La spada dello Spirito e la spada a doppio taglio

Edizioni Il Messaggero Cristiano

di E. E. Hucking

Nella Bibbia, la Parola di Dio è definita “la spada dello Spirito” ed è paragonata ad “una spada a doppio taglio”. I due passi che la presentano così – Efesini 6:17 ed Ebrei 4:12 – sono ben conosciuti dalla maggior parte dei lettori della Bibbia.

Quando ci troviamo davanti a due espressioni simili, vale sempre la pena domandarsi in che cosa differiscono, perché spesso nascondono un insegnamento particolare. La parola tradotta con “spada” è la stessa in entrambi i casi, e indica una spada piuttosto corta e maneggevole, adatta a tagliare e ferire. Nella spada in sé non c’è molta differenza; la differenza sta nella mano che la impugna.

La spada nella nostra mano

Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate star saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro… le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti… Prendete anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio” (Efesini 6:11, 12, 17).

Durante la nostra vita di credenti, dobbiamo sostenere un combattimento. Le potenze spirituali della malvagità, infatti, cercano di toglierci la gioia delle benedizioni che possediamo nei luoghi celesti (Efesini 1:3).

Tali benedizioni sono state acquisite per noi grazie alla morte e alla risurrezione di Cristo. “Dio ci ha vivificati con Cristo… e ci ha fatti sedere nei luoghi celesti in Cristo Gesù”. Quella è la Sua opera, e noi siamo “la Sua opera”, alla quale non abbiamo portato alcun contributo (2:5, 6, 10). La nostra posizione nel cielo (la “Canaan celeste”) è rappresentata in figura nell’Antico Testamento dal popolo d’Israele introdotto, sotto la guida di Giosuè, nelle benedizioni della terra promessa mediante guerre e vittorie.

Per far valere i nostri “possedimenti” di fronte al nemico (Satana) e godere, a tutti gli effetti, delle nostre benedizioni celesti, ci è domandato di far qualcosa: combattere! Per sostenere questo combattimento è necessario nutrirsi continuamente di Cristo glorificato, “fissando gli occhi su Gesù, Colui che crea la fede e la rende perfetta… e si è seduto alla destra del trono di Dio” (Ebrei 12:2), “fortificati in ogni cosa dalla sua gloriosa potenza” (Colossesi 1:11).

Noi dobbiamo combattere anche per il Vangelo. L’apostolo Paolo si rallegrava che i Filippesi combattessero “insieme con un medesimo animo per la fede del vangelo” e ricorda loro che dovevano sostenere “la stessa lotta” che lui sosteneva (Filippesi 1:27, 30).

Per questo, abbiamo bisogno della “spada dello Spirito”, la Parola di Dio. Si tratta di un combattimento contro le forze spirituali, contro le influenze e le correnti malvagie dietro le quali c’è Satana, il nemico delle nostre anime. Quante volte, nella storia della Chiesa, questo è stato dimenticato e i cristiani hanno lottato contro “il sangue e la carne” con le armi di questo mondo! Ma c’è un altro pericolo nel quale oggi possiamo incorrere, ed è quello di impegnarci nel combattimento spirituale con le nostre armi, immaginando che le nostre capacità dialettiche o la nostra conoscenza teologica possano convincere i nostri interlocutori; così restiamo delusi del risultato.

Piuttosto che i nostri ragionamenti dobbiamo mettere al primo posto la Parola di Dio e lasciarla agire in tutta la sua potenza. Quando uno sa che la spada è buona, non si preoccupa della sua efficacia. Avremmo certamente molte più occasioni di utilizzare la Parola se avessimo a disposizione, nella nostra mente, i passi più adatti. La spada va utilizzata in modo giusto. Le parole della Bibbia si devono usare nel loro vero senso, rispettando il contesto; e questo va fatto in maniera “spirituale”, sotto la direzione dello Spirito Santo, con un esercizio continuo di preghiera.

La spada nella mano di Dio

Stiamo dunque attenti: la promessa di entrare nel suo riposo è ancora valida e nessuno di voi deve pensare di esserne escluso… Sforziamoci dunque di entrare in quel riposo, affinché nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza. Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l’anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore. E non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto” (Ebrei 4:1, 11-13).

L’autore della Lettera agli Ebrei ricorda ai suoi lettori la storia del loro antenati che, per la loro incredulità, avevano perso il privilegio di entrare nel paese di Canaan, dopo un viaggio di circa due anni nel deserto. Invece di godere del buon paese, avevano dovuto errare per altri trentotto anni in quel deserto, finché tutta quella generazione non si fosse estinta. Così, nessuno di quegli Israeliti increduli ha potuto godere il riposo nella terra promessa. L’autore della Lettera sottolinea come quel castigo fosse stato previsto da Dio, e cita il Salmo 95: “Così giurai nella mia ira: «Non entreranno nel mio riposo!»” (Ebrei 3:11).

Anche ai lettori della Lettera agli Ebrei era stata fatta la promessa di entrare nel riposo di Dio, ma nel loro caso si trattava del riposo eterno del popolo celeste, quello dei credenti in Cristo, al quale anche noi apparteniamo. Che nessuno pensi di esserne escluso, per gli errori che può commettere durante la vita! (cfr. 4:1), ma bisogna sforzarsi di “entrare in quel riposo, affinché nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza” (v. 11), cioè che non gli avvenga ciò che è avvenuto allora agli Israeliti disubbidienti. E allora lo scrittore torna ad usare la parola di Dio: “Infatti la parola di Dio è… più affilata di qualunque spada a doppio taglio”.

In altre parole: state attenti che “la spada” che un tempo ha colpito i disubbidienti, gl’increduli, non colpisca anche qualcuno di voi! Quella spada, la Parola di Dio, è ancora efficace come un tempo; è più affilata di qualunque arma umana. Quando agisce, separa, nettamente ciò che è vero da ciò che non lo è.

Qui, la Parola è una spada nella mano di Dio. Dobbiamo ricordare che, nella Lettera agli Ebrei, i credenti sono presentati come il popolo di Dio che attraversa il deserto, in viaggio verso il riposo celeste. Può capitare che, lungo il viaggio, qualcuno cada. La Lettera non dice altro di loro. La questione della vita eterna delle persone non è sollevata qui; tuttavia, come popolo di Dio, dobbiamo prendere sul serio questo avvertimento: “Badate, fratelli, che non ci sia in nessuno di voi un cuore malvagio e incredulo…” (3: 12).

Una spada a due tagli era, nei tempi antichi, l’arma offensiva più efficace. Facciamo attenzione a un punto essenziale: se “essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore”, il cuore di ognuno di noi è preso in considerazione, e questo per il nostro bene. Risvegliando le nostre coscienze, siamo portati a giudicare l’incredulità e i desideri della nostra carne. Dio vuole che nessuno dei Suoi “cada nel deserto”, anzi, vuole che raggiungiamo tutti la meta che ci è posta davanti. Per far questo, ci ha dato delle risorse: un Sommo Sacerdote che intercede costantemente per noi davanti a Dio, e un accesso permanente al trono della grazia, dove possiamo trovare soccorso al momento opportuno (Ebrei 4:14-16).