L’uomo Cristo Gesù

di (Georges André)

“…Cristo Gesù uomo”
(1 Timoteo 2:5)

“Tutta la sua persona è un incanto”
(Cantico dei Cantici 5:16)

“Benché non l’abbiate veduto, voi l’amate”
(1 Pietro 1:8)

Introduzione

Il mistero

Con un linguaggio un po’ velato, Salomone, in Proverbi 8:22-31, aveva parlato della “sapienza” posseduta dall’Eterno. La sapienza dice: “Il SIGNORE (l’Eterno) mi ebbe con sé al principio dei suoi atti, … Fui stabilita fin dall’eternità, dal principio, prima che la terra fosse”. Poi aggiunge: “Quando egli disponeva i cieli io ero là … ero presso di lui come un artefice”. E’ chiaro che questi passi si riferiscono al Figlio di Dio, il Signore Gesù.
Se in Proverbi 8 il Signore è indicato come “la sapienza“, Giovanni l ce lo presenta come “la Parola“: “Nel principio (tanto indietro nel tempo quanto possiamo immaginare) era la Parola (eterna nella Sua esistenza), la Parola era con Dio (distinta da Lui nella Sua Persona), e la Parola era Dio (divina nella Sua essenza). Essa era nel principio con Dio (non un’emanazione divina ad un dato momento, ma sempre presso di Lui)”.
Ecco ora un altro mistero che non possiamo investigare: “E la Parola è diventata carne ed ha abitato per un tempo tra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria (gloria morale), gloria come di Unigenito dal Padre (o di un Figlio unico dalla parte del Padre)”. Uomo nato da una donna, ma divinamente concepito dallo Spirito Santo.
Filippesi 2:6-8 è ancora più preciso: “Gesù Cristo, il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma svuotò se stesso (cioè si spogliò della propria gloria), prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; trovato esteriormente (in greco “schema”, apparenza esteriore) come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce.
1 Timoteo 3:16 completa: “Grande è il mistero della pietà: Colui che è stato manifestato (rivelato, reso visibile) in carne… è stato elevato in gloria“.
Il Signore Gesù è così veramente Dio e veramente Uomo; Dio e Uomo in una sola Persona: “Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo” (2 Corinzi 5:19). Nella Scrittura, Dio ha voluto rivelarci il Suo Figlio, “l’unigenito Dio (o: Figlio di Dio), che è nel seno del Padre (espressione di relazione), è quello che l’ha fatto conoscere (Giovanni 1:18). Eppure, Egli stesso dichiara: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre; e nessuno conosce il Padre se non il Figlio, e colui al quale il Figlio voglia rivelarlo” (Matteo 11: 27).
Ci vuole grande riverenza di fronte a un simile mistero. L’arca del tabernacolo era una figura di Cristo. Doveva essere fatta con legno d’acacia, interamente ricoperta d’oro, all’interno e all’esterno. Ma nessuno doveva toccarla, né guardarle dentro (1 Samuele 6:19; 2 Samuele 6:6-7).
Nel giorno della Sua apparizione in gloria (Apocalisse 19:11-16) porta parecchi nomi: Fedele, Veritiero, Giudice, Parola di Dio, Re dei re e Signore dei signori. Eppure, al versetto 12, “portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui“!
Non dobbiamo voler a tutti i costi pretendere di capire quello che la Parola non ci rivela; ma, secondo le parole di Pietro, possiamo crescere “nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (2 Pietro 3:18).
È specialmente nei Vangeli che, guidati dal Suo Spirito, possiamo vedere “l’Uomo Cristo Gesù” come è stato quaggiù, per imparare a conoscerLo meglio, ad amarLo di più, a seguirLo e a servirLo.

Capitolo 1: Il Suo corpo

  1. L’incarnazione

Fin dai primi secoli del cristianesimo, alcuni hanno pensato che Gesù fosse uno spirito, ma la Parola è categorica: “Mi hai preparato un corpo” (Ebrei 10:5). Il Signore stesso “parlava del tempio del suo corpo” (Giovanni 2:21). L’apostolo Giovanni (l Giovanni 4:2-3) sottolinea: “Ogni spirito il quale riconosce pubblicamente (o confessa) che Gesù Cristo è venuto in carne, è da Dio; e ogni spirito che non riconosce pubblicamente Gesù, non è da Dio“.
Isaia 7:14 aveva già annunciato: “Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio e lo chiamerà Emmanuele“. Giunto il momento, l’angelo appare a Maria per dirle: “Tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù” (Luca 1:31). Poi aggiunge: “Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà dell’ombra sua; perciò anche colui che nascerà sarà chiamato Santo, Figlio di Dio” (1:35).
Più tardi, l’angelo appare a Giuseppe che, “prima che fossero venuti a stare insieme”, si proponeva di lasciare Maria avendo saputo che era incinta e gli dice: “Non temere di prendere con te Maria tua moglie; perché ciò che in lei è generato, viene dallo Spirito Santo. Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati” (Matteo 1:18-21). Dunque, Giuseppe ebbe la rivelazione del nome di Gesù qualche tempo dopo Maria.
Notiamo pure che, nella genealogia del Signore che troviamo in Matteo 1:16, ci è detto: “Giacobbe generò Giuseppe, il marito di Maria, dalla quale nacque Gesù” (e non: Maria generò Gesù). Giuseppe non era Suo padre. Il Signore è nato da Maria, ma è stato concepito “dallo Spirito Santo“.

  1. La nascita

Il profeta Michea aveva annunciato (5:1): “Ma da te, o Betlemme… da te mi uscirà colui che sarà dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni“.
Maria e Giuseppe abitavano a Nazaret in Galilea. Betlemme è in Giudea, vicino a Gerusalemme. In seguito al censimento decretato da Cesare Augusto, Giuseppe da Nazaret di Galilea salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme, “perché era della casa e famiglia di Davide, per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta” (Luca 2:4-5). È così che a Betlemme Maria “diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo” (2:7).
Un angelo del Signore era apparso a Zaccaria per annunciargli che sarebbe stato il padre di Giovanni Battista, e aveva detto: “Tu ne avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno per la sua nascita” (Luca 1:14). Ma annunciando la nascita di Cristo ai pastori che, nei campi, custodivano i greggi durante la notte, dice: “Io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore che è il Cristo, il Signore” (Luca 2:10-11).
Occorreva loro ancora un segno per capire chi, tra i neonati di Betlemme, fosse il Cristo. E quale fu questo segno? Un bambino fasciato e coricato in una mangiatoia! AvendoLo visto, i pastori divulgano la parola che era stata loro detta, poi se ne tornano, glorificando e lodando Dio.
Quaranta giorni dopo la nascita i genitori portano il piccolo ai sacerdoti, secondo l’insegnamento di Levitico 12:4. Data la loro povertà, possono offrire come sacrificio per la madre soltanto due tortore. Avvertito dallo Spirito Santo che avrebbe visto “il Cristo del Signore” (Luca 2:26), il vecchio Simeone entra nel tempio, guidato dallo Spirito. Prende in braccio il fanciullino, benedice Dio, poi benedice Maria e Giuseppe (2:34); ma non benedice il bambino, perché non spettava ad un uomo, per quanto pio fosse, di benedire il Cristo del Signore! (vedere Ebrei 7:7).
Anna, una profetessa, vedova e molto anziana, sopraggiunge in quel momento, lodando il Signore e parlando “del bambino a tutti quelli che aspettavano la redenzione di Gerusalemme“.

  1. La crescita

Il Bambino diventa Uomo (Luca 2:40), perfetto in tutti gli stadi del Suo sviluppo. A dodici anni è tra i dottori a Gerusalemme, ma mantiene il posto che si addice alla Sua età: “li ascoltava e faceva loro delle domande” (2:46), ma non insegnava. Eppure, era cosciente di essere nella casa del Padre Suo.
Di ritorno a Nazaret, “Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (2:52).
A trent’anni circa (Luca 3:23), Lui, senza peccato (Ebrei 4:15; 1 Giovanni 3:5) va a farsi battezzare da Giovanni, prendendo posto tra quelli che si pentivano. Su di Lui, battezzato e in preghiera, si apre il cielo e una voce dal cielo si fa sentire: “Tu sei il mio diletto Figlio; in te mi sono compiaciuto” (Luca 3:22).
Era stato “concepito dallo Spirito” (Luca 1:35) ed ora, pieno dello Spirito Santo (4:1), è condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo, che riesce soltanto a farne risaltare la perfezione (4:13).
Allora incomincia il Suo ministero “nella potenza dello Spirito“, in Galilea (4:14), glorificato da tutti. Vero Uomo e vero Dio!

