F. B. Hole.
Il peccato ci ha fatto sprofondare nella colpa e ci ha messo di fronte alla condanna, oltre ad imprigionarci in uno stato di schiavitù terrificante, dal quale non siamo assolutamente in grado di liberarci. Il Vangelo, invece proclama il perdono in relazione alla nostra colpa, la giustificazione invece della condanna, e ci rivela Dio che agisce come Redentore, liberando il suo popolo dalla schiavitù e la sua eredità da tutto ciò che la ostacolava in precedenza.
Nell’Antico Testamento si parla molto di redenzione, ed una delle parole usate per definirla ha il significato di “liberare, vendicando o pagando un prezzo”.
Nell’Esodo troviamo un grande esempio di redenzione. Ai figli d’Israele, schiavi e oppressi in Egitto, Dio disse: “Vi salverò con braccio steso e con grandi atti di giudizio” (Esodo 6:6). Si trattava quindi chiaramente di un caso di redenzione attraverso il giusto giudizio nei confronti dell’Egitto, che aveva tenuto in schiavitù Israele. Inoltre nel sangue versato dell’agnello vediamo, in figura, il pagamento di un prezzo rispetto a quelle che sono le esigenze di Dio rispetto al fatto che siamo peccatori. Quando tutto fu effettivamente compiuto, troviamo Israele sulle rive del Mar Rosso che canta: “Tu hai condotto con la tua bontà il popolo che hai riscattato” (Esodo 15:13).
Nel libro di Ruth ci viene illustrato un altro aspetto della redenzione. Boaz riscatta l’eredità di Elimelec tramite un pagamento, e questo comporta il riscatto del nome del defunto prendendo in moglie Rut. Boaz acquistò entrambe, la moglie e l’eredità, esercitando il diritto di riscatto.
Gli esempi presi in esame trattano sempre di una situazione di schiavitù. Nel primo caso, Israele si trovava in una condizione di grave schiavitù sotto il Faraone. Riferito al popolo di Israele, l’Egitto viene spesso chiamato “la casa di schiavitù”. Nel secondo caso invece, l’eredità di Elimelec, ormai deceduto, rischiava di passare in altre mani. La vedova e la nuora del defunto si sarebbero trovate in una condizione di servitù. Questa evenienza umiliante fu scongiurata grazie all’azione di Boaz in qualità di loro parente-redentore.
Passando al Nuovo Testamento, in Romani 3 si parla sia di redenzione che di giustificazione. Si dice che siamo “giustificati… mediante la redenzione che è in Cristo Gesù”. Questo serve a sottolineare un punto importante, ossia che i diversi aspetti dell’opera di Cristo ed i suoi effetti sono intimamente connessi, tanto che non possiamo godere degli uni senza gli altri. Tuttavia, pur essendo connessi tra loro, devono essere chiaramente distinti. La prima parte di Romani 3 ci presenta non solo la colpa e la giusta condanna per chi è nel peccato, ma anche la schiavitù che comporta; questa parola non viene usata fino al capitolo 6, ma il concetto è chiaro, perché l’Apostolo dice: “Abbiamo già dimostrato che tutti Giudei e Greci sono sottoposti al peccato”. Essere “sottoposti al peccato” significa essere sotto il potere del peccato, cioè in schiavitù. Cristo ha compiuto l’opera meravigliosa per saldare tutti i debiti che avevamo, possiamo quindi affermare che la redenzione è in Lui per noi.
Se continuiamo a leggere l’epistola ai Romani, scopriamo, in Romani 6, 7 e nella prima parte di Romani 8, come siamo effettivamente liberati dalla tirannia del peccato e dal giogo della legge, che ci portavano sottoposti alla “schiavitù della corruzione”. Troviamo questa frase in Romani 8:21, dove apprendiamo che l’intera creazione è sotto il giogo del peccato, ma che tutti saranno liberati e portati nella “gloriosa libertà dei figli di Dio”. Quando il Signore verrà e i figli di Dio si manifesteranno nella Sua gloria, sarà proclamato un “giubileo” di libertà per tutta la creazione. Nell’ attesa di quel momento, al versetto 23 è detto di noi che stiamo “aspettando l’adozione, cioè la redenzione del nostro corpo”. Anche qui appare il termine redenzione, poiché l’argomento è la liberazione dalla schiavitù; e la redenzione del nostro corpo ci viene presentata come una libertà ottenuta tramite vendetta (rivendicando i propri diritti), come si legge: “Li salverei dalla morte; O morte, sarei la tua peste; o morte,sarei la tua distruzione” (Osea 13:14). Questo versetto allude e si applica alla risurrezione del corpo in 1 Corinzi 15:55. In quel giorno felice i corpi di tutti i santi di Dio saranno liberati dal giogo della morte, l’ultimo nemico.
