Riflessione sul Salmo 11

di John Gifford Bellett

Articolo tratto dal mensile IL MESSAGGERO CRISTIANO del 08-2018

Questo Salmo è la meditazione di un’anima sconcertata da circostanze avverse. Ciò che dà fiducia al giusto, “le fondamenta” dell’ordine sociale, re e giudici (Salmo 82; Romani 13), sono scossi, “le fondamenta sono rovinate”. “Che cosa può fare il giusto?” (v. 3).  Ma Dio rimane al Suo posto, ed è questo che in tutti i tempi dà sollievo al credente: “Il SIGNORE è nel suo tempio santo; il SIGNORE ha il suo trono nei cieli; i suoi occhi vedono, le sue pupille scrutano i figli degli uomini. Il SIGNORE scruta il giusto, ma detesta l’empio” (v. 4-5). “Sia Dio riconosciuto veritiero e ogni uomo bugiardo”, scrive Paolo ai Romani (3:4).

Sarà questo anche il linguaggio del residuo giudeo, fedele e molto provato, durante i giorni terribili della grande tribolazione. Ma Gesù Cristo, il Messia d’Israele, è il loro modello di fedeltà e di ubbidienza perché è stato loro precursore nei dolori che ebbe a soffrire da parte dell’uomo.

Che differenza c’è tra le cose che solo la fede discerne e la sfera dei sensi e della vista! Il salmista dichiara qui che tutto il mondo visibile vacilla: i malvagi prosperano, tirano “le loro frecce contro i retti di cuore” (v. 2) e i giusti sono oppressi. Ma la fede discerne una scena dove si trova Dio in tutta la Sua santità, e considera con serenità la potenza e la gloria del trono su cui è seduto e il tempio dove abita. Dio ama i giusti, ma odia i malvagi e prepara i giudizi che si abbatteranno su di loro: “Il SIGNORE… detesta l’empio… Egli farà piovere sull’empio carboni accesi” (v. 5-6), e lo farà con giustizia “perché il SIGNORE è giusto”.

Queste sono anche le due scene, i due “mondi”, che ci mostra l’inizio del libro di Giobbe. Da una parte quello di Satana, che agisce procurando dolori e sofferenze, quando Dio glielo permette, specialmente a coloro che amano Dio, come nel caso di Giobbe; nell’altro, il “mondo” spirituale dove il Dio di ogni grazia, nel permettere la prova, aveva uno scopo preciso che Satana non conosceva e nel quale non poteva entrare. Per il Suo servitore Giobbe, mentre Satana gli procurava disgrazia su disgrazia, Dio preparava, nella Sua sovranità e all’insaputa del nemico, una ricca benedizione: “Il mio orecchio aveva sentito parlare di te, ma ora l’occhio mio ti ha visto… Il SIGNORE benedì gli ultimi anni di Giobbe più dei primi… Giobbe, dopo questo, visse centoquarant’anni, e vide i suoi figli e i figli dei suoi figli, fino alla quarta generazione” (Giobbe 42:5, 12, 16).

“Gli uomini retti contempleranno il Suo volto”  (v. 7)!