  1. Il Suo corpo dato per noi (il fatto storico)
    a) Le sofferenze

Lo Spirito di Cristo… testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle” (1 Pietro 1:11).
Egli era vero Uomo. Marco 11:12 dice: “Quando furono usciti da Betania egli ebbe fame“. Ma il fico che aveva foglie non aveva frutto. Il fico è spesso una figura d’Israele: c’era apparenza, c’erano foglie, ma nessun frutto, specialmente nei capi del popolo, nei farisei, negli scribi e i sacerdoti.
Egli ha provato la sete, come vediamo al pozzo di Sicar, quando ha chiesto dell’acqua alla donna venuta ad attingerne (Giovanni 4:8). Stremato dalla stanchezza, si era seduto sull’orlo del pozzo.
In Marco 4:1 aveva insegnato ad una grande folla in riva al mare e, dalla barca dove era seduto, presentava molte cose in forma di parabole. In privato, poi, spiegava tutto ai Suoi discepoli. Ma, venuta la sera, quando ebbe licenziato la folla, fu necessario che i discepoli Lo prendessero nella barca, “così com’era“. Nella tempesta che seguì, “stava dormendo sul guanciale a poppa” (4:38). Era veramente Uomo!
Quante sofferenze fisiche ha poi sopportato nella Sua passione, per la brutalità degli uomini! Schiaffi, frustate, spine; per arrivare alle sofferenze terribili della croce! Ma, “come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca” (Isaia 53:7).
Ma ha provato anche, e soprattutto, le sofferenze morali, a iniziare dall’ostilità “contro la sua persona da parte dei peccatori“, fino ad arrivare alla croce, che sopportò “disprezzando l’infamia” (Ebrei 12:3 e 2).
Egli è diventato “maledizione per noi” (Galati 3:13), “Egli ha portato i nostri peccati nel suo corpo sul legno” (1 Pietro 2:24).
Dall’ora sesta si fecero tenebre per tutto il paese, fino all’ora nona. E verso l’ora nona Gesù gridò a gran voce: … Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Matteo 27:45-46). “Colui che non ha conosciuto peccato, Egli l’ha fatto diventare peccato per noi” (2 Corinzi 5:21).
Prima di spirare, perché la Scrittura fosse adempiuta, dice: “Ho sete” (Giovanni 19:28), la sete terribile dei crocifissi (Salmo 69:21).
Con che sollievo ha potuto aggiungere alla fine: “È compiuto!“. Il Signore ha “reso lo Spirito“; non è morto per la crocifissione, ma ha “deposto la sua vita“. Nessuno poteva togliergliela (Giovanni 10:17-18).

b) Il seppellimento
A Betania, nella casa di Simone il lebbroso, Maria si era avvicinata al Signore con un vaso di alabastro, e ne aveva sparso il profumo di gran prezzo sul capo di Lui; il capo del Re (secondo Matteo 26:7 che lo presenta come il re d’Israele), sul capo del Servitore (secondo come lo presenta il vangelo di Marco 14:3), sui Suoi piedi, quelli del Figlio di Dio (Giovanni 12:3).
Maria era stata ai piedi di Gesù per udire i Suoi insegnamenti e, un’altra volta ancora, durante il lutto per la morte di Lazzaro. Ora, avendo compreso, grazie ai Suoi precedenti intrattenimenti, che il Signore sarebbe morto, viene a donarGli il profumo con tutto il suo cuore, e ad asciugare i Suoi piedi coi suoi capelli: “E la casa fu piena del profumo dell’olio“. Ma quel profumo lo ha conservato, dice il Signore, “per il giorno della mia sepoltura“.
L’Antico Testamento aveva già parlato della Sua risurrezione: “Tu non abbandonerai l’anima mia in potere della morte, né permetterai che il tuo santo subisca la decomposizione” (Salmo 16:10); “Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato col ricco” (Isaia 53:9). “Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito …” (1 Corinzi 15:3-4). Non è stato un coma, o una perdita temporanea di coscienza, come alcuni vorrebbero far credere, ma una vera morte, seguita da un seppellimento in un sepolcro, come lo testimonia ogni vangelo.
Giuseppe d’Arimatea va a chiedere il corpo del Signore a Pilato (Matteo 27:58; Marco 15:43-45), e Pilato si stupisce che sia “già morto” (15:44), perché il supplizio della croce porta generalmente a una morte lenta, anche dopo due o più giorni. Notiamo che Giuseppe chiede “il corpo” (in greco “soma”), e Pilato dà a Giuseppe “il cadavere” (in greco “ptoma”). Che diversità di valutazione!
Due uomini, discepoli in segreto, s’incontrano alla croce: Nicodemo, con una mistura di mirra e di aloe, e Giuseppe col sudario. Prendono il corpo, l’avvolgono negli aromi e lo seppelliscono. Poi viene messa una pietra contro l’apertura del sepolcro (Giovanni 19:39-42; Matteo 27:60).

c) La risurrezione
Le donne venute al sepolcro non avevano trovato il Suo corpo (Luca 24:23). Ma la pietra che ne chiudeva l’imboccatura era stata tolta dall’angelo sceso dal cielo, e non possono fare altro che constatare che la tomba è vuota. Quando arrivano Giovanni e Pietro, le fasce sono per terra, e il sudario piegato in un luogo a parte. Il corpo del Risuscitato non c’è. Entrate nel sepolcro, vedono un giovane seduto, vestito di una veste bianca e si spaventano. Ma egli dice loro: “Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato; non è qui” (Marco 16:4-6). È poi aggiunto in Luca 24:5: “Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato“.
Giovanni ci parla di due angeli “seduti uno a capo e l’altro ai piedi, lì dov’era stato il corpo di Gesù” (Giovanni 20:12). Il Signore appare prima a Maria Maddalena (Marco 16:9), e le affida il messaggio che lei trasmetterà ai discepoli: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro” (Giovanni 20:17). Quando Maria va dai discepoli a riferire queste parole, dice prima che “ha visto il Signore“. C’è in queste parole tutto il suo cuore; in seguito trasmette il messaggio.
Svariati fatti alla fine dei vangeli e all’inizio degli Atti testimoniano della Sua risurrezione; per quaranta giorni, “con molte prove“, si presentò vivente ai discepoli (Atti 1:3).
In 1 Corinzi 15 Paolo insisterà su questa straordinaria risurrezione, aggiungendo: “Se Cristo non è risuscitato… vana è la vostra fede… Ma ora Cristo è risuscitato dai  morti, primizia di quelli che sono morti (o dormono) … In Cristo saranno tutti vivificati“. Poi l’apostolo aggiunge un mistero: “Non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati… I morti risusciteranno incorruttibili e noi (i viventi) saremo trasformati” (1 Corinzi 15:17-22, 51-57). Noi “crediamo in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese, ed  risuscitato per la nostra giustificazione” (Romani 4:24-25).

d) L’offerta del corpo di Cristo (la portata spirituale)
Noi siamo stati santificati mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo fatta una volta per sempreInfatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che sono santificati” (Ebrei 10:10, 14).
Nell’antico patto, i sacrifici offerti sull’altare, specialmente nel grande giorno delle espiazioni, non erano altro che un atto commemorativo dei peccati, perché era impossibile che il sangue di tori e di becchi togliesse i peccati. Perciò, “entrando nel mondo“, il Signore Gesù, nostro sostituto, dice: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, ma mi hai preparato un corpo… Allora ho detto: Ecco, io vengo, per fare o Dio la tua volontà” (Ebrei 10:3-9). Era stato necessario che diventasse uomo per poter offrire il Suo corpo, adempiendo così la volontà del Padre. E “il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1 Giovanni 1:7).
Il Signore ha compiuto quest’opera “una volta per sempre“, espressione che ritorna sette volte nel Nuovo Testamento, cinque volte nell’Epistola agli Ebrei e due volte in quella ai Romani.
Colossesi 1:22 aggiunge: “Ora Dio vi ha riconciliati nel corpo della carne di lui per mezzo della sua morte per farvi comparire davanti a sé santi, senza difetto e irreprensibili“. Per questo è stato necessario che “Cristo Gesù Uomo” desse Se stesso “come prezzo di riscatto per tutti” (1 Timoteo 2:6).

e) Il memoriale
Il Signore Gesù ha desiderato, la notte in cui fu tradito, che i Suoi si ricordassero di Lui partecipando al pane, di cui dice: “Questo è il mio corpo che è dato  per voi”, e al calice, che è “il nuovo patto nel mio sangue che è versato per voi” (Luca 22:19-20).
Ma se la Cena è un memoriale, un ricordo, essa è anche, secondo 1 Corinzi 10:16-17, “la comunione con il sangue di Cristo” e “la comunione con il corpo di Cristo“. Noi, che siamo molti, “siamo un corpo unico perché partecipiamo tutti a quell’unico pane“. Così, silenziosamente, con questa partecipazione esprimiamo che facciamo parte di un unico corpo spirituale: “Noi tutti (i credenti) siamo stati battezzati in un unico Spirito per formare un unico corpo” (1 Corinzi 12:13).
Non è una volta ogni tanto che dobbiamo partecipare al memoriale e realizzare questa comunione. Vediamo in Atti 20:7 che questo avveniva “il primo giorno della settimana“. 1 Corinzi 11:25-26 sottolinea a due riprese: “ogni volta“. Con quanta serietà e con quanta riconoscenza dobbiamo parteciparvi, per amore per il Signore ed anche per ubbidire al suo desiderio!

