Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 02-2005
di N. E. Roberts
Nessuno può negare che la salute sia un grande dono di Dio. Paradossalmente, essa è più apprezzata da coloro che ne hanno poca, come spesso avviene anche per altre benedizioni.
Io che scrivo sono un uomo in buona salute che si indirizza ad altre persone anch’esse in buona salute. Noi che stiamo bene, almeno fino ad oggi, non abbiamo bisogno che gli altri si occupino di noi come avviene per coloro che sono sofferenti e malati. Il mondo è pieno di libri e articoli cristiani scritti da fratelli e sorelle che hanno conosciuto la pena e l’angoscia di una lunga e grave malattia. Chi soffre è stato senza dubbio incoraggiato dalle esperienze e dalla fede di questi autori, e da quanto questi hanno imparato nelle loro difficoltà e nelle loro prove. Paolo scrive ai Corinzi: “Il Padre misericordioso e di ogni consolazione… ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione” (2 Cor. 1:4).
Ma noi che stiamo bene non potremmo forse, di quando in quando, fermarci ad ascoltare qualche insegnamento per noi stessi? Conoscendo le sofferenze di altri saremmo stimolati ad avere un cuore più riconoscente per la nostra salute attuale. Vorrei però spingermi un po’ oltre e dire che la salute fisica è ancor più di una benedizione: essa è, così come il denaro e i possedimenti materiali, un bene da amministrare.
“Quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele”, scrive Paolo ai Corinzi (1 Cor. 4:2). Non sarebbe una cattiva idea analizzare ogni tanto con quanta fedeltà stiamo amministrando la buona salute che Dio ci ha concessa. Vi sono persone che nell’amministrazione della propria salute non sono più fedeli di quel cattivo servitore della parabola dei talenti che, invece di far fruttare l’unico talento che il suo signore gli aveva affidato, lo ha messo sotto terra per conservarlo (Matteo 25:14-30). L’unica preoccupazione di queste persone è il mantenimento della loro buona salute, e a questo scopo acquistano integratori e vitamine, e spendono ingenti somme per attività fisiche e altre pratiche volte a conservare il loro benessere fisico.
E’ chiaro che la salute è un dono così prezioso che non va svalutato, e non sarebbe una buona amministrazione metterla in pericolo trascurando le elementari norme di prudenza, o mangiando o bevendo troppo o male, o facendo uso di sostanze dannose come la nicotina o l’alcool. Ma la buona salute dev’essere usata, dev’essere messa al servizio del Signore; anch’essa deve fare il proprio dovere! La buona salute ha una limitazione nel tempo che è stabilita da Dio, e che noi non conosciamo. La salute di cui godo oggi potrebbe essermi tolta domani, o anche fra un istante.
Quanto spesso le persone invalide o affette da malattie croniche ci sono di esempio! Com’è impressionante constatare quante cose riescono a fare nonostante la loro limitazione fisica! Ma voi ed io, cari amici in buona salute, non abbiamo tali limitazioni per la grazia di Dio. Se Dio ci mostra una “montagna” da scalare, un “campo” da seminare, un “ponte” da costruire, un “peso” da portare, un messaggio da condividere, dobbiamo farlo. Dobbiamo farlo adesso. Domani potremmo non essere più in grado di fare le cose che oggi siamo ancora in grado di fare!
Ci dia il Signore di usare la nostra salute, fin tanto che l’abbiamo, come dei servitori fedeli, come dei buoni amministratori della grazia che ci concede.