia di Dio per ritornare sul terreno della Legge. Il credente giustificato per la grazia che fa della legge, o dell’osservanza di comandamenti il principio che dirige la sua vita, abbandonando la grazia come fondamento della sua relazione pratica per mezzo della fede con Dio, si priva di tutte le benedizioni della grazia. Paolo avvertiva seriamente i Galati di questo pericolo, perché la grazia di Dio giustifica, la legge condanna.

Giuda mette i destinatari della sua epistola in guardia contro gli uomini empi che si erano introdotti tra i credenti, cambiando la grazia di Dio in dissolutezza (Giuda 4). Il cuore dell’uomo è così corrotto che fa un così cattivo uso della grazia, nella quale Dio ha inviato il Suo Figliolo come propiziazione dei nostri peccati, e se ne serve per dare ancora più libertà alle sue concupiscenze e peccare sempre di più contro Dio!

Giuda parla di empi, è vero, ma in quanto al principio, questo si applica anche alla carne in tutti i credenti. Se siamo occupati della grazia senza essere coscienti della santità di Dio possiamo arrivare anche a cambiarla in dissolutezza. Il pericolo è particolarmente grande per chi, dall’infanzia, è familiare con concetti come la giustificazione per grazia, ma che non ha provato una profonda avversione per l’orrore del peccato. Si può facilmente anche, in segreto o apertamente, fare della grazia un pretesto per la carne e seguirne le concupiscenze.

Vi era qualcuno che agli inizi del la Chiesa affermava: “pecchiamo pure, così diamo a Dio la possibilità di dimostrare la Sua grazia”. Paolo affronta questo tema nella lettera ai Romani e si esprime in questo modo:

Che diremo dunque? Rimarremo forse nel peccato affinché la grazia abbondi?” La risposta è “No di certo! Noi che siamo morti al peccato come vivremmo ancora in esso?” (Romani 6:1).

 

La grazia che ammaestra
La grazia di Dio non è apparsa solo allo scopo di portare la salvezza per tutti gli uomini ma è venuta anche per insegnare e ammaestrare tutti coloro che hanno ricevuto la salvezza per la fede (Tito 2:11/13). Finché viviamo sulla terra abbiamo bisogno di questi insegnamenti della grazia perché la nostra nuova vita ha certamente il desiderio di fare quello che piace al Signore, ma talvolta il peccato si manifesta nella nostra vita.

L’insegnamento avviene per mezzo della Parola di Dio ed il suo scopo è che viviamo sobriamente, giustamente e piamente. Non possiamo passar sopra a questa istruzione dolce ma ferma. Nella nostra vita di fede abbiamo bisogno della grazia e del suo insegnamento per servire Dio in un modo che Gli sia gradito.

Per grazia siamo salvati e messi in grado di fare la volontà di Dio e poi la grazia ci dà l’insegnamento necessario per compierla.

Esaminiamo alcuni dettagli di Tito 2. La prima parte parla dell’apparizione della grazia che porta la salvezza a tutti gli uomini.

Nel seguito della frase abbiamo la descrizione non del modo in cui la grazia ci insegna ma della ragione per la quale lo fa. Lo scopo principale è “per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e piamente”. Però, l’indicazione di questo scopo si trova inquadrato tra due cose subordinate di cui la prima si rapporta al passato e la seconda al futuro. L’insegnamento della grazia comprende il nostro passato, il nostro presente ed il nostro avvenire.

  1. Un tempo eravamo caratterizzati dall’empietà e le concupiscenze del mondo. Per liberarci, il Signore Gesù è morto alla croce per noi. il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con Lui affinché non fossimo più costretti a servire il peccato. Noi abbiamo rivestito il nuovo uomo che è rinnovato secondo l’immagine di Colui che lo ha creato. Noi oggi dobbiamo considerare l’empietà e le concupiscenze mondane come degli elementi con i quali non abbiamo più a che fare.

