di Jan Philip Svetlik
“Prendete su di voi il mio giogo e imparate da Me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre” (Matteo 11:29). Queste sono parole, molto ben conosciute, dell’Uomo Celeste – il nostro perfetto esempio -, che ci danno delle istruzioni ben precise riguardo alla mentalità che dobbiamo avere mentre percorriamo, su questa terra, il nostro cammino di discepoli. La mansuetudine si dispiega in tutta la sua bellezza nella prova, sotto pressione e nelle circostanze difficili. Presenta due aspetti che sono collegati fra di loro. Il primo aspetto è verso Dio – accettare le cose dalla Sua mano senza mormorii, lamentele e amarezza di cuore (2 Samuele 16:10-12). Il secondo è verso l’uomo – non dobbiamo insistere nei nostri diritti o difenderci quando subiamo dei torti (Numeri 12:1-3). Possiamo affermare che il contrario di mansuetudine è uno spirito irascibile e collerico, facilmente irritabile.
La Sua mansuetudine davanti a Dio
Se consideriamo il contesto di Matteo 11:29 potremmo farci un’idea di come la mansuetudine del Signore si manifestasse in modo pratico. Il paragrafo inizia con le seguenti parole: “In quel tempo Gesù prese a dire…” (v. 25). Da un lato l’espressione “in quel tempo” si riferisce alla manifestazione di Cristo in grazia che Egli stesso descrive meglio: “i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi son purificati e i sordi odono; i morti risuscitano e il vangelo è annunciato ai poveri” (v. 5); dall’altro lato la stessa espressione si riferisce al momento in cui molti Lo respinsero, così come lo Spirito del Signore aveva profeticamente predetto nel Vecchio Testamento: “Essi mi hanno reso male per bene, e odio in cambio di amore” (Salmo 109:5). Alcuni dicevano di Lui, “scaccia i demoni con l’aiuto del principe dei demoni” (Matteo 9:34) e altri aggiungevano, “ecco un mangione e un beone” (Matteo 11:19). Fu respinto e disprezzato quando, ubbidendo fedelmente alla volontà del Padre, predicava il vangelo del Regno e faceva del bene guarendo tutti coloro che erano sotto il potere del diavolo.
In tanti, trovandosi in condizioni così avverse, avrebbero cominciato a lamentarsi o perfino a ribellarsi contro la volontà di Dio, ma non è questo il caso di Cristo. Con perfetta mansuetudine accetta tutte le cose dalle mani del Padre Suo esclamando: “Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così ti è piaciuto” (Matteo 11:25-26). Isaia dice che “gli umili avranno abbondanza di gioia nel SIGNORE” (Isaia 29:19) ed in Luca 10:21 (la sessione parallela a Matteo 11:25-26) possiamo vedere come in quel preciso momento questo si avverò nella vita di Cristo: “In quella stessa ora, Gesù, mosso dallo Spirito Santo, esultò”. L’apostolo Paolo, un imitatore di Cristo, che si ritrovò in catene per circa quattro anni, scrisse un’epistola di gioia dicendo “abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù” (Filippesi 2:5); senza nessuna amarezza di cuore, Paolo accettò queste circostanze avverse da parte di Dio con uno spirito di mansuetudine e così aumentò la sua gioia nel Signore ed in questo modo fu in grado di incoraggiare altri con le ben conosciute parole: “Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi” (Filippesi 4:4).
Alla Sua prima apparizione pubblica, cioè al battesimo, il Signore, il solo uomo senza peccato che abbia mai vissuto su questa terra, manifestò la Sua mansuetudine. In obbedienza alla volontà di Suo Padre associò se stesso con coloro che si erano resi conto della propria corruzione morale davanti a Dio. Pienamente consapevole che facendo ciò molti Lo avrebbero visto e considerato solamente come un peccatore penitente, Egli si mise in preghiera (Luca 3:21) rimettendo ogni Sua via all’Eterno e confidando in Lui. L’immediata risposta divina che giunse dal cielo mostrò la Sua “giustizia come la luce” ed il Suo “diritto come il sole di mezzogiorno” (Salmo 37:5-6; Matteo 3:16-17).
