di Giampiero Bulleri
Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 06-2012
“Tutte le promesse di Dio hanno il loro «sì» in Lui (nel Signore Gesù)” (2 Corinzi 1:20).
Da Efesini 1:11 apprendiamo che Dio opera tutte le cose secondo la decisione della Sua volontà. La decisione, o il proponimento, di Dio viene principalmente rivelato mediante profezie, promesse, patti; infatti nella Parola abbiamo molte profezie, perché Dio fa conoscere in anticipo eventi futuri, aprendo una finestra persino sull’eternità.
Abbiamo anche molte promesse:
– promesse incondizionate, quando Dio impegna solo Se stesso,
– promesse condizionate, quando impegna anche una controparte.
Nella Parola le promesse sono definite da patti, e ciascun patto stabilisce cosa viene chiesto alle parti impegnate; e i patti hanno delle norme che li regolano, norme generalmente scritte che ne precisano anche i minimi dettagli.
Nella società umana i patti, col tempo, sono stati sostituiti dai contratti, perché l’uomo non si fida delle sole parole e vuole un impegno scritto o almeno fatto in presenza di testimoni.
Sappiamo che Abraamo fece un patto con Elimelech, e così Labano e Giacobbe; gli astuti Gabaoniti fecero un patto con Giosuè e tutto Israele, e così via. Ogni giorno, nel mondo, vengono fatti patti e contratti per evitare aggressioni, regolare i commerci e i rapporti fra i popoli, le retribuzioni, le proprietà e praticamente ogni aspetto della vita, sia nella famiglia che nella società; si potrebbe pensare che la cosa abbia funzionato bene perché in Galati (3:15) leggiamo: “Un testamento (o un patto)… pur essendo soltanto un atto umano, nessuno lo annulla o vi aggiunge qualcosa”; però dobbiamo purtroppo constatare che nella realtà giornaliera i patti, gli impegni, i contratti, sono disattesi, rotti, calpestati, e siamo obbligati a riconoscere che solo Dio rispetta i propri impegni (Ebrei 6:17-18).
Avviene anche che, per dare maggior forza all’immutabilità dell’impegno preso, sia l’uomo che Dio ricorrano al “giuramento”.
Quando Dio e l’uomo entrano in relazione e fanno un patto, basato sul reciproco rispetto di regole e condizioni, questo patto è contrassegnato da frasi del tipo “se ubbidisci veramente alla Mia voce…”, e vi troviamo sia promesse che minacce; mentre quando solo Dio impegna se stesso, abbiamo patti che, nella sostanza, illustrano aspetti del Suo immutabile proponimento e sono caratterizzati dall’impegno divino: “Io lo voglio”, e contengono soltanto benedizioni.
La perfetta sicurezza dei credenti si basa esclusivamente sulla piena fiducia nel proponimento di Dio, rivelatoci nelle promesse contenute nelle Scritture profetiche e dettagliate nei patti. Il Nuovo Patto è un Testamento. L’immutabile ed eterno valore del suo contenuto dipende dal fatto che è un Testamento valido in quanto è accertata la morte del Testatore (Ebrei 9:16).
I beneficiari di questo “testamento”, cioè gli eredi, sono gli uomini di fede di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, vissuti in ogni tempo un patto, o testamento, incondizionato, quindi noi siamo sicuri beneficiari del perdono e degli innumerevoli doni che sono in esso descritti; perché questo Nuovo Patto, come vedremo, è stato stipulato solo tra Dio e Cristo, cioè fra il Giudice e la Vittima, tra il Creditore e il Sostituto dei debitori. Solo Lui è stato la controparte.
Il “Nuovo Patto” non assomiglia ai soliti nostri contratti, nei quali poniamo la data di inizio e spesso indichiamo la scadenza, perché l’opera del Signore ha una tale efficacia da garantire la piena ed eterna validità, basata sul valore del sangue del patto eterno (Ebrei 13:20). A ragione il tempo si misura in “avanti Cristo” e “dopo Cristo”, anche se l’anno zero dovrebbe essere la Sua morte in croce, e non la Sua nascita.
Nella Lettera agli Ebrei tutto è eterno, come sono eterni il divino proponimento e la promessa fatta prima di tutti i secoli. Infatti, in 2 Timoteo 1:9-10 è scritto: “Egli (Dio) ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma che ci è stata ora manifestata, con l’apparizione del Salvatore”. Anche in Tito cap. 1 v. 2 leggiamo: “La vita eterna promessa prima di tutti i secoli da Dio, che non può mentire”. Dio ci ha così rivelato cos’è intervenuto tra Lui e il Suo Figlio, perché solo il Figlio di Dio era presente “prima di tutti i secoli” per ricevere queste promesse.
Non mi sembra del tutto corretto dire che appena l’uomo ebbe disubbidito, Dio fece conoscere il “primo” patto e gli fece la “prima” promessa. È così che spesso vengono spiegate le parole di Genesi 3:15, ma è bene rilevare che non si tratta di una promessa fatta all’uomo ormai caduto nel peccato bensì di una profezia che è una minaccia rivolta a Satana. Infatti, Dio non ha mai fatto promesse direttamente all’uomo nel suo stato naturale, nella sua condizione di peccatore.
Tutte le profezie con promesse incondizionate per gli Ebrei si concentrano nel NUOVO PATTO, del cui valore si legge in Geremia 31:31-34 ed Ebrei 8:9. Questo patto
– contiene solo benedizioni
– è incondizionato
– impegna la gloria e la fedeltà di Dio
– si basa sulla morte in croce del Signore Gesù
– è il fondamento della ‘nuova creazione’.
