1 Corinzi 13:4, 5
F.Runkel
Articolo tratto dal mensile Il Messaggero Cristiano del 01-2011
Occuparsi degli altri, aver cura di loro, dimenticare se stessi, ecco alcuni caratteri dell’amore. Sono i caratteri mostrati in modo perfetto dal Signore Gesù quando è venuto in terra a portarci l’amore perfetto di Dio. Quest’amore si distingue per il fatto che non cerca il proprio vantaggio, ma il bene degli altri in modo disinteressato, senza pensare a se stesso. Ci soffermeremo su alcune scene dove risplende questo meraviglioso amore del Signore nei suoi ultimi passi sulla via che lo conduceva alla morte.
“Ma Gesù… guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro”
Il Signore Gesù cominciò ad insegnare ai suoi discepoli che “era necessario che il Figlio dell’uomo soffrisse molte cose, fosse respinto dagli anziani, dai capi sacerdoti, dagli scribi, e fosse ucciso e dopo tre giorni risuscitasse” (Marco 8:31). Quali dovevano essere i sentimenti del suo cuore quando parlava apertamente di queste cose! Ma Pietro non entra affatto nelle cose che Gesù ha appena rivelato. Ben intenzionato, ma in contraddizione con la volontà di Dio, si mette a riprendere il Signore. “Ma Gesù si voltò e, guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro” (Marco 8:32, 33).
Non si doveva distogliere Gesù dalla sua missione, da quel percorso di sofferenze indicibili che, alla fine, lo porterà alla morte. Il Signore si volta. Il suo sguardo cade sui suoi discepoli, quelli che ama. E’ a causa di loro che, nel suo amore infinito, è pronto ad andare fino alla morte. Per la loro salvezza, non c’è nessun altro mezzo. Bisogna che subisca il giudizio di Dio e che lasci la sua vita sul Golgota. Che testimonianza del suo amore!
“Lasciate andare questi”
Il Signore si trova nel giardino di Getsemani con i suoi discepoli. “Essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente” (Luca 22:44); ed ecco arrivare Giuda, circondato dalla coorte e dalle guardie mandate dai capi dei sacerdoti, con “lanterne, torce e armi” (Giovanni 18:3). Gesù avanza, come se volesse porsi davanti ai suoi, e si rivolge ai nemici: “Se dunque cercate me, lasciate andare questi” (v. 8). Cominciano per lui le ore dolorose in cui è consegnato nelle mani degli uomini. Ma i suoi discepoli devono essere risparmiati. “Lasciate andare questi”. Queste parole mettono in evidenza l’amore del Signore Gesù che pensa al bene dei suoi, mentre lui stesso si trovava nella situazione più terribile.
“Il Signore, voltatosi, guardò Pietro”
Una folla si è radunata nella casa del sommo sacerdote: scribi, anziani del popolo e lo stesso Gesù, fatto prigioniero. Pietro sta nel cortile, perché desidera sapere che cosa ne sarà del suo Maestro.
Interrogato tre volte sul suo rapporto con il prigioniero, Pietro nega di conoscerlo. Poi il gallo canta. Allora il Signore si volta e guarda Pietro (Luca 22:61). I suoi nemici e tutto quello che sta avvenendo non gli impediscono di occuparsi del suo caro discepolo. Pietro deve rendersi conto del peccato commesso e il Signore non lo perde di vista. Nel suo amore meraviglioso, non pensa a se stesso. Con quello sguardo pone il fondamento per la riabilitazione del suo discepolo.
“Non piangete per me”
Un grande corteo si sta dirigendo verso il luogo dove Gesù sarà crocifisso, fuori dalle mura di Gerusalemme. “Lo seguiva una gran folla di uomini e di donne che facevano cordoglio e lamento per lui” (Luca 23:27). Poco prima è stato trattato con crudeltà. Ferito dalle frustate percorre ora la via che conduce al Golgota. Lo segue una gran folla, ma alle sue orecchie giungono i lamenti delle donne. Allora, sebbene in quelle dolorose circostanze, rivolge un ultimo commovente invito: “Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli” (Luca 21:28). Egli conosce il giudizio che sta per colpire il suo popolo, se non si pente. Nel suo amore insondabile, gli sta a cuore il bene degli altri, il bene del suo popolo terreno.
“Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”
Il Salvatore è appeso alla croce e sta subendo atroci sofferenze fisiche. E’ pienamente cosciente. Sa di andare incontro a una prova ancora più grande, quella del giudizio di Dio contro il peccato, durante le tre ore di tenebre che seguiranno. Eppure, ancora una volta, pensa agli altri, ai suoi nemici, a quelli che l’hanno condannato a morte, a quelli che hanno condiviso la decisione di Pilato, a quelli che sotto la croce lo deridono e godono a vederlo soffrire. Il Signore chiede al Padre che quel peccato, sebbene così atroce, così incredibilmente grave, sia perdonato. Gerusalemme non sarà distrutta se non dopo quarant’anni e tutti i suoi nemici, se si pentiranno, avranno a disposizione la grazia di Dio mediante la fede in Lui.
“Gesù dunque, vedendo sua madre…”
Poi il suo sguardo si sofferma su sua madre, che sta vicino alla croce. Nonostante le sofferenze, si rivolge a lei per confortarla e consolarla. Non le dà nessun incarico, nessun compito particolare, se non quello di accogliere Giovanni come un suo figlio. A questo discepolo l’affida, forse pensando al suo futuro e per l’avanzare della sua età.
“L’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori”
La Lettera ai Romani c’insegna che “l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato” (5:5). Così siamo resi capaci, per la potenza dello Spirito di Dio, di esprimere i caratteri dell’amore divino nella nostra vita quotidiana. Siamo dunque chiamati, voi ed io, a manifestare quell’amore divino che non cerca il proprio interesse, quali che siano le circostanze.
Timoteo ne è un bell’esempio. L’apostolo Paolo scrive ai Filippesi a suo riguardo: “Infatti non ho nessuno di animo pari al suo che abbia sinceramente a cuore quello che vi concerne. Poiché tutti cercano i loro propri interessi, e non quelli di Cristo” (Filippesi 2:20, 21).
Il mondo nel quale viviamo è caratterizzato dall’egoismo. In questo oscuro ambiente, i figli di Dio sono chiamati, non solo a predicare l’amore divino, ma a manifestarne quotidianamente i frutti, là dove il Signore li ha posti.
Per mezzo della sua Parola, Dio desidera rivelarci il suo Figlio, perché abbia sempre più valore per i nostri cuori. Ma nello stesso tempo vuole che la contemplazione di Cristo abbia su di noi un effetto formativo e ci aiuti nella nostra crescita spirituale e nella nostra testimonianza.
Bisogna quindi che fissiamo maggiormente lo sguardo sul nostro Signore. Sia il suo amore per noi il tema costante della nostra lode e della nostra adorazione! Possa il nostro cammino quaggiù riflettere qualcosa delle sue perfezioni, alla sua gloria e per la benedizione di coloro che ci circondano.
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