Al termine della Sua vita terrena, nel giardino del Getsemani, la Sua mansuetudine brilla ancora di più: gettatosi con la faccia a terra il Suo sudore diventa come grandi gocce di sangue, combattendo la più grande di tutte le battaglie della storia umana. Il Signore, infine, si erge come il grande vincitore, alla presenza dei propri nemici e, con la profonda pace che riempie la Sua anima, agisce come il Buon Pastore che è disposto a dare la Sua vita per le pecore dicendo: “Se dunque cercate me, lasciate andare questi” (Giovanni 18:8). Pietro, recidendo con la spada l’orecchio di Malco, si comporta esattamente in modo opposto alla mansuetudine. Che contrasto con l’atteggiamento e le parole di Gesù, di cui il salmista aveva scritto: “Tu sei bello, più bello di tutti i figli degli uomini; le tue parole sono piene di grazia” (Salmo 45:2)! Sapendo che questo era il piano di Suo Padre (Atti 2:23) Egli disse: “Rimetti la spada nel fodero; non berrò forse il calice che il Padre mi ha dato?” (Giovanni 18:11). In piena sottomissione, senza lamentele, prese l’amaro calice dalla mano del Padre.
La sua mansuetudine verso gli uomini
Essendo Colui che si “distingue fra diecimila” (Cantico dei Cantici 5:10), il Signore ha il primato in ogni gloria morale. Mosè era l’uomo più mansueto del suo tempo, ma un giorno a seguito delle rimostranze del popolo, la sua mansuetudine lasciò il posto all’ira (Numeri 12:3; 20:10-11). Quando parliamo della mansuetudine del Signore, invece, possiamo vedere come essa raggiunse il culmine proprio nei momenti in cui i discepoli si comportarono nel modo peggiore. In molte occasioni nelle quali aprì loro il Suo cuore anticipando quali sofferenze avrebbe dovuto affrontare a Gerusalemme, vediamo i Suoi discepoli discutere fra loro su chi fosse il maggiore, nonostante il momento cruciale (Marco 9:31-34; 10:33-37). Luca, che presenta gli avvenimenti sotto un punto di vista morale, ci mostra che avevano questo pensiero anche poche ore prima della crocifissione, quando il Signore mostrò loro i simboli della Sua morte e anticipò che sarebbe stato tradito da uno di loro (Luca 22:15-24). Invece di adirarsi, sentirsi offeso o punirli, li corresse con uno spirito di mansuetudine. Anzi, il Signore andò ben oltre, in quanto sebbene sapesse che di lì a poco Pietro lo avrebbe rinnegato e che tutti gli altri lo avrebbero abbandonato, proprio nel momento in cui umanamente parlando avrebbe avuto più bisogno di loro, li loda e promette una ricompensa per aver perseverato con Lui nelle Sue prove (Luca 22:25-30). Che splendida mansuetudine.
La mansuetudine di Cristo attirava le anime a sé. La Sua mansuetudine ed umiltà al pozzo di Giacobbe hanno colpito e vinto il cuore della donna Samaritana (Giovanni 4). In Marco 1 in una giornata molto intensa del Signore, la sera, quando il sole era già calato ed era giunto il momento di un meritato riposo, troviamo che tutta la città si radunò alla porta conducendo malati ed indemoniati. Invece di dire loro quanto fosse stanco e di tornare eventualmente l’indomani, il Signore soddisfa i loro bisogni con mansuetudine e con grazia (Marco 1:34). Più tardi, in un’altra occasione, quando udì che il suo amico Giovanni Battista era stato decapitato in prigione si ritirò in un luogo deserto, ma una folla, senza domandarsi quale potesse essere il suo stato d’animo in quel momento, lo seguì e nondimeno il Signore, senza reclamare i propri diritti, si prese cura di loro e più tardi perfino li saziò con il pane (Matteo 14:12-19). Ricordandoci l’esortazione di Paolo, questo è il modello che dobbiamo seguire: “Fate ogni cosa senza mormorii…tenendo alta la parola di vita” (Filippesi 2:14-16).
