L’ispirazione delle Sacre Scritture

di G. Setzer

Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 12-2015

Cosa significa che la Sacra Scrittura è stata ispirata da Dio? Soltanto questo: Dio ha condotto gli scrittori di ciascun libro della Bibbia in modo tale che hanno scritto o dettato, parola per parola, quello che Dio voleva.

“Lo Spirito del Signore – dice Davide – ha parlato per mio mezzo e la sua parola è stata sulle mie labbra” (2 Samuele 23:2), e Paolo scrive: “Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; e noi ne parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali” (1 Corinzi 2:12-13).

L’ispirazione si riferisce al testo originale in ebraico, aramaico o greco. Una traduzione non è ispirata, ma se è buona e rende la verità nel modo più esatto possibile dobbiamo considerarla come Parola di Dio. Il Signore Gesù stesso, citando più volte la traduzione dell’Antico Testamento in greco (quella detta dei Settanta), dice al riguardo: “È scritto”.

Ogni parola della Bibbia è ispirata; e se vi sono delle differenze queste non riguardano le parole in sé, ma le cose che queste parole ci comunicano.

Nella Bibbia troviamo le buone parole che Dio stesso ha pronunciate e il primo esempio è in Genesi 1:3: “Dio disse: sia la luce”. Ma ci riporta anche le malvagie parole del diavolo, come troviamo per la prima volta in Genesi 3:1: “Esso (il serpente) disse alla donna: Come! Dio vi ha detto …?”

Anche nelle parole dette dagli uomini, che la Bibbia ci riporta, troviamo delle grandi differenze; vi sono per esempio le parole di grazia che Davide rivolge a Mefiboset, un uomo disabile (2 Samuele 9:7), ma anche le menzogne che dice ad Achis re di Gat (1 Samuele 27:12).

L’ispirazione, dunque, non ha nessun rapporto col fatto che una parola trascritta nella Bibbia provenga da Dio o dal diavolo; che sia, quanto al suo contenuto, vera o falsa, o che sia moralmente buona o cattiva, ma è in rapporto al fatto che Dio ha voluto comunicarci questa parola. Questo è il punto determinante!

Vi sono delle differenze che riguardano anche gli scrittori stessi: alcuni erano testimoni oculari, altri no. Mosè ha vissuto in prima persona una gran parte di quello che ha scritto; mentre non è il caso di Luca, lo scrittore dell’Evangelo. Tuttavia, Paolo mette i libri di Mosè e l’Evangelo di Luca sullo stesso piano chiamandoli tutti e due la “Scrittura” (1 Timoteo 5:18). Fra le citazioni di 1 Timoteo 5:18 oltre che Luca 10:7 c’è Matteo 10:10. Sicuramente, però, Pietro indica gli scritti del nostro “caro fratello” Paolo come “Scritture”.

Anche la comprensione degli scrittori, riguardo a quello che scrivevano, può differire di molto. Molti scrittori dell’Antico Testamento o non comprendevano o comprendevano solo in parte quello che veniva loro comunicato (cfr. Daniele 12:8 e 1 Pietro 1:10-11), mentre gli scrittori del Nuovo Testamento le comprendevano (cfr. 1 Corinzi 2:6-16).

Riassumendo, qualunque siano le differenze che presentano gli scrittori in rapporto con le loro esperienze e la loro comprensione o su altri punti, una cosa è certa: ogni Scrittura è ispirata da Dio (2 Timoteo 3:16).

È vero che non possiamo spiegare l’ispirazione, ma questo non tocca in nessun modo la realtà dell’ispirazione divina. Non possiamo spiegarla perché Dio non ci ha dato nessuna indicazione concreta riguardo al Suo “modo” di ispirare. Comunque, c’è una cosa che possiamo e dobbiamo tenere ben presente: capire e riconoscere che la Santa Scrittura è tutta ispirata da Dio.

L’ispirazione letterale delle Sacre Scritture è una cosa meravigliosa che dovrebbe spingerci a leggere la Parola con sempre più zelo e molta attenzione.