Capitolo 2: Le Sue mani che toccano

  1. Liberazione e potenza

a) Guarigioni
In genere, anche quando si trova in presenza di una folla, il Signore impone le mani a ognuno degli ammalati, ha un contatto personale. In Luca 4:40, nonostante fossero numerosi, è detto che lo fa individualmente ad ognuno. Ma in Marco 6:5, a causa della loro incredulità, impone le mani soltanto a poche persone. In Luca 6:17-19 tutta la moltitudine cercava di toccarlo. E la potenza che usciva da Lui li guariva tutti.

I vangeli ci presentano così molti casi specifici:

  • La suocera di Pietro (Marco 1:29). Simone invita il Signore, verosimilmente per il pasto di mezzogiorno, insieme ai primi discepoli che accompagnavano il loro Maestro.

Ma ecco che, arrivati nell’abitazione, la suocera di Simone è coricata con la febbre. Che fare? Senza indugio parlano al Signore di lei. “Egli, avvicinatosi, la prese per la mano e la fece alzare; la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli” (Marco 1:29-31). In Matteo 8:15  “Ella si alzò e si mise a servirlo“. Servire il Signore e servire i Suoi. Non dobbiamo fare anche noi così?

Nei tre evangeli sinottici (Matteo 8; Marco 1; Luca 5) uno dei primi miracoli del Signore fu la guarigione di un lebbroso: “impietositosi, stese la mano, lo toccò e disse: Lo voglio, sii purificato” (Marco 1:41). Il lebbroso guarito come avrebbe potuto dimenticare la mano che l’aveva toccato per toglierlo dalla Sua miseria, nonostante il rischio, allora, di reale contagio?

In Marco 8:23-25, nella guarigione di un cieco, c’è una progressione: “Lo pregarono che lo toccasse“. Gesù prende la mano del malato, lo conduce fuori del villaggio, gli sputa negli occhi e nuovamente gli impone le mani. Ma l’uomo non vede ancora bene. Allora gli pone una terza volta le mani sugli occhi; e l’uomo vede “ogni cosa chiaramente“. Spiritualmente questo caso capita spesso. Educati in un ambiente cristiano, molti giovani conoscono il Signore, ma non sono ancora sicuri di essere salvati. Ma lo Spirito di Dio lavora nella loro coscienza e nel loro cuore cosicché essi arrivano progressivamente alla certezza: “Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato” (Romani 10:9). La Scrittura aggiunge: “Chi crede in lui non sarà deluso” (Romani 9:33).

  • In Matteo 9:27, Lo seguono due ciechi, gridando: “Abbi pietà di noi, Figlio di Davide!“. Il Signore non risponde, ma continua la Sua strada. Poi, quando giunge nella casa, i ciechi vanno da Lui. “Credete voi che io possa far questo?”, chiede loro. Essi gli rispondono: “Sì, Signore“. Allora Egli tocca loro gli occhi dicendo: “Vi sia fatto secondo la vostra fede“. E gli occhi loro furono aperti.
  • In Marco 9, un padre porta suo figlio dal Signore. Sentendo tutto il peso delle conseguenze del peccato Egli dice al padre: “Portatelo qui da me… subito lo spirito cominciò a contorcere il ragazzo con le convulsioni“. Non si trattava di una crisi unica, poiché fin dall’infanzia, e molto spesso, un cattivo spirito aveva cercato di farlo morire. Il Signore invita il padre a credere che tutte le cose sono possibili “per chi crede”. E il padre risponde: “Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità“. Quando il Signore ordina allo spirito di uscire dal fanciullo, lo spirito “gridando e straziandolo forte, uscì; e il bambino rimase come morto”. Ma Gesù, avendolo preso per mano “lo sollevò  ed egli si alzò in piedi” (Marco 9:17-27). Luca 9:42 aggiunge: “Lo rese a suo padre“. La stessa frase la troviamo nell’episodio della risurrezione del figlio unico di una madre vedova: il Signore lo riportò in vita e lo diede a sua madre (Luca 7:11-17).
  • Il Signore vede tra la folla una donna curva da diciotto anni, che non si poteva raddrizzare. Ella non grida, non gli viene incontro. Ma Lui ha visto la fede nel suo cuore e, poste le mani su di lei, la guarisce: “E nello stesso momento fu raddrizzata e glorificava Dio” (Luca 13:11-13).
  • Anche nel Getsemani, quando uno dei discepoli taglia l’orecchio di Malco, Gesù “toccato l’orecchio di quell’uomo, lo guarì” (Luca 22:51).

b) Risurrezioni

  • La figlia di Iairo (Marco 5:23, 35-43). La fede del padre è stata messa alla prova. Egli lascia la figlia moribonda per andare a cercare Gesù. Il tempo passa. Dopo aver attraversato il lago, finalmente il Signore arriva, ma la folla Lo ostacola e Lo spinge da ogni parte. Una donna tocca la Sua veste da dietro e Gesù si ferma finché ella non viene ai Suoi piedi e dichiara pubblicamente “tutta la verità” sulla sua malattia. Ed ecco che nel frattempo arrivano persone dalla casa di Iairo per dire brutalmente al padre: “Tua figlia è morta; perché incomodare ancora il Maestro?” Subito Gesù rassicura il povero padre: “Non temere, soltanto continua ad aver fede“. Arrivato alla dimora del capo della sinagoga, vede il tumulto, quelli che piangono urlano forte, e quando Gesù dice: “La bambina non è morta, ma dorme” Lo deridono.

Gesù prende il padre, la madre e tre discepoli ed entra nel silenzio di quella camera. La prende per la mano e “le disse … “Ragazza, ti dico: Alzati!Subito la ragazza si alzò, e camminava“. Tutti sono presi da grande stupore, ma il Signore ordina con insistenza ai suoi genitori di non parlarne; ora bisognava “che le fosse dato da mangiare“. Espressione di significato spirituale per tutti i genitori cristiani che sono chiamati fin da subito a dare ai loro figli il nutrimento dell’anima, in modo comprensibile.

  • Il figlio della vedova di Nain (Luca 7:11-17). Alla porta della città di Nain si incontrano due cortei. In uno c’è il Signore, seguito dai Suoi discepoli e da una grande folla; nell’altro c’è una bara ed una madre disperata: “Si portava alla sepoltura un morto, figlio unico di sua madre, che era vedova”. Gesù ha pietà di quella povera donna; le dice: “Non piangere!”, poi tocca la bara per far fermare i portantini e chiama il ragazzo: “Ragazzo, dico a te, alzati!”. Il ragazzo si alza, si mette a parlare ed il Signore lo rende a sua madre. La morte glielo aveva strappato, ma il Signore della vita può restituirglielo. La folla è spaventata, ma glorifica Dio e riconosce che “un grande profeta” è sorto tra di loro e che Dio aveva visitato il Suo popolo.
  • La risurrezione di Lazzaro (Giovanni 11). È il più grande miracolo del Signore. Recatosi al sepolcro, il Signore “fremette” nello spirito, si turba. Quando chiede che sia tolta la pietra, Marta, la sorella, fa obiezione: “Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno“. Allora viene la risposta: “Non ti ho detto che se credi vedrai la gloria di Dio?” Poi grida: “Lazzaro, vieni fuori!” e il morto esce, avendo i piedi e le mani legati da fasce e il viso coperto da un sudario. Gesù dice loro: “Scioglietelo e lasciatelo andare“. La potenza divina ha risuscitato Lazzaro, ma sono i discepoli che devono sciogliere le fasce che gli impediscono di avanzare. Quelli che circondano una persona arrivata da poco alla fede, devono prendersene cura perché sia “slegata” da quanto può ostacolare il suo cammino. In seguito, si potrà “lasciarlo andare”.
  • Dopo la trasfigurazione i discepoli sono presi da un grande timore. “Ma Gesù, avvicinatosi, li toccò e disse: “Alzatevi, non temete. Ed essi, alzati gli occhi, non videro nessuno, se non Gesù tutto solo” (Matteo 17:6-8).