Cristo, quando fu rifiutato, agì in mansuetudine. Giunto nella terra dei Geraseni, il Signore guarì un uomo posseduto da molti demoni che si muoveva di luogo in luogo nudo e senza nessun controllo rappresentando un pericolo per tutta la regione. Il Signore permise ai demoni di entrare nel branco di porci (che di lì a poco sarebbero morti gettandosi nel lago), ma i Geraseni, invece di mostrare gratitudine verso il Signore, gli chiesero di andarsene mostrando così di preferire un branco di maiali al Figlio di Dio. Senza pronunciare nessuna parola, “salito sulla barca, se ne tornò indietro” (Luca 8:37). Nel capitolo successivo, dopo aver parlato sul monte della trasfigurazione con Mosè ed Elia a riguardo della Sua dipartita che stava per compiersi in Gerusalemme, Egli era pronto a raggiungere la città per compiere il consiglio eterno di Dio. Fu in questo momento che inviò dei messaggeri in Samaria perché gli preparassero un alloggio, ma i samaritani non erano disposti a riceverlo. “Signore, vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li consumi?” (Luca 9:54) fu la reazione di Giacomo e Giovanni, non conforme al pensiero di Cristo. Egli li rimproverò per il loro atteggiamento aggressivo e silenziosamente si diressero verso un altro villaggio (Luca 9:51-56). Isaia disse bene quando scrisse di Lui: “Egli non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le strade” (Isaia 42:2).
Quando Cristo infine giunse a Gerusalemme, non entrò in città come un grande re seduto su un cavallo bianco, con occhi fiammeggianti e neppure con una veste tinta di sangue e neanche dalla Sua bocca usciva una spada affilata pronta per colpire le nazioni (Apocalisse 19:11-16). Niente di tutto questo. Egli adempì pienamente la Scrittura che attesta: “Dite alla figlia di Sion: Ecco il tuo re viene a te, mansueto e montato sopra un’asina, e un asinello, puledro d’asina” (Matteo 21:5; Zaccaria 9:9). In quel momento il popolo gridava “Osanna al Figlio di Davide!” (Luca 21:9), ma il Signore sapeva che pochi giorni dopo un’altra folla avrebbe gridato, “Crocifiggilo, crocifiggilo!” (Luca 23:21). Nella Sua mansuetudine era disposto a sopportare tutto, però è interessante notare che pochi versi dopo viene detto che, “Gesù entrò nel tempio, e ne scacciò tutti quelli che vendevano e compravano; rovesciò le tavole dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombi” (Matteo 21:12). In generale possiamo affermare che quando Gesù veniva rifiutato o attaccato in modo personale agiva in mansuetudine senza difendersi, ma quando le persone trattavano gli altri ingiustamente o usavano la casa di Dio per i loro affari commerciali, allora si batteva per la giustizia e mostrava il santo zelo dovuto alle cose che concernono Suo Padre.[1] Seguiamo il Suo esempio.
Essi misero le loro mani su di Lui e lo condussero davanti al sommo sacerdote, dove erano dei falsi testimoni pronti ad accusarLo. Alla domanda del sommo sacerdote: “Non rispondi nulla? Non senti quello che testimoniano costoro contro di te?”, leggiamo: “Ma Gesù taceva” (Matteo 22:62-63). Alla presenza di Ponzio Pilato troviamo una domanda molto simile: “Non senti quante cose testimoniano contro di te?” ed ancora una volta non troviamo nessuna difesa o giustificazione: “Egli non gli rispose neppure una parola; e il governatore se ne meravigliava molto” (Matteo 27:13-14). Anche Erode rivolse molte domande, “ma Gesù non gli rispose nulla” (Luca 23:9). Possiamo vedere il compimento del Salmo 38:12-15.
