“Senza dubbio, grande è il mistero della pietà: Colui che (meglio: Dio) è stato manifestato in carne… è stato elevato in gloria” (1 Timoteo 3:16)
“Poiché dunque i figli hanno in comune sangue e carne, Egli (Gesù Cristo) pure vi ha similmente partecipato” (Ebrei 2:14)
Quando Dio creò il primo uomo, gli diede corpo, anima e spirito. Questi tre elementi costituiscono l’essere umano. Il corpo è la parte materiale, ma nel suo interno ci sono l’anima e lo spirito, intimamente connessi anche se difficili da distinguere (Ebrei 4:12). Possiamo dire che l’anima è la sede dei sentimenti, della mente, dei pensieri. Ma è mediante il suo spirito che l’uomo può entrare in relazione con Dio, e questo lo distingue dagli animali. Quando Gesù, il Figlio di Dio, venne sulla terra si fece “simile agli uomini” (Filippesi 2:7). Era un uomo fatto come gli altri. Possedeva quindi un corpo ma anche un’anima e uno spirito. Tuttavia, a differenza di tutti i discendenti di Adamo, Gesù era senza peccato (Ebrei 4:15; 1 Giovanni 3:5;2 Corinzi 5:21).Prenderemo in esame le varie testimonianze che troviamo nella Bibbia sul corpo, l’anima e lo spirito di “Cristo Gesù uomo” (1 Timoteo 2: 5). È un argomento che merita il massimo rispetto. Infatti Egli, anche se è diventato uomo, non ha mai cessato di essere Dio (Colossesi 2:9). L’unione di deità e di umanità, nella meravigliosa persona di Gesù, è un grande mistero: “Nessuno conosce il Figlio, se non il Padre” (Matteo 11:27). Non possiamo capire tutto, ma riceviamo con semplicità e fiducia ciò che lo Spirito di Dio ci rivela riguardo a Gesù che è “Dio manifestato in carne”.
-Il Suo corpo
“Cristo, entrando nel mondo, disse: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma Mi hai preparato un corpo”…noi siamo stati santificati, mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempre” Ebrei 10:5, 10
Gesù, il Figlio di Dio, ha avuto “in comune sangue e carne” (Ebrei 2:14) con noi esseri umani, incarnandosi realmente.
Gesù fu concepito dallo Spirito di Dio nel grembo della vergine Maria (Luca 1:31, 35) e il Suo corpo venne formato da Dio (Ebrei 10:5). Egli fu partorito, nutrito e curato da Sua madre. Crebbe, divenne un bambino, poi un giovane e quindi un adulto. I Suoi piedi percorsero le strade del paese. Aveva occhi, orecchie e bocca, per vedere, ascoltare e confortare tutti coloro che soffrivano. Le Sue mani guarivano i malati; le Sue braccia accoglievano bambini. S’inginocchiava per pregare. Aveva fame e sete, si stancava, dormiva, si commuoveva, provava angoscia…
Gesù si lasciò catturare, legare, frustare e schiaffeggiare dai nemici che non gli risparmiarono nemmeno gli sputi. Permise che lo crocifiggessero, offrendo il Suo corpo “per noi in offerta e sacrificio a Dio” (Efesini 5:2). Le Sue mani e i Suoi piedi furono trafitti dai chiodi e il Suo corpo venne innalzato sulla croce; poi “divisero le Sue vesti, tirandole a sorte” (Luca 23:34). Durante le tre ore di oscurità, Gesù “ha portato i nostri peccati nel Suo corpo, sul legno della croce” (1 Pietro 2:24). Infine, chinò il capo e rese lo spirito (Giovanni 19:30). Il Suo costato fu trafitto dalla spada di un soldato e il sangue sgorgò da quella ferita; poi il Suo corpo fu deposto dalla croce, avvolto in un lenzuolo e collocato in una tomba. Ma il Suo corpo “non ha subito decomposizione” (Atti 13:37). Il terzo giorno, Gesù lasciò il sepolcro e si mostrò vivente ai discepoli per quaranta giorni, invitandoli a toccarlo. Poi ascese al cielo (Luca 24:51).