Vedere (per fede) “solo Gesù, dopo essere stati “toccati” da Lui! Fu il privilegio di Pietro, che ha vissuto questa scena. Egli può scrivere alla fine della sua vita: “Gesù Cristo. Benché non l’abbiate visto, voi lo amate; credendo in Lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa” (1 Pietro 1:8).

c) Benedizioni

  • I bambini che gli venivano portati, il Signore li benedice. I discepoli rimproveravano coloro che li portano, ma il Signore, indignato, pone le sue mani su quei piccoli (Matteo 19:13-15). In Marco 10:13-16 di nuovo, indignato dall’opposizione dei discepoli, prende i fanciulli in braccio, impone loro le mani e li benedice. Che incoraggiamento per i genitori che, in preghiera, presentano con fede i loro figli al Signore!
  • Infine, in Atti 11:21: “La mano del Signore” era con quelli che erano stati dispersi al momento della morte di Stefano. Che sostegno per coloro che il Signore chiama a diffondere l’Evangelo della Sua grazia!
  1. Le Sue mani forate

I Giudei lapidavano i condannati a morte; i Romani crocifiggevano gli schiavi. Il Salmo 22:16 aveva preannunciato nella visione di Gesù sulla croce: “M’hanno  forato le mani e i piedi“.

Zaccaria 13:6 predice: “Che sono quelle ferite che hai nelle mani? Egli risponderà: Sono le ferite che ho ricevuto nella casa dei miei amici“.

Gli uomini hanno posto fine al ministero di grazia dell’Uomo Cristo Gesù inchiodando quelle mani che avevano compiuto tanti miracoli e portato tante benedizioni, e inchiodando quei piedi che, infaticabili, avevano percorso le vie della Galilea e della Giudea, da Nazaret a Gerusalemme.

In Matteo 27:28-29 leggiamo che Gli mettono addosso un manto scarlatto, sul capo una corona di spine e una canna nella mano destra. Pilato voleva presentarlo così al popolo. Egli dice in Giovanni 19:2-4: “Ecco, ve lo conduco fuori“; ma la Parola ispirata aggiunge: “Gesù dunque uscì“. Nessuno Lo costringeva; Egli dava volontariamente la propria vita (Giovanni 10:18). Mai Pilato avrebbe potuto farLo uscire contro la Sua volontà.

Presero dunque Gesù ed egli, portando la sua croce, venne al luogo detto del teschio, che in ebraico si chiama Golgota, dove lo crocifissero, assieme a due altri, uno di qua, l’altro di là, e Gesù nel mezzo” (Giovanni 19:17-18). I vangeli non ci danno nessuna descrizione particolareggiata della crocifissione.

Le mani del crocifisso hanno attirato l’attenzione dei discepoli. Quando ha rotto il pane nel villaggio di Emmaus, si può pensare che i due discepoli abbiano potuto vedere le Sue mani, anche se ciò non è scritto. Ma quando appare ai Suoi nella camera alta, dice loro: “Guardate e mie mani e i miei piedi, perché sono proprio io… E, detto questo, mostrò loro le mani e i piedi” (Luca 24:39-40).

Quando si presentò ai discepoli riuniti, è detto in Giovanni 20:19-20, che “mostrò loro le mani e il costato“. Le Sue mani e il Suo costato ricordavano le sofferenze inflitteGli dagli uomini; quelle ferite da cui era uscito il sangue e che ci parlano di tutte le sofferenze sopportate per la nostra salvezza.

Toma, uno dei dodici, diffidente, non voleva credere ai suoi fratelli che gli raccontavano della risurrezione di Gesù; voleva mettere la “sua mano nel suo costato“. Ma quando, otto giorni dopo, Gesù appare di nuovo, gli dice: “Porgi qua il dito e vedi le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato“. Non è detto che Toma l’abbia fatto, ma egli dichiara pentendosi: “Signor mio e Dio mio!“. E il Signore aggiunge: “Beati quelli che non han visto e hanno creduto” (Giovanni 20:25-29).
Al momento di lasciare i Suoi discepoli “alzate in alto le mani li benedisse” (Luca 24:50).
Il Salvatore dice delle Sue pecore: “Nessuno le rapirà dalla mia mano” (Giovanni 10:28).
Egli può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio, dal momento che vive sempre per intercedere per loro” (Ebrei 7:25).

Capitolo 3: I Suoi piedi, il Suo cammino

  1. I Suoi piedi sulla terra

Nella sua visione, Isaia profetizza con ammirazione: “Quanto son belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone notizie, che annunzia la pace, che è araldo di notizie liete, che annunzia la salvezza!” (Isaia 52:7). E Romani 10:15, considerando tutti quelli che saranno mandati seguendo le orme di Cristo, cita quel passo di Isaia: “Quanto sono belli i piedi di quelli che annunziano buone notizie!“. Il Signore aveva detto: “Se uno mi serve, mi segua; e là dove sono io, sarà anche il mio servitore” (Giovanni 12:26).
Alla fine del vangelo, Giovanni fa vedere Pietro e se stesso che si alzano e seguono il Signore, rispondendo al “tu, seguimi” (Giovanni 21:19-22).
In Filippesi 3:13-17, Paolo riprende l’argomento e scrive: “Dimenticando le cose che stanno dietro, e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la meta… Sia questo dunque il sentimento di quanti siamo maturi… Soltanto, dal punto al quale siamo arrivati, continuiamo a camminare per la stessa via… Siate miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che camminano secondo l’esempio che avete in noi“.
Riconosciamo umilmente che troppe volte il Signore ci ha dovuto lavare i piedi con la Sua Parola, perché avessimo “una parte con Lui” (Giovanni 13:8) e potessimo seguirLo coerentemente e dando una buona testimonianza.
Cancellando se stesso, Giovanni Battista ripete (lo leggiamo in Atti 13:25 come in ogni vangelo): “Dopo di me viene uno, al quale io non sono degno di slacciare i calzari“. Il giorno successivo al battesimo, guardando il Signore che camminava, aveva detto con emozione: “Ecco l’Agnello di Dio!“. Nel corso di tutti i vangeli possiamo considerare, con adorazione, questo sublime cammino.

  1. Ai Suoi piedi

Ognuno può cercare facilmente nei vangeli quali persone si sono messe ai piedi di Gesù.
In Matteo 15:29, Egli sta presso il mar di Galilea; per avere un po’ di tranquillità sale su un monte e si siede. Ma lo raggiunge una grande folla, portando malati di ogni genere e ponendoli ai Suoi piedi. Che cosa fa? Non fa notare la Sua stanchezza, o il Suo desiderio di tranquillità, ma “li guarisce” tutti, di modo che la folla rende gloria a Dio.
In Marco 7:25-30, viene a Gesù una donna sirofenicia. Egli era entrato in una casa e non voleva che nessuno lo sapesse. La riceverà? Ella si getta ai Suoi piedi. Gesù le dice: “Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini” (così consideravano i Giudei tutti quelli che non erano del loro popolo). Nella sua fede molto semplice, la donna risponde: “Sì, Signore; ma i cagnolini, sotto la tavola, mangiano le briciole dei figli“. Il Signore la rassicura: “Per questa parola va’; il demonio è uscito da tua figlia“. La donna, tornata a casa, trova la figlia guarita, coricata sul letto; il demonio era uscito da lei!
In Luca 7:37-50, “una donna… una peccatrice” ha il coraggio di entrare nella casa di un fariseo che ha invitato il Signore per cenare con lui. Consapevole di quanto il suo comportamento sia sconveniente, ella sta dietro, ai Suoi piedi, e li bagna di lacrime e li asciuga coi suoi capelli, coprendoli di baci e ungendoli con del profumo. Il fariseo è scandalizzato; con una breve parabola Gesù lo riprende, ricordandogli come egli lo abbia accolto male, senza il rispetto dovuto: “Tu non mi hai dato dell’acqua per i piedi… Tu non mi hai dato un bacio… Tu non mi hai versato l’olio sul capo“. A questa donna può essere perdonato molto, perché ha “amato molto“; ma “colui a cui poco è perdonato, poco ama“. Tutti si stupiscono; ma il Signore dice alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace“.
In Marco 5:15-17, la gente della città, spaventata e scontenta di Gesù, viene a Lui e trova ai Suoi piedi, “vestito e sano di mente“, l’uomo dal quale erano usciti i demoni. L’indemoniato guarito ha un solo desiderio: che il Signore gli permetta di stare con Lui. Ma il Salvatore non glielo permette, dicendogli: “Va’ a casa tua dai tuoi, e racconta loro le grandi cose che il Signore ti ha fatto“. E l’uomo va a rendere la sua testimonianza in tutta la regione. Prima andava urlando “fra i sepolcri e su per i monti” (15:5); ora, liberato dalla potenza diabolica, va a “proclamare le grandi cose che Gesù aveva fatto per lui” (15:20).
In Luca 17:12-19, dieci lebbrosi gridano da lontano: “Gesù, Maestro, abbi pietà di noi!“. Essi danno poi prova di fede andando, su ordine del Signore, a farsi vedere ai sacerdoti; e per strada sono guariti! Uno solo di loro, un Samaritano, ritorna sui suoi passi, glorifica Dio ad alta voce e si getta ai piedi di Gesù con la faccia a terra, ringraziandoLo. Il Signore attristato risponde: “I dieci non sono stati tutti purificati? Dove sono gli altri nove?“. Questo è il solo caso, citato nei vangeli, in cui un uomo guarito ritorna per ringraziare!
E noi, abbiamo a cuore di farlo ogni giorno, e specialmente la domenica mattina quando, riuniti intorno a Lui, ci ricordiamo di Lui col memoriale che ha istituito? RingraziamoLo e adoriamoLo per tutto quello che ha fatto per la gloria di Dio e per la nostra salvezza!
Per tre volte, nei vangeli, è riportato il ricordo di Maria (Luca 10; Giovanni 11 e 12). Nella casa di Betania, seduta ai piedi del Signore, aveva ascoltato la Sua parola. Dopo la morte di Lazzaro non era andata al sepolcro per piangere, come pensavano i Giudei venuti a consolare le due sorelle, ma era andata dove c’era Gesù e quando Lo aveva visto si era gettata ai Suoi piedi, piangendo. Fu allora che “Gesù pianse“.
Dopo la risurrezione di Lazzaro, il Signore ritorna a Betania, sei giorni prima della Pasqua, e partecipa alla cena che gli preparano (Giovanni 12:1-12). Maria, allora, prende una libbra di profumo di nardo puro di gran prezzo e unge i piedi del Figlio di Dio che sta per essere condannato a morte, e li asciuga coi suoi capelli. In risposta all’obiezione di Giuda, Gesù dice: “Lasciala stare; ella lo ha conservato per il giorno della mia sepoltura“. Lui sapeva cosa Lo aspettava, lei lo presentiva; e con tutto il suo cuore sparge il profumo dell’adorazione e della riconoscenza, dando prova del valore che il Signore aveva per lei.