L’opera di redenzione di Cristo ci viene presentata in modo piuttosto evidente anche nella Lettera ai Galati. Leggiamo che “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge” (Galati 3:13), pagando il prezzo al posto nostro, perché aggiunge: “essendo diventato maledizione per noi“, che non solo eravamo sotto la maledizione della legge, ma eravamo tenuti in schiavitù dalla legge stessa: “tenuti in schiavitù dagli elementi del mondo” (Galati 4:3). Più avanti nel capitolo, Paolo parla di “elementi deboli e poveri, di cui volete essere di nuovo schiavi” (Gal 4:9). La parola tradotta con “elementi” ha la stessa valenza di “principi“, ed è tradotta così anche in Ebrei 5:12; in un primo momento potremmo meravigliarci del fatto che termini come questi, quasi sprezzanti, vengano applicati alla legge, che è stata data da Dio, ma il “noi” di Galati 4:3 indica chiaramente gli ebrei, così come il “voi” del versetto 6 indica i Gentili, cioè i Galati.
Entrambi, Giudei e Gentili, si trovavano in schiavitù rispetto ai principi del mondo, la legge di Mosè non faceva alcuna differenza. Il principio fondamentale della legge era che il favore di Dio verso gli uomini era determinato unicamente dall’obbedienza che Gli dovevano. Questo è un principio del mondo, mentre la grazia non lo è. Non c’è stata l’introduzione di principi che si collocano completamente al di fuori del mondo, come avviene invece nel cristianesimo. Cristo ci ha riscattati dai principi del mondo, che si trovino nel giudaismo o altrove, deboli e meschini come sono, affinché ricevessimo l’adozione a figli. Questa è la potente grazia di Dio.
La redenzione, come abbiamo visto, si estende anche alla risurrezione del corpo, e questo aspetto lo ritroviamo nella Lettera agli Efesini, dove leggiamo della “redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati” (Efesini 1:7), “che avendo creduto in Lui , avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo…il quale è pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio si è acquistati a lode della Sua gloria” (Efesini 1: 13-14) e che siamo “stati sugellati per il giorno della redenzione” (Efesini 4:30). Il primo di questi passi parla di ciò che è nostro oggi e che non sarà mai più nostro di quanto lo sia oggi. Il secondo e il terzo parlano della redenzione nella forma che attendiamo. Tutto ciò che Cristo ha acquistato con la sua morte sarà tolto dal dominio dell’usurpatore e di ogni potere avverso, per quanto riguarda i nostri corpi, ciò avverrà alla venuta del Signore Gesù per i suoi santi. Una volta tornato, il Signore agirà con potenza per riscattare dalle mani del nemico tutto ciò che ha acquistato con il suo sangue.
Questa redenzione futura che avverrà è un tema ricorrente nelle profezie dell’Antico Testamento, ed è particolarmente evidente nell’ultima parte di Isaia: Israele aveva bisogno di redenzione perché era sovrastato dai Gentili e per questo chiama se stesso “verme Giacobbe”, allora L’Eterno si proclama come “il tuo Redentore, il Santo d’Israele” (Isaia 41:14) e dopo essersi presentato sotto questa luce, continua a parlare di sé come Redentore fino a Isaia 63, dove il profeta lo vede in visione uscire da Edom e Bozrah, perché finalmente, come Lui stesso annuncia: “il giorno della vendetta che era nel mio cuore e il mio anno di redenzione sono giunti“. La redenzione del vero popolo d’Israele di Dio significa vendetta su tutti i suoi nemici.
Tuttavia, in mezzo a questi capitoli così impressionanti, con le loro numerose promesse di un’imminente redenzione tramite la potenza vendicatrice di Dio (che rivendica i propri diritti), abbiamo una meravigliosa profezia riguardante la questione ancora più profonda della redenzione per mezzo della morte di Cristo. Leggiamo: “Voi siete stati venduti per nulla e sarete riscattati senza denaro” (Isa 52:3). Segue il commovente capitolo in cui il benedetto Servo dell’Eterno è raffigurato come colui che soffre e muore, la cui anima è offerta per il peccato dall’Eterno stesso. Il Redentore “verrà per Sion e per quelli di Giacobbe che si convertiranno alla loro rivolta” (Isa. 59:20), ma ciò è possibile solo perché Egli li ha prima riscattati senza denaro come frutto del travaglio della Sua anima.
