Giampiero Bulleri
Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 08-2013
“Amen!” Quante volte l’abbiamo detto al termine di preghiere personali o di un fratello a nome di tutta l’assemblea. L’abbiamo sempre detto nella consapevolezza di quello che significa? E’ bene che, nel presentare a Dio le nostre richieste, lo facciamo con parole che siano la vera espressione dei nostri sentimenti e desideri, tanto più che sono rivolte a Dio che ama la sincerità (Salmo 51:6), ode le parole e legge nei cuori. Ricordiamoci che le parole “in verità, in verità” non sono altro che una traduzione del termine “Amen” che equivale a “Così è”.
Quando leggiamo il cap. 6 del Vangelo di Matteo, soffermandoci sulle parole del v. 6: “Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto”; è un’esortazione a coltivare questo privilegio proprio da soli, nel segreto; lì possiamo aprire il nostro cuore e deporre davanti al Padre qualunque richiesta, anche quelle più delicate che non avremmo la libertà di presentare in presenza di fratelli o sorelle.
Ma con fratelli e sorelle, anche in piccoli gruppi, possiamo ben riunirci per pregare; e questo specialmente per presentare a Dio dei soggetti specifici quali un servizio per il Signore, una malattia di nostri cari, sia del corpo che dell’anima, problemi dell’assemblea o delle famiglie, e tutto quello che ci spinge a implorare l’aiuto divino. Lo facevano persino i dodici apostoli: “Quanto a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera…” (Atti 6:4).
Sempre in Matteo 6 (v. 9 a 15) c’è quel modello di preghiera conosciuto come il “Padre nostro”, che è un punto di partenza per ricordarci che dire “Padre” è una benedizione immensa, ma comporta che ci sia in noi un sincero desiderio di vivere come Suoi figli.
Se diciamo “sia santificato il Tuo Nome” dobbiamo chiederci se nella nostra vita ci sforziamo veramente per evitare peccati incompatibili con quella perfetta santità.
Se “venga il Tuo regno” lo pronunciamo con sincerità, bisogna che questo sia accompagnato dall’impegno ad esserne testimoni per Lui davanti agli uomini.
Dire “sia fatta la Tua volontà” comporta, da parte nostra, ogni sforzo per compierla continuamente nella nostra vita.
Forse non abbiamo oggi, nei nostri Paesi, le condizioni materiali per dover dire “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, ma il fatto di chiedere per “oggi” implica lasciare che il domani, coi suoi affanni, ci trovi ancora dipendenti da Dio, e non sicuri e indipendenti perché abbiamo accumulato molti beni.
Ma come possiamo sentirci liberi di chiedere a Dio di rimetterci i nostri debiti, aggiungendo subito dopo “come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori”? Lo possiamo dire con sincerità? Non serbiamo rancori? Abbiamo veramente sempre perdonato di cuore?
“Non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno”. Noi abbiamo un nemico, Satana, dal quale solo Dio può liberarci. Quanto è bello sapere che il nostro Salvatore lo ha vinto e che anche adesso, prima di ottenere tutti i benefici del dono di Dio in Cristo Gesù, prima di essere portati in cielo, possiamo risultare vincitori: “Giovani, vi scrivo perché avete vinto il maligno” (1 Giovanni 2:13).
In Malachia 1:6 si legge: “Un figlio onora suo padre e un servo il suo padrone; se dunque io sono padre, dov’è l’onore che mi è dovuto? Se sono padrone, dov’è il timore che mi è dovuto?”.
Cerchiamo di essere veri e sinceri nelle nostre preghiere, e consapevoli dei nostri limiti che ogni giorno constatiamo in noi; e ricorriamo al Padre non “fondandoci sulla nostra giustizia”, ma sulla Sua “grande misericordia” (Daniele 9:18).
Diciamo spesso che il Signore, Uomo di preghiera, non ha mai associato i Suoi discepoli alle Sue orazioni e pensiamo che questo possa significare che se fossero stati presenti, e avessero detto Amen, quell’amen non avrebbe potuto essere sincero e consapevole in quanto molte delle cose che il Signore diceva al Padre erano di gran lunga fuori della loro portata e dalla loro capacità di realizzazione.
Il “Padre nostro” non è certamente, e per fortuna, una preghiera da ripetere a memoria, ma è una traccia divina di quello che dovremmo chiedere e come dovremmo chiederlo.
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