  1. Il suo cammino

Discutendo coi Giudei, Giovanni Battista aveva risposto alle loro domande e confessato chiaramente: “Io non sono il Cristo, né Elia, né il profeta”; ma essi insistono: “Chi sei?“. Egli risponde semplicemente: “Io sono la voce di uno che grida nel deserto” (Giovanni 1:23). “Il giorno seguente, Giovanni vede Gesù che viene verso di lui, e dice: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Questi è colui del quale dicevo: “Dopo di me viene un uomo che mi ha preceduto, perché era prima di me“. Poi aggiunge un’altra testimonianza: “Ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba, e fermarsi su di lui… E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio” (1:32, 34).
Che privilegio per noi vedere, nei vangeli, il cammino del Signore! Pietro, che ha accompagnato Gesù in tutto il Suo ministero, dice in casa di Cornelio: “E’ andato dappertutto facendo del bene” (Atti 10:38).
Molte volte ha camminato lungo il mare, soprattutto per chiamare alcuni discepoli: Simone e Andrea (Matteo 4:18; Marco 1:16), poi Giacomo e Giovanni (Marco 1:19) ed altri.
Salito “sul monte a pregare” (Matteo 14:23-33 – Marco 6:46-51), venuta la sera, Lui, tutto solo a terra, vede i discepoli affaticarsi a remare con un vento contrario. Andrà subito a soccorrerli? No. Solo alla quarta vigilia della notte va verso di loro, camminando sul mare. I discepoli dicono: “E’ un fantasma” e dalla paura gridano. Ma subito Gesù parla loro e dice: “Coraggio, sono io; non abbiate paura!“. Pietro risponde: “Se sei tu, comandami di venire da te sull’acqua!” ed il Signore gli dice: “Vieni!“. Così Pietro cammina sul mare agitato per andare da Gesù! Poi, però, vede che il vento è forte, ha paura e comincia ad affondare. E grida: “Signore, salvami!“. Gesù gli dice forse: “Sei stato presuntuoso, perché hai voluto camminare sul mare”? No. Gli dice: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?“. Il Salvatore non aspetta; subito tende la mano e lo afferra. E tutti e due salgono sulla barca. Il vento s’acqueta, e i discepoli, pieni di ammirazione, gli rendono omaggio: “Veramente tu sei Figlio di Dio!“.
Nelle tempeste della vita, anche i credenti possono “vedere il Signore” che viene incontro a loro, e sentirLo dire: “Sono io, non temete!” (Giovanni 6:20).
In Luca 9:51, Gesù “si mise risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme“, compiendo le parole di Isaia 50:7. Tutto il seguito del vangelo è contrassegnato da questo itinerario. In Luca 13:32-33, è ancora scritto: “Il terzo giorno avrò terminato. Ma bisogna che io cammini oggi e domani e dopodomani“.
Alla fine, entra in Gerusalemme, nel tempio. Lo accoglieranno? Marco 11:11 dice che “dopo aver osservato ogni cosa intorno, essendo già l’ora tarda, uscì per andare a Betania con i dodici”.
Il ministero di grazia sta per terminare. Il giorno seguente, mentre esce da Betania, ha fame; vede un fico che ha delle foglie; forse vi troverà qualche frutto. Purtroppo, avvicinatosi, vi trova “niente altro che foglie; perché non era la stagione dei fichi“. La mattina seguente, ripercorrendo quella stessa strada, vedono il fico “seccato fin dalle radici” (Marco 11:13, 20).
Quest’episodio è una figura del popolo d’Israele che non aveva portato alcun frutto per il suo Messia e Salvatore; così Gerusalemme fu distrutta sotto il giudizio di Dio circa quarant’anni dopo, per opera di Tito (come testimonia il suo arco di trionfo nel Foro a Roma ancora visibile oggi).
In Marco, a partire dal capitolo 14:53, non è più parlato del Suo cammino; il Signore si lascia “condurre“, compiendo la profezia di Isaia 53:7: “Come l’agnello condotto allo scannatoio, come la pecora muta, dinanzi a chi la tosa” (Marco 15:1, 16, 20, 22). Aveva detto, istituendo la cena: “Il Figlio dell’uomo… se ne va“(Luca 22:22). Questo richiama alla mente Matteo 13:44-46: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e per la gioia che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo“. E, qualche versetto dopo: “Se n’è andato, ha venduto tutto quello che aveva“, e ha comprato la perla “di gran valore“.
Alla fine, i soldati romani, inchiodando i piedi che avevano camminato tanto sulle strade di quel paese, hanno posto fine alla carriera meravigliosa e incomparabile del nostro Salvatore.

  1. I piedi del Risuscitato

Avvertiti da Maria Maddalena, Simon Pietro e il discepolo che Gesù amava corrono da soli al sepolcro, vedono i pannilini e il sudario, constatano la scomparsa del corpo del Signore e ritornano a casa!
Maria, invece, rimane ancora al sepolcro, piangendo. Si china e vede due angeli vestiti di bianco, seduti uno alla testa e uno ai piedi, là dov’era stato adagiato il corpo di Gesù. I pannilini e il sudario sono ancora lì, ma vuoti; prima che il primo angelo avesse tolto via la pietra, il Risuscitato era scomparso. Maria risponde agli angeli: “Han tolto il mio Signore e non so dove l’abbiano deposto“. Voltandosi indietro, vede Gesù, ma non sa che è Lui. Gesù le dice: “Donna, perché  piangi? Chi cerchi?” Ella, pensando che fosse l’ortolano, gli disse: “Signore, se tu l’hai portato via, dimmi dove l’hai deposto e io lo prenderò“. Gesù le disse: “Maria!“. E lei, voltandosi, gli dice in ebraico: “Rabbunì!”che vuol dire: “Maestro” (Giovanni 20:13, 15-16).
È in quel momento che il Signore risorto le affida l’incarico di portare questo meraviglioso messaggio ai Suoi fratelli: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro“. Non dice: “Salgo al nostro Padre e nostro Dio”; il Signore è sempre distinto da noi, anche se noi credenti siamo uniti a Lui. Egli resta il “primogenito tra molti fratelli” (Romani 8:29), Colui che ha il primato su tutto e su tutti.
Maria Maddalena viene a riferire ai discepoli, prima che ha visto il Signore, e poi che le ha detto quelle cose.
Quando arrivano le altre donne, “gli strinsero i piedi e l’adorarono” (Matteo 28:9).
In quella stessa giornata, i due discepoli che andavano a Emmaus sono accompagnati dal Signore risuscitato che si mette a “camminare con loro”. Quaranta giorni dopo, al momento di lasciare i Suoi, prima li “condusse fuori” e dopo, davanti ai loro occhi, “fu portato su nel cielo” (Luca 24:15, 50-51).
Zaccaria 14:4-5 profetizza che, al Suo ritorno glorioso, “i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi che sta di fronte a Gerusalemme, a oriente“, e aggiunge: “Il Signore, il mio Dio, verrà e tutti i suoi santi con lui“.