In quanto riscattati dobbiamo vivere nel presente secolo sobriamente, giustamente e piamente. Questi tre avverbi inglobano di nuovo tutta la sfera della nostra vita attuale come figli di Dio: la sobrietà deve caratterizzare la nostra vita personale e che è sotto la nostra diretta responsabilità (cfr. Romani 12:3 – 1 Pietro 4:7); la giustizia si esprime specialmente nelle nostre relazioni con gli altri uomini (Colossesi 4.1 – 1 Tessalonicesi 2:10), infine, l’elemento più elevato, la pietà, cioè la nostra consacrazione e la nostra relazione pratica con Dio (2 Timoteo 3.12). Questa definizione condensata di una vita di fede che piace a Dio e sorpassa appena di qualche parola le parole di 1 Tessalonicesi 1:9: “per servire per servire il Dio vivente e vero” che, tra l’altro, sono incorniciati dal passato e dalla nostra speranza futura. Questo, poi, è il terzo punto.

  1. Anche la nostra speranza futura è in relazione con l’insegnamento della grazia. Si tratta, prima di tutto della “beata speranza”, della risurrezione dei morti in Cristo e della trasformazione dei credenti viventi al rapimento dei santi, ma poi, anche della “apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Cristo Gesù” che verrà per “essere in quel giorno glorificato nei suoi santi e ammirato in tutti quelli che hanno creduto” (2 Tessalonicesi 1:10). Per la presenza, nell’originale, di un solo articolo davanti a: “la speranza” è “l’apparizione” [la beata speranza e apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Cristo Gesù], questi due avvenimenti che avverranno in tempi differenti, che sono messi davanti ai nostri occhi come uno scopo unico dell’attesa del credente.

Considerando retrospettivamente la nostra vita di fede possiamo dire che abbiamo compreso gli insegnamenti della grazia di Dio e ne abbiamo tenuto conto? Quanta pena diamo al nostro diletto Signore per la nostra mancanza di disposizione ad imparare! Ma non per questo, la grazia, si stanca di insegnarci. Che riconoscenza dovremmo provare e quanto tutto questo dovrebbe anche fortificare la nostra coscienza sulla grandezza infinita della grazia!

 

Risultati dell’insegnamento della grazia
Ogni giorno, ad ogni ora, per ogni nostro passo, abbiamo bisogno della grazia di Dio ma, allo stesso modo, con piena libertà, possiamo avvicinarci al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia per avere soccorso al momento opportuno (Ebrei 4:16) se viviamo in comunione col Signore Gesù se noi “dimoriamo in lui” come Egli ci esorta in Giovanni 15:4, impariamo il significato delle parole che ha detto a Paolo: “la mia grazia ti basta” (2 Corinzi 12:9). Paolo ha ricevuto questa risposta dopo aver supplicato il Signore per tre volte riguardo alla sua scheggia nella carne! Paolo ha compreso che la grazia del Signore può fortificare proprio quando siamo più deboli. Questo fu il risultato dell’insegnamento della grazia.

Praticamente, noi possiamo sperimentare la grazia nella quale siamo solo nella comunione con Dio. Dal momento in cui abbandoniamo questa comunione, perdiamo coscienza che è il Dio santo che ha “gli occhi troppo puri per sopportare la vista del male” (Abacuc 1:13), che fa di noi, per grazia, dei diletti e benedetti allorché meritavamo solo il Suo giudizio. Non appena ci allontaniamo interiormente da Lui i pensieri della carne si attivano per dirigere la nostra attenzione su noi stessi e sul mondo.

Avere coscienza della grazia ci preserva dal pensiero che avremmo diritto a una qualunque cosa. Lo spirito di rivendicazione, oggi così diffuso in molte persone, è in opposizione con la grazia. La grazia non esige ma dona, non fa valere i suoi diritti ma è pronta a farsi da parte. Abramo agì così quando lasciò a Lot scegliere il meglio del paese di Canaan e fu riccamente ricompensato da Dio (Genesi 13).

