Pregare sempre e non stancarsi

di P. Fuzier

 Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 10-2006

Sembra che la preghiera sia stata la prima manifestazione della vita cristiana, tra i santi radunati. Dopo aver annunziato ai suoi discepoli che lo Spirito Santo sarebbe sceso su di loro, Gesù “fu elevato” (Atti 1:8-9); i discepoli “tornarono a Gerusalemme” e “salirono nella sala di sopra, dove di consueto si trattenevano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo d’Alfeo e Simone lo Zelota, e Giuda, fratello di Giacomo” (Atti 1:12-13). “Tutti questi perseveravano concordi nella preghiera, con le donne, con Maria, madre di Gesù e con i fratelli di lui” (id. v.14).

Il giorno della Pentecoste, lo Spirito Santo, persona divina, scese sulla terra. Da quel momento, cominciava la storia della Chiesa quaggiù.. Che cosa ha caratterizzato questi primi credenti della Chiesa? Ce lo dice il capitolo 2 degli Atti:“Erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nelle preghiere” (v. 42). Il libro degli Atti, in vari passi, ci parla d’incontri regolari per la preghiera (3:1; 16:3), come pure di riunioni di preghiere speciali che ebbero luogo in occasione di circostanze particolari. Al cap. 4, Pietro e Giovanni appena rimessi in libertà ”vennero ai loro, e rifeririono tutte le cose che i capi sacerdoti e gli anziani avevano dette. Udito ciò, essi alzarono concordi la voce a Dio” (v. 23 a 31). Al cap. 12, quando Pietro era in prigione e doveva, “dopo la Pasqua”, comparire davanti al popolo, “fervide preghiere a Dio erano fatte per lui dalla chiesa” (v. 5-12; 14 a 17).

Come nei primi giorni della storia della Chiesa sulla terra, le varie assemblee locali hanno, ancora oggi, riunioni regolari per la preghiera, che non sempre, purtroppo, sono seguite con zelo e fedeltà. Ci conceda il Signore dei cuori esercitati a questo riguardo, e ci aiuti a presentare al trono della grazia quelle richieste che corrispondono alla sua volontà, e alle quali vorrà rispondere, concedendoci “di essere soccorsi al momento opportuno” (Ebrei 4:16).

Ma vi sono, nella vita delle assemblee, casi particolari che dovrebbero portare a riunioni di preghiera speciali; e possiamo essere sicuri che, se lo facciamo con fede e zelo, il Signore risponderà e ci concederà delle liberazioni che ci lasceranno confusi e ci daranno tanti motivi di ringraziamento.

Perché Dio possa esaudire le nostre preghiere, bisogna osservare alcune condizioni. Innanzi tutto pregare con fede: “Tutte le cose che domanderete in preghiera, se avete fede, le otterrete” (Matteo 21:21, 22). Nell’assemblea, occorre pregare di comune accordo, secondo Matteo 18:19, 20. Poi, chiedere “nel nome del Signore”: “Quello che chiederete nel mio nome, lo farò” (Giovanni 14:13, 14).. In vista di quale risultato? Non solo per concederci la risposta alle cose che chiediamo, ma “affinché il Padre sia glorificato nel Figlio”. Questo non riempie di emozione il nostro cuore? Gesù dice anche: “Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto” (Giovanni 15:7).

Quanto abbiamo bisogno non solo di pregare, ma di perseverare nella preghiera! I due passi già citati (Atti 1:14 e 2:42) ci fanno vedere che i primi cristiani della Chiesa lo facevano. D’altronde abbiamo molte esortazioni a realizzare questa perseveranza. Gesù “propose loro ancora questa parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi” (Luca 18:1 a 8). Nelle sue Lettere, Paolo rivolge ai credenti di Roma quest’esortazione: “perseveranti nella preghiera” (Romani 12:12); a quelli di Efeso scrive: “Pregate in ogni tempo per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi, e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo”(Efesini 6:18 a 20); ai Colossesi dice: “Perseverate nella preghiera” (Colossesi 4:2); ai credenti di Tessalonica: “Non cessate mai di pregare” (1 Tessalonicesi5:17); a Timoteo, suo figlio nella fede: “Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini…” (1 Timoteo 2:1 a 4).

Anche Davide diceva: “Nel giorno che ho gridato a te, tu mi hai risposto, mi hai accresciuto la forza nell’anima mia” (Salmo 138:3).

Ricordiamo l’esortazione di Ebrei 4 e mettiamola in pratica: “Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno” (v. 16). Con la certezza che Dio ha compassione di noi riceveremo misericordia e in seguito avremo il soccorso di cui abbiamo bisogno “al momento opportuno”, al momento da Lui scelto, quando sarà stato compiuto il lavoro per cui ha permesso le circostanze che ci spingono a gridare a Lui.

Preghiamo per quello che ci riguarda ma preghiamo anche gli uni per gli altri. Soprattutto chiediamo cose che corrispondano alla sua volontà (1 Giovanni 5:14), con la certezza che, qualunque sia la sua risposta, sarà sempre in vista del nostro bene e della sua gloria. Ci sono tante circostanze difficili, tanti esercizi dolorosi, durante i quali abbiamo fatto l’esperienza che Dio ascolta la preghiera e che risponde. Le liberazioni che ci ha concesso dovrebbero essere per noi un incoraggiamento a pregare di più, con una piena fiducia in colui che ascolta le nostre preghiere e ha una piena conoscenza di tutti i nostri bisogni. Ma vi sono anche dei casi nei quali preghiere pur fatte con fede e perseveranza non ricevono esaudimento, e questo ci fa comprendere che i progetti del Signore non corrispondono sempre a ciò che noi vorremmo, e che al di sopra della nostra volontà c’è la sua, sovrana, “buona gradita e perfetta” (Romani 12:2), anche se a volte difficile da accettare. Dio vede la fede, apprezza la perseveranza, come nel caso di Paolo che per tre volte ha pregato il Signore che allontanasse da lui quella “spina nella carne” (2 Corinzi 12:7-9). La risposta che ebbe non corrispondeva alle sue aspettative, ma gli diede modo di imparare a compiacersi nelle debolezze e sperimentare che quando era “debole” allora era “forte”.

Questi vari passi della scrittura possano guidarci a pregare senza stancarci e a farlo secondo gl’insegnamenti che ci dà la Parola, non perdendo mai di vista, innanzi tutto, che cosa sono per Dio le preghiere dei suoi e il valore delle nostre preghiere per Lui: ”coppe d’oro piene di profumi, che sono le preghiere dei santi” (Apocalisse 5:8).