-La Sua anima
(Gesù ha detto:) “Ora l’animo Mio è turbato; e che dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma è per questo che sono venuto incontro a quest’ora” (Giovanni 12:27).
“Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a essere spaventato e angosciato. E disse loro: “L’anima Mia è oppressa da tristezza mortale” (Marco 14: 33, 34).
I Vangeli alludono spesso all’anima di Gesù e ai vari sentimenti che ha provato: simpatia, gioia, tristezza, turbamento, angoscia, indignazione…Essendo privo di peccato, la Sua sensibilità non veniva meno quando era a contatto col male. La sofferenza di tanti lo colmava di simpatia, la folla affamata suscitava la Sua compassione; Egli pianse con coloro che piangevano.
La durezza di cuore di alcuni provocò in Lui indignazione o una giusta collera (Marco 10:14; 3:5).
Egli era sensibile all’accoglienza che alcuni gli offrivano. L’incredulità generale, la reiezione da parte del Suo popolo e l’incomprensione dei discepoli lo rattristarono. L’ingratitudine delle folle, il tradimento di Giuda, l’abbandono dei discepoli, le grida di tutti quelli che esigevano la Sua morte, l’onta della crocifissione e molti altri fatti ferirono la Sua anima. Al contrario, la devozione di poche donne, la lealtà dei discepoli e l’ospitalità di una famiglia amorevole lo confortarono.
All’approssimarsi della morte, nel giardino di Getsemani, Gesù espresse al Padre l’angoscia della Sua anima di fronte alla prospettiva delle ore terribili che lo attendevano (Giovanni 12:27): di lì a poco, Egli avrebbe infatti portato su di Sé i nostri peccati e sarebbe stato abbandonato da Dio (Luca 22:44). Ma quando uscì dalla tomba, l’angoscia fece posto alla gioia per l’opera compiuta, quella della vittoria sulla morte e della risurrezione (Atti 2:27, 28).
Il Suo spirito
“Gesù fu turbato nello spirito, e apertamente dichiarò così: «In verità, in verità vi dico che uno di voi Mi tradirà». Quando Gesù ebbe preso l’aceto, disse: «È compiuto!» E, chinato il capo, rese lo spirito” (Giovanni 13:21; 19:30).
Lo spirito permette all’uomo di essere in relazione con Dio. Il Signore Gesù viveva in una relazione permanente e beata con Dio, Suo Padre. I Suoi pensieri e quelli del Padre erano in perfetta armonia. Gesù era spesso in preghiera, in uno spirito di lode, di fiducia, di ubbidienza e sottomissione. Gesù “esultò nello spirito” e rivolse una preghiera di lode al Padre, riconoscendo la Sua saggezza e la Sua sovranità nel Suo modo di agire verso gli uomini (Luca 10:21). Gesù “fremette nello spirito”: presso la tomba del suo amico Lazzaro, notando il terribile potere della morte sull’essere umano,era molto turbato(Giovanni 11:33). – Poco prima di andare alla croce, Gesù radunò i Suoi discepoli per un pasto di commiato. Era l’ultima Pasqua insieme, ma a tavola c’era anche il traditore. Sì, Giuda era vissuto in Sua compagnia per tre anni e Gesù lo aveva sempre trattato come un discepolo e un amico(Matteo 26:50; Salmo 55:13), ma di lì a poco lo avrebbe tradito per trenta monete d’argento .Che dispiacere per il Signore!-Infine, quando le ore della crocifissione volgevano al termine, Gesù lanciò un forte grido: “È compiuto!” E così, in una pace perfetta, chinò il capo e rese il Suo spirito. Anche questo è un segno della divinità di Gesù: Egli muore rimettendo il Suo spirito a Dio, con un atto di propria volontà.
Tratto dal calendario Il Buon Seme edizioni Il Messaggero Cristiano