Articolo pubblicato sul mensile il Messaggero Cristiano del 08-2014
C. Bulleri
E’ noto che Matteo 1 e Luca 3 ci trasmettono una serie di nomi che in Matteo discendono da Abramo al Signore Gesù, mentre in Luca l’elenco parte dal Signore e risale fino ad Adamo e a Dio. Le genealogie passano per Davide, ma riportano gli stessi nomi soltanto da Davide ad Abramo. Perché questo? Perché due genealogie e non una sola?
Viene generalmente detto che, essendo sia Giuseppe che Maria del “casato” di Davide (della tribù di Giuda) si trovavano nelle condizioni previste dalla Legge mosaica per trasmettere al Signore il diritto legale a prendere il posto di re sul suo trono; con altre parole, si dice che i Suoi “genitori” lo accreditavano come Re d’Israele ed erede delle promesse fatte sia a Davide che ad Abramo. Solo Luca, risalendo fino a Adamo, include, anche se non esplicitamente, la profezia di Genesi cap. 3 relativa alla “Progenie della donna” che avrebbe schiacciato il capo al serpente.
Leggendo le due genealogie si può notare che in Matteo troviamo Davide e poi suo figlio Salomone, mentre in Luca l’ultimo anello che risale a Davide è indicato nel suo figlio Natan.
Ma ora sorgono delle difficoltà perché si è portati a pensare che Giuseppe, essendo solo padre putativo, non potesse trasmettere al Signore alcun diritto legale. Ma il vero ostacolo non è costituito da questo particolare ma dal fatto che fra gli antenati di Giuseppe troviamo quel Conia citato in Geremia 22:28, 30 di cui è detto: “Iscrivete quest’uomo come privo di figli, come un uomo che non prospererà durante i suoi giorni, perché nessuno della sua discendenza giungerà a sedersi sul trono di Davide, e a regnare ancora su Giuda”. Giuseppe, dunque, non poteva in alcun modo trasmettere al Signore il diritto a prendere il posto di re sul trono di Davide.
Ebbene, pensiamo che questo diritto il Signore lo ebbe per via di madre, da Maria, e questo in base a una legge che risale al tempo dei Numeri dove, nel cap. 36 a proposito delle figlie di un certo Selofead. si legge che queste donne, non avendo dei fratelli maschi, avrebbero visto l’eredità del loro padre andar perduta perché loro, in quanto femmine, non avrebbero potuto entrarne in possesso. Ma ecco che l’Eterno introduce una possibilità: quella di “dare l’eredità di Selofead alle sue figlie” a patto però che si sposassero in una famiglia della loro tribù (v. 3-4). Maria ha preso marito nella stessa tribù perché non ci sono dubbi sul fatto che sia lei sia Giuseppe fossero entrambi della famiglia di Davide. Va anche notato che la Parola non ci riferisce che Maria avesse dei fratelli, anche se dobbiamo onestamente dire che nemmeno lo esclude.
Inoltre, questa spiegazione ci permette anche di capire un passo altrimenti difficile di Zaccaria 12, dove è profetizzato che quando Israele riconoscerà la propria colpa nell’aver rifiutato il Messia, è espressamente precisato che quelli che si sentiranno i più colpevoli faranno cordoglio, ed elenca la famiglia della casa di Davide e la famiglia del figlio suo Natan (non pensiamo i discendenti del profeta Natan, che non avrebbero particolari motivi per sentirsi i più benedetti e quindi i più responsabili), di colui dalla cui discendenza proviene il Cristo “che è sopra tutte le cose Dio benedetto in eterno” (Romani 9:5).
Devi accedere per postare un commento.