  1. Ogni cosa sotto i Suoi piedi

In Apocalisse 1:15 e 2:13, i Suoi piedi sono simili a terso rame; di fronte alla grande visione, Giovanni cade “ai suoi piedi come morto” (1:17). In un’altra visione, i Suoi piedi sono “come colonne di fuoco” (Apocalisse 10:1). Al versetto 2, Egli mette “il suo piede destro sul mare“, espressione simbolica della Sua gloria futura che corrisponde alla profezia del Salmo 8:6, il cui compimento ci viene annunciato in Efesini 1:22: “Ogni cosa egli ha posto sotto i suoi piedi“,  e confermato da Ebrei 2:8: “Al presente, però, non vediamo ancora che tutte le cose gli siano sottoposte; però vediamo colui che stato fatto di poco inferiore agli angeli, cioè Gesù, coronato di gloria e di onore a motivo della morte che ha sofferto“.

Capitolo 4: I Suoi occhi, il Suo sguardo

  1. Lo sguardo di compassione verso le folle.

Nella storia d’Israele, in molte occasioni l’Eterno ha uno sguardo di compassione per il Suo popolo: “Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo che è in Egitto… sono sceso per liberarlo” (Esodo 3:7-8).
Nel periodo dei re d’Israele “il SIGNORE aveva visto che l’afflizione d’Israele era amarissima, che schiavi e liberi erano ridotti all’estremo, e che non c’era più nessuno che soccorresse Israele… Quindi li salvò” (2 Re 14:26-27).
Ma nei vangeli, il Signore stesso, venuto dal cielo sulla terra, vedendo la folle, ne ebbe compassione, perché erano stanche e sfinite “come pecore che non hanno pastore” (Matteo 9:36). Il Suo cuore era commosso per quelle folle. Per questo i dodici discepoli, mandati in missione, dovevano andare alle “pecore perdute della casa d’Israele” (Matteo 10:6).
In Matteo 14:14, “vide una gran folla; ne ebbe compassione“. Avvicinandosi la sera, i discepoli avrebbero voluto licenziare la folla, ma il Signore disse loro: “Date loro voi da mangiare“. È la moltiplicazione dei cinque pani e dei due pesci; mangiano tutti e sono saziati. Per i discepoli rimangono dodici ceste piene, come in Marco 6 e in Giovanni 6.
Gesù sale un’ultima volta a Gerusalemme. “Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo:  “Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace!… Poiché verranno su di te dei giorni nei quali i tuoi nemici … abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te” (Luca 19:41-44). Gerusalemme stava per crocifiggere il suo Messia, e Lui piangeva, come aveva pianto alla tomba di Lazzaro. In altre occasioni ha pianto, forse nel Getsemani, nella prospettiva dell’abbandono e della morte: “Nei giorni della sua carne, con alte grida e con lacrime egli offrì preghiere e suppliche a colui che poteva salvarlo dalla morte (o meglio: al di là della morte, in allusione alla risurrezione), ed è stato esaudito per la sua pietà” (Ebrei 5:7).

  1. Lo sguardo verso persone singole

Presso la vasca di Betesda (Giovanni 5), sta coricato un uomo malato da trentotto anni. Il Signore lo vede e gli chiede: “Vuoi guarire?“. L’ammalato risponde: “Non ho nessuno…”; nessuno che lo buttasse nella vasca quando l’angelo muoveva le acque. Gesù gli dice: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina“. Subito l’uomo è guarito. La potenza divina era là, ma soprattutto il cuore di Colui che aveva accettato di diventare “simile agli uomini” (Filippesi 2:7) per venire in questo mondo di sofferenza e di peccato.
Al Golgota, quando sopporta tutte le sofferenze della croce, “Gesù vedendo sua madre e presso a lei il discepolo ch’egli amava, disse a sua madre: “Donna, ecco tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese in casa sua” (Giovanni 19:26-27). Di chi sarebbero stati occupati insieme Maria e Giovanni? Lei Lo aveva partorito e circondato di cure dalla nascita fino all’età di trent’anni, e lui l’aveva accompagnato  durante i tre anni del Suo ministero, fino alla croce: “Quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola della vita...” (1 Giovanni 1:1).

  1. Lo sguardo con profondo interesse

Mentre cammina lungo il mare della Galilea, vede due fratelli, Simone detto Pietro e Andrea suo fratello. Il Signore sa che, da pescatori di pesci, sarebbero diventati “pescatori di uomini“. La scena si ripete con Giacomo e Giovanni, che sono impegnati ad accomodare le loro reti; alla Sua chiamata, subito lasciano la barca e il padre, e Lo seguono (Matteo 4:18-22). Già sulle rive del Giordano due discepoli Lo avevano seguito, spontaneamente; erano stati con Lui tutto quel giorno; “era circa la decima ora” (Giovanni 1:37-39). Andrea, uno di loro, porta suo fratello Simone a Gesù che, guardatolo, gli dice: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa (che si traduce Pietro)” (1:42).
L’indomani Gesù trova Filippo, che lo segue. Filippo trova Natanaele e lo porta da Gesù. Gesù vede Natanaele che gli viene incontro e gli dice: “Ecco un vero Israelita in cui non c’è frode” (Giovanni 1:47). Natanaele si stupisce, ma il Signore gli dice che già lo vedeva quand’era sotto il fico.
Zaccheo, piccolo di statura, sale su un sicomoro per vedere il Signore che doveva passare di là. E non è detto che sia lui, il pubblicano, a vedere Gesù, ma è detto: “Quando Gesù giunse in quel luogo, alzati gli occhi, gli disse: “Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua” (Luca 19:5).

  1. Lo sguardo che investiga

Il Salmo 139 dice: “SIGNORE, tu mi hai esaminato e mi conosci… Tu comprendi da lontano il mio pensiero… Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito?“. Il salmista conclude: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c’è  in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna” (Salmo 139:1-2, 7, 23-24). Bellissima preghiera che anche noi possiamo rivolgere al Signore.
In Marco 10:17-27, l’uomo che possedeva grandi ricchezze viene a Gesù, assicurandolo di aver rispettato fin dalla giovinezza tutti i comandamenti della legge. “Gesù, guardatolo, l’amò e gli disse: “Una cosa ti manca! Va’, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi“. Ma l’uomo se ne va molto afflitto, non volendosi separare dai suoi beni. E il Signore, rattristato, si guarda intorno e dice ai Suoi discepoli: “Quanto difficilmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!” I discepoli sono stupiti e si chiedono: “Chi dunque può essere salvato?”. È allora che il Signore “fissò lo sguardo su di loro e disse: “Agli uomini è impossibile, ma non a Dio; perché ogni cosa è possibile a Dio“.
In Marco 8:31-33, il Signore incomincia ad insegnare ai Suoi discepoli “che era necessario che il Figlio dell’uomo soffrisse molte cose, fosse respinto… e fosse ucciso“. Egli teneva questi discorsi apertamente. Ma Pietro ha l’audacia di prenderLo da parte e di rimproverarLo. E Lui, voltatosi, guarda quel piccolo gregge di discepoli e rimprovera Pietro, dicendogli: “Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini“.
Gesù sa quali persecuzioni dovranno sopportare e, perché non siano colti di sorpresa, davanti alla folla aggiunge: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (8:34).
Dopo il ripetuto rinnegamento di Pietro, la terza volta “il Signore, voltatosi, guardò Pietro“! Sguardo che investiga, ma anche che consola e porta al pentimento. Pietro, infatti, “andato fuori, pianse amaramente” (Luca 22:61-62).
Sulla riva del mar di Tiberiade (Giovanni 21:15-19) Gesù dà a Pietro l’occasione di reagire alla domanda rattristata del Suo Maestro: “Simone figlio di Giovanni, mi ami più di questi?”. Egli Gli risponde: “Sì, Signore; tu sai che ti voglio bene“. La riabilitazione avviene dopo tre domande e tre risposte; il futuro servizio di pascere le pecore e gli agnelli del Signore gli viene affidata dopo che lui ha lasciato al Signore la cura di apprezzare il suo amore per Lui.
Seduto di fronte alla cassa delle offerte, il Signore guarda come la gente getta il denaro nella cassa. Parecchi ricchi vi gettano molto. Viene poi una povera vedova e vi getta due spiccioli, che fanno un quarto di soldo. Gesù coglie l’occasione per chiamare i Suoi discepoli e dire loro: “Questa povera vedova ha messo nella cassa delle offerte più di tutti gli altri; poiché tutti vi hanno gettato del loro superfluo; ma lei, nella sua povertà, vi ha messo tutto ciò che possedeva, tutto quanto aveva per vivere” (Marco 12:41-44). Da questo possiamo ben capire che il Signore non guarda a quanto si dà, ma a quanto teniamo per noi!