Un altro risultato dell’insegnamento della grazia si manifesterà in quanto anche “condite con sale”, le nostre parole saranno caratterizzate dalla grazia (Colossesi 4:6). Le nostre parole devono comunicare grazia a coloro che le ascoltano, cioè rinforzare in loro la coscienza della grazia (Efesini 4:29). Per questo motivo dobbiamo essere costantemente insegnati dalla Parola di Dio, la “Parola della sua grazia” (Atti 14:3; 20:32). Saremo così preservati dall’allontanarsi dalla verità per aver mal compreso la grazia. Infatti, non bisogna confondere la grazia con la tolleranza. Quest’ultima lascia sussistere insieme tutte le opinioni e tutti i modi agire, mentre il credente, che è nella grazia, e che conosce la volontà di Dio, pazienta verso coloro che non hanno ancora il discernimento di questa volontà. Paolo ricorre a delle parole di grazia quando scrive ai Filippesi “Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi; se in qualche cosa voi pensate altrimenti, Dio vi rivelerà anche quella” (Filippesi 3:15).

Le parole di grazia comprendono anche la testimonianza all’evangelo della grazia di Dio (Atti 20:24) che occupa il posto centrale nell’enumerazione dei cinque punti presentati da Paolo a Efeso. Il pentimento verso Dio e la fede nel nostro Signore Gesù Cristo devono essere presentati prima di tutto, segue l’evangelo della grazia ed infine, per i credenti, la predicazione del regno di Dio e l’annuncio di tutto il consiglio di Dio (Atti 20:21/27). Infine, siamo incoraggiati a cantare coi nostri cuori a Dio in uno “spirito di grazia” (Colossesi 3:16). La grazia che insegna ci porta alla riconoscenza, alla lode e all’adorazione così come alla gioia nel Signore.

Sulla terra, un solo uomo non ha mai avuto bisogno dell’insegnamento della grazia: il nostro Signore. Egli è Colui che ha rivelato la grazia di Dio, parlava ed agiva in grazia ed ha dato i Suoi insegnamenti di grazia già durante la Sua vita quaggiù. La grazia di Dio ha portato il Figlio di Dio a diventare povero. Mentre ha vissuto in questo mondo non ha avuto un luogo in cui posare il capo fino al momento in cui l’ha reclinato sulla croce. Egli pronunciava parole di grazia, come gli uomini non avevano mai udito prima (Luca 4:22). Egli manifesta alla donna adultera (Giovanni 8) una grazia che i Giudei non comprendevano. Dalla Sua infanzia, tutte le Sue parole ed i Suoi atti mostrano che la grazia (o il favore) di Dio erano su Lui (Luca 2:4). Lui solo è il nostro modello ed il nostro esempio perfetto della grazia di Dio che insegna.

 

Conclusione
Che considerare la grazia infinita di Dio ci incoraggia conoscerla sempre di più (Colossesi 1:6)!

Cerchiamo anche di crescere nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo (2 Pietro 3:18) perché è bene che il nostro cuore sia reso saldo dalla grazia (Ebrei 13:9) affinché siamo fortificati nella grazia (2 Timoteo 2:1). Per servire Dio in modo che Gli sia gradito noi abbiamo bisogno della grazia (Ebrei 12:28). Paolo non si comportava secondo una saggezza carnale ma con semplicità e sincerità di cuore, o meglio: per la grazia di Dio (2 Corinzi 1.12). A proposito dei primi credenti di Gerusalemme è resa la stessa testimonianza: che: “grande grazia era sopra tutti loro” (Atti 4:33).

Per terminare, considerando ancora una volta le epistole del Nuovo Testamento, nelle quali è così spesso parlato di grazia, noi ora forse comprendiamo meglio perché la maggior parte di queste lettere iniziano e finiscono con l’auspicio o l’invocazione della grazia. Non era più necessario mettere davanti ai loro destinatari la grazia che salva perché avevano già imparato a conoscerla ma, per tutti i figli di Dio, la consapevolezza che sono nella grazia di Dio e di vivere per essa deve essere continuamente ravvivata e nutrita. Abbiamo bisogno di questa grazia ogni giorno, viviamo in essa e con essa. Anche questo fa parte degli insegnamenti della grazia di Dio.