È forse a questa Scrittura che Pietro si riferiva quando scriveva: “Sapendo che non con cose corruttibili con argento o con oro siete stati riscattati… ma con il prezioso sangue di Cristo, come quello di un agnello senza difetto né macchia” (1 Pietro 1:18-19). Isaia 52 parla del nostro essere “riscattati senza denaro”. Isaia 53 parla di Colui che “non aveva commesso violenze, né c’era stato inganno nella sua bocca“, eppure “come l’agnello è stato condotto al mattatoio” per la nostra redenzione.
Alcune domande frequenti sulla redenzione:
-A volte sentiamo parlare di “opera finita della redenzione”. È corretto parlare così, visto che aspettiamo ancora la redenzione del nostro corpo?
Non è del tutto corretto, senza dubbio. Ma quando si parla così, probabilmente si pensa esclusivamente all’opera di redenzione mediante il sangue. Quella parte della magnifica opera è infatti terminata e non si ripeterà mai più. La propiziazione è stata fatta una volta per tutte, quindi quando si tratta di questo, del perdono o della giustificazione, non c’è alcun aspetto futuro da considerare. Ma esiste un aspetto futuro della redenzione, come abbiamo visto ed è bene ricordarlo e parlare con cautela per non oscurare gli ultimi aspetti che riguardano gli aspetti futuri dell’opera di redenzione.
-D’altra parte, visto che c’è questo aspetto futuro della redenzione, è giusto parlare di noi stessi come esseri già redenti? Non dovremmo piuttosto parlare di noi stessi come se dovessimo essere redenti?
“Abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue”. Così dice la Scrittura per ben due volte, in Efesini 1 e in Colossesi 1. Perciò non possiamo sbagliarci se affermiamo di essere redenti. Abbiamo la redenzione attraverso il Suo sangue, della quale si può parlare completamente al passato. La redenzione dei nostri corpi è interamente al futuro. Tuttavia la redenzione non è mai presentata nelle Scritture come un processo in corso. Non si dice mai che veniamo redenti giorno per giorno, anche se esiste la salvezza per ogni giorno.
-Non è forse una dottrina piuttosto scomoda che la redenzione, o almeno una parte di essa, si trovi nel futuro? Non potrebbe esserci una scappatoia per insinuare un po’ di incertezza?
Se la redenzione fosse un’opera umana, o se anche solo una piccola influenza umana entrasse nella questione, ci sarebbe già abbastanza incertezza, non solo un’insinuazione, il discorso verrebbe interamente stravolto. Possiamo ringraziare Dio del fatto che si tratta di un’opera non umana ma divina e Dio non lascia mai le sue opere incompiute: lo vediamo nella figura della redenzione che ha compiuto in Egitto. Non ha riscattato i figli di Israele con il sangue dell’agnello pasquale per poi dimenticarli e lasciarli sotti i padroni d’ Egitto. No. Tutti coloro che Egli riscattò con il sangue, li riscattò anche con la sua potenza, tutti, finanche il più piccolo bambino dovevano andarsene; nemmeno uno zoccolo del bestiame doveva essere lasciato indietro. Dio completerà la sua opera verso di noi, poiché tutti coloro che sono stati riscattati dal prezioso sangue di Cristo saranno presenti quando, alla Sua seconda venuta, riscatterà i corpi dei Suoi santi.
-La redenzione è il grande fine che Dio ha in mente per il suo popolo?
No, non è il fine che vuole raggiungere, bensì il mezzo più importante per raggiungerlo. Nell’antica dispensazione lo scopo di Dio era che Israele fosse la Sua nazione particolare e che Lo servisse nella terra che aveva dato loro. Affinché ciò fosse possibile li riscattò dall’Egitto, perché non avrebbero potuto servirlo finché fossero stati asserviti dal Faraone. Nel nostro caso il fine è di ordine molto più elevato.
Il suo scopo è che siamo suoi figli nell’amore. Efesini 1:5-7 ci parla di questo: qui vediamo che la redenzione è necessaria come mezzo per raggiungere questo fine. Colossesi 1 mostra che siamo preparati per l’eredità dei santi nella luce; e ancora una volta la redenzione è menzionata come necessaria a questo scopo. Pietro, nella sua prima epistola, ci insegna che Dio vuole averci come sacerdozio santo per offrire sacrifici spirituali a Lui graditi per mezzo di Gesù Cristo; ma affinché ciò sia possibile è necessario essere stati riscattati dal prezioso sangue di Cristo. Si potrebbero citare altri passi della Scrittura sulla stessa linea. Dio ha molti pensieri per noi che siamo il suo popolo, ma la base per la loro realizzazione è solo la redenzione. Prima dobbiamo essere riscattati da ogni potere avverso. Poi Dio può agire su di noi per realizzare i suoi disegni meravigliosi.