  1. Lo sguardo che giudica

Quelli della sinagoga dove è entrato Gesù “l’osservavano, per vedere se lo avrebbe guarito in giorno di sabato, per poterlo accusare“. Lì c’è un uomo con la mano paralizzata. Il Signore gli ordina di alzarsi davanti a tutti e chiede ai presenti se sia permesso fare del bene o del male in giorno di sabato. La risposta è soltanto un silenzio ostile. Gesù allora li guarda con indignazione, contristato dall’indurimento del loro cuore, e guarisce  la mano. A questo punto i Farisei, usciti, tengono subito consiglio con gli Erodiani “contro di Lui, con lo scopo di farlo morire” (Marco 3:1-6).
Ebrei 4:13 parla degli “occhi” di “Colui al quale abbiamo da rendere conto“. “La parola di Dio è vivente ed efficace… e penetra fino a dividere dell’anima e dello spirito… E non v’è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte dinanzi agli occhi di Colui al quale abbiamo da rendere conto” (Ebrei 4:12-13).
Isolato nell’isola di Patmos, Giovanni, “compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza in Gesù” (Apocalisse 1:9), ha avuto la visione del Signore come Giudice.
Gli occhi  che si erano portati con tanto amore su molti peccatori, sui Suoi discepoli, sul giovane ricco sono qui “come fiamma di fuoco” (Apocalisse 1:14). “Il discepolo che Gesù amava” riconosce bene Colui che  davanti a lui “uno simile ad un Figlio d’uomo“; eppure cadde “ai suoi piedi come morto”. Ma Gesù mette la Sua destra su di lui, dicendo: “Non temere; io sono il primo e l’ultimo, e il vivente, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli” (1:17-19). Poi affida al Suo discepolo la cura di scrivere “le cose che hai viste” (1:12-16), “quelle che sono” (capitoli 2 e 3), e “quelle che devono avvenire in seguito” (capitoli da 4 a 22).
“Apocalisse” significa “Rivelazione”; gli occhi che erano “come una fiamma di fuoco” facevano discernere in anticipo le cose e le rivelavano al Suo discepolo, perché le scrivesse e comunicasse  tutti i giudizi che sarebbero venuti sulla terra  su quelli che l’avrebbero rigettato.
Eppure, la conclusione di tutta la Bibbia è: “La grazia del Signor Gesù Cristo sia con tutti“.

  1. Alzare gli occhi al cielo

Rattristato dalla morte brutale di Giovanni Battista, il Signore si ritira in “un luogo deserto” in disparte (Matteo 14:13-20). Ma subito le folle lo seguono a piedi, provenienti da diverse città. Sceso dalla barca, vede questa grande folla e “ne ebbe compassione, e ne guarì gli ammalati“. Scende la sera, il luogo è deserto. I discepoli vorrebbero che tutta quella gente se ne andasse nei villaggi vicini per procurarsi del cibo, ma Gesù dice: “Non hanno bisogno d’andarsene; date voi loro da mangiare“. Essi obiettano che hanno solo cinque pani e due pesci. Che soluzione potrebbe esserci? “Portatemeli qua“. Il Signore prende i cinque pani e i due pesci, guarda verso il cielo e ringrazia. I discepoli danno alla folla quello che hanno ricevuto dal Signore, e tutti “mangiarono e furono sazi“.
In Marco 7:32 gli portano “un sordo che parlava a stento”. Gesù lo prende in disparte, gli mette le dita sulle orecchie, gli tocca la lingua, poi, levati gli occhi al cielo, sospira davanti a tutte le sofferenze portate nel mondo dal peccato. Basta la Sua parola: “Effathà” cioè: “apriti” perché  le orecchie del sordo si aprano e la sua lingua si sciolga. La liberazione venuta dal cielo, per mezzo di Colui che ne  “disceso” (Giovanni 3:13).
Dopo la gloriosa visione della trasfigurazione, il Signore ed i Suoi scendono dal monte. Gli si avvicina un padre, che si getta in ginocchio davanti a Lui, dicendo: “Maestro, ho condotto da te mio figlio”, (Marco 9:17) perché “soffre molto”; ed i “tuoi discepoli non l’hanno potuto guarire”. “Gesù rispose: O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando vi sopporterò?”. C’è qui tutta la sofferenza del cuore del Signore. Una parola da parte Sua: “Portatelo qui da me” (Matteo 17:15-17). “Gesù guarì il fanciullo e lo rese a suo padre” (Luca 9:42).
La sofferenza del cuore del Signore raggiunge il massimo al sepolcro di Lazzaro. Egli “fremette nello spirito”, si turba e chiede: “Dove l’avete deposto?“. Essi gli dissero: “Signore, vieni a vedere!“. Gesù pianse“. Notiamo che non fa un miracolo per togliere la pietra; la fa togliere da quelli che l’accompagnano. “Gesù, alzati gli occhi al cielo” ringrazia il Padre per il suo esaudimento e grida ad alta voce: “Lazzaro, vieni fuori!” (Giovanni 11:33-35, 41, 43).
Anche prima di pronunciare la preghiera di Giovanni 17, Egli alza “gli occhi al cielo”.
Alla fine del vangelo di Giovanni, il Signore sta per lasciare i discepoli; così dà loro vari insegnamenti (capitoli da 14 a 16) e termina dicendo: “Il Padre stesso vi ama, perché mi avete amato e avete creduto che sono proceduto da Dio. Sono proceduto dal Padre e sono venuto nel mondo“; e di nuovo (che sollievo!): “Ora lascio il mondo e torno al Padre” (16: 27-28).
Quaranta giorni dopo la risurrezione, li conduce fuori, fino a Betania è l’ultima visione che hanno di Lui, “alzate in alto le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato nel cielo” (Luca 24:50-51). Ed essi: “avevano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava” (Atti 1:10).
Tutta la loro speranza e la nostra sarà di raggiungerLo un giorno, secondo la Sua promessa: “tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi” (Giovanni 14:3).

Capitolo 5: Il Suo Volto

La Sua testa – (La Sua faccia, i Suoi orecchi, ecc.). Non nel senso figurato come “capo, pietra angolare” o “ capo, testa del corpo”.

È quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio, che rifulge nel volto di Gesù Cristo” (2 Corinzi 4:6)

  1. L’uomo obbediente ed abbassato

Parlando per lo Spirito di Dio (2 Samuele 23:2), Davide aveva messo queste parole nella bocca del Messia: “M’hai aperto gli orecchi” (Salmo 40:6); Ebrei 10:5 traduce: “Mi hai preparato un corpo … Allora ho detto: “Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà” (Ebrei 10:5, 7). In questo corpo avrebbe “glorificato Dio sulla terra” (Giovanni 17:4). Isaia lo vede come l’Uomo obbediente che ha detto: “Il Signore, DIO, … Egli risveglia, ogni mattina, risveglia il mio orecchio, perché io ascolti, come ascoltano i discepoli. Il Signore, DIO, mi ha aperto l’orecchio e io non sono stato ribelle, non mi sono tirato indietro” (Isaia 50:4-5).
Nella figura del “servo ebreo”, Mosè aveva detto di Lui: “Io amo il mio padrone, mia moglie e i miei figli; io non voglio andarmene libero”. Il suo padrone allora doveva forargli l’orecchio con una lesina “ed egli lo servirà per sempre” (Esodo 21:5-6). Il Vangelo di Marco ci offre l’immagine di questo perfetto Servo. “Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti” (Marco 10:45).
In questa obbedienza così unica, arriva il giorno in cui “si mise risolutamente in cammino per andare a Gerusalemme” (Luca 9:51). Lo aveva già annunciato Isaia: “Ho reso la mia faccia dura come la pietra” (Isaia 50:7).
Sulla strada che aveva scelto, avrebbe continuato a sopportare “una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori” (Ebrei 12:3). Nessun riposo, perché: “il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Luca 9:58). I Samaritani non Lo ricevettero perché il Suo volto “era diretto verso Gerusalemme” (9:53).
La Sua faccia fu così maltrattata che il profeta aveva potuto dire: “Come molti, vedendolo, sono rimasti sbigottiti (tanto era disfatto il suo sembiante al punto da non sembrare più un uomo, e il suo aspetto al punto da non sembrare più un figlio d’uomo” (Isaia 52:14).
La Sua obbedienza Lo condusse infine al Getsemani, dove disse ai Suoi discepoli: “L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate con me”. E, andato un po’ più avanti, si gettò con la faccia a terra, pregando, e dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi oltre da me questo calice! Ma pure, non come voglio io, ma come tu vuoi” (Matteo 26:38-39).