Come già detto, la morte del Signore è il vero “anno zero” di questo nuovo ordine di cose, e solo da essa scaturiscono tutti i benefici che Dio ha accordato a tutti i salvati, di ogni tempo. È infatti solo la Sua morte che, per chi crede, ha chiuso la porta del giudizio eterno e aperto quella dell’eterna salvezza.
Il nuovo patto è in contrasto con quello del Sinai, che diventa pertanto il vecchio patto, del quale leggiamo in Ebrei che era “prossimo a scomparire” (8:13).
Ma allora, visto che è chiaramente indicato che il Nuovo Patto riguarda la Casa di Giuda e la Casa di Israele (i due raggruppamenti delle 12 tribù dopo la divisione del regno), perché possiamo affermare che esso è tanto importante anche per noi e che non è fatto solo con Israele?
– Primo, perché il Signore Gesù ha “fatto tutto” nel Suo “unico” sacrificio.
– Secondo, perché la parola di Dio mostra chiaramente che anche noi ne siamo al beneficio; le parole: “questo calice è il NUOVO PATTO nel mio sangue” (1 Corinzi 11:25) collegano il ricordo della morte del Signore al “nuovo patto”. Anche in 2 Corinzi 3:6 leggiamo: “Egli ci ha anche resi idonei ad essere ministri di un NUOVO PATTO”; ed è indubbio che il contrasto è fatto col Sinai, con la Lettera (cioè le Tavole della Legge) che uccide, in contrapposizione con lo Spirito, che dà la vita.
Alcuni affermano che ci sono promesse fatte solo agli Ebrei e altri insegnano che “la Chiesa” ha delle promesse decisamente maggiori. Anziché discutere queste affermazioni è opportuno, per quanto ci è possibile, capirle.
Per noi oggi non ci sono dubbi sul fatto che nessuna benedizione raggiunge gli uomini se non tramite Gesù Cristo, il Salvatore, il Signore, il Re, il Figlio di Dio, l’Uomo perfetto, e che le promesse inerenti tali benedizioni (e spesso anche le glorie ad esse collegate) ovviamente sono direttamente riferibili solo a quelli che saranno associati a Lui al momento della loro manifestazione.
Di conseguenza, se la Parola promette perdono e salvezza a chiunque crede nel Dio che giustifica l’empio, questa promessa vale in ogni tempo e per tutti gli uomini, senza differenze tra coloro che hanno creduto prima della croce, credono oggi e crederanno in futuro, che siano o no di origine ebraica. La vera promessa, per tutti, è questa: “E così saremo sempre con il Signore” (1 Tessalonicesi 4:17). Non ci sono promesse diverse quando si parla del cielo e dell’eternità.
Anche quando la Parola promette “premi” e “corone” ai fedeli, questa promessa vale per tutti i credenti di tutti i tempi (Ebrei 11: 10, 26, 35 e 2 Timoteo 4:7). (Ricordiamo che l’antico Testamento non è solo la storia degli Ebrei perché Abele, Enoc, Noè, Giobbe ecc. non erano Ebrei).
Tenendo sempre presente che ogni promessa che Dio fa non può che essere fondata sulla Persona e sull’opera di Gesù Cristo, è chiaro che la promessa di Dio di liberare Israele dalla schiavitù dell’Egitto e donargli una Patria, un Paese bellissimo, quella promessa concerneva solo Israele. E, per lo stesso motivo, se la Parola promette lo Spirito Santo a chi “oggi” crede nel Signore Gesù (perché, fra le altre cose, sia per lui il “Consolatore” durante il tempo dell’assenza del Signore da questo mondo), evidentemente questa promessa riguarda solo noi “cristiani” e non coloro che crederanno in seguito. Ad esempio, ci sembra chiaro che i santi nel millennio (anticamera del cielo!) avranno tanti altri immensi privilegi, ma appunto per questo, visto che il Signore sarà con loro sulla terra, certamente non necessiteranno della presenza di un “altro Consolatore”.
Al nostro Signore appartengono glorie terrene e glorie celesti; e noi siamo persuasi che i credenti viventi sulla terra nel millennio Gli saranno associati nel governo del mondo, mentre noi e tutti quelli che saranno “rapiti” al ritorno del Signore avremo parte all’aspetto “celeste” di quella gloria (crediamo che questo valga anche per coloro che perderanno la loro vita terrena durante la grande tribolazione e che saranno resuscitati prima dell’inizio del Regno di Cristo).
Non ci sono due vie per il cielo!
Nessuno sarà salvato e abiterà nel cielo col nostro Signore Gesù se non perché ha creduto a Dio, il Dio che giustifica l’empio, magari senza conoscere esattamente su quali basi Dio perdona, accoglie e benedice. Oggi noi cristiani abbiamo il privilegio di sapere che Dio lo fa solo sul fondamento del “sangue del Nuovo Patto”; e poiché questo fondamento è “da sempre” presente nel proponimento divino, questo vale per tutti gli uomini, di tutti i tempi.
Ripetiamo che solo su questa base Dio giustificava “al tempo della sua divina pazienza” (Romani 3:26) cioè prima della morte del Signore, e così giustifica oggi.
Ripetiamo che c’è una sola via per il cielo, la grazia di Dio, perché è solo la grazia che promette e dona il perdono e la vita eterna, e questo può avvenire unicamente per il fatto che tutte le promesse di Dio hanno il loro “sì” in Lui, Gesù Cristo, l’unico Salvatore.
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