Il profeta Isaia descrive la mansuetudine dell’Agnello di Dio: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca” (Isaia 53:7), non oppose nessuna resistenza. Colui che disse, “se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra” (Matteo 5:39) è la stessa persona della quale leggiamo: “Io ho presentato il mio dorso a chi mi percoteva, e le mie guance a chi mi strappava la barba; io non ho nascosto il mio volto agli insulti e agli sputi” (Isaia 50:6). Pietro scrive: “a questo siete stati chiamati, poiché anche Cristo ha sofferto per voi, lasciandovi un esempio, perché seguiate le sue orme… Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi; soffrendo, non minacciava …” (1Pietro 2:21-23).
Il Signore mostra il culmine della propria mansuetudine nella stupefacente preghiera alla croce, quando nel pieno delle sofferenze e del dolore, davanti agli scherni dei propri nemici, che provano a provocarLo in ogni modo, si rivolge al Padre chiedendo: “Perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Luca 23:34). Nessuna minaccia, nessun grido di giustizia, solo questa preghiera di mansuetudine, che sicuramente colpì l’attenzione di uno dei due ladroni appesi accanto al Signore e che permise a questo peccatore di cambiare la propria destinazione dall’inferno al paradiso (Luca 23:42-43). Il Signore ha sicuramente messo in pratica ciò che ha insegnato (Matteo 5:44) e presto giungerà il giorno nel quale il Suo premio sarà manifestato a tutti (Salmo 45:4).
Esortazioni nel Nuovo Testamento riguardo alla mansuetudine del Signore
Quando l’unità fra i credenti era in pericolo, l’apostolo Paolo esortò i Corinzi con autorità, “vi esorto, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo… a non aver divisioni tra voi” (1 Corinzi 1:10), ma quando venne attaccato personalmente seguì l’esempio del suo Maestro trattandoli con “la mansuetudine e la mitezza di Cristo” (2 Corinzi 2:10).
In Galati 6:1-2 siamo esortati a prenderci cura, con spirito di mansuetudine, di coloro che hanno commesso qualche colpa. Cristo ha lasciato un esempio: quando la fede di Giovanni Battista, in prigione, vacillò, Il Signore non si irritò con lui ed invece di rimproverarlo rimandò indietro i suoi discepoli con parole mansuete che avranno sicuramente confortato l’anima del profeta (Matteo 11:2-6). Il Signore non si offese quando Pietro lo rinnegò per ben tre volte. Lo sguardo che Pietro vide negli occhi del Signore era sicuramente pieno di mansuetudine. Realizzando questo e considerando la propria colpa, il cuore di Pietro si spezzò e iniziò a piangere amaramente (Luca 22:62). Presto le sue lacrime si tramuteranno in una gioia indescrivibile.
“Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori” (2Timoteo 2:24-25). Il Signore stesso ha osservato queste istruzioni. In Luca 7:36-50 troviamo il Signore nella casa di Simone il Fariseo. Contrariamente alla donna che era una peccatrice, Simone trattò il Signore senza rispetto, avendo perfino dei cattivi pensieri a Suo riguardo. Nonostante questo, il Signore si dimostrò amorevole nei suoi confronti e, invece di rimproverarlo duramente, usò parole di mansuetudine per fargli comprendere che era in una posizione sbagliata. Quando ci troviamo davanti ai bisogni delle persone, quando veniamo attaccati personalmente o quando è necessario esortarci a vicenda seguiamo l’esempio di mansuetudine che ci ha lasciato il nostro Signore Gesù. Beati sono coloro che seguono le Sue orme: “Beati i mansueti” (Matteo 5:5).
[1] Il Signore Gesù aprì la bocca anche quando era acccusato, nelle occasioni dove è stato necessario testimoniare a riguardo della gloria della Sua stessa persona (Giovanni 8 ; 18 :37 ; 1 Timoteo 6 :13).
Articolo tratto da Truth&Testimony 2 – 2016 (pag. 62-68). Tradotto e pubblicato con il permesso dell’editore.
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