  1. L’Uomo disprezzato

Isaia l’aveva già annunciato: “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprì la bocca” (Isaia 53:7).
Gli hanno sputato in viso e l’hanno schiaffeggiato, dicendogli, mentre aveva gli occhi bendati: “Indovina! Chi t’ha percosso?” (Matteo 26:67-68). Il Salmo 69 dice: “Per amor tuo io sopporto gli insulti, la vergogna mi copre la faccia … L’oltraggio m’ha spezzato il cuore e sono tutto dolente; ho aspettato chi mi confortasse, ma invano; ho atteso dei consolatori, ma non ne ho trovati” (7, 20).
È stato tratto in giudizio, prima di tutto davanti ai Giudei, da Anna poi da Caiafa, che quell’anno era sommo sacerdote, ed è là che Pietro Lo rinnega (Giovanni 18:13-24); poi è portato davanti al governatore romano che chiede: “Quale accusa portate contro quest’uomo?” (18:29).
Pilato, nell’imbarazzo, chiede che Lo giudichino loro stessi secondo la legge giudaica, ma i Giudei adducono il pretesto che non è loro permesso di far morire alcuno. Pilato ritorna ancora nel pretorio dal Signore Gesù e riconosce che Egli  il Re dei Giudei.
Poi, uscendo verso i Giudei, dice loro: “Io non trovo alcuna colpa in lui“; e secondo l’usanza della Pasqua, vorrebbe lasciarLo libero. Essi dicono: “Non costui, ma Barabba” che era un brigante  (Giovanni 18:38-39).
Per cercare di accontentarli, Pilato fa frustare il Signore e lo consegna ai soldati che intrecciano una corona di spine e Gliela pongono sul capo, Lo vestono di un manto di porpora e Lo scherniscono: “Salve, re dei Giudei!“. Anche loro Lo schiaffeggiano. Per tentare ancora una volta di soddisfare il popolo, Pilato dichiara che farà uscire Gesù, dicendo: “Affinché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa“. Ma non è Pilato che Lo fa uscire; è scritto: “Gesù dunque uscì, portando la corona di spine e il manto di porpora“, accolto dalle urla dei capi dei sacerdoti e delle guardie, che gridano: “Crocifiggilo, crocifiggilo!“. Pilato dice loro: “Prendetelo voi e crocifiggetelo; perché io non trovo in lui alcuna colpa”  (Giovanni 19:4-6). Davanti alle loro grida, il governatore, per finire, cede e consegna loro Gesù “perché fosse crocifisso”.
Il vangelo di Giovanni non parla di Simone il cireneo che portò la croce, ma dice che la portò il Signore stesso fino al Golgota dove: “dove lo crocifissero assieme ad altri due, uno di qua, l’altro di là”.
Sul Suo capo, Pilato fa porre una scritta: “Gesù il Nazareno, il Re dei Giudei“, unico motivo per cui il governatore potesse accusarLo.
Allora incomincia la sfilata di quelli che l’ingiuriano; non solo il popolo, ma i capi sacerdoti, gli scribi, gli anziani; tutti lo scherniscono.
Vengono le ore terribili in cui il Signore è abbandonato da Dio, perché  viene fatto peccato per noi: “Ha portato i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce” (1 Pietro 2:24); “Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutticolpito a causa dei peccati del mio popolo” (Isaia 53:6, 8).
Sulla croce il Signore ha pronunciato sette parole (o frasi), tre prima delle ore di tenebre, nella prima delle quali si rivolge al Padre; poi la quarta volta si rivolge a Dio che l’aveva abbandonato. Vengono poi le ultime tre frasi. Egli sa che tutte le cose sono già compiute ma, per adempiere le Scritture dice: “Ho sete!” (Salmo 69:21).
Alla fine, dopo aver preso l’aceto che Gli è presentato, può dire “È compiuto!” (Giovanni 19:30) e con quale sollievo avrà pronunciato quella parola! (cfr. Giovanni 12:27; Matteo 26:38-39; Ebrei 5:7-9, ecc.). Poi viene il grido di vittoria (cfr. Colossesi 2:15) riportato dai primi tre vangeli, seguito, quando ha chinato il capo (Giovanni 19:30), dalla Sua settima frase: “Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio” (Luca 23:46), il che attesta che non è morto per la crocifissione (cfr. Marco 15:44), ma ha dato la Sua vita volontariamente (cfr. Giovanni 10:17-18).

  1. L’Uomo glorificato

Nei primi vangeli, è scritto che Maria Gli versò il profumo sul capo, il capo del Messia (Matteo 26:7), e del Servitore e Profeta (Marco 14:3), ma Giovanni 12:3 dice che glieLo versò sui piedi, i piedi del Figlio di Dio che sta per morire. Ebrei 1:9 dichiara: “Il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni“.
Al momento della trasfigurazione, sul monte, “La sua faccia risplendette come il sole” (Matteo 17:2). Quando appare a Giovanni, a Patmo, “il suo capo e i suoi capelli erano bianchi come lana candida” (Apocalisse 1:14). Quando, sotto l’aspetto di “angelo potente“, scende dal cielo, “sopra il suo capo vi era l’arcobaleno; la sua faccia era come il sole” (Apocalisse 10:1)
Quando sta per  eseguire i giudizi sulla terra (Apocalisse 14:14), appare su una nuvola, seduto, simile ad un Figlio d’uomo, che ha sul capo una corona d’oro, come l’aveva annunziato il Salmo 21:3.
E nella Sua gloriosa apparizione di Apocalisse 19:11-16, “sul suo capo vi erano molti diademi“. Qui Gli sono dati molti nomi: Fedele, Veritiero, Giudice, “la Parola di Dio“, “Re dei re e Signore dei signori“. Al di sopra di tutto porta “un nome che nessuno conosce fuorché lui“. Profondità ininvestigabile della Sua Persona che, “essendo in forma di Dio“, aveva annichilito se stesso, “prendendo forma di servo“, poi ha ricevuto “il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre” (Filippesi 2:6:11).

  1. Vedere la Sua faccia

Sul monte Sinai, in un intrattenimento intimo con l’Eterno, Mosè aveva chiesto: “Ti prego, fammi conoscere le tue vie“. L’Eterno aveva promesso: “La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo“. Mosè fece poi un’altra domanda: “Ti prego, fammi vedere la tua gloria“. L’Eterno aveva risposto: “Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà“, ma aveva anche aggiunto: “Tu non puoi vedere il mio volto, perché l’uomo non può vedermi e vivere“. Poi completa: “Ecco qui un luogo vicino a me; tu starai su quel masso; mentre passerà la mia gloria, io ti metterò in una buca del masso, e ti coprirò con la mia mano finché io sia passato; poi ritirerò la mano e mi vedrai da dietro; ma il mio volto non si può vedere” (Esodo 33:13-23).
Bisogna arrivare al Nuovo Testamento, perché Giovanni possa dire: “Noi abbiamo contemplato la sua gloria (morale), gloria come di unigenito dal Padre”; e “Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio (o: Figlio di Dio), che è nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere (Giovanni 1:14, 18).
Sul monte della trasfigurazione ci è detto che i discepoli: “Videro la sua gloria” (Luca 9:32) (quella del Messia, poi del Figlio diletto del Padre).
Prima di lasciarli, Gesù incoraggia i Suoi discepoli: “Voi siete ora nel dolore; ma io vi vedrò di nuovo (alla risurrezione) e il vostro cuore si rallegrerà, e nessuno vi toglierà la vostra gioia” (Giovanni 16:22).
Ora, nei vangeli, con la guida dello Spirito, possiamo in un certo modo “vedere Gesù”; vederLo che va di luogo in luogo, arriva al Calvario e compie l’opera della croce (cfr. 2 Corinzi 3:18). Niente può maggiormente rallegrare i nostri cuori che lo scoprire questa Persona meravigliosa attraverso tutte le pagine della Parola. Quando apriva le Scritture ai discepoli di Emmaus il loro cuore “ardeva” mentre Egli parlava loro per via (Luca 24:32).
Ma il giorno verrà in cui non vedremo più come adesso, “come in uno specchio, in modo oscuro”; “allora vedremo faccia a faccia” e conosceremo “pienamente” come anche siamo stati perfettamente conosciuti (1 Corinzi 13:12).
Apocalisse 22:3-4 ci dice: “i suoi servi lo serviranno, vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome scritto sulla fronte”. Il Salmo 17:15 l’aveva già annunciato: “Mi sazierò, al mio risveglio, della tua presenza“.

Libro apparso a puntate sul mensile Il Messaggero Cristiano